IMMIGRAZIONE
Profughi, Zaia ai vescovi:
«Ospitateli voi nei seminari»
Il presidente della Regione risponde alle richieste di accoglienza espresse dai due religiosi. Manildo lo accusa: «Rimpalla i problemi»
PADOVA «Chi è senza peccato scagli la prima pietra». Così Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, commenta la lettera dei vescovi di Treviso e Vittorio Veneto, rispettivamente monsignor Gianfranco Agostino Gardin e monsignor Corrado Pizziolo, sull’accoglienza dei profughi perché - come hanno spiegato - è un dovere cristiano. «I vescovi, che rispetto in quanto cattolico, io li capisco perché il Vangelo predica la compassione, la solidarietà, l’aiutare chi è in difficoltà, ma i cittadini veneti hanno capito che molti di questi che noi aiutiamo come profughi non sono affatto in difficoltà; 2 su 3, infatti, non sono profughi - ha puntualizzato Zaia -. I veneti si chiedono: i vescovi hanno dato tutto quello che potevano dare? I seminari sono tutti pieni di immigrati e di profughi? Gli altri edifici a disposizione dei vescovi non sono più utilizzabili tanto sono pieni di profughi? Proprio non mi risulta».
Sulla vicenda si è espresso anche Franco Lorenzon, segretario generale della Cisl Belluno Treviso: «Il fenomeno migratorio, sempre esistito ma ora in fase di crescita veloce e tumultuosa, non terminerà domani. Pensare poi che esso riguardi tutti fuorché noi e la nostra realtà territoriale, è semplicemente un’illusione, perché non esiste un’isola felice in un mare in tempesta». Lorenzon, aggiunge «Se i vescovi trevigiani ci richiamano anche ad un ‘supplemento di umanità’ credo faremmo bene a prenderci qualche minuto di pausa perché tutte le civiltà crescono e si misurano soprattutto da come sono capaci di aprirsi alle sfide esterne, in particolare a quelle portate da chi sta peggio». «Per una volta - conclude - proviamo a riflettere prima di parlare e di agire. Ne trarremo tutti un grande giovamento».
Per il sindaco di Treviso, Giovanni Manildo, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, replicando alla lettera dei vescovi di Treviso e Vittorio Veneto sulla questione dell’immigrazione «si fa scivolare addosso la questione come se non lo riguardasse, la rimpalla altrove, instilla il dubbio, chiedendoci se siamo certi che la Caritas e la Chiesa abbiano davvero fatto la loro parte, e come nel gioco che si fa tra bambini dice ‘tua senza ritorno’». Pur riconoscendo a Zaia doti di bravo comunicatore, il primo cittadino di Treviso rileva che il suo modo di porsi di fronte al tema «non è affatto quello di prendersi cura dei cittadini e cercare di dare risposta alle loro giuste esigenze ma solo rimandare il problema di un altro giorno». Rispetto al modello dell’accoglienza diffusa, Manildo infine osserva che «se ognuno fa la sua parte il tema lo possiamo affrontare e risolvere senza creare allarmismi e disagi ai cittadini. Servono collaborazione tra istituzioni, senso di responsabilità e fiducia. Evitare i problemi, rispedirli semplicemente ad altri - conclude - è l’esatto opposto di risolverli».