TESLA supera gm

Anche senza le ali, l’auto del futuro vola in Borsa

di Andrea Malan

3' di lettura

Tesla ha superato General Motors ed è diventata la prima casa automobilistica Usa per capitalizzazione. L’azienda californiana vale in Borsa oltre 51 miliardi di dollari contro poco meno di 51 di Gm, 46 di Ford e 15 di FCA. Tesla nel 2016 ha prodotto solo 84mila auto e ha perso quasi 700 milioni su 7 miliardi di ricavi. Come è possibile che valga più di Gm che nel 2016 ha fatturato 166 miliardi e ne ha guadagnati quasi 10? La caccia di Wall Street alla prossima miniera d’oro ha un ruolo, ma l’appeal di Tesla non è basato solo sulla speranza: l’azienda ha dimostrato di poter progettare e vendere auto elettriche di successo. La scommessa decisiva dell’azienda fondata da Elon Musk è ora il lancio della Model 3 da 35mila dollari, previsto per la seconda metà dell’anno; se avrà successo, Tesla potrà ripagare anche con gli utili la fiducia di Wall Street.

Tesla ha sorpassato General Motors diventando così la prima casa automobilistica Usa per capitalizzazione. Con il +3% a oltre 313 dollari in apertura a Wall Street, la costruttrice di auto elettriche fondata da Elon Musk ha raggiunto un valore di Borsa di oltre 51 miliardi di dollari contro i 50,89 della Gm (pure in rialzo dell’1% a 34 dollari nei primi scambi); una settimana fa Tesla aveva superato i circa 46 miliardi di capitalizzazione di Ford, e ieri si è lasciata alle spalle anche il numero uno dell’auto americana. Fiat Chrysler, con i suoi 15,5 miliardi di dollari, vale meno di un terzo rispetto all’azienda californiana.

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Le azioni Tesla valevano circa 180 dollari ai primi di dicembre, e in poco più di quattro mesi hanno guadagnato oltre il 70 per cento. Il boom continua a sbalordire tutti gli osservatori: come è possibile che un’azienda che non ha mai chiuso un bilancio in attivo, che nel 2016 ha prodotto 84mila auto e ha perso quasi 700 milioni su 7 miliardi di fatturato, valga più di Gm che l’anno scorso ha fatturato 166 miliardi di dollari e ne ha guadagnati quasi 10? Non è un caso che l’ultimo numero di «Automotive News» abbia bollato come «folle» la valutazione sottolineando come Tesla gestisca «una delle fabbriche più inefficienti del pianeta».

L’avidità della Borsa, alla ricerca della prossima miniera d’oro, ha indubbiamente un ruolo nello spingere la valutazione di Tesla a livelli stratosferici; di bolle a Wall Street se ne sono viste parecchie, dalle cosiddette “dot.com” di fine anni 90 alla finanza allegra del decennio successivo. L’appeal di Tesla non è però basato solo sulla speranza: l’azienda ha dimostrato di poter progettare e vendere un’auto elettrica di successo, battendo di parecchi anni la concorrenza tedesca e giapponese. Wall Street non è l’unica a credere in Tesla: qualche settimana fa il colosso cinese Tencent ha acquistato una quota del 5 per cento.

La Borsa fa due scommesse con Tesla. Una di lungo periodo: che la tecnologia dell’auto elettrica - che Musk ha dimostrato di saper gestire - diventi quella dominante; e che la guida autonoma, un campo in cui Tesla afferma di essere avanti rispetto alla concorrenza, diventi realtà in tempi brevi. La seconda è più di breve termine: che il successo del Model S, la Tesla dei ricchi (parte da un minimo di 85mila euro), possa essere replicato dal Model 3, la vettura media da 35mila dollari in arrivo a fine anno e per la quale Musk ha ricevuto 400mila prenotazioni al buio. Proprio dagli investimenti per questo modello e per la nuova di fabbrica di batterie derivano in parte le perdite degli anni passati; se Tesla riuscirà ad aumentare la produzione alzando al tempo stesso una qualità che finora non è stata fra i suoi punti di forza, potrà cominciare a ripagare anche con gli utili la fiducia di Wall Street.

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