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Miccoli a GS.it: ‘’Nessuno mi toglierà di essere nella storia del Palermo. Racconto la mia carriera...’’

Miccoli a GS.it: ‘’Nessuno mi toglierà di essere nella storia del Palermo. Racconto la mia carriera...’’


Le esclusive di Goalsicilia.it-L’ex fantasista dei rosanero.

Non ha bisogno di presentazioni, ci limitiamo a dire che con il Palermo ha giocato oltre 170 partite segnando 81 gol che fanno di lui il miglior bomber della storia rosanero. Ci riferiamo a Fabrizio Miccoli, per sei stagioni uomo simbolo del club di viale del Fante. Abbiamo ripercorso la sua storia, tra aneddoti e curiosità. Queste le sue parole a Goalsicilia.it.

Fabrizio, parto da una curiosità: su Whatsapp hai una foto con la maglia del Palermo...

“Che ti devo dire, per me Palermo ha rappresentato, e tutt’ora rappresenta, il mio periodo più bello dal punto di vista calcistico”.

Com’era Fabrizio Miccoli da bambino?

“Sin da piccolissimo dedicavo il giusto, poco, tempo alla scuola, poi nel resto della giornata avevo sempre un pallone tra i piedi (ride, ndr). Per intenderci come in “Holly&Benji”, il cartone animato, portavo la palla anche a letto”.

Inizi calcisticamente nel San Donato, poi a 12 anni il Milan...

“Ero forse troppo piccolo per lasciare famiglia e casa, andando in un posto così lontano. Tanto che oggi sotto i 14 anni questo non è più permesso. Per carità, è stata un’esperienza bella malgrado tutto, ma tornassi indietro non la rifarei”.

Flash di quattro squadre: Perugia, Juventus...

“Beh di Perugia non posso non ricordare il presidente Gaucci e mister Cosmi. Queste due persone mi hanno di fatto dato la possibilità di diventare il calciatore che sono stato. La Juve è il traguardo che tutti i giovani calciatori sognano, è stata un’esperienza breve ma importante perché mi ha fatto crescere sotto tutti i punti di vista”.

Benfica e Fiorentina...

“Sul Benfica, beh forse è il rimpianto più grande che ho. Avrei voluto fare più stagioni là, stavo bene e mi volevano bene, è una parentesi a parte. Alla Fiorentina un anno importante, ma non facile perché arrivavo dalla Juve e non corre buon sangue tra le due tifoserie. Mi sono dovuto ambientare in fretta, ma ho fatto un grande campionato con una salvezza ottenuta all’ultima giornata”.  

Altri tre flash: Trapattoni, Nazionale, calcio d’angolo...

“Il mister è stato l’unico che ha creduto in me in ottica Italia, mi convocava e faceva giocare. Gli devo tanto, persona che non dimenticherò mai. Beh il gol su calcio d’angolo, primo in maglia azzurra, eravamo a Braga in Portogallo. È stata una grande rete, ma non nego che c’è stata un po’ di fortuna perché il portiere ha sbagliato. In ogni caso è uno di quel gol che ti restano dentro a vita e potrai raccontare ai nipoti”.

Nel 2007 arrivi a Palermo, come nacque la trattativa?

“Si occupava di tutto Caliandro, il mio procuratore. Sapevo che c’erano diverse trattative per tornare in Italia, dopo due anni in prestito in Portogallo, ma volevo andare via a titolo definitivo dalla Juve. C’erano Napoli, Palermo ed altre tre squadre, ma decidemmo per i rosanero”.

Domanda banale ma te lo chiedo anch’io: gol più bello in maglia rosa?

“Non posso non dirti quello col Chievo, a Sorrentino, da centrocampo. A livello di emozione devo citarti la punizione al Milan all’ultimo minuto con il boato del Barbera, il rigore tirato col crociato rotto contro la Sampdoria, i gol nei derby contro il Catania, ma anche quello segnato a Torino contro la Juventus. Dai diciamo che qualcosina l’ho fatta (ride, ndr)”.

C’è un episodio che cambieresti della tua avventura palermitana?

“Sicuramente adesso starei più al posto mio, anche se non sarei il vero Fabrizio Miccoli. Sono cresciuto in mezzo alla gente e ho sempre vissuto la città a 360 gradi, quindi credo rifarei tutto. L’unica cosa che mi dispiace e che non rifarei, se l’ho fatta perché io non l’ho mai risentita, quella famosa cosa su Falcone. Purtroppo ho sbagliato e ho chiesto 100.000 volte scusa a tutti. Eravamo in una situazione particolare, avevamo due giorni liberi ed uscivo da una discoteca alle 5 del mattino, sicuramente non è una frase detta perché pensata. Questa sicuramente è una cosa che non rifarei più e non finirò mai di scusarmi”.

Torni in città?

“Beh sì, abbastanza spesso. Ahimè soprattutto quando ci sono i processi, ma ne approfitto sempre per fare un paio di giorni e godermi Palermo, che adoro”.

In tanti anni a Palermo hai avuto molti compagni: i tre con cui hai legato di più?

“Sicuramente Giulio Migliaccio e Federico Balzaretti, con entrambi c’è stato un rapporto splendido anche al di fuori del campo e c’è tutt’ora. Poi ti dico Amauri, altro uomo ancor più che calciatore con cui mi sono trovato benissimo”.

Dopo Palermo, finalmente la ‘tua’ Lecce...

“Finalmente, tra virgolette (ride, ndr). Una parentesi un po’ così. Sono arrivato nel momento forse peggiore della storia dei giallorossi. L’avevo promesso in primis a me, che se ci fosse stata l’occasione sarei tornato, ma anche a quei pochi tifosi che mi volevano davvero. Lo dovevo sia a me che a loro. Il periodo non era facile, non per il presidente Tesoro ma per il resto”.

Come mai i tifosi giallorossi adorano Chevanton e non ti hanno del tutto accettato?

“Sinceramente non lo so (ride amaramente, ndr). Ti dico però che poco importa. Nel senso che io sono leccese Doc e tifoso del Lecce, non devo dimostrarlo a nessuno. Se qualcuno pensa il contrario non è un problema mio, io sto con la coscienza a posto. Avevo richieste da 156 squadre, ma ho scelto comunque Lecce. Ognuno è libero di pensarla come vuole. A me basta essere entrato nella storia del Palermo e questo non me lo toglierà mai nessuno”.  

Chi sono i tre allenatori che ti hanno dato di più?

“Uno l’ho accennato prima, Serse Cosmi mi ha lanciato in Serie A. Un altro potrebbe essere Ballardini, si è sempre comportato bene con me e con lui ho fatto la mia stagione migliore. Anche se per poco con Zenga ho avuto un ottimo rapporto. Una citazione a parte merita Fernando Santos, che ho avuto al Benfica ed è un grande professionista. Non è un caso che adesso allena il Portogallo”.

Se senti uno speaker di uno stadio annunciare ‘Con il numero 10...’ in mente ti balza il nome di Maradona, quello di Totti o Fabrizio Miccoli?

“Sicuramente un po’ tutti, giocatori importanti che hanno fatto la storia. Ogni tanto mio figlio mi fa rivedere i video del Palermo, sentire lo speaker annunciare ‘Col numero 10 Fabrizio...’ ed il boato del Barbera che urla ‘Miccoli’ mi dà ancora la pelle d’oca”.

Oggi cosa fa Fabrizio Miccoli?

“Ho una scuola calcio al mio paese, che è una ‘Academy Roma’, dove stiamo ottenendo risultati importanti. Abbiamo dato parecchi ragazzi a squadre professioniste e ci stiamo togliendo belle soddisfazioni. Adesso sto seguendo l’agente Caliandro e la sua agenzia per capire come funziona il mondo dei procuratori. A settembre farò il corso per direttore sportivo, dove troverò anche Giulio (Migliaccio, ndr), perché è una cosa che mi piacerebbe fare”.

Insomma vuoi restare nel calcio ma dietro una scrivania e non in campo...

“Sicuramente per adesso dietro una scrivania, poi chissà”.

Dario Li Vigni
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