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“Fieri di essere la prima realtà del Sud che investe in un territorio importante come Bolgheri”: così Antonio Capaldo racconta Campo alle Comete, la nuova realtà di Feudi di San Gregorio, 15 ettari vitati, investimento oltre i 10 milioni di euro

La nuova realtà si chiama Campo alle Comete, nome ripreso da un antico toponimo bolgherese non più utilizzato, per sottolineare la voglia di fare cose importanti nel territorio; il vino di debutto, annata 2015, si chiama “Stupore”, nome evocativo della voglia di cresce, di sognare e di sorprendere, che è la strada intrapresa dalla Feudi di San Gregorio, ormai una delle realtà più importanti del vino italiano che, partita dalla natia Irpinia, dove in azienda ospita anche il ristorante stellato Marennà, è poi approdata in Basilicata, in Puglia e sull’Etna, al Sud, per poi mettere un piedi in Friuli Venezia Giulia, nei Colli Orientali, e infine, radici a Bolgheri, prima realtà del Meridione a farlo.
Con un nuovo progetto, quello di Campo alle Comete, che oggi conta 15 ettari vitati, con una produzione che punta alle 150.000 bottiglie nel 2017, con le varietà che hanno fatto grande il territorio (Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah, Petit Verdot), una cantina e una struttura per l’ospitalità, per una tenuta-giardino aperta agli appassionati, in quella che era la Tenuta Le Pavoniere della famiglia Guicciardini Strozzi.
“Un investimento per noi molto importante, oltre 10 milioni di euro (nel territorio le quotazioni di mercato parlano di cifre dai 400.000 euro ad ettaro, ndr)”, spiega il patron di Feudi, Antonio Capaldo, “ma ci teniamo molto, ed è un motivo di orgoglio essere la prima azienda del Sud che investe in un territorio così prestigioso. Per noi vuol dire avere una risorsa importante in più per raccontare la nostra realtà meridionale, ma ci appassiona l’idea di confrontarci con i grandi vitigni internazionali, che finora abbiamo trattato marginalmente, e soprattutto il sogno di contribuire allo sviluppo di uno dei territori più importanti d’Italia e del mondo, che altre realtà come Ornellaia, Sassicaia, Guado al Tasso (Antinori), Gaja e così via hanno saputo tutelare e far crescere negli anni, al punto che chi ci è arrivato da fuori, come noi ora, ma penso anche ad Allegrini e Bulgheroni, si è trovato una strada chiara da seguire, che è quella della massima qualità”.

Un percorso breve nel tempo, quello di Feudi, che oggi è una realtà che conta oltre 600 ettari complessivi in Italia, di cui più di 400 vitati: “vendendo da un altro settore, perchè io sono alla guida dell’azienda di famiglia dal 2009 - spiega Capaldo - ho capito che una delle risorse fondamentali è il tempo. Che serve perchè le aziende diventino come uno se le immagina, e perchè i vini arrivino ad essere come uno sogna. Ed andare ad investire in altre realtà, in altre regioni, confrondandoci con diversi areali e vitigni, con viticoltura convenzionale, biodinamica e biologica, per noi è un acceleratore di crescita. Il confronto è fondamentale, le vigne e le persone che lavorano per noi sono il vero patrimonio di Feudi. Ed è per questo che, per ogni realtà, c’è un management specifico, dedicato, e che spesso conserva chi c’era prima nelle aziende, perchè la conoscenza dei territori è fondamentale”.
Principio che ha guidato tutto lo sviluppo di Feudi che, racconta Capaldo, “è partito nel 2010 con la prima acquisizione in Basilicata, con Basilisco, poi in Puglia, tra il 2012 ed il 2014, con Ognissole a Manduria e Cefalicchio, a Canosa di Puglia. Poi è stata la volta del Friuli, con il 49% di Sirch, azienda di famiglia di Pierpaolo Sirch, che è ad di Feudi di San Gregorio, e poi la joint venture con il sommelier Federico Graziani sull’Etna, in Sicilia, con la supervisione di Salvo Foti. E poi siamo arrivati a Bolgheri”.
Dove a dirigere la tenuta sarà Janette Servidio, che il territorio lo conosce bene, visto che ha lavorato sia per Antinori che, per dieci anni, per la Tenuta dell’Argentiera, una delle realtà più importanti di Bolgheri. E che ha scelto come enologo e agronomo Stefano di Blasi.
“Il nostro progetto - spiega la Servidio - è quello di produrre vini di altissimi qualità, ovviamente, più improntati all’eleganza e alla bevibilità che alla potenza. E per questo dobbiamo lavorare molto anche per cambiare il parco vitato della tenuta, perchè vogliamo puntare soprattutto su Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Il sogno è di diventare una delle prime dieci aziende di Bolgheri, in qualità e dimensioni. Anche aumentando il nostro parco ettari, se sarà possibile ...”.
Che è un po’ la strategia del prossimo futuro di Feudi di San Gregorio: “ora dobbiamo consolidare le realtà che abbiamo, perchè di passi ne abbiamo fatti molti - spiega Capaldo - ovviamente ci guardiamo intorno e se c’è possibilità di acquistare nuovi vigneti, nei territori in cui siamo, ben venga. Ma per ora, di investimenti in altri territori non se ne parla”. Ed ora c’è da coltivare il sogno Bolgheri, che anche le etichette dei vini di Campo alle Comete evocano: “le etichette dei vini che lanceremo sul mercato, come abbiamo fatto da questo Bolgheri 2015 Stupore - con la 2016 che sarà la nostra vera prima annata tutta nostra a Bolgheri - che è una selezione del meglio che abbiamo già trovato in cantina, saranno prese da un dipinto che per noi ha realizzato l’illustratrice per bambini Nicoletta Ceccoli. E vogliamo farne una tenuta aperta agli appassionati, con tante novità che, speriamo, saranno pronte dalla prossima primavera”.

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