Addio alla vendita di veicoli diesel e a benzina dal 2040, e divieto di circolazione su tutte le strade dal 2050. Il governo britannico annuncia un piano da 3 miliardi e mezzo di euro per migliorare la qualità dell’aria e combattere i cambiamenti climatici. Il pacchetto prevede misure che potrebbero cambiare il volto di Londra e delle altre città più congestionate, con l’introduzione di nuove piste ciclabili, «aree pulite» sottoposte a restrizioni del traffico, risistemazione di dossi e semafori per favorire lo scorrimento delle auto, e variazioni ai percorsi stradali principali. «Vogliamo combattere l’inquinamento in ogni angolo del Paese», ha detto il ministro dell’Ambiente Michael Gove nell’annunciare le proposte.

Per i nostalgici, è la fine di un’era: la prima macchina a benzina a circolare nel Paese fu messa in strada nel 1894, in un quartiere di Londra. Segnò l’inizio di una love story tra gli inglesi e le auto durata oltre un secolo. L’industria automobilistica, che impiega 800.000 persone ed è uno dei simboli del capitalismo britannico, sta cambiando con il resto del Paese. La Mini, mito della Swinging London capace di aggiornarsi nel tempo, verrà prodotta dalla BMW in una versione completamente elettrica a partire dal 2019, in uno stabilimento vicino a Oxford.

Il piano di azione del governo, simile a quello annunciato dalla Francia di Macron, non ha però convinto tutti: per i gruppi ambientalisti come Greenpeace, l’obiettivo del 2040 è troppo lontano nel tempo, e manca un’azione per limitare nell’immediato i danni all’ambiente. Le case produttrici vorrebbero maggiore sostegno in questa fase di transizione verso le vetture elettriche, magari con incentivi ai consumatori per stimolare la domanda. «Se il governo vuole legiferare deve anche dare assistenza, altrimenti si distrugge parte dell’industria», ha detto al «Financial Times» Andy Palmer, boss dello storico marchio Aston Martin.

Oggi le macchine elettriche rappresentano solo l’1% delle vendite in tutto il Regno, ma la quota è destinata ad aumentare nei prossimi dieci anni. Secondo le stime, circa 40.000 morti l’anno sono legate all’inquinamento. «La cattiva qualità dell’aria è il rischio più grande alla salute dei cittadini», dice il governo. Ma l’esecutivo è stato costretto solo dai giudici, al termine di una serie di battaglie legali, a presentare un piano entro la fine di luglio. Adesso promette, per bocca del ministro ai Trasporti Chris Grayling, una «green revolution», una «rivoluzione verde». Ha messo a disposizione delle amministrazioni locali circa 300 milioni di euro per ridurre immediatamente l’inquinamento. A loro il potere e l’onere di trovare soluzioni, compresa, se la riterranno necessaria, la creazione di «aree pulite» accessibili ai veicoli più inquinanti solo attraverso il pagamento di una tassa. Sono circa 80 le strade critiche individuate in 17 città e comuni.

A Londra, che secondo alcune stime è la città più congestionata d’Europa, si contano 6 milioni di viaggi in macchina al giorno e 9 mila morti l’anno a causa dell’aria inquinata. Il sindaco Sadiq Khan punta molto su una politica verde, e ha gia’ annunciato che tutti i nuovi taxi saranno elettrici, i veicoli più inquinanti nel centro della capitale saranno tassati a partire da ottobre, e che nelle aree più sporche si muoveranno solo autobus verdi. Ha promosso la campagna «aria pulita» per invitare i londinesi a muoversi di più, portando i figli a scuola a piedi o in bicicletta, evitando la macchina per i tragitti brevi, o almeno abituandosi a condividerla con i vicini. La reazione del sindaco è stata tiepida. «Vogliamo più poteri per pulire la nostra aria», ha detto.

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