Cristina.M
di Cristina Montini
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Bene individuale e del bene comune

Forma di svolgimento: SAGGIO BREVE

All'interno di ogni società vi è un sistema che controlla i rapporti tra i soggetti delle varie comunità in essa presenti.
Questa rete, che controlla le interazioni tra gli individui, è composta da una serie di norme e leggi, le quali provengono da autorità che decidono quali regole devono essere rispettate.
In un estratto de "La somma teologica" di S. Tommaso d'Aquino, quest'ultimo analizza quali sono i requisiti per affermare che una legge sia "giusta".
In primis, coloro che legiferano lo fanno in base a determinati criteri e fini; le leggi promulgate sono basate su quello che viene chiamato bene comune, che al tempo stesso è anche il fine comune, una sorta di guida razionale della comunità.


Se la legge non ha alcun riferimento al bene comune, non può essere considerata tale.
In secondo luogo, le leggi devono essere emanate in base ai limiti dello stesso autore, il quale è tenuto a non superare la sua potestà.
Infine, esse devono essere legiferate secondo la loro forma, ossia seguendo un criterio di proporzionalità nell'imporre oneri ai sudditi in ordine al bene comune.
Le leggi pertanto vengono considerate giuste se rispettano questi criteri: poiché il singolo individuo appartiene alla moltitudine, tutto ciò che egli stesso possiede appartiene alla comunità, così come qualunque parte, in quanto tale, appartiene al tutto.
Anche il filosofo Rousseau ha analizzato ed elaborato un proprio pensiero circa la cosiddetta volontà generale, l'idea secondo la quale l'uomo deve scoprire quest'ultima, in modo da cancellare al suo interno qualsiasi forma di egoismo, interessi personali, e inserirsi all'interno di un contesto secondo il quale il collettivismo sostituisce l'individualismo; di conseguenza l'uomo rinuncia ai propri diritti personali, e così facendo, anche l'intera comunità farà lo stesso, al fine di rappresentare una valida guida per lo stato.
L'interesse privato deve quindi, secondo Rousseau, sottomettersi all'interesse comune; il problema sorge nel momento in cui all'interno dello stato si creano gruppi di associazioni e/o fazioni con volontà e idee differenti tra loro, in quanto ciò annulla la volontà generale; quest'ultima è realizzabile quando gli uomini si sentono un unico corpo, sorretto da un'unica volontà, la quale garantisce il benessere generale.
È opportuno puntualizzare la distinzione tra volontà generale e "volontà di tutti", la quale è un insieme di determinate volontà, rappresentazione di quelli che sono gli interessi privati, mentre la prima è prettamente espressione degli interessi comuni.
Anche nelle "Lezioni di politica sociale" il filosofo ribadisce il concetto secondo il quale all'interno di una società, a coloro che seguono i propri interessi personali, si accostano uomini privi di senso individualista, agenti al fine di realizzare qualcosa che possa portare benefici non per se stessi, ma per il bene comune.
Come realizzare tutto questo? Ne "La presentazione di Le undici regole del Bene Comune", un primo passo è rappresentato dal superamento del "profitto", ossia la situazione in cui quest'ultimo è organizzato secondo uno scopo comune.
Tale iniziativa non dev'essere distratta da considerazioni di tipo tecnico, morale, o religioso. Successivamente avere il coraggio di definire con semplicità il significato di "bene comune" avendo cura di analizzare il suo significato più profondo: bene comune sia materiale che immateriale.
Infine, l'uomo deve sentirsi consapevole di ricoprire un ruolo fondamentale come centro del bene comune, di cui deve sentirsi protagonista e guida principale nella sua organizzazione e valorizzazione.

Le risorse di Skuola.net per svolgere la prima prova:

- Rousseau, Jean Jacques - Il Contratto Sociale
- Tommaso D'Aquino
- Tesina Bene e male: infinita ricerca di Dio