Varroa Destructor Varroa Destructor © Carlo Taccari
RICERCA 19 Luglio 2016

Varroa destructor: l'acaro parassita delle api da miele

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La specie Varroa destructor Anderson e Trueman 2000 (Arachnida, Acari, Mesostigmata: Varroidae), è stata precedentemente ritenuta V. jacobsoni e osservata in Indonesia in associazione con Apis cerana. Studi di biologia molecolare hanno evidenziato che la specie destructor è ben differenziata dalla jacobsoni e che, tra i vari aplotipi osservati all’interno della specie, solo due sono altamente patogeni per Apis mellifera: quello coreano e quello giapponese (Anderson e Trueman 2000, Rosenkranz et al 2010).

Varroa destructor è un ectoparassita obbligato delle api, a distribuzione cosmopolita (ad eccezione dell’Australia) che causa seri problemi al settore apistico. Oltre ad alimentarsi di emolinfa e quindi a causare un danno diretto alle famiglie di api che ne risultano molto indebolite, gli acari sono in grado di trasmettere altre malattie come le virosi della paralisi acuta, dell’annerimento e delle ali deformi (Mazzone 2004).

Varroa destructor è un ectoparassita obbligato delle api, a distribuzione cosmopolita che si nutre di emolinfa e può trasmettere malattie alla colonia.

Considerando che Varroa sp. si alimenta di emolinfa, l’azione patogena dell’acaro sulle api infestate è chiaramente più ingente negli stadi in via di sviluppo: la perdita di emolinfa durante gli stadi ontogenetici infatti causa un deperimento significativo con una perdita di peso di circa il 7% nelle operaie infestate, percentuale che arriva fino al 19% per i fuchi (Duay et al., 2003).

Anche altri aspetti della vita delle api risultano alterati, come la longevità, la capacità di bottinare e di navigare in volo, con un più basso tasso di ritorno alla colonia (Kralj and Fuchs 2006). L'impatto del parassita sulle colonie è talmente grande che è stato ipotizzato essere una delle principali cause del fenomeno enigmatico conosciuto come “colony collapse disorder” (CCD), caratterizzato dalla rapida perdita della popolazione delle api operaie adulte dell'alveare.

Il genoma di Varroa destructor è stato recentemente sequenziato con la speranza che fornisca dati utili per studi futuri mirati a chiarire punti oscuri della sua biologia e per elaborare nuove strategie di controllo della parassitosi (Corman et al 2010).

 

Varroa può uccidere un alveare in soli due anni. Scopri di più: https://goo.gl/i9nG8Vclicca per twittare

 

I problemi maggiori sono legati alle zone del mondo in cui è presente l’ape mellifera Europea, come Europa, Asia e Nord America, molto probabilmente perchè il cambiamento d’ospite con cui l’acaro è passato da A. cerana ad A. mellifera è recente e necessita il trascorrere di tempi evolutivi affinchè si instauri il tipico equilibro parassita-ospite. Le api africanizzate infatti presenti nelle regioni tropicali del Brasile non necessitano di alcun intervento per mitigare gli effetti della presenza di Varroa (Calderon et al 2010).

La specie V. destructor è entrata in contatto con Apis mellifera il secolo scorso quando questa iniziò ad essere commercializzata e spostata, essendo l’ape più produttiva per il miele, e divenne simpatrica con la specie A. cerana fornendo la possibilità all’acaro di compiere con successo questo salto d’ospite.

V. destructor è entrato in contatto con Apis mellifera il secolo scorso quando questa iniziò ad essere commercializzata e divenne simpatrica con A. cerana fornendo la possibilità all’acaro di compiere con successo il salto d’ospite.

Le api da miele cercano comunque di difendersi dalla varroatosi con un complesso insieme di fattori che contribuiscono all’evoluzione della tolleranza dell’ape nei confronti dell’acaro. Questi fattori possono essere una naturale predisposizione fisiologica, il “grooming” (tolettatura) con cui le api si rimuovono a vicenda gli acari dal corpo e “hygienic behaviour” (comportamento igienico) con cui rimuovono dall’alveare le larve infestate. Sebbene questi comportamenti siano stati osservati, i meccanismi genetici ereditari alla base non sono stati ancora ad oggi chiariti; sono comunque ben pronunciati nel rapporto coevolutivo A. cerana e V. destructor/jacobsoni (Rosenkranz et al 2010): in questo sistema, l’acaro non si riproduce più nelle celle con le operaie in sviluppo, ma solo in quelle dei fuchi; la tolettatura ed il comportamento igienico sono molto efficienti e i fuchi in sviluppo altamente parassitati vengono lasciati morire nelle celle. Questi comportamenti però sono specifici e unici del rapporto A. cerana/Varroa sp. e sono del tutto assenti o meno pronunciati in Apis mellifera, sebbene in natura esistano degli esempi di grande tolleranza all’acaro come quello precedentemente citato per le api africanizzate sudamericane (De Jong e Soares 1997).

IL CICLO BIOLOGICO

Il ciclo biologico di V. destructor è abbastanza complesso e si svolge completamente all’interno dell’alveare (Infografica):

inizia quando una femmina gravida entra in una cella contenente larve di api in metamorfosi e rimane chiusa all’interno della cella nel momento in cui essa viene opercolata. Generalmente la cella viene chiusa circa 20 ore dopo che l’acaro è entrato se contiene la larva di un’ape operaia, e circa 40 ore dopo se contiene la larva di un fuco (Bailey e Ball 1991). L’acaro si nasconde nel fondo della cella e si alimenta, dopo circa 60 ore depone il primo uovo contente la larva esapode, generalmente di sesso maschile, e successivamente depone tutte uova di sesso femminile ad intervalli di circa 30 ore (Martin 1994). Queste uova con larve esapodi schiudono liberando lo stadio di sviluppo successivo denominato protoninfa, che si nutre di emolinfa e si accresce passando allo stadio di deuteroninfa e infine allo stadio di adulto (per i maschi questo periodo dura 6-7 giorni, per le femmine 5-6 giorni). Divenuti adulti, gli acari maschio e femmina si alimentano di emolinfa per circa 6-14 giorni e si accoppiano.

Vanno sottolineate alcune particolarità del ciclo biologico di questi acari: la prima riguarda il destino delle uova contenenti larve femmine, la seconda il tipo di uovo deposto in base al tipo di ape in sviluppo presente nella cella (Calderòn et al 2010).

Delle uova contenenti la larva di sesso femminile deposte, solo le prime due raggiungeranno la maturità sessuale e di queste due, una sola sarà fecondata e l’altra rimarrà vergine. La femmina vergine va comunque in una cella per deporre un uovo partenogenetico (tipo di riproduzione sessuale in cui la cellula uovo si sviluppa senza essere stata fecondata) che darà origine ad un maschio. Quest'ultimo poi feconderà la madre, che sarà in grado quindi di entrare in una nuova cella e deporre ancora uova contenenti maschi e femmine.

La seconda particolarità che va citata è la differente dinamica a seconda che nella cella opercolata vi sia una larva di ape operaia o di fuco: se nella cella opercolata è presente la larva in metamorfosi di un’ape operaia, la modalità e il numero di uova deposte è quello sopra descritto (primo uovo con larva maschio, 5-6 uova con larva femmina di cui solo le prime due diventano mature e una viene fecondata); se invece è presente la larva di un fuco in sviluppo, viene prodotta una femmina di acaro da fecondare in più. E’ stato infatti dimostrato sperimentalmente che gli acari preferiscono le celle contenenti fuchi, sia per la deposizione sia per l’alimentazione.

 

Varroadestructor predilige le celle dei fuchi a quelle delle operaie.
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I fattori quindi che contribuiscono maggiormente a regolare l’andamento della popolazione degli acari sembrano essere la disponibilità di covata ed in particolare di quella dei fuchi. Nella fase foretica (di spostamento) che avviene fra due cicli riproduttivi, gli acari maschi e le fasi larvali muoiono all’interno di una cella da cui è emersa l’ape ormai sviluppata, che porterà con sé solo le femmine adulte di acaro. Queste femmine possono rimanere fino ad alcune settimane insieme all’ape, essere trasferite da ape ad ape e, grazie ai fuchi, anche da alveare ad alveare. Senza gli adeguati trattamenti acaricidi o una spiccata propensione naturale alla resistenza, la colonia infestata è destinata a morire in 2-4 anni (Büchler 1994).


BIBLIOGRAFIA

  • Anderson DL e Trueman JW (2000) Varroa jacobsoni (Acari: Varroidae) is more than one species. Exp Appl Acarol. 24: 165.
  • Bailey L, Ball BV (1991) Honey bee pathology, Second edn. Academic Press, London, UK, p 193.
  • Büchler R (1994) Varroa tolerance in honey bees – occurrence, characters and breeding. Bee World 49: 6.
  • Calderòn RA et al (2010) Reproductive biology of Varroa destructor in Africanized honey bees (Apis mellifera) Exp Appl Acarol 50:281.
  • Cornman RS et al. (2010) Genomic survey of the ectoparasitic mite Varroa destructor, a major pest of the honey bee Apis mellifera. BMC Genomics, 11: 602.
  • De Jong D e Soares AEE (1997) An isolated population of Italian bees that has survived Varroa jacobsoni infestation without treatment for over 12 years. Am. Bee J. 137: 742.
  • Duay P et al (2003) Weight loss in drone pupae (Apis mellifera) multiply infested by Varroa destructor mites. Apidologie 34: 61.
  • Kralj J e Fuchs S (2006) Parasitic Varroa destructor mites influence flight duration and homing ability of infested Apis mellifera foragers. Apidologie 37: 577.
  • Martin SJ (1994) Ontogenesis of the mite Varroa jacobsoni Oud. in worker brood of the honeybee Apis mellifera L. under natural conditions. Exp Appl Acarol 18: 87.
  • Mazzone P (2004) Organizzazione sociale dell’alveare e biologia di Varroa. Parassitologia, 46: 273.
  • Rosenkranz P et al (2010) Biology and control of Varroa destructor. J Invertebr Pathol 103 Suppl 1: S96.

 

SI RINGRAZIA PER LA PARTECIPAZIONE

becchimanziAndrea Becchimanzi Dottorando in Biotecnologie presso l'Universita' degli Studi di Napoli "Federico II", con un progetto che mira all'approfondimento delle interazioni molecolari tra Apis mellifera e Varroa destructor, allo scopo di sviluppare nuove tecnologie per il controllo del principale parassita delle api. Fin da piccolo coltiva due grandi passioni: gli insetti e la musica.

 

 

infografica varroa

 

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Ultima modifica il 31 Gennaio 2018
Serena Cavallero

Nata a Terni nel 1982, laureata nel 2008 in Biologia Cellulare Applicata, dottore di ricerca in Sanità Pubblica nel 2012. Assegnista di ricerca presso la sezione di Parassitologia del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive della Sapienza, si occupa per "BUONO" degli aspetti inerenti la ricerca e l’educazione.

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