Politica

IL CASO

L'Italia da fuori, il racconto continua
"Un Paese presto in via di sviluppo"

Non si arresta il fiume di lettere che arriva alla nostra casella vistadafuori@repubblica.it. Molte segnalano una nazione assuefatta allo status quo, incapace di reagire. E anche se ci viene riconosciuto un ruolo storico importante, le reazioni del mondo sul presente vanno dall'incomprensione all'incuranza: "Sembra che gli italiani siano felici di assomigliare ai cliché"
di TIZIANO TONIUTTI

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ROMA - Lontani dal mondo. Almeno dal primo, ma sempre più vicini al secondo, con un'opzione per il terzo. Così gli italiani all'estero percepiscono il nostro Paese nei giorni dello "scontro finale" tra i poteri, fatto di scandali sessuali e legittimi impedimenti. E dopo le mail arrivate a raccontarci un paese che dall'estero appare incomprensibile, alla casella vistadafuori@repubblica.it ne sono arrivate migliaia di altre. Che raccontano un'Italia rassegnata, apatica, disinteressata al suo quotidiano. Un Paese distante dai fatti, dal pensieri, dai temi che animano il dibattito in Occidente. E che da grande potenza industriale sembra sempre più una piccola impotenza, incapace di reagire al momento che vive. Raian scrive da Washington, e in questo contesto la sua lettera è ottimista: "I miei colleghi mi ricordano che presto l'Italia sarà un paese in via di sviluppo. Dove finalmente potrò tornare, a fare il mio lavoro".

Vecchi argomenti. Mentre il mondo gira, l'Italia è immobile, anzi immobilizzata. Il Governo e il dibattito pubblico avvitati su temi quantomeno secondari. David è in Inghilterra da diversi anni, e scrive: "Tutto il mondo parla di ecologia ed energia alternativa, in Italia si parla di federalismo e legittimo impedimento". Parole che fanno quasi rima con la testimonianza di Eugenio, biologo molecolare in California: "L'Italia e' ormai il paese dove invece di affrontare temi cruciali quali Università e scuola, riorganizzazione energetica, ammodernamento industriale, si parla del 'sexgate', sviscerandolo in ogni parte". Forse l'origine di questo avvitamento non è la difficoltà dei problemi da risolvere, ma la ruggine sugli ingranaggi del Paese. Suggerisce Andrea dagli Stati Uniti che l'Italia potrebbe anche essere "Un paese rimbecillito dalla TV e dai giornali, che avrebbe bisogno di essere rieducato dalle fondamenta - dalle piccole cose, come il rispetto delle code, dei pedoni in strada, alle cose importanti, come la cultura e le scuole".
 
Italia rassegnata. Su un aspetto gli italiani all'estero appaiono d'accordo, indipendentemente dal paese in cui sono ora: gli italiani non reagiscono. Per calcolo, convenienza e assuefazione allo status quo, più spesso per una combinazione dei tre fattori. Giovanni dalla Germania sottolinea i preoccupanti aspetti economici del fenomeno: "Stupisce la supina rassegnazione degli italiani, che oblitera le grandi doti che comunque hanno. Io, impenditore nel settore dell'alta tecnologia fatico a trovare contratti se metto il mio nome in evidenza e devo mandare avanti i miei collaboratori. Messa com'è, l'Italia non ha futuro e verrà colonizzata dagli altri europei". Fabio da Parigi rincara la dose: "Qui si chiedono come mai gli italiani non si ribellano, non reagiscono... a me non rimane che rispondere che gli italiani subiscono l'asservimento dell'informazione". Sergio racconta che ad Amburgo, quando si parla dell'Italia e di come gli italiani appaiano adagiati sullo stato delle cose, si sente rispondere che "Forse gli italiani non conoscono il valore della democrazia". Antonella da Sydney fornisce un'altra interpretazione, specificando che "neanche gli immigrati italiani in Australia comprendono questo asservimento del popolo patrio. Sembra che gli italiani siano felici di corrispondere al clichè dell'ignorante-mafioso".

Non siamo seri. E così mentre su Ebay si moltiplicano gli inserzionisti che non spediscono in Italia (definito "un paese a rischio"), il grafico del Bel Paese si impenna alla voce "mancanza di serietà". Luigino dagli Stati Uniti racconta che in lingua anglosassone parlando del nostro Paese, il discorso cade su "Mister B.S.", un gioco di parole con le iniziali del premier per dire "Bull Shit", il signor "Stronzate". La lettera di Marco da Buenos Aires invece non contempla leggerezze: "L'Italia è un paese inutile, dominato da un costante tutti-contro-tutti buono solo a riempire i giornali e le strade di spazzatura. L'intera classe dirigente si nutre solo di autoreferenzialità per non perdere i propri privilegi. Il popolo, invece, è drogato di calcio e veline. Uno stato privo di orgoglio nazionale, incapace perfino di tifare la propria squadra ai mondiali di calcio". Ma quello di Marco non sembra disprezzo fine a sé stesso. Continua: "Io vivo in Argentina, in un paese corrotto almeno quanto il nostro,  però non ho mai sentito parlare male di qualcuno che non fosse presente, le donne fanno figli e lavorano con il sorriso sulle labbra. Buona fortuna". E sulle ultime vicende di Berlusconi, Raffaele da New York fa presente che anche le proteste non appaiono serie: "Come fate a non cacciarlo? Se non lo fate, significa che a voi sta bene cosi!”.




 
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