Salerno, licenziata maestra di ruolo senza laurea: primo caso in Italia. Lei: «Ma in che razza di Paese viviamo?»

diRoberto Russo

Il suo avvocato denuncia: «Ora rischiano il posto in migliaia. I politici intervengano»

Ad agosto dell’anno scorso su fb aveva postato: «Finalmente sono di ruolo...non ci posso credere». Giusto il tempo di concludere il primo anno di agognato insegnamento (in una II elementare di Giffoni Valle Piana) che si è vista recapitare la lettera di licenziamento dalla direzione scolastica provinciale. C.I., maestra elementare nel Salernitano detiene da ieri un record poco invidiabile: è la prima vittima in Italia della sentenza con cui il Consiglio di Stato ha sancito che il diploma magistrale non è un titolo valido per l’assunzione a tempo indeterminato. Nel suo caso la Corte d’Appello di Salerno — su ricorso del ministero dell’Istruzione — ha sancito che l’immissione in ruolo era contra legem e quindi addio posto fisso. Così, per C.I. si sono spalancate di nuovo le porte della precarietà, dopo anni di specializzazioni, di punteggi acquisiti nelle scuole private e dopo i 60 chilometri al giorno da percorrere per andare al lavoro. Ora è affranta e non ha nemmeno la forza per protestare: «È assurdo, mi viene da piangere, ma in che Paese viviamo?» si è sfogata con il suo avvocato, Marta Borghese, tenace lavorista di Vallo della Lucania e legale Cisl-scuola che segue la sua vicenda così come quella di un’altra decina di maestre.

La sentenza

Ma adesso la sentenza che ha ucciso i sogni di C.I. si abbatterà come una mannaia su altre migliaia di maestre in tutta Italia. «È certo che gli uffici scolastici la applicheranno in tutti i casi simili — spiega l’avvocato Borghese — se il Governo non interverrà subito migliaia di maestre perderanno il posto di lavoro. Mi appello al ministro dell’Istruzione: metta fine a una situazione paradossale e indegna di un paese civile, parliamo di insegnanti che sono ritenuti idonei per svolgere supplenze annuali ma non per ottenere la “cattedra”, che senso ha? Insomma, un titolo abilitativo o è valido oppure non lo è». Abilitati ma non troppo verrebbe da dire con una punta di ironia. Ma in questa storia c’è poco da ridere. «Sono in ballo le esistenze di migliaia di persone che hanno ottenuto una sentenza — argomenta Borghese — se i tribunali hanno riconosciuto loro un diritto, come è possibile che lo Stato debba poi ricorrere contro quelle assunzioni?».

Cattedre a rischio

Ma le maestre che rischiano il licenziamento da un momento all’altro saranno doppiamente penalizzate. Oltre a perdere la cattedra perderanno anche l’inserimento nella famosa «Gae», la graduatoria ad esaurimento, quella — per intenderci — che dà diritto al posto fisso. Dovranno invece chiedere il reinserimento nelle graduatorie di seconda fascia e possono sperare di ottenere supplenze di pochi giorni o al massimo di settimane. Niente più assunzione, niente cattedra, tutto cancellato per sentenza. Non è dato ancora sapere cosa farà C.I., la prima maestra colpita dalla scure della burocrazia e da un pasticcio politico-burocratico che rischia di mandare a casa migliaia di persone nella sua stessa situazione. «Il tempo stringe e non c’è un giorno da perdere per un intervento politico risolutore che comprenda tutte le persone in graduatoria — arringa l’avvocato Borghese — anche perché mano a mano le altre sentenze d’appello verranno depositate e quindi resteranno solo poche strade legali da percorrere». Il ricorso in Cassazione? «Complicatissimo da ottenere dopo le ultime riforme e soprattutto molto costoso». Un’altra strada potrebbe aprirsi rivolgendosi alla Corte europea di Giustizia. Ma anche in questo caso l’iter è lungo.

L’incontro al Miur

E le istituzioni nostrane? A maggio i tecnici del Miur si sono riuniti con i sindacati per fare il punto della situazione. Il problema, però, è trovare una soluzione a lungo termine. E possono deciderla solo il Governo o il Parlamento. Lo strumento a cui si starebbe pensando è un canale di reclutamento aggiuntivo: una nuova graduatoria, la terza dopo la graduatoria ad esaurimento e quelle di merito dell’ultimo concorsone (Gm), a cui i diplomati magistrali accederanno grazie al loro titolo attraverso un concorso riservato senza selezione, sul modello della “fase transitoria” già attuata per la scuola secondaria. Si attende un decreto-legge. Il problema come al solito è capire se c’è copertura finanziaria.

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5 luglio 2018 2018 ( modifica il 5 luglio 2018 2018 | 10:19)