Scienze

L'antica Selinunte svelata: trovati resti di 2.700 anni

Scavi archeologici condotti dall'Università di Camerino hanno riportato alla luce ambienti naturali e non solo. Una scoperta che permetterà, grazie a droni e simulazioni virtuali, di ricostruire in 3D la situazione paleo-ambientale dell'area

4 minuti di lettura
RISALGONO a 2700 anni fa i resti scoperti a Selinunte grazie a scavi archeologici condotti dall'Università di Camerino e che hanno riportato alla luce ambienti naturali e non solo. Si tratta di tracce sepolte che rimandano alla prima conformazione morfologica di Selinunte individuate grazie a una tecnica avanzata e promettente, nata dall'incontro tra geomorfologia e archeologia. Una Mesopotamia siciliana che i colonizzatori si trovarono di fronte prima della fondazione della città greca, nel 650 a.C.. Nell'area allora circoscritta da due fiumi, il Cottone e il Selinus, oggi le riprese con i droni e le simulazioni virtuali permetteranno si ricostruire in 3D la situazione paleo-ambientale risalente alle prime colonizzazioni.

"Selinunte era la megalopoli della Sicilia occidentale - ha spiegato Enrico Caruso, direttore del Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa, soprintendente a interim dei Beni culturali e ambientali di Trapani - e, per la prima volta, stiamo ricostruendo l'ambiente naturale in cui venne fondata e divenne grandiosa. Certi che la sua forza, rappresentata dai corsi d'acqua e dalle alture che la resero bellissima e potente per poco più di due secoli, fu anche la sua fragilità: la città venne distrutta nel 409 dai Cartaginesi in dieci giorni".

 "Anche i greci effettuavano deviazioni di corsi d'acqua. Gli studi fin qui condotti a Selinunte - commenta Marco Materazzi, geomorfologo dell'Università di Camerino - hanno permesso in primo luogo di ricostruire quella che doveva essere l'antica linea di riva al tempo della massima espansione della città greca, evidenziando la presenza di due porti ubicati immediatamente ad est e ad ovest dell'Acropoli di Selinunte e confermando, integrandole, le ipotesi già formulate dagli archeologi Hulot e Fougères agli inizi del Novecento".
Ora la natura potrebbe svelare quello che il tempo sembrava avere cancellato. "Il lavoro avviato con i tecnici dell'Unicam, frutto di un anno di letture e sopralluoghi, promette bene: procedere alla conoscenza degli strati più profondi del terreno su cui i greci decisero di insediarsi, ci permetterà di trovare le soluzioni migliori per perpetuare nel futuro prossimo e anche oltre il patrimonio straordinario di Selinunte", ha chiarito Caruso, direttore del Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa, soprintendente a interim dei Beni culturali e ambientali di Trapani.
A Selinunte sono già note le meraviglie dell'architettura religiosa, dell'urbanistica di tipo greco e delle possenti fortificazioni, gran parte delle quali è rimasta ormai allo stato ruderale, anche a causa dei violenti terremoti che nei secoli scorsi hanno provocato il collasso degli edifici lasciando tracce esigue rispetto alla grandiosità delle strutture originarie.

·TERREMOTI, FRANI E ALLUVIONI
"Non sappiamo però - chiarisce Caruso - se le cause di queste distruzioni siano dovute a imperizia costruttiva o se dovute, invece, solo alle cause naturali che ne hanno decretato il crollo: conosciamo bene questi edifici dal punto di vista "estetico" e meno dal punto di vista statico, sia per ciò che attiene all'elevato che per il terreno su cui sorgono". Conoscere le ragioni dei crolli che hanno decretato la fine dei templi e delle case è molto importante anche per capire cosa si può fare oggi per salvaguardare le strutture giunte fino a oggi, anche, e soprattutto, quelle crollate. Per questa ragione è molto importante e significativo conoscere il sedime urbano, lo strato naturale su cui sono state erette queste imponenti architetture per scongiurare in futuro il perpetuarsi di altre cause che possono nuocere alla conservazione ed alla valorizzazione di Selinunte".
·I PRIMI INSEDIAMENTI
I risultati ottenuti finora sono il frutto di un anno di lavoro tra recupero e osservazione degli scavi e della trasformazione dell'area avvenuta nel tempo. Come spiega Gilberto Pambianchi, ordinario di Geomorfologia e Geografia Fisica dell'Università di Camerino e presidente nazionale dei geomorfologi italiani: "Siamo riusciti a delineare, attraverso indagini di campagna e con la termo-camera, gli ambienti naturali dei primi insediamenti, dunque una realtà non ancora venuta alla luce, ma che è sotto. Siamo riusciti anche ad individuare sul paesaggio alcune tracce, molto probabilmente correlate a terremoti, frane, alluvioni del passato che ora dovremmo inquadrare nel tempo".

·I CAROTAGGI
Le ricerche proseguiranno ancora nei prossimi due anni nel tentativo di ridisegnare come fosse l'habitat prima che Selinunte nascesse. Questi indizi consentiranno di registrare una memoria storica estremamente importante per le politiche di prevenzione e di tutela dei siti archeologici in Sicilia ma ovunque, in tutta Italia. A breve sarà eseguita una serie di mirati e programmati sondaggi geognostici, strategicamente ubicati nell'area del Parco e fondamentali alla taratura geoarcheologica, stratigrafica, cronologica e paleo ambientale del sito. Saranno effettuati dunque sul territorio dei sondaggi meccanici con una larghezza del foro di circa 10 centimetri e una profondità variabile dai 5 ai 30 metri. Le carote estratte saranno identificate e archiviate su apposite cassette catalogatrici depositate presso i laboratori del Parco di Selinunte e quindi messe a disposizione dei ricercatori archeologi, botanici, geologi, storici, climatologi ed esperti di storia dell'alimentazione. Infatti, grazie allo studio dei materiali delle carote si potrà risalire alle condizioni climatiche passate, allo stato della vegetazione e, con un po' di fortuna, anche alla alimentazione degli abitanti di Selinunte.

·LA NATURA E LA MEMORIA DEL PASSATO
"Selinunte nasce con il 'consenso geologico'. Nel corso della storia molte testimonianze della società umana si sono perdute per sempre, altre testimonianze forse sono ingannevoli; le prove lasciate dalla natura invece sono tracce vere - sostiene Fabio Pallotta, geoarcheologo, consulente dell'Università di Camerino e del Parco Archeologico di Selinunte, Geologo della Missione archeologica italiana in Cirenaica-Libia - spesso molto nascoste, ma sempre e ovunque incancellabili: l'indagine geo-archeologica a Selinunte tenta di ricostruire lo scenario del paleo-ambiente, così da valutare l'antica interazione fra l'uomo, l'organizzazione sociale e le geo-risorse presenti nel territorio. La geo-archeologia è un sistema d'indagine archeologica che si avvale delle analisi e dei metodi di rilevamento propri delle Scienze della Terra - ha sottolineato Pallotta - ed è quello che abbiamo messo in campo a Selinunte per scoprire quanto ancora non è possibile vedere a occhio nudo ma anche per risalire alle tracce di terremoti, alluvioni, frane la cui memoria storica è essenziale".

·IL SISTEMA IDRICO DEI GRECI
I ritrovamenti rivelano anche altri dettagli della storia legata al periodo più florido della città greca. Come le tubature attraverso le quali l'acqua arrivava nelle case. "Abbiamo rinvenuto in queste settimane anche ambienti domestici destinati al culto, ad esempio altari cilindrici, e la più antica raffigurazione di tutto il mondo greco di Hekate, personaggio di origine pre-indoeuropea che fu ripreso nella mitologia greca" ha dichiarato ancora Enrico Caruso. "Ecate o Hekate, regnava sui demoni malvagi, sulla notte, sulla luna. Quella rinvenuta a Selinunte è la più antica raffigurazione di tutto il mondo greco", prosegue Caruso sottolineando che sono stati "rinvenuti anche vasi corinzi, oggetti ornamentali, statue ed addirittura un flauto sempre dell'epoca greca".

La mappatura dell'area è servita quindi a "ricostruire le case risalenti all'epoca classica ed ellenistica, dopo la distruzione del 409 a.C" attraverso lo studio degli "strati più profondi del terreno su cui i greci decisero di insediarsi".