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Tunisia, arrivano le "quote rosa" nella bozza costituzionale

La Costituente ha approvato con 116 voti favorevoli su 188 il nuovo articolo 45: "Lo Stato lavora alla realizzazione della parità tra uomini e donne nelle cariche elettive". Il primo ministro si è dimesso dopo un accordo siglato a dicembre con l'opposizione

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TUNISI - Due giorni dopo l'approvazione del principio di parità tra uomini e donne nella bozza della Costituzione, l'assemblea Costituente tunisina ha fatto un passo ulteriore: l'uguaglianza tra uomini e donne deve riguardare anche le cariche politiche e amministrative, attraverso l'introduzione delle "quote rosa".

"Lo Stato lavora alla realizzazione della parità tra uomini e donne nelle cariche elettive", si legge nell'articolo 45 adottato con 116 voti favorevoli su 188 elettori della Costituente, in cui gli islamisti di Ennahda godono della maggioranza relativa. Per ottenere l'approvazione dell'emendamento erano necessari 109 voti e - prima della votazione - molti deputati in aula hanno protestato con grida e fischi. Subito dopo il voto, invece, i parlamentari si sono alzati in piedi e hanno intonato l'inno nazionale. L'articolo 45 è stato infatti oggetto di numerose trattative negli ultimi giorni, giunte a un compromesso solo oggi.

E oggi è arrivata anche la decisione del primo ministro Ali Larayedh di consegnare le sue dimissioni: maggioranza e opposizione avevano siglato a metà dicembre un accordo per porre fine alla crisi del Paese e che prevedeva proprio il cambio di leadership. "Presenterò questo pomeriggio le mie dimissioni al governo del presidente Moncef Marzouki", ha detto il premier islamista durante un discorso tenuto in televisione.

L'articolo 20, dedicato alla parità tra uomini e donne e approvato lunedì, riconosce "gli stessi diritti e doveri a tutti i cittadini e le cittadine", definendoli "uguali davanti alla legge senza discriminazione alcuna". Ma ha già ricevuto alcune critiche: "Dovrebbe specificare che la discriminazione, diretta e indiretta, è proibita per quanto riguarda la razza, il sesso, la lingua, la religione, le idee politiche, l'origine sociale e lo status", si legge in un comunicato diffuso da diverse organizzazioni non governative, tra cui Amnesty International e Human Rights Watch.