Milano, 25 febbraio 2015 - 08:56

I sei studenti italiani che battono
le università americane

Il premio internazionale di finanza assegnato in Canada al team della Luiss di Roma: provengono tutti da licei statali. È il solo ateneo non Usa ad aver vinto il titolo

di Stefania Tamburello

I sei vincitori (foto Jpeg) I sei vincitori (foto Jpeg)
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Hanno tra i 21 e i 24 anni e sono i sei studenti della Luiss , cinque ragazzi e una ragazza, che hanno vinto la Rotman International Trading Competition, la gara di finanza applicata che si svolge a Toronto. Tanto per fare capire quanto siano stati bravi, la squadra dell’Università romana ha vinto per il secondo anno consecutivo, prevalendo su atenei dai nomi altisonanti come quello di Berkeley o del Mit di Boston, ed è l’unica non americana che abbia mai conquistato il trofeo.

A vederli, sembrano dei giovani come tanti altri, impegnati a concludere il loro percorso di studi, ma dopo qualche domanda mettono in mostra determinazione, e tanta preparazione. Riccardo, il team leader , ovvero il caposquadra - l’unico ad avere partecipato a entrambe le edizioni vincenti - spiega quali siano state le prove più impegnative. La prima, per esempio, richiedeva di gestire, in una situazione di mercato frenetico, l’ordine dato da un fondo di investimento di trattare un quantitativo di titoli a un determinato prezzo. «Bisognava decidere velocemente, in 10-15 secondi, ponendosi domande come “se compro a 20 riuscirò a vendere dopo i titoli senza perderci?”». Un’altra prova chiedeva di dare un valore teorico ai titoli di 4 aziende, in presenza di notizie sensibili sul management o sul mercato. «Anche qui bisognava decidere in una manciata di secondi»

A premiare i loro sforzi è stata la costanza dei risultati nei 6 test perché «l’obiettivo finale era raggiungere il profitto più alto con il rischio più contenuto» spiega il professor Emilio Barone che è il regista della partecipazione alla gara.

Il «blue team» della Luiss
Uniti si vince

I ragazzi hanno le idee chiare. Iacopo confessa che la curiosità per la finanza gli è nata quando aveva otto anni e vedeva il padre misurarsi, peraltro neanche troppo spesso, con investimenti azionari. Iacopo è il più giovane, deve ancora laurearsi a differenza degli altri che sono impegnati nel successivo master e viene da Fondi dove ha frequentato il liceo scientifico tecnologico Pacinotti. Con buona pace delle classifiche Ocse che mettono la scuola italiana agli ultimi posti della classifica internazionale, i 6 giovani campioni di trading hanno tutti frequentato licei statali. Anna Chiara il liceo Renato Cartesio di Olevano Romano, Dario l’Itcg Carducci-Galilei di Fermo, Riccardo il liceo scientifico Righi di Roma, Matteo il classico Giulio Cesare di Roma e Alessandro il classico G.B. De La Salle di Benevento. «Vengo da un paesino di 1.800 abitanti Fragneto Monforte, famoso per il raduno di Mongolfiere, di finanza lì certo non si parla e studio grazie ad una borsa di studio», dice.

Per il futuro pensano di proseguire a impegnarsi nella finanza, e vedono come «strada obbligata» quella di lasciare l’Italia e trasferirsi all’estero. Due di loro, Alessandro e Dario, hanno iniziato uno stage presso una società internazionale di scommesse che opera nel betting exchange, molto attivo sulla piazza britannica. Gli altri hanno in corso contatti con banche d’investimento. Se chiedi loro del privato fraintendono e pensano che la domanda riguardi l’occupazione futura. Del resto, confessano, la preparazione alla gara di Toronto ha assorbito tutto il loro tempo e anche per il dopo università, la vita privata non è la loro prima preoccupazione.

Hanno le idee chiare e sanno che l’impegno sul lavoro sarà nei prossimi anni quasi totalizzante («Forse per questo ci sono poche ragazze nel settore» dice Anna Chiara) , ma non importa perché quello che conta è poter fare quello che piace «anche se, certo, nei nostri desideri di qui a dieci anni c’è pure avere una vita privata felice». Quando è scoppiata la crisi andavano ancora a scuola e non mettono in discussione l’importanza dell’etica nel loro lavoro. «Occorre definire il giusto limite tra rischio e profitto» sostengono. Alla domanda su come investirebbero ora i soldi rispondono quasi all’unisono (solo una voce suggerisce le valute): «Le principali azioni italiane, perché finora hanno sofferto molto più del dovuto».

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