Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 558 del 30/6/1999
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(Attendibilità delle stime dell'evasione fiscale)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Delmastro Delle Vedove n. 3-03189 (Vedi l'allegato A - Interpellanze ed interrogazioni sezione 2).


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Il sottosegretario di Stato per le finanze ha facoltà di rispondere.

FERDINANDO DE FRANCISCIS, Sottosegretario di Stato per le finanze. Signor Presidente, l'onorevole interrogante chiede di conoscere i percorsi statistici attendibili seguiti per stabilire l'ammontare dell'evasione fiscale. Ebbene, debbo rispondere immediatamente ed in tutta coscienza che tali percorsi sono molti e nessuno.
I tentativi di calcolare l'evasione fiscale sono stati, nel tempo, numerosi ed hanno seguito metodologie diverse, sia in Italia che all'estero. Quello citato nell'interrogazione ed attribuito al CER (Centro Europa ricerche) è, in realtà, contenuto in uno studio del SECIT nel contesto di un'analisi dei meccanismi attraverso i quali avviene l'evasione.
Il CER si è limitato a riportare quei dati che, a quanto risulta, erano stati elaborati confrontando il gettito IVA con le stime del valore aggiunto prodotto elaborate dall'ISTAT. Tuttavia, né quelle stime né numerose altre delle quali i giornali hanno ricorrentemente riferito con vistosa enfasi hanno mai avuto una certificazione di autenticità da parte del Ministero delle finanze; appare, infatti, impossibile distinguere a livello economico l'aggregato dell'evasione da quello dell'erosione legale e da quello dell'elusione; infatti, i risultati che si ottengono non possono mai essere considerati compiutamente attendibili.
Pertanto, contrariamente a quanto si rileva dalla lettura del quotidiano Il Messaggero del 19 dicembre 1998, citato nell'interrogazione, il ministro delle finanze non ha mai confermato alcunché, neanche in tale occasione. La conferma del ministro, del resto, viene riferita da quel giornale apoditticamente, senza citare né la circostanza, né le parole con cui essa sarebbe stata pronunciata: difatti, non è stata mai pronunciata.
L'evasione fiscale può essere stimata in tanti modi, ma nessuno di questi ha il crisma della certezza: sapere con esattezza l'ammontare dell'evasione fiscale equivarrebbe ad averla individuata completamente e, pertanto, debellata. Sappiamo tutti che così non è, anche se oggi è possibile affermare che evadere il fisco è diventato molto più difficile e rischioso di quanto non fosse un paio di anni fa.
In conclusione, pur essendo noto che l'evasione fiscale in Italia è un fenomeno rilevante e diffuso - forse più che in altri paesi, sebbene si tratta di un fenomeno in forte crescita in tutta Europa - non esiste alcun percorso statistico attendibile che ci consenta di indicarne l'ammontare con relativa certezza.

PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro Delle Vedove ha facoltà di replicare.

SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Onorevole sottosegretario, il garbo e la prudenza con cui lei ha risposto potrebbero indurmi a dichiararmi soddisfatto; tuttavia, così non può essere. Ciò non tanto per le cose estremamente oneste dal punto di vista intellettuale da lei dichiarate, ma perché alcuni giorni fa - seguendo un costume quanto mai inveterato e poco commendevole - è uscita sulla stampa nazionale un'allarmante notizia - che viene periodicamente propinata da una banda di falsari che non riesco ad individuare - secondo la quale nei primi quattro mesi del 1999 la guardia di finanza avrebbe individuato 18 mila miliardi di evasione. Sarebbe, signor sottosegretario, come se il ministro della giustizia, per stabilire quanti criminali ci siano in Italia, non facesse riferimento alle sentenze passate in giudicato, ma al numero dei procedimenti penali avviati a seguito delle denunce.
Allora questo meccanismo è propedeutico a nuovi aumenti fiscali, perché si vuole dipingere il nostro come un popolo di evasori. Certamente l'evasione esiste e deve essere colpita, ma non è certo propinando notizie false che si raggiungerà questo risultato. Da tre anni a questa parte sto chiedendo che il Ministero delle finanze dia conto di una sola annualità nell'ambito della quale siano andati a termine i contenziosi nati dai verbali della guardia di finanza: credo che i dati


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relativi esporrebbero al pubblico ludibrio questo e tutti i governi precedenti. È un delitto dipingere gli italiani come un popolo di evasori partendo da un ammontare presunto indicato nei verbali della guardia di finanza, quando è notorio che, a fronte di verbali per i quali vengono elevate contravvenzioni da 5 miliardi, spesso e volentieri i contenziosi si chiudono o con un nulla di fatto o con 3 o 4 milioni di sanzione.
Credo che un Governo il quale voglia davvero combattere l'evasione fiscale non abbia bisogno di ricorrere a mezzucci degni di falsari. Nel momento in cui il ministro delle finanze, infatti, vede propinare all'opinione pubblica notizie come quelle richiamate, ha il dovere di rivolgersi alla guardia di finanza - la quale non credo agisca senza il suo beneplacito - per raccomandarle prudenza e soprattutto per parametrare tutto quello che passa attraverso la fase della contestazione con ciò che poi viene effettivamente accertato. È ora di smetterla, ripeto, di dipingere gli italiani come un popolo di evasori: si individuino gli evasori veri, li si colpisca duramente, senza pietà, ma non si criminalizzi un intero paese.
Per queste ragioni, signor sottosegretario, pur dando atto dell'estremo garbo e dell'onestà intellettuale della sua risposta, non posso che dichiararmi insoddisfatto (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

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