Italian Tech

Cancella l'azienda con un clic e diventa star del web. Ma dice: ''E' solo uno scherzo''

Prima un post per chiedere ''aiuto'' in Rete: ''Posso recuperare i dati?''. Poi, la smentita: ''Scherzavo, è un troll''. Così un imprenditore genovese di 30 anni dichiara di gabbare il web

2 minuti di lettura
SU internet è diventato già una leggenda, anche se all'inizio non proprio per meriti riconosciuti, anzi. In pochi secondi Marco Marsala, titolare di un'azienda di hosting di Genova, classe 1986, è riuscito ad azzerare i server inserendo una stringa di codice che in un attimo ha spazzato via siti e file ospitati. Dati che purtroppo sono persi per sempre, irrecuperabili, in assenza di backup. La ''condanna'' è arrivata subito sul forum Server Fault, dopo che Marsala con il nickname bleemboy aveva postato la domanda disperata: ''Come posso recuperarli?''. ''Dirigo una piccola azienda con circa 1535 clienti'', aveva specificato Marsala ricostruendo l'errore compiuto nella speranza di ricevere aiuto dal web. ''Mi dispiace dirti che se non hai nessun backup - è la risposta per nulla ottimista di Sven, uno degli esperti accorsi online - hai appena distrutto tutta la tua azienda". Un ''epic fail'', (come viene ironicamente definito in Rete un inciampo che può avere conseguenze disastrose), avvenuto a causa di una manciata di lettere: ''rm -rf /'' è il codice ''maledetto'' che, se immesso nel sistema è in grado di cancellare tutti i contenuti del server, superando il blocco di sicurezza. Ma la versione di Marco è un'altra: ''Mi sto divertendo un mondo'', dice il protagonista della disavventura che ha fatto il giro del mondo. Come dire, è tutto uno scherzo. L'interessato ci spiega infatti che si tratta solo di un ''esperimento per dimostrare quanto nessuno sappia queste cose''. Un ''troll'', insomma, che Marsala avrebbe messo in piedi per mettere alla prova ''140k persone che ora staranno controllando i loro script''. ''Il comando che ho indicato nel l'articolo è innocuo ma sembra che quasi nessuno lo abbia notato'', risponde candidamente Marsala quando gli chiediamo qual è la specifica tecnica che rende letale la stringa di codice. E conclude: ''Con le imprecisioni che ci sono nei commenti online ci scrivo un libro''.

Ma perché lo ha fatto? Si tratta di un'operazione di guerrilla marketing, un 'passo falso' inventato di sana pianta solo ''per pubblicizzare la mia startup dove offriamo servizi di gestione server in outsourcing'', questa la versione dell'autore che rivela: ''Sto anche scrivendo un libro sulle Unix Horror Stories for Dummies e comunque quel fatto è accaduto veramente a una persona che conosco ma anni fa, c'era anche un articolo sul giornale''.

Se è accaduto davvero, è avvenuto ''prima del 2006'', spiega ancora Marsala. Effettivamente, da allora se alla stringa non viene aggiunto lo specifico comando -no preserve, il sistema Unix si premura di avvisare l'utente della corretta sintassi dell'istruzione evitando il disastro. L'aggiunta in questione dice infatti al sistema di comportarsi in maniera distruttiva. Ma secondo Marsala c'è di più: ''Il tool Ansible con il quale avrei distrutto contemporaneamente 1535 server - aggiunge - impedisce questi errori. Quasi ogni amministratore serio lo usa, ma fra quelli che hanno risposto sembra nessuno lo conosca, altrimenti saprebbero che quanto ho descritto non può accadere''. Eppure la storia, a cavallo tra marketing e post virali, ha fatto il giro del mondo costruendo attorno al protagonista un alone di mistero che sta ispirando l'ironia della Rete. Resta lapidaria il soccorso ricevuto ''a caldo'' da Marsala da un utente che come molti aveva preso il problema sul serio: ''Per risolvere il problema non ti serve un tecnico, chiama un avvocato''.