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DAIMONION E EUDAIMONIA
Il senso dell'opera è storico e filosofico. La domanda fondamentale è: “In che modo una imago mentale come il demoniaco abbia potuto sedimentare storicamente, al punto da edificare i pilastri ideologici dell'Occidente cristiano”? (E questa è come si vede la destrutturazione della domanda metafisica sulla natura del “Diavolo” e specularmente del Dio). Il testo, attraverso un'analisi di stampo weberiano (il capitalismo, la possessione, nello sfondo dell'etica protestante quale conseguenza epocale dell'ossessione nevrotica), vuole ricondurre il concetto metastorico del demoniaco in ambito prima metapsicologico e poi strettamente psicologico, per riportarlo al culmine del processo dialettico hegeliano nuovamente nella storia. Si vedrà nelle analisi che seguono come il demoniaco sia l'antitesi del Logos (inteso metafisicamente come Cristo; metapsicologicamente come principio di Ragione; storicamente come l'epoca ultima dello Spirito che in virtù dei principi di identità e contraddizione ha bandito l'alterità, e che è dunque diventata qualcosa da esorcizzare. In una parola: l'irrazionalità e l'inconscio, l'errore), e come il Logos, nella sua alterità a Dioniso abbia assunto una rigida forma storica: la tirannia di un'ottica morale, la rigidità di un pensiero che non riconosce l'ambivalenza, l'arroganza dei significati già codificati che non consentono ulteriori aperture. |
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