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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2013 alle ore 06:30.

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Dopo pannelli solari e vino, ora tocca alla chimica. Le tensioni commerciali tra Unione Europea e Cina si stanno pericolosamente aggravando. Tutto è nato dalla decisione di Bruxelles, all'inizio del mese, di imporre dazi sui pannelli solari made in China. La reazione di Pechino non si è fatta attendere: solo due giorni dopo l'annuncio del commissario europeo Karel De Gucht le autorità cinesi hanno deciso di avviare un'indagine sul presunto antidumping nell'import di vini europei. E ieri un'altra doccia fredda: l'imposizione di pesanti dazi antidumping per i prossimi cinque anni sull'import di un prodotto chimico, la toluidina, un principio chimico molto diffuso che si trova in tinture, pesticidi e medicinali, il cui principale esportatore è la Germania.

Il clima si surriscaldato in maniera eccessiva. Occorre da entrambe le parti un gesto di responsabilità. La strategia a tenaglia di Pechino è chiarissima: colpisce di volta in volta un prodotto chiave di uno dei Paesi europei. È accaduto prima con il vino, di cui Francia e Italia sono grossi esportatori in Cina, e ieri con la toluidina, il cui bersaglio è la Germania. L'obiettivo della Cina è di indebolire il fronte europeo in vista del 6 agosto, il giorno entro il quale la Commissione europea deve decidere se aumentare dall'11,8% al 47,6% i dazi sui pannelli solari. Il fronte europeo in realtà è gia spaccato: più della metà dei 27 Paesi si sono detti contrari a questa iniziativa. Tra loro ci sono Germania e Gran Bretagna. Francia e Italia invece hanno appoggiato il commissario De Gucht.

La soluzione in realtà è più vicina di quanto appaia. L'Unione europea è disposta a ritirare i dazi antidumping sul fotovoltaico se Pechino farà concessioni su prezzi e quantitativi di export di pannelli made in China. Il problema della Ue infatti è che negli ultimi anni la quota del solare cinese sul mercato Ue è passata da zero all'80%, un a vera e propria conquista che ha messo in ginocchio diverse aziende produttrici. La guerra commerciale che si sta profilando tra Europa e Cina può insommma finire al più presto, a patto che entrambi gli attori facciano un passo nella direzione giusta. Né Bruxelles né Pechino hanno l'interesse a far deflagrare un conflitto dal quale uscirebbe perdente sia l'industria made in Europe sia quella made in China.

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