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Acquanera Paperback – 2 ottobre 2014
- Lunghezza stampa357 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreTEA
- Data di pubblicazione2 ottobre 2014
- Dimensioni19.8 x 3.2 x 12.8 cm
- ISBN-108850236921
- ISBN-13978-8850236923
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Dettagli prodotto
- Editore : TEA (2 ottobre 2014)
- Lingua : Italiano
- Paperback : 357 pagine
- ISBN-10 : 8850236921
- ISBN-13 : 978-8850236923
- Peso articolo : 454 g
- Dimensioni : 19.8 x 3.2 x 12.8 cm
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In "Acquanera" troviamo atmosfere soprannaturali e più cupe e, come sempre, la storia ci pone degli interrogativi iniziali che tengono il lettore incollato fino alla fine.
Il finale per certi aspetti è stato sorprendente e la scrittura della D'Urbano è sempre intensa, scattante, ricca, viscerale e tiene incollati alle pagine.
Il personaggio di Onda è stato il mio preferito e anche quello che, per quanto controverso, per certi aspetti ho capito maggiormente.
È un titolo che consiglio assolutamente di recuperare.
In genere, preferisco la narrazione realista perché le emozioni più vive sono quelle che riesco a catturare strappando le vesti ai protagonisti e ricucendomele addosso, ma questa volta ci sono riuscita anche qui, tra le pagine di un romanzo che la realtà la supera di molto!
L’acqua del lago di Fortuna, Onda, Elsa, Clara va digerita sorso (amaro) dopo sorso (amaro) e restituisce la più dolorosa delle verità: per quanto possiamo essere anche frutti di alberi difficili, ciascuno di noi contiene semi che può decidere di piantare ovunque. I panni dei "frutti difficili" che la D'Urbano disegna li ho vestiti con dolore durante la lettura del romanzo... fino al finale che nessun lettore può immaginare (sfido chiunque a farlo, il bello\doloroso\profondo di questo libro è nel finale).
Proprio in quelle ultime pagine, in cui tutto torna al suo posto, ho veramente sanguinato e pianto. Posso dirlo: amo questo libro!
Mi ha conquistata l'assoluta profonda consapevolezza di un messaggio decisivo per la vita di molti (certamente per la mia): quando la terra su cui camminate non è pronta ad accogliere i vostri semi, cercate altrove l'amore. Si può (soprav)vivere ricostruendo se stessi e si può GIOIRE di ciò che ne consegue. (Questo libro, a discapito delle apparenze, l'ambizione della felicità sembra non abbandonarla mai, a me, come lettore, ne ha indicato la via.)
Diversamente si muore lentamente se si resta immobili, bloccati e stanchi a negare la verità: l’amore non è una ragione di sangue, ha a che fare più col cuore e con la mente. Ed ecco spiegato perché l’ “estraneo che ama” si espone spesso, nelle relazioni di qualsiasi tipo, allo scotto del tradimento.
A tratti sono stata Fortuna, in molte parti sono stata Luce e ogni madre di questo libro è stata un po' la mia.
L’amore è una scelta, come lo è pure l’odio: ecco cosa questo libro disvela con l’assoluto fascino di una scrittura perfetta, che cattura e pervade.
Consigliatissimo, vi lascerà una traccia nel cuore. 4 stelle e non 5 solo perché nel finale bellissimo avrei preferito non restare da sola a vedere e a nutrire l'ambizione della felicità (ma non dico di più perché odio le recensioni spoiler)
P.s.: molte atmosfere, alcune ombre, taluni profumi hanno evocato nei miei ricordo la finezza e la grazia dell’Allende ne La Casa degli Spiriti.
E' un romanzo forte, che sbatte in faccia tante scomode verità tutte insieme, tra cui la crudeltà delle persone e l'inevitabile caducità dell'essere umano.
Sembra quasi essere, a mia interpretazione, un grido contro i pregiudizi e le mentalità chiuse, che nel romanzo hanno finito per rovinare l'esistenza di tre generazioni. Il personaggio femminile che ha patito di più la sua " diversità" è però stata Onda, che non ha ricevuto amore e di conseguenza non ha mai imparato ad amare.
Quasi tutti i personaggi femminili, tra cui anche Luce, sembrano essere più a loro agio col regno dei morti che non con quello dei vivi, perché i morti non fanno del male, non ne sono più capaci.
Poteva dilungarsi meno sulle descrizioni dei cadaveri in putrefazione e sui sanguinamenti interni di nonna Elsa, qui l'autrice ha dimostrato un eccessivo gusto del macabro.
Il lato positivo è che in questo libro la morte ( così come la malattia) viene descritta come un fenomeno naturale che non si deve temere.
Nel suo complesso quindi, un romanzo profondo e metaforico, uno dei più particolari e strani che abbia letto fin'ora.
Non consigliato assolutamente a chi: è debole di stomaco, impressionabile, ha paura del sangue ed ha sempre letto generi alla Federico Moccia, Fabio Volo e dintorni.
Do' 4stelle perché non mi è piaciuto il finale ma comunque anche questo libro mi ha tenuta incollata.
Sconsiglio la lettura per rilassarsi prima di dormire..fa l'effetto opposto!