Gazzetta di Modena

Modena

In viale Italia a Modena sfreccia la prima auto guidata dal computer

di Stefano Luppi
In viale Italia a Modena sfreccia la prima auto guidata dal computer

Grande curiosità per il test durante “Terra di motori” «Progetti avanzati, li svilupperemo proprio qui in città»

18 giugno 2018
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MODENA Nella città che ha dedicato un intero quartiere - quello a nord della stazione ferroviaria, fino all’ex mercato bestiame oltre via Canaletto sud - alla innovazione sabato, è stata una giornata da segnare sul calendario. Per la prima volta, lungo viale Italia appositamente chiuso al traffico per un paio d’ore, è andato in scena il debutto della prima auto italiana a guida autonoma.

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Appunto il top quando si pensa alla innovazione nei trasporti. Il progetto, portato avanti in due anni attorno a una Maserati “prestata” dal Tridente, è dell’Università di Modena-Reggio con i settori dell’automotive diretti da Marko Bertogna e Francesco Leali. A illustrare questo prototipo ieri c’era il ricercatore Unimore Paolo Burgio: a dire il vero non tutti erano attratti da questa berlina di lusso che correva in modo tutto sommato “normale”.

Gli occhi di tutti erano per le storiche Ferrari, Maserati, Lambroghini che hanno sfilato per ore nel corso di Modena terra di Motori, ma è attorno a questa quattro ruote che si fa il futuro dell’automotive. In particolare dal… baule di questo mezzo.

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«Proprio nel baule dell’auto - spiega infatti Burgio - abbiamo posizionato il computer che è il vero cuore dell’auto su cui stiamo predisponendo la guida autonoma. Per ora è un computer potente come quelli che abbiamo a casa o in ufficio». Nel luogo dove le famiglie mettono le valigie c’è appunto una centralina con molti cavi e bisogna entrare nell’abitacolo per rendersi conto che l’auto è un po’ particolare. Per ora il ricercatore si siede alla guida - in Italia la legislazione ancora impedisce un mezzo privo di autista per le strade anche se tecnicamente si può già fare - ma potrebbe anche mettersi sul sedile posteriore e controllare la marcia da lì. Abbiamo posizionato due schermi collegati alla tastiera - spiega Burgio - in modo che si possa vedere come l’auto individua le persone e gli ostacoli da evitare nella sua marcia. Per il resto, a parte il posizionamento di numerose telecamere interne ed esterne e un cavo con cui ‘dialoghiamo’ con la centralina dietro, tutto è normale. Ci sono però due bottoni di emergenza per arrestare completamente la marcia. L’Italia infatti è molto avanti sulla guida autonoma, ci sono vari progetti anche se quello di Unimore è quello più avanzato e completo. Quel che manca è di completare la legislazione e risolvere i numerosi quesiti etici. Penso che comunque si potrà essere pronti nel 2030».

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Se tanti sognano con la guida senza pilota va detto che, intorno all’automotive e alla innovazione in generale, Modena sta crescendo. Per restare ai motori c’è il dipartimento di ingegneria “Enzo Ferrari” al centro del progetto interateneo “Motorvehicle university of Emilia Romagna” con partner come Fca-Fiat e presto del World Road association cui aderiscono 142 stati sul tema di infrastrutture e trasporti stradali. Non solo, appunto a nord della ferrovia c’è il “Progetto Periferie”, finanziato dallo Stato con 18 milioni di euro. In questo finanziamento finisce anche la partnership “Masa-Modena automotive smart area” che il ministero delle infrastrutture ha appena “validato”: già trenta aziende hanno chiesto di aderirvi e ciò aumenterà enormemente l’appeal del comparto Motor Valley che già oggi vede attivi 11mila posti di lavoro in poco meno di 200 imprese. Non solo.

Nel progetto periferie, rientra anche quello che sarà il cuore del quartiere dell’innovazione. Si tratta del “Data Center Modena innovation hub”. Un sogno sotto forma di bit per crescere tra le smart city con riqualificazione, riconversione e abbattimento del degrado .