Motori

Giugiaro e Apple Car, il "Designer del secolo" interpreta il prossimo mito

Tutte le insidie e le opportunità dell'auto più attesa secondo Giorgetto Giugiaro. Una cosa è certa, per progettarla "Ci vuole coraggio"
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“La Apple Car? Mi candido ufficialmente a progettarla”. Giorgetto Giugiaro ama parlar chiaro, anche se sembra strano che una leggenda vivente che ha disegnato le auto più rivoluzionarie, con sette lauree ad honorem, una lista incredibile di premi vinti nel mondo del car e dell’industrial design (fra l’altro sei Compasso d’Oro) e nominato “Car Designer del Secolo” non sia stato interpellato per l’attesissima auto della Apple. “Io sono ben disposto continua Giugiaro – a portare il mio contributo perché siamo ben strutturati per farlo... Scriva che costo anche poco...”.

Ma è possibile che un’auto sia disegnata e progettato da un’azienda che fa telefoni?
“La creatività non ha limiti, vero, ma nell’auto ci sono regole precise da seguire. Chi fa solo telefoni, ma il discorso vale per lampade o sedie, se entra in un altro mondo, non sempre riesce a centrare l’idea. Il calcolo delle probabilità è a loro sfavore perché gli errori che possono fare sono enormi. Questo non esclude che alla Apple invece possano avere un’idea nuova, diversa. Ma l’auto è un mondo molto variegato. A parte. Un esempio per tutti: in Cina vogliono auto che noi europei abbiamo superato. Ma l’uomo è curioso, si invaghisce di cose strane...”.

Forse la chiave è questa, fare una cosa diversa, strana.
“Ci vuole coraggio, qui serve un investimento enorme, e bisogna essere sicuri che tutti possano avere lo stesso apprezzamento per il prodotto, al di là dell’estetica. Una scommessa impossibile per l’auto”.

Quali sono gli ostacoli della Apple car?
“Loro ne hanno uno più degli altri: sono condannati a non fare cose barocche, l’imput della semplificazione è la forza, ma i creativi faranno di tutto per incuriosire e attrarre”.

L’iPod lanciò il concetto della semplificazione, spiazzando la concorrenza con un lettore MP3 con pochissimi comandi. Lei la stessa idea la propose per primo nel mondo dell’auto con la Panda. Poi questa filosofia si è persa. Ma è replicabile ancora?
“Trasportare persone è diverso però: ci sono logiche di traffico, di sicurezza, mille vincoli tecnologici di produzione e ambientali”.

Che forma dovrebbe avere la Apple Car?
“Dipenderà dal costo: ci sono modelli perfetti per auto economiche, super funzionali, grandi. Ma nella progettazione e nel design di un’auto non si scappa da alcuni concetti”

Tipo?
“L’uomo ha una sua forma, deve sedersi, deve guidare. Salire e scendere. Ci sono cose imprescindibili. Disegnare è facile, bisogna vedere qual è il risultato di questo disegno. Sappiamo che l’auto ha bisogno di scelte drastiche da fare. Oggi si “scende ancora” in auto, ma sui Suv invece si “sale”, e in Usa ormai le auto le vogliono solo così. Però le auto dovranno sempre trasportare persone, non si scappa...”.

La Apple ha dimostrato di saper realizzare cose impensabili.
“Ovvio che questi signori su un cruscottino possono farci vedere quello che vogliono, ma questo “quello che vogliono” deve essere fatto con un’automobile. Siamo desiderosi di vedere questa rivoluzione, ma alle rivoluzioni si arriva per gradi”.

Torniamo alla forma, ce n’è una ideale?
“Complicato perché anche qui dipende dai Paesi. In generale oggi non si possono fare macchine esageratamente grandi. Gli spazi in molte zone sono un problema, quindi è facile immaginare qualcosa di compatto. Quanto? Io spero che ci sia un piccolo mezzo come lo zaino che mi solleva e mi porta dove voglio... Visione? Certo, ma chi avrebbe mai immaginato che un’azienda di telefoni potesse progettare l’auto più attesa di sempre?”

Provocazioni a parte, la forma è importante?
“Fondamentale. L’architettura fa parte del piacere visivo, anzi direi di più, del non inquinamento visivo, quindi una necessità assoluta per le nostre città”.

Una sua storica teoria riguarda proprio la tecnologia. “Chi è ricco vuole avere sempre di più per differenziarsi. E la tecnologia regala questa fantastica illusione di avere chissà che cosa...". L’illusione è ancora valida oggi o siamo a caccia di altro?
“Beh, l’auto a guida autonoma è una di queste perché “vende” un sistema che cerca di proteggere l’uomo dalle sue efficienze. Le pare una cosa da poco? Una macchina che si guida da sola. Prevedo un grande futuro per i distratti... In realtà è la società che deve esprimere leggi in tema di sicurezza: essere passeggeri di se stessi in una macchina è una cosa complessa”.

E torniamo al problema dei costi.
“La tecnologia costa cara, si sa. Ma è un problema che va a tappe: con il tempo il trasferimento dei dispositivi dalle vetture da ricchi a quelle popolari è inevitabile e sempre più veloce. Ma sull’auto - anche se si inventano cose straordinarie - non si può prescindere da un aspetto fondamentale: qui sopra si viaggia. O in automatico o secondo delle regole imposte dal piacere dell’acquirente”.

In una nostra intervista di quasi 10 anni fa lei sostenne una tesi – come al solito... – d’avanguardia assoluta, parlando proprio della web car. “Dalla voglia di auto da giovani siamo passati a quella dell'auto super tecnologica. Mi diverte la definizione di web car, è tremendamente vera: lo stile mondiale dell'auto è ormai questo. Ossia tutto rivolto a proporre una macchina super tecnologica, piena di cose - mi lasci dire - del tutto inutili". Ha cambiato idea nel frattempo?
“Assolutamente no, la voglia di Apple car affonda radici proprio in questo concetto”.

Esiste un problema legato alla sussistenza delle altre case automobilistiche con l’arrivo massiccio della tecnologia? A forza di mettere roba in macchina diventa davvero difficile guadagnare perché i prezzi non possono essere aumentati più di tanto?
“Vero, questo obbliga ad avere numeri produttivi altissimi per guadagnare qualcosa nella produzione”