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17 Marzo 2012 ,

Rudi Records Indie-jazz Italia: Rudi Records – Intervista a Massimo Iudicone


Nata da poco più di un anno per volontà di Massimo Iudicone, la Rudi Records si sta velocemente affermando come una delle realtà indipendenti più interessanti nel panorama del jazz contemporaneo. In questo breve lasso di tempo, infatti, l'etichetta romana ha pubblicato dischi di grande pregio coinvolgendo artisti dalle indubbie capacità tecniche ed espressive. Per citarne solo alcuni: la contrabbassista Silvia Bolognesi, vincitrice del referendum indetto dal magazine Musica Jazz come migliore talento del 2010, un pezzo di storia dell'avanguardia italiana come Giancarlo Schiaffini, il vulcanico sassofonista nonchè caposcuola della vivace scena livornese Dimitri Grechi Espinoza.

 

Ed ancora: un veterano dell'avant-jazz statunitense come Sabir Mateen e autentici poeti dello strumento come Sandro Satta, Roberto Bellatalla e Fabrizio Spera. Molte delle pubblicazioni presenti nel catalogo dell'etichetta riguardano la musica improvvisata e spesso registrata dal vivo: scelte davvero coraggiose in questi tempi di appiattimento culturale e di crisi del mercato discografico. Ma sono scelte che puntano su di un'indiscutibile qualità e sulla ricerca di un rapporto in cui l'ascoltatore non rimanga un elemento passivo. Al di là delle parole, la musica si spiega solamente attraverso l'esperienza stessa della musica. A questo siamo tutti invitati. Vi lascio all'intervista che Massimo Iudicone, che ringrazio per la disponibilità, mi ha rilasciato tramite e-mail.

 

 

DISTORSIONI (Aldo De Sanctis) - Dal catalogo disponibile sul sito si direbbe che prima di tutto tu sia un vero appassionato di jazz, anche se il semplice termine "passione" sembra sminuire ciò che mi sembra di aver intuito essere importante tanto quanto il respirare. Cosa ti ha spinto a fondare un'etichetta e come sei riuscito a realizzare questo progetto?

Massimo Iudicone - Sì  infatti non credo di essere un appassionato di jazz. Sono da sempre attratto dalla creatività e dal processo creativo in sé, non solo nella musica ma in
tutte le arti. Vengo da studi fatti sul cinema dove il processo creativo è molto affascinante, anche se con fasi molto più lunghe e in qualche modo più complesse. Nel Jazz - il jazz è un contenitore molto ampio, raccoglie in sé tanti modi diversi di praticare, di intendere in una parola, di vivere la musica, e soprattutto nella musica improvvisata il momento più alto avviene proprio durante i concerti, direi durante la rappresentazione live.

 

Atto unico e irripetibile nel quale i musicisti posso intraprendere strade diverse tra loro, o trovare ognuno nel proprio solco e con la propria individualità, una strada in comune. Ecco, è proprio questo percorso in comune che mi affascina e che mi spingeva prima ad organizzare concerti e ora a documentare con la pubblicazione di CD. In passato mi sono occupato molto di produzioni artistiche, festival e rassegne. Durante tutti questi anni, parlando e confrontandomi con alcuni amici musicisti, più volte usciva la spinta, il desiderio di fondare una casa discografica sia per poter far conoscere alcuni progetti artistici ma anche per proteggerli in qualche modo. Da qui, pian piano sono arrivato a fondare la mia etichetta.

 

Quali sono i criteri che adotti quando decidi che dischi pubblicare? Hai una cosiddetta "linea editoriale"?

Come accennavo prima, cerco di dare priorità alle registrazioni fatte durante i concerti e poi in questo fase della mia vita sono molto affascinato dalle piccole formazioni: il solo, il duo, il trio. Tutte formazioni che permettono ai musicisti di esprimersi fino in fondo e in qualche modo di mettersi in discussione. In un duo se hai qualcosa da dire deve per forza uscire fuori.

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

Il mercato discografico è ormai entrato in una crisi irreversibile, tanto per le scelte delle majors che negli anni hanno adottato politiche miopi quanto per la massiccia diffusione del "file sharing". In ogni caso la Rudi Records sembra porsi in un settore di nicchia, un segmento di mercato che comunque non smette di ricevere le attenzioni di appassionati e audiofili, ovvero il pubblico che non rinuncia ad acquistare quelle che oggi vengono definite "copie fisiche". Quali pensi siano le prospettive delle etichette indipendenti nei prossimi anni e qual' è il tuo approccio al mondo della rete in tal senso?

La parola nicchia non mi piace molto, nella musica così come nella vita. Certo è vero, il segmento di mercato è molto piccolo, per questo motivo prima parlavo di "proteggere" alcuni progetti artistici pubblicandone la musica. Un anno fa quando ho fondato l'etichetta pensavo di pubblicare la maggior parte degli album solo in formato digitale. In realtà poi non è ancora successo e ci ho messo un anno a portare tutto il catalogo sulle piattaforme digitali. Da una parte subisco il fascino della "vetrina mondiale" che le piattaforme digitali offrono, dall'altra parte tornerei a pubblicare in vinile. Le etichette indipendenti ci sono sempre state e continueranno ad esserci. Sono un pò come delle comete, alcune lasciano una scia più lunga, altre meno.

 

Potresti anticiparci alcune delle prossime pubblicazioni ed iniziative?

Non posso anticipare ancora molto, ma sto lavorando ad un progetto tutto italiano e ad un altro di respiro più europeo.

  

 

                                     

                

Aldo De Sanctis

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