19 novembre 2018 - 17:45

Come scegliere il lavoro che rende felici: i soldi? Non contano

Aumenta il numero delle ore trascorse in ufficio o in cui si resta «collegati» ai device da lavoro ma cresce anche quella platea di lavoratori che pur investendo molto sull’impiego, ai tradizionali benefit monetari, preferisce altro

di Corinna De Cesare

Come scegliere il lavoro che rende felici: i soldi? Non contano
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Le banconote asciugano le lacrime meglio del fazzoletto, scriveva Antonio Fogazzaro. E bisogna ammettere che si fa davvero fatica a non essere d’accordo con lo scrittore vicentino. Eppure c’è un ambito della vita in cui, sempre di più, i soldi non fanno la felicità: il lavoro. Alcune aziende hanno messo i loro dipendenti di fronte a un bivio: se potessi scegliere tra l’aumento di stipendio e più ferie in busta paga, a cosa daresti la priorità? La risposta, nella maggior parte dei casi, non è stata le banconote. Secondo il primo Rapporto Censis sul welfare aziendale il 58,7% dei lavoratori si dice favorevole alla possibilità di trasformare quote premiali della retribuzione in prestazioni di welfare. Perché passano gli anni, aumenta il numero delle ore trascorse in ufficio o in cui si resta «collegati» ai device da lavoro ma cresce anche quella platea di lavoratori che pur investendo molto sull’impiego, ai tradizionali benefit carrieristici preferisce una migliore conciliazione tra tempi di vita e lavoro. A essere più favorevoli sono i dirigenti e i quadri secondo il Censis (73,6%), i lavoratori con figli piccoli, fino a 3 anni (68,2%), i laureati (63,5%), i lavoratori con redditi medio-alti (62,2%). Ma non solo. In Germania, IG Metall, il sindacato dei metalmeccanici e l’organizzazione degli industriali tedeschi hanno da poco firmato un’intesa pilota che introduce la possibilità per i dipendenti di ridurre da 35 a 28 ore la settimana lavorativa, per un massimo di due anni. Una settimana corta per consentire, a chi ne ha bisogno, di bilanciare meglio lavoro e famiglia. I sindacati avevano chiesto che chi sceglieva le 28 ore non subisse alcuna riduzione di paga, ma su questo gli imprenditori non hanno ceduto (come dargli torto?).

«La capacità di destreggiarsi tra vita familiare, lavorativa e personale influenza il nostro benessere e incide anche sui membri della nostra famiglia e su quanto tempo dedichiamo alla nostra vita sociale» ha scritto l’Ocse nel suo «Better Life Index» che mette a confronto il grado di benessere nei vari Paesi. Ma i temi della conciliazione e il cosiddetto «welfare» incidono anche sulla scelta dell’azienda nel momento in cui si cerca lavoro. Come racconta l’«Employer brand research 2018» di Randstad, indagine su trenta Paesi con oltre 175 mila persone intervistate e più di cinque mila aziende analizzate. In Italia sono state coinvolte 5.855 persone sentite dall’istituto indipendente Kantar TNS tra il 16 e il 30 novembre 2017. I fattori che guidano la scelta di un’azienda sono proprio il «work-life balance» (55%), l’atmosfera di lavoro piacevole (51%) e solo al terzo posto ci sono la retribuzione e i benefit (48%). Fattori che tornano anche nei cinque principali motivi per cui gli italiani restano in azienda: work-life balance (45%), sicurezza del posto di lavoro (41%), atmosfera di lavoro piacevole (38%), solidità finanziaria (37%), contenuto di lavoro interessante (36%). Al contrario, è lo stipendio il primo motivo per cui gli italiani lasciano l’azienda (46%), seguito da problemi nel work-life balance (39%).

Lo sa bene Lamborghini che in occasione del rinnovo del contratto integrativo aziendale ha deciso di organizzare a Sant’Agata Bolognese un referendum rivolto ai dipendenti: preferite una busta paga più ricca oppure qualche ora in più di tempo libero? Il 95% ha scelto il tempo libero. «È un’opzione che entrerà in vigore a partire da febbraio — spiega Giuseppe Nardacchione, responsabile delle relazioni sindacali Lamborghini — e consentirà ai dipendenti di convertire una quota della tredicesima in massimo quaranta ore di permessi aggiuntivi». L’attenzione su questi temi, spiega l’azienda, è crescente anche da parte dei candidati in fase di selezione. «Ci chiedono se e quali sono gli strumenti di work-life balance che offriamo — aggiunge Nardacchione —. E a noi fa particolarmente piacere visto che il nostro impegno, in questo senso, è cresciuto nel corso degli anni: abbiamo un programma di coaching al rientro della maternità, integriamo con un altro 30% il periodo di astensione facoltativa dei genitori e abbiamo persino creato un servizio “take away” per la cena per chi vuole portare a casa la cena già pronta senza mettersi ai fornelli». Lamborghini non è la sola e di casi virtuosi, in tema di welfare, se ne contano tanti: da Luxottica a Coca Cola per arrivare anche a nomi più piccoli come quello di Florim, azienda di ceramica di Fiorano Modenese che per i suoi dipendenti prevede anche una convenzione con l’Ospedale di Sassuolo che garantisce tariffe agevolate e tempi di attesa ridotti per le visite specialistiche. «Il 50% dei candidati — spiega ancora l’«Employer brand research 2018» di Randstad — dichiara che non lavorerebbe mai per un’azienda che gode di cattiva reputazione». Anche in caso di aumento dello stipendio

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