Milano, 17 aprile 2014 - 11:20

Omicidio Marilia, ergastolo
per Grigoletto

Per la Corte Claudio Grigoletto pianificò il delitto

di Mara Rodella

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Lo sguardo fisso, il volto impassibile. Almeno in apparenza. Così Claudio Grigoletto, accanto ai suoi legali, ha ascoltato il presidente della prima sezione della corte d'assise Vittorio Masia pronunciare la sentenza che lo ha condannato all'ergastolo per l'omicidio della sua segretaria e amante Marilia Rodriguez Silva Martins, 29 anni, uccisa il 29 agosto scorso nella sede della Lk Aviation di Gambara.
Così si è chiuso il processo in abbreviato a carico dell'ex pilota 34enne, dopo cinque ore di discussione e quattro di camera di consiglio. Come sconto di pena, previsto dal rito, niente isolamento diurno in carcere.

Accolti tutti i capi d'imputazione, «in continuazione»: omicidio volontario (aggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e dalla minorata difesa), procurato aborto e tentata distruzione di cadavere. Sospesa, fino al termine della pena, la responsabilità genitoriale. Perché Grigoletto - secondo il pm Ambrogio Cassiani - ha messo in atto un «agguato pianificato, progettato da giorni», per «eliminare l'ostacolo che avrebbe minato la ritrovata serenità familiare»: un figlio in grembo alla sua amante e segretaria, mentre da poco più di un mese la moglie aveva dato alla luce la sua secondogenita.

Non è bastato il tentativo dell'ex pilota di convincere la corte, durante l'interrogatorio: «Non sapevo dove sbattere la testa, lei ha cercato di aggredirmi e ho perso il controllo. Non riuscivo a fermarmi, a tornare indietro. Tra di noi era finita, ma la lite è degenerata...». Disse di aver tentato invano il suicidio, si commosse pensando alle sue bambine. «Ma mai parlando di Marilia, mai una parola di compassione, o un pensiero al bambino che portava in grembo», ha tuonato il pm in requisitoria. Non è bastata l'arringa della difesa - rappresentata dagli avvocati Elena Raimondi e Renata Milini - che ha definito la morte di Marilia «il frutto di un'azione incontrollata di lucida follia in pieno stato d'ira» prima di chiedere l'omicidio preterintenzionale con attenuanti prevalenti. Non è bastato insistere sul «carattere forte» di Marilia, che «pretendeva auto, appartamento e soldi che non c'erano» o riferire che Grigoletto sarebbe affetto da bipolarismo di tipo uno. Non è bastato nemmeno insinuare nella corte il dubbio che quelli dell'accusa fossero «solo sospetti irragionevoli tutti da dimostrare». E la sua «sentenza di morte», per il pm, il «Grigo» l'ha firmata il 25 agosto, quando cioè da un falso account della vittima appositamente creato, scrisse a se stesso, alla moglie Jessica e a un collega, per pianificare un incontro chiarificatore sulla presunta relazione: i pettegolezzi si facevano sempre più insistenti. «Ma non l'ho uccisa, non credermi capace di una cosa simile» giurò alla moglia prima dell'arresto.

Per il pm il pilota sapeva che la situazione gli stava sfuggendo di mano. Ha cercato di far ricadere i sospetti sull'ex di Marilia, Andrea Arrighi. Al punto che la corte ha disposto la trasmissione degli atti alla procura affinché proceda per calunnia nei confronti dello stesso Arrighi, oltre che del collega Paolo Zandro. Pensava di farla finita o di dirlo alla moglie, ma «ha trovato la terza alternativa: uccidere Marilia, parcheggiata in un hotel da giorni: non lo sapeva, ma era già morta». La mattina del 29 agosto la chiamò e le disse «Vieni da sola». Nella sede di Gambara. Avrebbero dovuto fare le pulizie in vista della riapertura. Poi la lite, gli insulti, le minacce. «Se non mi dai tutto quello che hai dato a tua moglie la chiamo e le racconto tutto», avrebbe detto Marilia prima «di minacciarlo con una forbice». Una versione «impossibile» per l'accusa, e per i giudici.

Secondo la ricostruzione fornita dall'accusa il pilota «l'ha aspettata, ha provato a stordirla con l'ammoniaca, lei si è girata, lui l'ha colpita con un manrovescio e lei è volata a terra. Ha iniziato a tremare, perché lo capiva, che stava per essere strangolata. Ed è morta avendo paura. Ma ha provato a difendersi, come dimostrano i graffi sul viso di Grigoletto. Fosse stato un impeto avrebbe potuto ripensarci. Invece ha provato a sbarazzarsi del corpo «svitando i bulloni della caldaia con una chiave a pappagallo presa al campo volo di Bedizzole, cospargendolo di ammoniaca e acido muriatico, sistemando i giornali, appiccando il fuoco, che però si è spento subito». Il corpo non è riuscito a distruggerlo, «ma tre famiglie sì». E per il padre e la madre di Marilia, entrambi in aula con l'avvocato di parte civile Anita Liporace, la corte ha disposto una provvisionale da 150mila euro per ognuno, oltre al risarcimento da stabilirsi in sede civile. Lui, Grigo, impassibile, se n'è andato con i poliziotti.

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