Daniele A. Gewurz, Laura Fermi traduttrice di sé stessa
Nel 1954 Laura Fermi, nata Capon, moglie di Enrico Fermi, pubblicò in inglese, negli Stati Uniti dove viveva da quindici anni, una storia della sua vita con l'illustre marito, “Atoms in the Family”. Poco dopo il libro uscì anche in italiano, tradotto da lei: “Atomi in famiglia”. In realtà l'autrice colse l'occasione per limare il testo, introducendo alcuni adattamenti per il lettore italiano (che era uscito da meno di dieci anni dal Ventennio): si sofferma di più su certi aspetti, elimina spiegazioni non necessarie e così via. La cosa interessante è che lo si può considerare semplicemente un caso estremo di ciò che accade in ogni traduzione: di quegli addomesticamenti, quelle “localizzazioni” con cui ogni traduttore si confronta, adottandole o evitandole. Partendo quindi da esempi concreti tratti dalle due versioni del libro di Laura Fermi, se ne trarrà spunto per ampliare il discorso alla mediazione tra linguoculture di cui ogni traduzione deve farsi carico.