Perché l'esperimento Sox del Gran Sasso è diverso da una centrale nucleare (e molto meno pericoloso)

Paragonare i laboratori del Gran Sasso alla centrale di Fukushima non ha senso: non c'è alcun reattore, la potenza termica è un milione di volte inferiore e la sorgente radioattiva di Sox è molto più debole, sigillata e super-protetta

L'interno dei laboratori del Gran Sasso (Foto: Alberto Pizzoli/Getty Images)

In seguito alla puntata della trasmissione Le iene andata in onda martedì 21 novembre, l'esperimento di fisica delle particelle Sox (**Short-baseline Oscillation in boreXino) **all'interno dei laboratori dell'Infn nel Gran Sasso è tornato al centro del dibattito pubblico e politico. L'allarmismo del servizio presentato da Nadia Toffa, in particolare, sembra aver avuto un forte impatto emotivo non solo sulle persone che vivono nei pressi del laboratorio, ma anche sulle amministrazioni locali: la commissione attività produttive del consiglio regionale d'Abruzzo il 22 novembre ha infatti approvato all'unanimità una risoluzione del Movimento 5 stelle che chiede di "mettere in campo tutte le azioni necessarie per interrompere e bloccare in modo definitivo, senza se e senza ma, l'esperimento".

Un solo servizio televisivo, in sostanza, ha fatto passare in secondo piano tutte le argomentazioni scientifiche che numerosi media e istituzioni di ricerca avevano portato all'attenzione pubblica nelle settimane precedenti, in risposta alle comprensibili perplessità e richieste di chiarimento sollevate dalla popolazione locale e dalle associazioni ambientaliste. E anche qui su Wired avevamo raccontato perché l'esperimento Sox sia sostanzialmente sicuro.

A quanto pare, però, è sufficiente sbandierare parole come atomico e nucleare, o magari lanciare azzardati paragoni con gravi incidenti come quello di Fukushima, per far prevalere le prese di posizione di pancia alla razionalità. Facendo appello – tra l'altro – alla necessità di raggiungere l'utopia del rischio zero, e bollando come rischioso e pericoloso un esperimento che aveva già superato tutti i più severi test di sicurezza.

Nel servizio televisivo vengono presentate anche alcune palesi bufale, come il fatto che l'esperimento fosse mantenuto segreto, mentre il servizio poi si auto-smentisce mostrando che esistono gli atti pubblici in cui l'esperimento viene autorizzato. Oppure, ancora, si dice che al Gran Sasso "siamo a livelli molto vicini alla quantità di radioattività dell'incidente di Fukushima", quando invece ci sono differenze di diversi ordini di grandezza, e che* "hanno costruito i laboratori dove viene captata l'acqua"*, mentre è ben noto che la captazione per l'approvvigionamento idrico fu realizzata solo dopo la costruzione dei laboratori, poiché la falda fu individuata proprio durante i lavori di costruzione.

Tra le varie argomentazioni allarmistiche presentate da chi si oppone all'esperimento spicca, per mancanza di realismo, il confronto tra Sox e le centrali nucleari. Paragonare il Gran Sasso a Fukushima, ha scritto l'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) in un comunicato di questa settimana, *"è un’operazione mediatica scorretta che ha come effetto quello di diffondere tra le persone uno stato di ingiustificato allarme". *Ma cosa distingue, anche dal punto di vista della potenziale pericolosità, l'esperimento scientifico abruzzese da una centrale nucleare?

1.Non c'è un reattore nucleareNell'esperimento Sox non è presente alcun reattore nucleare, dunque il rischio di esplosioni è inesistente. Non si potrebbe verificare una detonazione nucleare nemmeno in caso di eventi naturali avversi (come i terremoti), di errori umani o di azioni volontarie di sabotaggio.

2.La radioattività del materiale usatoLa sorgente che dovrebbe essere impiegata nell'esperimento è costituita da 40 grammi di polvere di cerio-144.Questa sostanza decade spontaneamente, e ha una radioattività mai superiore a 5,5 petabecquerel (PBq). Per fare un confronto, da Chernobyl è fuoriuscito materiale con una radioattività di diverse migliaia di petabecquerel, per Fukushima le stime parlano di fughe di materiale radioattivo per oltre 500 PBq.

3.L'impossibilità di malfunzionamentiA differenza delle centrali nucleari, il funzionamento della sorgente radioattiva di Sox non è controllato da sistemi elettronici, idraulici o meccanici, dunque non possono verificarsi guasti, anomalie, cortocircuiti, malfunzionamenti o altri imprevisti. Si tratta infatti di sostanze radioattive che vengono lasciate decadere spontaneamente, senza alcun intervento sul processo di decadimento.

4.La sorgente non è accessibileLa sorgente radioattiva impiegata al Gran Sasso è una sorgente sigillata, analoga a quelle impiegate nelle strutture ospedaliere per eseguire esami diagnostici e terapie. Come già ricordato, la radioattività massima della sorgente prevista per l'esperimento è di 5,5 PBq, un valore superiore di circa un ordine di grandezza a quelle comunemente impiegate per le terapie antitumorali. Queste ultime, infatti, hanno radioattività anche di qualche decimo di petabecquerel, e non hanno mai destato particolari preoccupazioni o agitazioni popolari.

5.La resistenza della scatolaCome se non bastasse, la polvere di cerio-144 è sigillata in un sistema a matryoshka costituito da una doppia capsula di acciaio chiusa dentro un ulteriore contenitore di tungsteno spesso 19 centimetri e di massa pari a 2,4 tonnellate. Si tratta di un dispositivo speciale che ha parametri di sicurezza superiori rispetto a quanto richiesto dalle normative ed è progettato appositamente per questo esperimento, perciò capace di resistere a urti, compressioni, esplosioni e a temperature fino ad almeno 1.500°C. Lo stesso contenitore, ritenuto dagli scettici il punto debole dell'esperimento, è stato realizzato in modo da essere resistente a qualsiasi tipo di imprevisto, dagli incendi ai terremoti, fino ad allagamenti e tentativi di sabotaggio. E ovviamente ha anche lo scopo di schermare la radiazioni di circa mille miliardi di volte, riducendole a una quantità insignificante anche per chi lavora all'interno del centro di ricerca.

6.Il calore sviluppatoLa potenza termica della sorgente prevista per il Gran Sasso è un milione di volte inferiore rispetto a quella di un reattore nucleare. Mentre una centrale nucleare raggiunge potenze di un gigawatt (un miliardo di watt), la sorgente di Sox ha una potenza di appena mille watt, ossia paragonabile a quella di un elettrodomestico.

7.La durata dell'esperimentoMentre in una centrale nucleare il materiale radioattivo è sempre presente, al Gran Sasso la sorgente radioattiva resterà solo per un anno e mezzo. Al termine dei 18 mesi dell'esperimento, infatti, sarà riconsegnata all'istituto francese che ne è proprietario, poiché nei laboratori di ricerca le sorgenti radioattive rimangono solo per il tempo strettamente necessario allo svolgimento dei test scientifici.

Per chi è spaventato dall'esperimento – e teme contaminazioni catastrofiche – probabilmente nessuna argomentazione scientifica, nessun dato tecnico e nessuna rassicurazione delle autorità sarà sufficiente per dare tranquillità e ridurre la percezione (errata) di un pericolo concreto e imminente. Tuttavia evitare i confronti campati in aria e i vaghi allarmismi gratuiti potrebbe essere d'aiuto per mantenere il dibattito sul piano razionale e tecnico-scientifico, anziché far leva sul potere della paura con servizi giornalistici a tesi montati ad hoc per lasciare il pubblico con mille dubbi e timori.