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Finisce in Tribunale lo scontro tra Consorzio della Valpolicella e Famiglie dell’Amarone d’Arte: per il Consorzio è irregolare l’uso del termine “Amarone” da parte delle Famiglie, che hanno tentato di registrare il marchio in sede Ue

Dopo anni di rapporti tesi, scontri aspri e qualche schiarita, la diatriba tra Consorzio della Valpolicella, che tutela tra le altre la Docg Amarone della Valpolicella, e le Famiglie dell’Amarone d’Arte, 12 aziende storiche della produzione del grande vino rosso del Veneto, è arrivata in Tribunale. È stato il Consorzio della Valpolicella (www.consorziovalpolicella.it), guidato dal presidente Christian Marchesini, a depositare l’azione legale presso il Tribunale delle Imprese di Venezia, dopo il tentativo delle Famiglie (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi Agricola, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini e Zenato, www.amaronefamilies.it), di cui è presidente Marilisa Allegrini, di registrare il marchio in sede Ue, all’Uami (Ufficio per l’Armonizzazione del Mercato Interno, http://oami.europa.eu).
“Abbiamo dovuto fare un’azione legale, contro la registrazione in sede europea, al Tribunale delle Imprese di Venezia - spiega a WineNews il presidente del Consorzio della Valpolicella, Christian Marchesini - e da oltre 6 mesi abbiamo chiesto alle Famiglie di togliere il termine “Amarone” dalla loro dicitura consortile anche in Italia, dopo aver chiesto un parere anche al Ministero delle Politiche Agricole. Ma non ci hanno mai risposto. D’altra parte per noi è evidente che sia un utilizzo irregolare. Nel disciplinare della Dop è scritto chiaro e tondo che è vietato qualsiasi termine laudativo accostato ad Amarone. Sia chiaro, non c’è niente di personale, se si chiamassero, per esempio, “Famiglie del vino d’Arte”, non avremo niente da dire. Ma è evidente che come Consorzio non possiamo far coesistere questa dicotomia tra un Amarone definito “d’arte” e uno che non lo sarebbe. Ci sono altri 300 imbottigliatori, 2.600 operatori nella Dop, non possiamo permettere che questo termine sia usato impropriamente da pochi privati. Il Consorzio è aperto, e deve essere la casa comune di tutti, ma le regole vanno rispettate”.
Sintetico il commento di Marilisa Allegrini, alla guida delle Famiglie dell’Amarone d’Arte: “sulla questione legale non diciamo nulla, aspettiamo l’evoluzione delle cose. Posso solo dire che le 12 aziende delle Famiglie, l’Amarone lo producono da sempre: stiamo difendendo un prodotto che facciamo anche noi”.

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