Una stretta di mano, a Singapore, ha aperto lo storico incontro fra i presidenti di Cina e Taiwan, Xi Jinping e Ma Ying-Jeou, il primo fra i leader dei due Paesi dal 1949, l’anno in cui il leader nazionalista Chang Kai-Shek fondò il governo autonomo di Taiwan sancendo la divisione politica della Cina in due Stati. La riunione è durata un’ora. «Siamo qui per evitare che si ripetano le tragedie del passato. Nessuna forza può separare», ha affermato Xi Jinping che ha aggiunto «Siamo una sola famiglia». Ma Ying-Jeou, secondo agenzia Ap, ha detto che «entrambe le parti devono rispettare i valori e il modo di vivere dell’altro».

L’albergo Shanghri-La della città-Stato è stato preso d’assalto da centinaia di giornalisti, fotografi e cameraman per un summit atteso per 66 anni. La nascita di Taiwan fu l’epilogo della guerra civile tra le sconfitte forze nazionaliste di Chang Kai-Shek e il nascente regime comunista di Mao Tze-Tung. Da allora i due Stati non riconoscono la rispettiva esistenza e non hanno relazioni diplomatiche formali, anche se da almeno un trentennio c’è un dialogo costante, come dimostra il cosiddetto “Consenso del 1992” con cui Pechino e Taipei hanno riconosciuto l’esistenza di una sola Cina che comprende continente e Taiwan e la cui definizione è soggetta alla diversa interpretazione e definizione di ciascuno dei due Stati. A questo principio si attiene il Kuonmintang (Kmt), il partito dell’attuale presidente taiwanese Ma che rispetta lo status quo nella relazione tra i due paesi: la Cina Popolare continua a considerare Taiwan come una provincia ribelle, ma non la invade; Taiwan, dal canto suo, non sfida il gigante cinese con una formale dichiarazione di indipendenza.

Il Kmt, al potere ininterrottamente dal 2008 dopo due vittorie di fila nelle elezioni presidenziali, ha favorito la distensione politica e la cooperazione economica con la Repubblica Popolare: in questi ultimi anni sono ripresi i voli diretti tra molte città cinesi e la capitale taiwanese Taipei; c’è stato un boom del commercio bilaterale che ha raggiunto la cifra record di 200 miliardi di dollari nel 2014; sono state autorizzate le visite di turisti cinesi a Taiwan. Molti imprenditori e giovani neolaureati taiwanesi si sono trasferiti nella Repubblica popolare, spinti dalle opportunità create dall’elevato tasso di crescita.

A Taiwan, c’è però chi vorrebbe una linea più dura verso Pechino: il Partito Democratico Progressista, principale forza d’opposizione, non riconosce il Consenso del 1992 e sostiene l’indipendenza formale di Taiwan ed il suo riconoscimento ufficiale a livello internazionale.

La tempistica di questo primo summit non è causale: a gennaio Taiwan andrà alle urne e il Dpp è dato, per la prima volta da quando vi sono libere elezioni a Taiwan, in netto vantaggio sul partito di governo, con il rischio di un deterioramento dei rapporti con Pechino. Il presidente Ma spera quindi di dare un sostegno al candidato del suo partito Eric Chu, dimostrando ai taiwanesi che la politica del Kmt consente a Taiwan di dialogare da pari a pari con la Cina.

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