Milano, 2 luglio 2016 - 23:08

Sala: «In missione a Londra
per portare un’agenzia Ue a Milano»

Il sindaco: mi aspetto che il governo ci sostenga, anche per i progetti sulle periferie. Sono molto soddisfatto della nomina a presidente della Fiera di Gorno Tempini

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Omnimilano) Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Omnimilano)
shadow

Giovedì scorso era al quartiere Giambellino per la prima seduta della sua giunta. Mercoledì sarà a Londra per gettare le basi del possibile trasferimento nel capoluogo lombardo di una delle Agenzie europee ospitate nella City. Dalle periferie al mondo non è solo uno slogan per il sindaco Giuseppe Sala: «In questo mandato ci occuperemo, come avevo promesso, della riqualificazione delle zone più bisognose della città. Ma allo stesso tempo terremo alto il profilo internazionale e, con la Brexit, dobbiamo approfittare della finestra che si è aperta».

Missione londinese: chi incontrerà, sindaco?
«Anzitutto i vertici di Ema e Eba. L’Agenzia che si occupa del farmaco ha un budget di oltre 300 milioni all’anno e vi lavorano oltre 600 persone. Eba, l’Autorità bancaria, ha un budget inferiore, ma dei circa 150 impiegati già oggi la nazionalità maggiormente rappresentata è quella italiana: chiaro che a noi questa potrebbe interessare molto anche perché ha un aggancio diretto con tutto il mondo della finanza. Bisogna tenere conto del tema che si aprirà a proposito della “passaportazione europea”».

Chi ha organizzato gli incontri?
«L’ambasciatore Pasquale Terracciano. E con lui incontrerò anche un po’ di mondo finanziario e industriale».

Il governo è coinvolto?
«Ovviamente ne ho parlato con il premier Renzi e sono informati sia il ministero dell’Economia che la Farnesina. Anche perché per poi rendere fattibile la cosa dovrà cominciare un’operazione di lobbing da parte del governo che dovrà trattare con il resto dell’Unione Europea».

Il senso della missione, dunque?
«Intanto non voglio farmi battere sul tempo: ci sono altre città, come Amsterdam e Varsavia che già si sono organizzate con lo stesso obiettivo. Se invece parliamo di cosa dirò ai miei interlocutori, spiegherò a persone abituate a un certo stile di vita perché Milano possa essere attrattiva: dirò che abbiamo scuole e università di eccellenza per i loro figli, servizi elevati, una qualità della vita alta, che in due ore si arriva ai laghi, al mare e alla montagna e credo che nessuno in Europa possa offrire lo stesso».

Ottimista?
«Io credo che Milano stia vivendo un momento di grande prestigio internazionale e che sia giusto cavalcarlo. Mi aspetto che il governo faccia lo stesso: l’Italia ha poche agenzie e il poco che c’è, come la Fao, ha casa a Roma».

E le periferie?
«Come detto, saranno la nostra ossessione. Nel budget troveremo 30 milioni per sistemare in due anni gli appartamenti sfitti. Entro fine agosto poi presenteremo la proposta per sostenere il piano da 100 milioni che MM (la società Metropolitana Milanese) ha presentato per la manutenzione straordinaria delle case popolari gestite da noi».

Chiederà soldi a Roma?
«I soldi li troveremo noi. Ma parlerò anche con il ministro Graziano Delrio per capire cos’altro potremo fare, visto che anche il governo ha in mente un progetto per le periferie delle città. E poi mi aspetto che la Regione faccia lo stesso con le case Aler: sarà uno dei punti dell’agenda di lavoro con Maroni».

Soddisfatto della nomina a presidente della Fiera di Giovanni Gorno Tempini?
«Molto. C’è stata sintonia con il presidente Maroni e questa persona è di grande competenza e non ha marchi politici. Spero che questo primo passo sia di buon auspicio per il lavoro futuro con il governatore anche perché insieme dovremo occuparci di partite decisive: la casa, appunto, Arexpo, il sistema dei trasporti e altro ancora».

Sul tema dei profughi?
«Non si può dire di no all’utilizzo dell’ex campo base di Expo come la destra sta facendo in maniera pregiudiziale. Mi auguro che i milanesi lo capiscano: non stiamo parlando del perimetro di Expo, è una zona lontana, già organizzata e attrezzata, perché creare il panico in città? E, in ogni caso, qual è l’alternativa? La politica dovrebbe usare buon senso».

Ne parlerà a Stefano Parisi, capo dell’opposizione a Palazzo Marino?
«Non solo. Inviterò Parisi a venire con me a visitare il campo base e altre possibili soluzioni e a valutare serenamente quale possa essere l’ipotesi più adatta. La campagna elettorale è finita: io sono pronto a coinvolgere Parisi nelle grandi partite più delicate e mi aspetto da lui una opposizione non sterile ma critica e costruttiva».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT