La settimana prossima è arrivata. Ma il ministero non c’è più

Giorgio Napolitano ha nominato, su proposta di Berlusconi, Paolo Romani quale ministro dello Sviluppo economico, dopo 154 giorni di interim del premier.

Qualcuno ricorderà che Romani fu proposto già pochi giorni dopo le dimissioni di Scajola, ma ci sono voluti mesi per la nomina di questo signore. Perché?

Semplice: questi mesi sono serviti per smembrare il ministero dello Sviluppo economico. È rimasta in piedi solo la facciata del palazzo, il resto è stato smontato mattone su mattone e trasferito ad altri ministeri e dipartimenti, fornendo a Berlusconi nuove pedine per i suoi giochi di potere. Tempo fa dissi che lo stesso ministero sarebbe stata una grande pedina, ma alla fine si è preferito spezzettarlo per avere maggiori margini di manovra.

A che serve uno sviluppo economico così? A niente, almeno per noi cittadini (( In pratica restano le funzioni di controllo, peraltro svolte per la gran parte da authority semi-indipendenti, mentre vengono perduti gli strumenti per lo sviluppo (cioè i dindi, i soldi). )) . Serve però a Berlusconi: è il ministero dello Sviluppo che controlla i media. A fine anno, ad esempio, il ministro dovrà firmare il contratto di servizio della RAI, sarebbe stato troppo che a firmarlo fosse il proprietario della concorrenza.

Per questo, terminato il sacco di via Molise, Berlusconi ha finalmente nominato ministro Romani. Che lavorò per lui a Mediaset.

Come sempre, Silvio vince, l’Italia perde.

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