Milano, 26 luglio 2016 - 20:50

Generazione boomerang: quando
a 40 anni torni dalla mamma

«Torno da mia madre», commedia sociale in testa ai botteghini francesi. È la storia di una quarantenne disoccupata senza autonomia con Alexandra Lamy e Josiane Balasko

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C’è la sindrome del nido vuoto e quella del nido pieno. Anzi strapieno, visto che ormai sempre più si finisce per ritrovarsi tutti sotto lo stesso tetto, quello dei genitori. Perché, anche quando se ne vanno, i figli hanno spesso il volo corto. E non si fa in tempo a riassestare la casa che quelli già bussano di nuovo alla porta. Non per nostalgie furibonde del focolare, ma perché la vita ha deciso altrimenti. Perché nell’epoca della precarietà a oltranza tutto, dal lavoro ai rapporti di coppia, dura quel dura. E quando finisce uno si ritrova in braghe di tela, senza presente, senza futuro. Solo con quel brandello di passato che è la famiglia d’origine. Dove un padre, una madre, un nonno, sono sempre pronti ad accoglierti, a ridarti quello che avevi lasciato.

Succede così anche a Stéphanie, brillante architetto quarantenne che di colpo si ritrova senza marito, senza impiego, senza neanche il figlio, affidato al padre perché lei non ha modo di ospitarlo. Il solo indirizzo che le resta è quello della madre. «Una scelta obbligata comune a tanti “giovani adulti”, la cosiddetta “generazione boomerang”» assicura Éric Lavaine, regista di Torno da mia madre, commedia sociale in testa ai botteghini francesi e dal 25 agosto distribuita in Italia da Officine Ubu. Protagoniste-antagoniste, Alexandra Lamy nel ruolo della figlia e Josiane Balasko in quello della madre.

«Il film nasce da una storia vera — riprende Lavaine —. Una mia amica si è ritrovata in quella situazione, peraltro molto diffusa nei Paesi dell’Europa del Sud. In Francia si calcola siano circa 400mila le persone tornate all’ovile in età matura e per forza maggiore». Le conseguenze sono spesso imprevedibili. L’effetto boomerang, se non si è lesti a schivarlo, può provocare bernoccoli dolorosi. Così il ritorno di Stéphanie innesca regressioni a catena, riannodando il tempo all’indietro: la madre è felice di riaverla con sé ma la tratta da bambina, le prepara la colazione, la sgrida se non usa il coltello giusto per spalmare il burro, le chiede a che ora rientrerà alla sera. Da parte sua, la figlia rivorrebbe la mamma di una volta e non si raccapezza davanti a una vedova ultrasessantenne fin troppo vitale, che se la spassa di giorno giocando a Scarabeo e ascoltando mielose canzonette, e di notte esce senza dare spiegazioni di sorta. Con sgomento scoprirà che si è più che consolata con un vicino di casa. Una storia cominciata ben prima della morte del marito. Anche i fratelli di Stéphanie sono coinvolti nel «ribaltone». Tutti tornati d’un tratto bambini, pronti a rinfacciarsi quello che ciascuno pensa davvero dell’altro.

«Dalla “generazione Tanguy”, quella del film di Étienne Chatillez sui bomboccioni inamovibili dalla casa paterna, sono passati 15 anni — ricorda Lavaine —. Rispetto a loro i “boomerang” vivono una condizione socialmente più drammatica. Buttati fuori dalla vita, il loro non è un ritorno ma una resa. La prova di una sconfitta, di un fallimento. Che, rimettendo fuori orario madri e figlie sotto lo stesso tetto, può avere risvolti sorprendenti e persino umoristici. La mia scommessa è stata tenere l’equilibrio tra realismo e leggerezza».

Per esempio far sorridere sulla disperata ricerca di un nuovo lavoro. Quando Stéphanie si sente offrire un posto di “responsabile di telefonia mobile” tutto può immaginare tranne che voglia dire di andare a distribuire volantini per strada su pattini a rotelle. Per esempio far ridere su una cena in famiglia con la mamma che progetta di servire ai tre figli, insieme con il dessert, anche il suo fidanzato. Un «piatto forte» che nessuno immaginava. «La scoperta della sessualità nei genitori anziani è qualcosa di scandaloso e insostenibile per i figli. Balasko in questo ruolo è perfetta, dà l’immagine di una donna matura ma ancora seducente. Le sue forme morbide, da “madre italiana”, rendono credibile la sua storia d’amore. Lei è la più libera di tutti. Rispetto ai quarantenni così fragili e insicuri, i sessantenni e oltre hanno il vantaggio di avere maggiore sicurezza economica, maggiore esperienza di vita, maggiore saggezza e tolleranza. E in più hanno tempo libero e tanta voglia di divertirsi».

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