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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2013 alle ore 07:58.

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Una espansione monetaria, come il colesterolo, non è necessariamente un male. Anzi: in certi frangenti può essere l'unica strada per avere una moneta stabile nel tempo, purché l'azione monetaria sia gestita da un medico - la banca centrale - indipendente dalla miopia di certi pazienti, taluni incoscienti, altri ipocondriaci.

E il rischio che corre oggi l'euro è proprio che una pericolosa ipocondria tedesca si aggiunga alle minacce che lo sguardo corto della politica sta portando con sempre maggiore frequenza, a partire dalla crisi dei debiti sovrani, alla stessa tenuta della nostra moneta. Da ieri è iniziato il "processo" alla Banca centrale europea (Bce) di fronte alla Corte Costituzionale tedesca, dove l'«imputato» dovrà rispondere della seguente «imputazione»: la strategia di espansione monetaria in atto può mettere in pericolo la stabilità monetaria, quindi il valore del risparmio?
L'accusa - in cui militano i cosiddetti falchi tedeschi, alcuni in servizio permanente nella politica, nella Bundesbank, o in entrambi - mette in fila i provvedimenti di politica monetaria che la Bce di Mario Draghi ha inanellato negli scorsi mesi. Da un lato, ci sono le scelte sui tassi di interesse, che si sono avviate lungo una discesa che finora non ha portato al pavimento dei rendimenti nominali zero, ma la distanza non è molta. Dall'altro lato, l'immissione di liquidità, effettiva o annunziata - qualcuno direbbe «minacciata» - ha raggiunto una fisionomia inedita. L'accusa prende atto del fatto che - almeno finora - la dinamica dell'inflazione e delle sue aspettative non ha mostrato alcun profilo di preoccupazione; lo stesso può dirsi della dinamica delle grandezze monetarie, per non parlare di quelle creditizie.

D'altro canto, però, un rischio per essere letale non deve essere necessariamente immediato; basta che sia prospettico. Il rischio letale è che la politica monetaria espansiva di Mario Draghi stia sostenendo l'inerzia dei governi europei fiscalmente indisciplinati. La politica della liquidità a rubinetto ha avuto un ruolo fondamentale nello stabilizzare i mercati finanziari. Il rischio illiquidità è stato scongiurato, con benefici effetti sui tassi di rendimento che i debitori sovrani devono pagare sul collocamento dei loro titoli.
Ma per l"accusa" il punto è un altro: l'espansione monetaria sta contribuendo ad accentuare gli incentivi distorti che già governano la politica fiscale di alcuni dei paesi membri dell'Unione. Il ragionamento è semplice: se un politico indisciplinato sa che la politica monetaria è ancella della politica fiscale, non avrà alcun incentivo a modificare i suoi comportamenti lassisti. Se la politica monetaria è dominata dalla politica fiscale, l'effetto finale sarà il disordine fiscale e quello monetario insieme. Il colesterolo monetario porta alla fine al decesso. La cura efficace è invece quella di evitare ogni azione che, pur non creando alcun pregiudizio odierno alla stabilità, possa far pensare - anche lontanamente - ad un accomodamento monetario di esigenze fiscali.

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