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TRIBUNALE DI PALERMO
UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI
N. 2289/82 R.G.U.I.
ORDINANZA - SENTENZA
emessa nel procedimento penale
CONTRO
ABBATE GIOVANNI + 706
VOLUME N. 17
- Pag.3.279 -
PARTE QUARTA
GL I ATTENTAT I CONTRO PUBBL ICI F"UNZ IONAR·I
- Pag.3.280 -
CAPITOLO I
GLI OMICIDI DEL DIRIGENTE DELLA SQUADRA MOBILE
DI PALERMO DOTT. BORIS GIULIANO E DEL CAPITANO
DEI CC. EMANUELE BASILE
- Pag.3.2.81 -
- I -
Gli omicidi del V. Questore dr. Giorgio
Boris Giuliano, dirigente della Squadra Mobile
di Palermo, e del Capitano dei Carabinieri
Emanuele Basile, Comandante della Compagnia di
Monreale, costuituiscono drammatico antefatto
della c.d. "guerra di mafia" che insanguinera'
Palermo a partire dall'anno 1981.
Quasi dieci anni di pressocche' totale
disattenzione al fenomeno mafioso avevano
consentito alle "famiglie" di Cosa Nostra, gia'
disgregatesi per effetto di lotte intestine,
della pressione degli
Commissione Antimafia, di
inqui!:enti e
riorganizzarsi
della
ed
sostanze stupefacenti,
impadronirsi
distribuzione
dei
delle
canali di produzione e
assicurandosene gli ingentissimi profitti.
All'interno di Cosa Nostra si delineava il
disegno egemone della famiglia corleonese, che
gia' meditava l'eliminazione dei piu'
associate in grado di contrastare
di predominio.
prestigiosi
- Pag.3.282 -
rappresentanti delle
tale
cosche
progetto
Mancavano nelle Forze dell'ordine e nella
Magistratura le adeguate conoscenze
realta' mafiosa, decisamente
della nuova
all'epoca
sottovalutata, e non esisteva alcuna strategia
di lotta alle organizzazioni criminali.
Tuttavia nella prima meta' del 1979 ed
all'inizio del 1980 alcuni brillanti
investigatori, pur in stato di sostanziale
isolamento e circondati dal generale
scetticismo, investivano a fondo con le loro
penetranti indagini le
pressocche' tutte le
attivita'
cosche
criminose
mafiose
di
e,
particolarmente, quelle corleonesi e dei loro
piu' stretti alleati, sino allora men che
sfiorate dall'azione investigativa.
L'enormita' degli interessi in gioco fa
maturare nelle menti criminali il convincimento
che l'eliminazione di quelli che venivano
ritenuti i solitari paladini della legalita'
fosse necessaria e sufficiente per la
- Pag.3.283 -
salvaguardia delle attivita' illecite intraprese
ed il raggiungimento degli scopi egemonici
perseguiti.
Cade il dr. Giuliano il 21 luglio 1979
sotto i colpi di un killer mai identificato e lo
scopo sembra raggiunto. Per oltre sei mesi si
allenta la pressione investigativa mentre sul
piano giudiziario si diluiscono in sconcertanti
ritardi ed opinabili p~oscioglimenti i frutti
delle indagini iniziate dal funzionario.
Nel febbraio 1980 il Capitano Emanuele
Basile, for.zando un inammissibile immobilismo,
riprende, con numerosi e clamorosi arresti, la
strada intrapresa dal Giuliano, utilizzando
tutte le risultanze degli accertamenti da costui
avviati. In poco piu' di due mesi la cosca
corleonese e quelle dei suoi piu' stretti
alleati sono nuovamente investite in pieno dalle
indagini.
Il 5 maggio 1980 cade anche il Capitano
Emanuele Basile per mano di tre assassini,
questa volta immediatamente identificati, la cui
mano e' stata armata all'insaputa dei capi di
- Pag.3.284 -
quelle famiglie la cui sorte a questo punto e'
stata gia' segnata, essendo stato spazzato via
ogni ostacolo esterno al predominio di chi il
disegno egemonico persegue.
- II -
Alle ore 8 circa del 21 luglio 1979 un
individuo, introdottosi nel bar Lux, sito in
Palermo nella via Francesco Paolo Di Blasi n.17,
esplodeva numerosi colpi di pistola calibro 7,65
all'indirizzo del V. Questore dr. Giorgio Boris
Giuliano. dirigente della Squadra Mobile di
Palermo. il quale da pochi istanti s~ trovava
nel locale per consumare un caffe', uccidendolo.
Il crimine avveniva alla presenza di numerosi
drammaticita'
dalla fulmineita'clienti che, atterriti
dell'evento, non riuscivano
e
a
porre in essere il benche' minimo tentativo di
reazione contro l'assassino, che cosi' poteva
facilmente guadagnare l'uscita e
darsi
- Pag.3.285 -
alla fuga, raggiungendo a piedi la vicina
via Domenico Di Marco e prendendo posto su una
Fiat 128 che, con alla guida un complice, ivi lo
attendeva.
L'autovettura si allontanava
immediatamente e veniva ritrovata soltanto dopo
circa tre ore. abbandonata in via Lombardia. Si
constatava che era stata il 20 giugno 1979
rubata a tale Giuseppe D'Agostino e che la sua
targa era stata contraffatta utilizzando parti
di altra rubata a Cesare Mirelli.
Dei testi oculari del delitto, soltanto il
gestore del bar, Giovanni Siracusa, riusciva a
fornire una descrizione abbastanza accurata
dell'omicida (eta' circa 35 anni, statura poco
inferiore a m.1.70, corporatura robusta, braccia
molto robuste, capelli a taglio corto abbondanti
e castano scuri, viso rotondo molto pieno, senza
baffi) , in base alle quale, formato in
identikit, venivano diramate le
non davano pero' esito alcuno.
- III -
ricerche, che
- Pag.3.286 -
Nessun concreto esito avevano la prima
fase della istruzione preliminare, condotta
dalla Procura della Repubblica di Palermo, e
delle indagini di Polizia giudizia, condotte
dalla stessa Squadra Mobile gia' diretta dal dr.
Giuliano.
Cu:r:ava il P.M. di assumere in formale
esame testimoniale l'avv. Giuseppe Melzi da
Mìlano ed il giornalista Francesco Santoro, i
quali, nei giorni immediatamente successivi al
delitto il primo nel corso di talune
conferenze stampa ed interviste rilasciate a
noti settimanali e l'altro in un articolo a sua
firma pubblicato sul periodico Panorama
avevano lasciato intendere di essere a
conoscenza di particolari che avrebbero permesso
di ricollegare l'omicidio del dr. Giuliano a
quello, poco prima consumato in Milano,
dell'avv. Giorgio Ambrosoli, liquidatore delle
banche del noto finanziere Michele Sindona.
- Pag.3.287 -
conseguenti indagini espletate permettevano
L'audizione di detti testi e le
di
accertare che il Melzi ed il Santoro non erano a
conoscenza di alcuna rilevante circostanza e che
si erano limitati a formulare inconsistenti
come, ad esempio, un asserito incontro
ipotesi
supposti,
fondate su avvenimenti soltanto
fra il dr. Boris Giuliano e l'Ambrosoli avvenuto
in Milano o in localita' imprecisata a meta' del
mese di giugno.
Il M.llo della Guardia di Finanza Orlando
GotellL indicato dal Melzi, smentiva infatti di
essere stato testimone di tale fantomatico
quanto al
soltanto dato notizia alincontro
Melzi e,
o di averne
Santoro, chiariva che
trattavasi di persona poco informata in ordine
alle faccende concernenti il Sindona - sul quale
il Gotelli da tempo indagava per incarico dei
magistrati milanesi Viola ed Urbisci sicche'
incontri col predetto,egli,
aveva
dopo alcuni
"mollato", ritenendo inutile
lo
servirsi
della sua offerta collaborazione nell'ambito
delle medesime indagini.
- Pag.3.288 -
La pista, comunque, veniva del tutto
abbandonata a seguito di nota chiarificatrice
della Squadra Mobile di Palezmo del 7 agosto
1979 (Vo1.1/L f.34) a firma del dr. B:runo
Contrada, uno dei piu' stretti collaboratozì del
dz. Giuliano, il quale perentoriamente riferiva
che quest'ultimo non aveva svolto indagini di
alcun genere in relazione all'"affare" Sindona;
non si era recato a Milano ne' per motivi di
ufficio ne' per motivi personali; non si era
incontrato con l'avv.
lui non conosciuto.
Ambrosoli, per alt:ro da
- IV -
Con :rapporto del 16 dicembre 1979 (Vol.l/1
f.120) la Squadra Mobile di Palermo riferiva
sull'esito della prima fase delle indagini di
polizia giudiziazia,
del
ricost:ruendo la dinamica
- Pag.3.289 -
delitto e formulando un ventaglio di ipotesi
sulla causale dell'omicidio, tutte riconducenti
ad impegnative inchieste criminali condotte dal
dr. Giuliano nel periodo immediatamente
precedente alla sua morte, che si prospettava
come determinata dalla reazione delle
organizzazioni delittuose ai duri colpi inferti
dal funzionario alle loro illecite attivita'.
Venivano particolarmente richiamate:
- l'operazione di polizia iniziata il 26 aprile
1979 a seguito dell'omicidio del metronotte
Alfonso Sgroi in servizio dinanzi alla sede di
Palermo della Cassa Centrale di Risparmio V.E.,
oggetto di rapina, e conclusasi nei giorni
successivi con l'arresto di cinque dei presunti
componenti la banda dei rapinatori ~ Rosario
Spitalieri, Giovanni Greco, Pietro Marchese,
Girolamo e Giovanni Mondello - e con la scoperta
del "covo", luogo di riunione degli associati,
in Corso dei Mille, ove erano stati rinvenuti e
sequestrati micidiali armi, radio
rice-trasrnittenti, corpetti antiproiettile e
denaro dì sospetta provenienza;
- Pag.3.290 -
La scoperta, avvenuta il 7 luglio 1979 ad
opera del dr. Giuliano, a seguito dell'arresto
per poz:to abusivo d'az:ma di tali Antonino
Maz:chese ed Antonino Gioe', di altro "covo" di
criminali nella via Pecoz:i Giz:aldi, dove ez:ano
stati tz:ovati quattz:o chilogrammi di ez:oina
puz:a, armi e munizioni, ed ez:ano state z:invenute
le tracce del pericoloso latitante Leoluca
Biagio Bagaz:ella, ritenuto luogotenente del
famigerato Luciano Leggio;
- L'identificazione di pericolosa associazione
cz:iminale, denunciata con z:apporto del dr.
Giuliano del 7 maggio 1979, dedita al traffico
intez:nazionale di sostanze stupefacenti ed
interessata a vastissimo movimento di dollaz:i
U.S.A. in Sicilia - fra i denunciati: Salvatoz:e
Sollena, Giovanni Bontate, Gaetano Badalamenti,
Salvatore Marsalone, Fz:ancesco Rappa e Fz:ancesco
Lo Iacono -
- Il rinvenimento, avvenuto il 19 giugno 1979
nella sala arrivi dell'aeroporto di Punta Raisi,
di due valige provenienti dagli U.S.A. e dirette
- Pag.3.291 -
a fittizio destinatario, di cui una contenente
dollari in banconote di piccolocirca 500.000
taglioi
La recente individuazione di alt:ra vasta
associazione pe:r delinque:re ope:rante su scala
inte:rnazionale, a seguito della quale e:rano
stati emessi 14 ordini di cattu:ra a ca:rico, fra
gli altri, di tali Giuseppe Savoca, Rosolino
Savoca, Filippo Ganci e Gaetano Scavone.
- V -
Conclusa l'istruzione preliminare, il P.M.
trasmetteva, con nota del 28 novembre 1980, gli
atti al Giudice istruttore, chiedendo procedersi
con istruzione formale nei confronti di imputati
ignoti per i reati di omicidio aggravato del dr.
Giuliano e di furto dell'auto del D'Agostino.
- Pag.3.292 -
- VI -
Presso questo Ufficio Istruzione gia' da
tempo all'epoca pendevano i procedimenti penali
nel rapporto delmenzionate
conseguenti
giudiziaria
alle operazioni di poli2ia
16
dicembre 1979 ed, in particolare, e:r::a in stato
di avanzata istruzione il p:r::ocedimento nei
confronti di Antonino Marchese, Antonino Gioe',
Leoluca Biagio Bagarella e gli altri componenti
dell'associazione c:r::iminosa facente capo al
"covo" di via Pecori Giraldi, scope:r::to dal d:r::.
Giuliano il 7 luglio 1979.
Il dr. Giuliano, ucciso appena 14 giorni
dopo l'arresto del Marchese e del Gioe', aveva
gia' dato decisivo impulso alle indagini,
identificando
"covo" e raccogliendo
Bagarella
utilizzato:r::i
materiale
del
che,
nel
in data
uno
25 ottobre
degli
altro
1979,
consentiva alla Squadra Mobile di Palermo di
presentare rapporto di denucia
- Pag.3.293 -
(Vol.3/L f.LtO) per associazione per delinquere,
detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti,
porto e detenzione illegali di armi da fuoco,
favoreggiamento personale ed altro nei confronti
dei seguenti individui: Antonino Marchese,
Antonino Gioe', Leoluca Biagio Bagarella,
Rosario Anselmo, Gregorio e Giuseppe Agrigento,
Giuseppa Drago, Melchiorre Sorrentino, Giacomo
Bentivegna e Vincenzo Bavetta. Venivano altresì'
evidenziati elementi di responsabilita' a carico
dei fratelli Francesco, Andrea e Giulio Di Carlo
da Altofonte, sospettati di essere ai vertici di
agguerrita cosca mafiosa, e del principe
Alessandro Vanni Calvello di S.Vincenzo, socio
di Francesco Di Carlo nella gestione del
night-club "Il Castello" di S.Nicola L'Arena,
locale che si sospettava al centro di ingente
traffico di sostanze stupefacenti.
- Pag.3.294 -
Le conclusioni del zappozto del 25 ottobze
1979 non venivano pero' integralmente accolte
dal Procuratore della Repubblica di Palermo, il
quale chiedeva procedersi con istruzione formale
pez il zeato di associazione per delinquere,
finalizzata
stupefacenti,
del Sorrentino nell'ambito
soltanto
sostanze
del
del
confronti
traffico di
nei
alanche
eBagarella
procedimento gia' dal luglio 1979 pendente
contro il Marchese ed il Gioe', considerando
solo indiziati taluni degli altri denunziati.
subivano decisiva svolta.
Tzascorso
indagini
qualche
una
mese tuttavia le
Il
Capitano Emanuele Basile, comandante della
Compagnia Cazabinie:ri di Mon:reale, il quale sin
dal 25 luglio 1979, occupandosi della scompa:rsa
dei fratelli Melchiorre e Giuseppe Sorrentino,
risalente all'inizio di quel mese, aveva chiesto
alla pzocura della Repubblica di Palermo
consistenza patrimoniale
l'emissione
accertare la
di p:rovvedimenti tendenti
e
ad
le
disponibilita' bancarie dei Di Carlo, del Gioe',
- Pag.3.295 -
del Vanni
febbraio
del Marchese e
autonomamente, in data
Calvello,
6
provvedeva
1980,
all'arresto di Giulio ed Andrea Di Carlo,
Salvatore e Giuseppe Lo Nigro, Giuseppe Cusimano
e Giacomo Bentivegna, alla denuncia del Gioe' e
del Marchese - gia' arrestati il 7 luglio 1979 -
e di Leoluca Biagio Bagarella gia' arrestato
l' 1 1 dicembre 1979 nonche' alla denuncia in
stato di irreperibilita' di Francesco Di Carlo,
loro addebitando di essere i componenti di vasta
associazione per delinquere con ramificazioni in
Altofonte e Palermo, alla cui attivita' dovevano
farsi risalire anche numerosi omicidi in quel
periodo in Altofonte verificatisi.
Il Procuratore della Repubblica di
Palermo, convalidati gli adottati provvedimenti
restrittivi, chiedeva procedersi con istruzione
formale contro tutti gli arrestati ed il
Francesco Di Carlo, previa riunione del nuovo
procedimento a quello gia' pendente dinanzi al
Giudice istruttore nei confronti del Marchese,
del Gioe' e del Bagarella.
- Pag.3.296 -
Nel corso di tale formale istruzione
venivano incriminati altri presunti appartenenti
all'associazione criminosa, quali i fratelli
Gregorio e Giuseppe Agrigento, Rosario Anselmo,
Vincenzo Marchese e Lorenzo Nuvoletta.
Nell'aprile 1980 il Giudice Istruttore ed
il p • M. , accompagnati dal Capitano Basile, si
recavano nel comune di Medicina
venivano escussi in qualita'
(Bologna),
di testi
ove
tali
Giacomo Riina e Giuseppe Leggio, nei quali erano
stati identificati taluni individui ritratti, in
alcune fotografie sequestrate in casa di Andrea
Di Carlo, insieme a costui, al fratello Giulio,
al Gioe' ed al noto esponente della malavita
campana Lorenzo Nuvoletta altra fotografia,
sequestrata in via Pecori Giraldi, che appariva
eseguita nello st~sso luogo e nelle medesime
circostanze, ritraeva Leoluca Biagio Bagarella
Di
Entrambi i
Carlo,
testi negavano di conoscere il
il Gioe' ed il
- Pag.3.297 -
Nuvoletta e venivano sedutastante colpiti da
mandato di cattura per il reato di zalsa
testimonianza. Contestualmente, a cura del
Capitano Basile, venire eseguita perquisizione
presso le loro abitazioni in Medicina e Budrio.
Veniva in casa del Riina sequestrata ampia
documentazione comprovante i suoi rapporti con i
Di Carlo e con il IOLO congiunto Benedetto
(Vol.3/L f.27)),
Capizzi,
1980
sicche' , con rapporto
a firma
del
del
22 aprile
Capitano
Basile, il Riina ed il Capizzi venivano
anch'essi denunziati per il reato di
associazione per delinquere e colpiti da mandato
di cattura con il quale tale delitto veniva loro
contestato.
- VII -
Col rapporto del 22 aprile 1980 usciva di
scena il Capitano Basile, fino allora
- Pag.3.298 -
infaticabile animatore delle indagini iniziate
il 7 luglio 1979 dal dr. Giorgio Boris Giuliano.
dellaSilvana Musanti e
compagnia della moglie
figlioletta rincasava
Nella notte
l'ufficiale,
tra il
ment:re in
4 e 5 maggio 1980
:reduce dai festeggiamenti in corso in ono:re del
Patrono di Monreale, veniva barba:ramente colpito
a morte da nume:rosi colpi di arma da fuoco, che
mi:racolosamente risparmiavano le sue congiunte.
Nella stessa notte
Moreale procedevano,
i
a pochi
Ca:rabinie:ri
chilometri
di
di
distanza dal centro abitato, all'arresto di tali
Giuseppe Madonia, Vincenzo Puccio ed Armando
Bonanno, sorp:resi in sospette circostanze ed in
condizioni tali da far con certezza ritenere si
fossero poco prima dati alla fuga a piedi lungo
la campagna circostante Monreale, nei cui pressi
era stata :rinvenuta l'auto con la quale i
davano
malviventi
allontanati.
si
I
erano subito
tre
dopo l'omicidio
risibili
giustificazioni in ordine ai loro movimenti e
incriminati
fornivano,
Venivano
comunque, alibi risultati falsi.
per
l'omicidio
- Pag.3.299 -
dell'ufficiale, il tentato omicidio
della moglie Silvana Musanti e vari reati
connessi e a giudizio della Corte di
Assise di
rinviati
Palermo, per risponderne, con
ordinanza del 6 aprile 1981 <Vol.3/L f.581), a
seguito di istruzione formale nel corso della
quale, tra l'altro, veniva gravemente minacciato
il perito dr. Paolo Procaccianti. incaricato di
procedere allo sviluppo dei guanti di paraffina
prelevati sui tre arrestati.
Dopo complesse vicende dibattimentali i
tre imputati venivano assolti dalla Corte di
Assise per insufficienza di prove ed
immediatamente escarcerati.
- VIII -
Frattanto, nell'ambito degli ulteriori
all'omicidio
diffusamentepiu'sviluppi,
parlera'
conseguente
dei
in
quali
seguito, del
del dI:.
si
procedimento
Giuliano,
- Pag.3.300 --
il Puccio, il Bonanno ed il Madonia erano stati
colpiti da altro mandato di cattura emesso il 2.7
giugno 1981 col n. 2.74/81 (Yol.7/L f.96) per il
reato di associazione per delinquere ed in
seguito, essendo stati escarcerati, con
ordinanza del 17 marzo 1983 (Yol.6/L f.388), per
decorrenza dei termini di custodia cautelare,
era stato loro imposto di dimorare
rispettivamente nei comuni della Sardegna di
Asuni, Sini ed Allai, ove, nello stesso giorno
della loro escarcerazione eseguita
còntestualmente alla pronuncia in primo grado,
in data 31 marzo 1983, della sentenza di Corte
di Assise che li assolveva del reato di omicidio
- venivano accompagnati dalla Forza pubblica.
Essi si trattenevano nei comuni di loro
obbligata dimora sino al 12 aprile 1983. Il
giorno successivo se ne allontavano
contempo~aneamente e clandestinamente facendo
perdere le loro tracce. Ai sensi dell'art.272
C.P.P. veniva, pertanto, ~iemesso nei loro
confronti, in data 15 aprile 1983 col n. 163/83,
- Pag.3.301 -
mandato di cattura (Vol.7/L f.96>.
Le indagini immediatamente avviate dai
(Vol.8/L f.108> e del 7 febbraio
con rapporti del
Tenenza di Ales e dellaCarabinieri
Stazione di
riferivano
della
Gonnosno' , che :rispettivamente
29 luglio 1983
1984 (Vol.8/L
f.121>, consentivano di accertare che, nei
giorni immediatamente precedenti alla fuga, il
Puccio, il Bonanno ed il Madonia avevano
ricevuto le visite dei congiunti Francesco
Bonanno e Pietro Puccio nonche' di tali
Salvatore Randazzo e Costantino Lo Meo, che
numerosi indizi raccolti facevano ritenere li
avessero agevolati nel sottrarsi alla
sorveglianza dei Carabinieri, sicche' tutti i
predetti, compresi i tre fuggitivi, venivano
denunciati per il reato di associazione per
delinquere ed inoltre il Bonanno, il Puccio ed
il Madonia per il reato di cui agli artt.3 e 9
legge 27. XII.1956 n.1423 e succ.modif. e gli
altri per il reato di favoreggiamento personale.
- Pag.3.30Z -
Pervenuti gli atti al Giudice istruttore
di Oristano, questi, con sentenza del 5 giugno
1984 (Vol.8/L f.94), dichiazava la propria
incompetenza per territorio e li trasmetteva al
Procu:r.atore della Repubblica di Palermo, su
richiesta del quale questo Ufficio emetteva
contro tutti i predetti mandato di cattura n.
280/84 del 16 agosto 1984 (Vo1.8/L f.98), loro
contestando i reati sopra specificati.
Venivano tratti in arresto solo il Pietro
Puccio, il Randazzo ed il Lo Me o, che,
asserendo il primo
interrogati, si protestavano
(Vo1.8/L f.128)
innocenti,
di essersi
limitato a fare una visita al fratello presso il
quale aveva accompagnato i suoi familiari, e
altri (Vol.8/L f.133) e (Vo1.8/L f.136)
gli
di
essersi recati in visita di cortesia presso il
Bonanno, trovandosi di passaggio in Sardegna,
perche' diretti per affari in Toscana.
- Pag.3.303 -
Contestualmente all'emissione del mandato
di cattu~a del 16 agosto 1984 il procedimento,
di cui trattasi, veniva riunito a quello gia'
pendente contro Vincenzo Puccio, Armando Bonanno
e Giuseppe Madonia per il reato di associazione
per delinquere, stante che il presupposto della
incriminazione di Pietro Puccio, Francesco
Bonanno, Salvatore Randaz20 e Costantino Lo Meo
era quello che tutti costoro null'altro fossero
che gli emissari dell'associazione criminosa di
appartenenza dei primi, inviati in Sardegna per
o~ganizzare la fuga di costO~OI i quali,
celebratosi poi il giudizio di appello avverso
la sentenza della Corte di Assise di primo
grado, che li aveva assolti per insufficienza di
prove dall'omicidio del Capitano Basile e dai
reati connessi, venivano, con sentenza della
Corte di Assise di Appello del 24 ottobre 1984
eVol.147 f.7), ritenuti colpevoli dei suddetti
reati e condannati tutti alla pena
dell'ergastolo-o
- Pag.3.304 -
- IX -
Occorre a questo punto riprendere le fila
della narrazione delle vicende del procedimento
concernente l'omicidio del d%:. Giuliano,
nell'ambito del quale, come si e' gia'
anticipato, il Puccio, il Bonanno ed il Madonia
erano stati incriminati per il reato di
associazione per delinquere.
Orbene, all'inizio dell'anno 1981, si era
gia' da tempo conclusa, con sentenza-ordinanza
l'istruzione concernente l'omicidio del
del 2.7 ottobre
formale
1979 (Vol.3/L.f.565),
metronotte Alfonso Sgroi nel corso della rapina
consumata presso la Cassa Centrale di Risparmio
V.E. di Palermo - pendevano ancora vari appelli
del P.M. e degli imputati dinanzi alla Sezione
istruttoria -. Trattavasi, come gia' rilevato
nel rapporto preliminare del 16 dicembre 1979
(Vol.1/L f.120) sull'omicidio del dr. Giuliano,
di una delle ultime piu'
- Pag.3.305 -
significative indagini da costui condotte,
compresa in quel ventaglio di ipotesi formulate
sulla causale dell'assassinio del funzionario.
Pur essendo stati prosciolti tutti gli
imputati dell'omicidio dello Sgroi - la sentenza
ve:r::ra' poi radicalmente rifo:r::mata dalla Sezione
istruttoria
giudizio, per
risultavano
rispondere
gia'
del
rinviati
reato
a
di
associazione per delinquere, Giovanni Greco,
Rosa:r::io Spitalieri, Giuseppe Greco di Nicolo',
Girolamo Mondello e Pietro Marchese.
Sempre all'inizio del 1981 era gia'
prossima la chiusura della fase istruttoria del
p:r::ocedimento conseguente ad altra indagine
condotta dal dr. Giuliano e proseguita dal
Capitano Basile, concernente la scoperta del
"covo" di via Pecori Giraldi e gli arresti dal
Basile effettuati il 6 febb:r::aio 1980. Con
sentenza-ordinanza emessa il 24 giugno 1981
(Vol.3/L f.594) sarebbero stati poi rinviati a
giudizio,
associazione
per rispondere del reato di
per
- Pag.3.306 -
delinquere e di altri reati connessi. Antonino
Gioe' • Leoluca Biagio Bagarella, Melchiorre
Sorrentino. Francesco Di Carlo. Giulio Di Carlo,
Riina,
MarcheseVincenzo
Gregorio
e
Giacomo
Capizzi,
Giuseppe
Benedetto
Lo Nigro,
Agrigento,
Giuseppe
Giacomo
Brucculeri,
Carlo,Andrea Di
Bentivegna,
Agrigento.
Salvatore
Lorenzo Nuvoletta, mentre Antonino Marchese
sarebbe stato prosciolto da tutte le
ascrittf'gli perche' riconosciuto
imputazioni
totalmente
infermo di mente - l'istruzione concernente il
Marchese verra' successivamente riaperta,
essendo stato accertato che costui simulava la
pazzia (Vol. 1) - (Vol. 4/0) -.
Era ancora prossima la chiusura
dell'istruzione concernente l'omicidio del
capitano Emanuele Basile, poi definita con
sentenza-ordinanza del 6 aprile 1981 (Vol.3/L
per rispondere di talef.581),
delitto
con la quale,
e di
- Pag.3.307 -
quelli connessi, vennero rinviati a giudizio
Vincenzo Puccio, Armando Bonanno e Giuseppe
Madonia.
Era infine in corso, sempre all'inizio del
198 1 , altra istruzione foz:male concernente
talune indagini condotte dalla Squadra Mobile di
Palez:mo, in prosecuzione di quelle avviate dal
dr. Giuliano, a seguito della scoperta del
"covo" di Coz:so dei Mille, centro di z:iunione
degli associati che avevano condotto a tez:mine
la rapina del Z6 aprile 1979 contro la Cassa di
Risparmio e l'omicidio del metronotte Alfonso
Sgz:oi. La Squadz:a Mobile aveva pz:oceduto
all'arresto, z:itenendoli ultez:ioz:i componenti
dell'associazione de qua, di Girolamo Mondello -
gia' escarcerato per insufficienza di indizi nel
corso della istruzione conseguente alla rapina
di cui sopra Giovanni Mondello, Giuseppe
Francesco Buffa e GiuseppeVernengo
Ammirata,
di Cosimo,
denunciandoli, con rapporto del 6
Marchese,
maggio
Filippo
1980 <VoI. 1~VL f.43), unitamente a
- Pag.3.308 -
Vincenzo Ma~chese, Giuseppe Ma~chese di Save~io,
Piet~o Ma~chese, Giuseppe G~eco di Nicolo',
Giovanni G~eco, Rosa~io Spitalie:ri, Ignazio
Pulla~a' , Antonino Costantino di Agostino,
Nicolo' G~eco, Filippo Chiazzese, Vincenzo
Buffa, Ma~io Giovanni P~estifilippo e Giuseppe
F~ancesco P~estifilippo, tutti gia' detenuti,
latitanti o i~~epe~ibili. Emesso mandato di
cattu~a n.199/80 del 22 maggio 1980 (Vol.12/L-AO
f.37) solo nei conf~onti di Gi~olamo e Giovanni
Mondello, Giuseppe Ve:rnengo di Cosimo, F~ancesco
Buffa e Giuseppe Ammi~ata, gli stessi e~ano
stati pe~o' appena due gio~ni dopo esca~ce~ati
pe~ insufficienza di indizi con o:rdinanza del 24
maggio 1980 (Vol.1Z/L f.209).
- X -
- Pag.3.309 -
Riepilogando e coordinando le risultanze
di tutte le suddette istruttorie. gia' definite.
in corso o prossime alla conclusione.
Criminalpol Sicilia Occidentale.
il Cent:ro
la Squad:ra
Mobile ed il Nucleo Operativo dei Carabinie:ri di
Palermo. con :rapporto congiunto del 7 febb:raio
1981 eVol.3/L f.1). rilevavano che. secondo le
acquisite :risultanze probato'I:ie, gruppi
c:riminali facenti rispettivamente capo al c.d.
"covo" di Corso dei Mille, a quello di via
Peco:ri Giraldi e quelli ope:ranti in Altofonte in
:realta' erano branche di unica o:rganizzazione
criminosa. va:riamente articolata. che nel luglio
1979 aveva subito se:ri colpi a causa della
nume:rosi
incessante
l'ar:resto
attivita'
di
del d:r.
suoi
Giuliano.
espo'nenti
con
e
l'identificazione di numerosi altri, i quali ben
p:resto. se non fosse sopravvenuta l'uccisione
del funzionario, sarebbe:ro stati denunciati
proprio da costui, che aveva anche
p:reannunciato, pochi giorni prima di morire.
clamorosi sviluppi della sua inchiesta.
- Pag.3.310 -
Si sottolineava in rapporto che la prima
delle indagini avviate del funzionario sulla
associazione de qua, e cioe' quella concernente
l'omicidio del metronotte Sgroi, non aveva dato
in sede giudiziaria i frutti sperati, poiche'
via via tutti gli arrestati erano stati
escarcerati per insufficienza di indizi o posti
frettolosamente in liberta' provvisoria e cio'
nonostante il Giuliano avesse continuato
l'identificazione di una teste,
incessantemente
curando anche
nella ricerca delle prove,
residente all'estero, in grado di procedere a
ricognizione personale degli imputati del reato
di omicidio. cui aveva assistito, e trasmettendo
anche al Giudice istruttore altro verbale di
ricognizione, operata nella sede della Squadra
Mobile, da altro teste oculare del delitto
sull'imputato Pietro Marchese, all'atto
dell'arresto di costui.
Aggiungeva il rapporto che nel corso delle
indagini, e precisamente il 29 aprile 1979,
anomino interlocutore telefonico aveva, per la
prima volta nella carriera del funzionario,
minacciato di morte il Giuliano e che
- Pag.3.311-
appena un mese dopo l'omicidio di costui,
precisamente in data 20 agosto 1979, analoghe
minacce, contenute in lettere anonime, avevano
raggiunto sia il dr. Bruno Contrada, che lo
aveva sostituito, alla guida della Squadra
Mobile, sia Giovanni Siracusa, unico teste
oculare dell'omicidio che fosse riuscito a
fornire una descri2ione del killer.
Aggiungevano ancora i verbali22anti che il
capitano Emanuele Basile era stato barbaramente
ucciso allorche', riprendendo le fila
dell'indagine condotta dal dr. Giuliano aveva
dapprima, con gli arresti operati il 6 febbraio
1980, inferto durissimo colpo alla cosca facente
capo al "covo" di via Pecori Giraldi ed operante
anche in Altofonte ed a quella di Corso dei
Mille intrinsecamente collegata per i rapporti
di parentela e la comunan2a di interessi - e
quindi continuato nelle indagini in strettissima
collabora2ione con il magistrato istruttore, che
aveva anche accompagnato in Emilia-Romagna,
allorche' si era ivi proceduto nell'aprile 1980
all'arresto di Giacomo Riina e Giuseppe Leggio.
- Pag.3.312 -
Anche l'attivita' del ~olerte ufficiale
era divenuta estremamente pericolosa per la
cosca criminale. la cui reazione non si era
fatta attendere. Nella notte tra il 4 e 5 maggio
1980. infatti. anche il capitano Basile era
stato ucciso ad opera di tre killers. dei quali
due da tempo ritenuti esponenti di cosche
mafiose della zona ovest di Palermo.
particolarmente legate alla cosca corleonese cui
apparteneva Leoluca Bagarella. ed uno. il
favoreggiamento
Puccio. gia' in
di
passato
quel
denunciato
Greco Giuseppe
per
di
procedimento
reato
concernente
Nicolo' •
rispondere
delinquere
imputato e
del
nel
rinviato
di
a giudizio
associazione
per
per
l'omicidio dello Sgroi.
- XI -
Inviato il rapporto al Procuratore della
Repubblica di Palermo. le relative richieste
venivano inoltrate al Giudice istruttore con
nota del 26
- Pag.3.313 -
giugno 1981, successivamente cioe'
alla conclusione, nelle mo~e inte~venuta, delle
ist~uttorie conce~nenti la cosca di via Peco~i
Giraldi - Altofonte e l'omicidio del capitano
Basile, rispettivamente definite con
sentenze-o~dinanze del 24 giugno
ap~ile 1981 (Vo1.3/L f.594L
1981 e del 6
mandato di cattura n.274/81 del
Su conferma richiesta del P.M.,
2.7 giugno
con
1981
(Vol.4/L f.1) veniva contestato a Ma~chese
Filippo, Francesco Madonia, Salvatore Madonia,
Giuseppe Madonia, Vincenzo Puccio, A~mando
Bonanno, Ignazio Pulla~a' e Giuseppe Vernengo di
Cosimo il reato di associazione per delinquere
in concorso con coloro che per lo stesso reato
erano stati gia' rinviati a giudizio con
l'o~dinanza del 27 ottobre 1979 Giovanni
Greco, Rosario Spitalieri, Giuseppe Greco,
Girolamo Mondello e Pietro Marchese nonche'
con coloro gia' rinviati a giudizio, per
- Pag.3.314 -
rispondere anch'essi dello stesso reato. con
l'ordinanza del 24 giugno 1981 - Antonino Gioe' •
Leoluca Bagarella. Melchiorre Sorrentino.
Francesco Di Carlo, Andrea Di Carlo, Giulio Di
Carlo. Giuseppe Lo Nigro. Giacomo Bentivegna,
Agrigento.Gregorio
Giacomo Riina, Benedetto
Giuseppe
Capizzi,
Agrigento.
Salvatore
Lorenzo
venivano
eMarcheseVincenzoBrucculeri,
Nuvoletta
Con lo stesso mandato inoltre
contestati a Giuseppe Greco, Pietro Marchese e
Girolamo Mondello. il reato di cui all'art.336
C. P •• per le minacce anonime ricevute dal
Giuliano il Z9 aprile 1979; a Giuseppe Greco.
Pietro Marchese, Francesco Di Carlo, Vincenzo
Marchese, Girolamo Mondello. Leoluca Bagarella e
Giacomo Bentivegna i reati di omicidio del dr.
Giuliano. di porto e detenzione illegali d'arma
relazione
da fuoco. i reati di
C. P .•
cui
in
agli artt.611 e 336
- Pag.3.315 -
rispettivamente alle minacce subite dal teste
Giovanni Siracusa e dal dr. Bruno Contrada; a
Francesco Madonia, Francesco Di Carlo e Vincenzo
Marchese, infine, venivano contestati il reato
di omicidio del capitano Basile e quelli
connessi, in concorso con Vincenzo Puccio,
A:rmando Bonanno e Giuseppe Madonia, gia'
rinviati a giudizio con l'ordinanza del 6
1981.
aprile
Il suddetto mandato di cattura veniva
eseguito nei confronti di Girolamo Mondello, e
notificato in carcere ai gia' detenuti Armando
Bonanno, Leoluca Bagarella, Vincenzo Puccio,
Francesco Madonia, Giacomo Bentivegna e Giuseppe
Madonia.
Il Mondello, interrogato, respingeva ogni
addebito (Vol.4/L f.9), proclamando la sua
estraneita' non solo alla
dell'omi~idio del dr. Giuliano,
consumazione
ma anche alla
associazione criminosa alla quale, invece, con
l'ordinanza di rinvio a giudizio del 27 ottobre
1979, era stato
- Pag.3.316 -
ritenuto egli appartenesse. Gli altri detenuti
si limitavano a protestarsi innocenti e ad
avvalersi della facolta' di non rispondere alle
contestazioni.
latitanti.
In piu'
Gli altri imputati rimanevano
avanzato stadio dell'istruzione
venivano tratti in arresto Salvatore Madonia,
Pietro Marchese e Giuseppe Vernengo, che,
interrogati, si protestavano tutti innocenti,
respingendo ogni addebito (Vol.4/L).
Venivano quindi espletate perizie foniche,
al fine di accertare se fosse del. Girolamo
interlocutore della telefonata,
Mondello o
dell'anonimo
del Pietro Marchese la voce
registrata presso gli uffici della Squadra
Mobile, con la quale il 29 aprile 1979 il dr.
Giuliano era stato minacciato di morte.
L'accertamento escludeva trattarsi della voce
del Mondello (Vol.5/L f.115), mentre, per quanto
attiene al Marchese, concludeva il perito che
con "buona probabilita'" era stato lui l'anonimo
interlocutore (Vol.5/L f.256).
- Pag.3.317 -
Del tutto negative risultavano invece le
ricognizioni di persona espletate, con
l'intervento del teste Giovanni Siracusa, sugli
imputati Giacomo Bentivegna (Vol.5/L
Girolamo Mondello (Vol.5/L f.355),
Bagarella (Vo1.5/L f.356) e Pietro
f.22.1),
Leoluca
Marchese
(Vol.5/L f.357). Quest'ultimo il 2.6 febbraio
1982. veniva ucciso a coltellate dentro la Casa
Circondariale di Palermo e della relativa
vicenda processuale si occupa altr.o capitolo
della presente sentenza-ordinanza.
- XII -
In data 8 febbraio 1982. si concludeva in
primo grado il procedimento relativo alla
associazione criminosa c.d. di via Pecori
Giraldi - Altofonte, con la condanna dei soli
- Pag.3.318 -
Antonino Gioe', Leoluca Bagarella, Gregorio
Agrigento e Salvatore Brucculeri per il reato di
cui all'art.75 legge n.685/1975 e con
l'assoluzione di tutti gli altri imputati con
varie formule (Vo1.6/L f.128) con sentenza
della Corte di Appello di Palermo del 7.12.83
(Vo1.198 f.65) verranno prosciolti dal reato
associativo anche l'Agrigento ed il Bruccoleri
Prendendo atto della suddetta statuizione,
che poneva nel nulla il presupposto della
incriminazione di Giacomo Bentivegna per
l'omicidio del dr. Giuliano, il Giudice
istruttore, con provvedimento del 24 marzo 1982
(Vol.5/L f.403), ne ordinava la escarcerazione
per mancanza di sufficienti indizi di
colpevolezza.
Con successiva ordinanza del 13 novembre
1982 (Vol.6/L f.312) venivano altl:esi'
escarcerati per insufficienza di indizi Girolamo
Mondello e
quanto
Francesco
al
Madonia,
primo,
rilevandosi,
che
- Pag.3.319 -
non era stato possibile acquisire alcun
all'omicidio del dr.
specifico elemento che
Giuliano
lo collegasse
per altro il
Mandello, con sentenza della Corte di Assise del
2 aprile 1984 (Vo1.198 f.l), verra' poi
addirittura assolto, sia pure per insufficienza
di prove, dal reato di associazione per
delinquere, di cui alla ordinanza di rinvio a
giudizio del 27 ottobre 1979, costituente il
necessario presupposto per 1.a sua incriminazione
per l'omicidio del funzionario - e, quanto al
Madonia, che le indagini espletate non avevano
consentito di acquisire alcun concreto elemento
che confortasse la supposta mera possibilita' di
una sua autorevolissima influenza sul figlio
Giuseppe nella ideazione e consumazione
dell'omicidio del capitano Emanuele Basile.
Con ordinanza, infine, del 17 marzo 1983
(Vol.6/L f.388), della quale si e' avuto gia'
occasione
Giuseppe
di parlare, Salvatore Madonia,
Madonia,
Vincenzo
- Pag.3.320 -
Puccio ed A~mando Bonanno venivano
esca~cerati pe~ decorrenza dei termini di
custodia cautelare, ma in seguito al gia'
na~rato allontanamento degli ultimi tre suddetti
dal luogo di obbligata dimo~a, lo~o imposta col
medesimo p~ovvedimento, veniva a loro ca~ico
~iemesso, in data
(Vo1.7/Lcattura n.163/83
15 ap~ile 1983,
f.96),
mandato
seguito
di
da
altro n.280/84 del 16 agosto 1984 eVol.8/L
f.98L con il quale veniva sostanzialmente
pe~ delinque~e,
ricontestata
associazione
la medesima imputazione
in conco~so
di
con
Francesco Bonanno, Pietro Puccio, Salvatore
Randazzo e Costantino Lo Meo. Essi rimanevano
latitanti pur dopo la sentenza della Corte di
Assise di Appello del 24 ottob~e 1984 (Vol.147
f.7) che li condannava alla pena dell'ergastolo
per l'omicidio del capitano Basile.
- XIII -
- Pag.3.321 -
Nel COl:SO della is truzion{~ venivano
escussi numerosi testi, fl:a i quali tale Gennaro
Totta, il quale l:ifel:iva di avel: appl:eso da
Vincenzo Grado, del quale ampiamente si pal:la in
altra parte della pl:esente sentenza-ol:dinanza,
che a Palel:mo un "commissal:io di polizia" el:a
stato fatto uccidel:e d::l.l noto tr:afficante di
droga Fl:ancesco Mafal:a "per:che' gli aveva
fottuto i dollal:i all'ael:opol:to".
Tali dichial:azioni l:ichiamavano con ogni
evidenza altl:a delle indagini condotte dal dr.
Giuliano menzionate nel ventaglio di ipotesi
della sua uccisionecausesulle
l:apPol:to pl:eliminal:e del 16
di cui
dicembre
al
1979
(Vol.1/L i. 120).
Invel:o nel pomel:iggio del 1 9 giugno 1979
un milital:e della Gual:dia di Finanza in servizio
presso l'aeropol:to di Punta Raisi notava il
pOl:tabagagli Paolo Bl:iguglio che si accingeva a
prelevare dall'apposito rullo della sala al:l:ivi
dei voli nazionali due valigie di
- Pag.3.3ZZ -
Insospettito,
colore
etichetta
azzurro
di
sprovviste
destinazione.
della relativa
chiedeva al Briguglio chi lo avesse incaricato,
apprendendo che trattavasi di persona di circa
30 anni, con accento settentrionale, che lo
aveva pregato di portare le valigie nello
spiazzale antistante l'aerostazione ove si
trovava la sua autovettura. Tale individuo
personale della Squadra Mobile
non si ripresentava ne'
rintracciarlo,
l'intervento
di Palermo,
le
di
si
era
doposicche',
conrito,di
piu'tuttavia
possibile
formalita'
p:r::ocedeva all'ape:r::tura del bagaglio, rilevando
che una delle due valigie conteneva ben 497.916
dolla:r::i U.S.A., suddivisi in 101 mazzette da
5,10,20 e 50 dolla:r::i, ed entrambi anche taluni
indumenti di marca ame:r::icana, fra cui magliette
in uso nelle pizze:r::ie di New York.
con un volo proveniente
Si acce:r::tava che il bagaglio era giunto
da Roma e risultava
inesistente l'appa:r::ente destinatario, tale Mario
Di Giovanni, con recapito nella via P:r::incipe
Belmonte n.33, indicato con scritta a mano su
una delle valigie.
- Pag.3.323 -
Nessun conc~eto esito davano le indagini
condotte, in collaborazione con la Polizia
U. S. A. , dalla Squad~a Mobile di Pale~mo anche
successivamente all'uccisione del d~. Giuliano,
che le aveva iniziate. Eme~geva tuttavia il
sospetto che l'ingente quantitativo di valuta
este~a sequest~ato costituisse il pagamento di
e~oina esportata negli stati Uniti d'America da
parte del gruppo Sollena - Badalamenti - Bontate
nei cui conf~onti e~a stato il 5 luglio 1979
p~esentato dal d~. Giuliano ~appo~to di
denunzia pe~ traffico di stupefacenti.
Gli atti ~elativi al sequestro delle
banconote U.S.A. venivano pe~tanto t~asmessi al
Giudice ist~uttore presso cui gia' pendeva il
espletata l'istruzione
p~ocedimento
complici. Ma,
contro il Sollena ed i suoi
anche in
ordine a tale oscu~o episodio, ve~osimilmente a
seguito di provvedimento di stralcio, che pe~o'
non si rinviene nel relativo fascicolo, gli atti
medesimi venivano ~estituiti al P.M., che, in
data 10 febb~aio 1983, nuovamente li trasmetteva
- Pag.3.32.4 -
al Giudice istruttore perche' procedesse nei
confronti di ignoti imputati del reato valutario
di cui all'art.1 D.L. 4.3.1976 n.31, convertito
in legge 30 aprile 1976 n.159.
Sopravvenute le dichiarazioni del Totta,
cui prima si e' accennato, il suddetto
procedimento contro ignoti (Vol.9/L) veniva, con
ordinanza del 17 agosto 1984, riunito a quello
concernente l'omicidio del dr. Giulian6. Quindi
si procedeva sul punto all'interrogatorio di
Vincenzo Grado gia' in altro procedimento
incriminato per associazione per delinquere,
traffico di droga e di valuta ma costui,
lungi dal confermare di aver rivelato a
chicchessia che la valigia piena di dollari era
diretta a Francesco Mafara e che questi per
reazione al sequestro aveva fatto uccidere il
"commissario dell'aeroporto", dava al Totta del
pazzo e del mitomane (Vol.7/L f.179). Ne'
risultava in prosieguo possibile acquisire sul
punto alcun altro elemento.
- Pag.3.325 -
- XIV -
Altro voluminoso incarto veniva, con
ordinanza del 7 marzo 1984 (VoL13/L f.395),
riunito a quello concernente gli omicidi del dr.
Giuliano e del capitano Basile.
separatamente
a quel momentoSi era infatti
proceduto
sino
nei confronti di
Girolamo Mondello + 18, denunciati con rapporto
della Squadra Mobile del 6 maggio 1980 (Volo 12/L
f.43) e quindi incriminati per associazione per
gia' in data 24 maggio 1980
delinquere.
Alle vicende di detto
gia' in precedenza fatto
procedimento si et
cenno, rilevando che
era stato revocato
il mandato di cattura emesso appena due giorni
p:r:ima ed escarcerati tutti gli imputati
detenuti.
Con la suddetta ordinanza del 7 marzo 1984
si rilevava che col rapporto del 6 maggio 1980
- Pag.3.326 -
si era esplicitamente fatto seguito ai rapporti
di denunzia delle associazioni per delinquere
dei cui componenti era stato poi disposto il
rinvio a giudizio con ordinanze del 27 ottobre
1979 (Corso dei Mille) e del 24 giugno 1981
(Pecori Giraldi - Altofonte) e che nei confronti
di ulteriori componenti delle medesime
pendente processo
procedeva nell'ambitoassociazioni si
per l'omicidio del
del
dr.
per altro con parziale identita' di
Vincenzo Marchese, Pietro
Giuliano
imputati,
Vernengo,
quali Girolamo
Filippo e
Mondello, Giuseppe
Marchese, Giuseppe Greco ed Ignazio Pullara'
stante la connessione soggettiva ed oggettiva,
si procedeva, pertanto, alla riunione.
Quindi, su conforme richiesta del P.M., il
reato di associazione per delinquere veniva
contestato con mandato di cattura n.162/84 del
22 maggio 1984 (Vo1.15/L f.53) a Giuseppe
Vernengo, Filippo Marchese, Vincenzo
- Pag.3.3Z7 -
Marchese, Giuseppe Greco, Giovanni Greco,
Rosario Spitalieri, Ignazio Pullara', Antonino
Costantino di Agostino che risultava pero'
gia' dec~duto il 29 aprile 1980 (Vol.13/L f.369)
- e Mario Giovanni Prestifilippo e con mandato
di comparizione del 30 giugno 1984 (Vol.15/L
f.88) a Girolamo Mondello, Giovanni Mondello,
Francesco Buffa, Giuseppe Ammirata, Nicolo'
Greco, Filippo Chiazzese, Vincenzo
Giuseppe Francesco Prestifilippo.
Buffa e
Non veniva
ovviamente emesso alcun mandato nei confronti di
Pietro e Giuseppe Marchese, uccisi entrambi
nelle more. Tutti gli imputati interrogati
respingevano ogni addebito, Rimanevano latitanti
Rosario Spitalieri,
i due
Giovanni
fratelli
Greco,
Marchese, Giuseppe Greco,
Ignazio
Pullara' e Mario Giovanni Prestifilippo.
- Pag.3.328 -
- xv -
Nel luglio 1984, nel co:r::so del
procedimento n.13~V82-C, l'imputato Tommaso
Buscetta iniziava la sua collabo:r::azione con
l'autorita' giudiziaria, rivelando, anche in
ordine agli omicidi del dr. Giuliano e del
capitano Basile, particolari che imprimevano una
decisiva svolta alle indagini.
Asserendo di ave:r::lo appreso da
qualificatissima fonte, il Buscetta riferiva che
Boris Giuliano era stato ucciso su mandato della
"Commissione", organo di direzione e
collegamento fra le varie famiglie mafiose
aderenti alla organizzazione criminosa "Cosa
Nostra". Aggiungeva che la decisione era stata
adottata all'insaputa di due dei membri piu'
autorevoli della Commissione, Stefano Bontate e
Salvatore Inzerillo, gia' in contrasto con la
famiglia dei corleonesi, che fin da allora
perseguivano il loro disegno egemone su Cosa
Nostra, nonche' all'insaputa di Rosario
Riccobono,
Partanna.
rappresentante della famiglia di
- Pag.3.329 --
alt:resi'Rivelava
composizione della
il
Commissione
Buscetta
nel
la
1979,
indicandone quali memb:ri, olt:re al Bontate,
all'Inze:rillo ed al Riccobono, Salvatoze Riina,
Be:rna:rdo Pzovenzano, Michele Gzeco, Be:rna:rdo
B:rusca - in sostituzione di Antonino Salamone -,
Fzancesco
Salvato:re
Nene'
Scaglione,
Gezaci,
Giuseppe Calo' ,
Madonia,
Antonino
Scaduto
Giovanni, tale Motisi, che non si :riusciva sul
momento ad identificaze compiutamente, nonche'
Giuseppe Greco di Nicolo' inteso "scarpuzzedda",
inserito nell'ozganismo nel 1979-1980, comunque
p:r:ima dell'uccisione di stefano Bontate.
Quanto all'omicidio del capitano Basile,
zifeziva il Buscetta che il mandante del
delitto, mate:rialmente commesso da' Azmando
Bonanno, Vincenzo Puccio e Giuseppe Madonia, e:r:a
stato Salvato:r:e Riina, consenziente la
Commissione e
dell'Inze:rillo.
sempre all'insaputa del Bontate e
- Pag.3.330 -
A questo punto, con ordinanza del 28
settembre 1984, il procedimento concernente gli
omicidi del Giuliano e del Basile veniva riunito
a quello n.132/82-C nel corso del quale il
Buscetta aveva fatto le sue rivelazioni.
- XVI -
Veniva emesso il Z9 settembre 1984 mandato
di cattura n.323/84, con il quale, oltre alle
numerosissime altre contestazioni ai medesimi e
contestato Salvatore
ad altre
a
centinaia di imputati,
Riina,
veniva
Bernardo
Provenzano, Michele Greco, Salvatore Greco
Ferrara, Bernardo Brusca, Salvatore Scaglione,
Giuseppe Calo' , Antonino Nene' Geraci, Giuseppe
Greco di Nicolo' , Giovanni Scaduto, Filippo
Bagarella e FrancescoMarchese,
Madonia
Leoluca Biagio
il reato di
- Pag.3.3~1 -
a questo:r:eatiiomicidio del d~. Giuliano ed
connessi.
Con lo stesso mandato il ~eato di omicidio
del capitano Emanuele Basile ed i reati a questo
connessi venivano contestati ai medesimi
imputati.
Le contestazioni, olt:r:e ai suindicati
membri della Commissione, venivano estese anche
a Salvatore G:r:eco Ferrara, fratello di Michele
Greco, tenuto conto del ruolo di comp:r:imario,
emergente da altre parallele indagini quale
soprattutto quella conce:r:nente
Consigliere Istruttore dr. Rocco
l'omicidio
Chinnici
del
da
costui assunto assieme al congiunto nella
direzione della potente famiglia di Ciaculli; a
Filippo Marchese, avuto riguardo al pesante
intervento, emergente dalle precedenti
acquisizioni probatorie, della famiglia di Corso
dei Mille, da lui :rappresentata, nel delitto di
omicidio del dirigente della Squadra Mobile di
Pale:r:mo; a Leoluca Biagio Bagarella, infine, pe:r:
altro gia' incriminato per l'omicidio del dr.
Giuliano
- Pag.3.332 -
col mandato di cattura n.274/81 del 27
giugno 1981 (Vol.'UL f. 1) , stante che proprio
costui, autorevole esponente della famiglia dei
corleonesi, era oggetto delle piu' penetranti
indagini condotte dal dr. Giuliano al momento
della uccisione di costui.
- XVII -
Nell'ottob:re del 1984 anche l'imputato
Salvato:re Contorno iniziava la sua
collaborazione con l'autorita' giudiziaria,
consentendo, tra l'altro, l'identificazione di
Ignazio Motisi, gia' con ins·uffic ien ti
indicazioni menzionato dal Buscetta, e rivelando
ancora che della Commissione faceva anche parte
Andrea Di Carlo, che nel 1979 aveva sostituito
il fratello Francesco nella carica di
rappresentante della famiglia di Altofonte, e
che l'effettivo capo della famiglia di Bagheria,
con rappresentanza in seno
- Pag.3.333 -
alla Commissione, non era Giovanni Scaduto,
figura che definiva meramente "onorifica",
bensi' Leonardo Greco.
Tali dichiarazioni provocavano l'emissione
del mandato di cattura n.418/84 del 4 dicembre
1984, con il quale il delitto di omicidio del
Giuliano e quelli connessi venivano contestati
ai detti Ignazio Motisi, Leonardo Greco ed
Andrea Di Carlo. Solo ai primi due venivano
invece contestati i delitti di omicidio del
capitano Basile e quelli connessi, in
considerazione che alla data dei commessi reati
il Di Carlo si trovava gia' da tempo detenuto e
proprio in seguito al suo arresto operato dal
Basile il 6 febbraio 1980~
- XVIII -
Di tutti i suddetti imputati, compresi nei
due mandati n.323/84 e n.418/84, rimanevano
- Pag.3.334 -
Andrea Di Carlo,latitanti
Salvatore
Ignazio
Riina,
Motisi,
Bernardo Provenzano, Michele
Greco, Salvatore Greco Ferrara, Bernardo Brusca,
Salvatore Scaglione, Giuseppe Greco di Nicolo',
Filippo Marchese e Francesco Madonia
episodi criminosi loro contestati,
interrogati, respingevano ogniGli
addebito,
specifici
altri,
non solo con riferimento agli
bensi' addirittura negando la loro appartenenza
a Cosa Nostra ed ai suoi organi direttivi.
- XIX -
L'istruzione, in ordine agli omicidi del
venivaGiuliano e
assumendo in
del Basile,
formale esame
completata
testimoniale
eVol.154 f.300) tale Pietro Vallone, agente di
P. s. , il quale, prima con relazione di servizio
- Pag.3.335 -
dell'11 ottobre 1984 (Vo1.133 f.211)
(Vo1.133 f.2.14) e quindi presentandosi il 15
ottobre 1984 al Procuratore della Repubblica di
Milano, rivelava di avere nel 1980, prima di
arruolarsi in Polizia, assistito in Monreale
all'omicidio del Capitano Basile, di aver notato
in volto uno dei killer in fuga, riconoscendolo
poi in fotografie pubblicate dalla stampa, in
uno di coloro che nella stessa notte erano stati
arrestati ed incriminati per il barbaro omicidio
e, precisamente, nell'imputato Giuseppe Madonia.
Aggiungeva di non essere stato identificato dai
Carabinieri accorsi sul posto e di non essersi
successivamente spontaneamente presentato agli
inquirenti per rivelare quanto a sua conoscenza
perche', trasferitosi nel nord dell'Italia, non
aveva piu' seguito l'evolversi processuale della
vicenda ed era rimasto nella convinzione che,
arrestato ed incriminato il Madonia, la sua
radicalmente mutato,
testimonianza
convincimento
non
che
fosse
era
piu' necessaria;
spingendolo per dovere morale e civico a farsi
- Pag.3.336 -
avanti, allorche' aveva casualmente appreso che
in Palermo si stava celebrando il giudizio di
appello contro i tre arrestati del 5 maggio
1980, i quali, successivamente assolti ed
escarcerati, si erano resi irreperibili.
Indicava, infine, a conferma del suo assunto,
ricordo di essersi
altro teste, il M.llo
congedo,
anch'esso
Bacchiddu,
di
col
ora in
sentitoche,
sostenendo
incontrato
pur
Carabinieri,dei
f.2.96),
Giommaria
(Vo1.154
avernon
entrambi accorsi
Vallone nella notte
perche'
del delitto a Monreale,
a prestar soccorso al
Basile subito dopo la sparatoria, ammetteva di
essere giunto tra i primi e immediatamente dopo
la consumazione del delitto, seppur
inspiegabilmente risultava omesso il suo nome
nel rapporto dai Carabinieri presentato
all'autorita' giudiziaria.
- xx -
- Pag.3.337 -
Si provvedeva infine alla ripresa
dell'istruzione, gia' conclusasi con sentenza
doversi procedere nei confronti di
del Z ottobre 1984 (VoI. 185 f.156) di non
imputati
ignoti, concernente l'omicidio, verificatosi in
Palermo 1'11 agosto 1979, in danno di tale
Vittorio Ferdico, essendo emerso, attraverso le
testimonianze dei piu' stretti collaboratori del
dr. Giuliano, che era stato proprio il predetto,
divenuto dopo la scomparsa del figlio Antonino
prezioso collaboratore della Polizia, a
consentire la scoperta del c.d. "covo" di Corso
dei Mille e l'arresto dello Spitalieri e dei
l'uccisione
suoi complici. Il
del
Ferdico,
dr.
inoltre,
Giuliano,
dopo
aveva
formulato l'ipotesi . diimmediatamente
collegamento tra il barbaro crimine
un
e
l'identificazione della banda facente capo al
suddetto covo ed aveva continuato ad incontrarsi
"segretamente" piu' volte con funzionari di
polizia, assicurando la sua costante
collaborazione. Prima pero' che trascorres!;e un
mese dalla morte del d:r.
- Pag.3.338 -
Giuliano anche il Ferdico era stato platealmente
ucciso dinanzi al suo laboratorio di
autolavaggio in Corso dei Mille, sito nei pressi
della autotappezzeria dello Spitalieri. che dal
suo privilegiato posto di osservazione egli
aveva avuto in passato la
osservare con attenzione
possibilita'
riferendo
di
agli
inquirenti i sospetti traffici che ivi si
svolgevano eeVol.185 f. 1) e segg.).
Con mandato di cattura n.97/85 del 28
marzo 1985 eVol.185 f.164) anche l'omicidio del
Ferdico ed i connessi reati di porto e
detenzione illegale d'armi venivano contestati
ai componenti della Commissione ed agli altri
imputati del delitto di
Giuliano.
- XXI -
omicidio del dr.
Espletata l'istruzione il P.M. chiedeva,
per i reati in esame, il rinvio al giudizio di
- Pag.3.339 -
tutti i memb~i della "Commissione", di Salvato~e
G~eco Fe~~a~a e di Filippo Ma~chese nonche' il
p~oscioglimento di tutti gli alt~i imputati con
varie fo~mule, eccezione fatta, pe~ taluni, dei
reati associativi e di alt~i ~eati minori
connessi. Si ~imanda comunque alle a~ticolate
~ichieste di cui in requisitoria.
- XXII -
Le complesse e talo~a to~tuose vicende
processuali sopra esposte ben ~ispecchiano il
p~og~essivo e faticoso sfo~zo di avvicinamento
alla verita' che ha caratte~izzato quasi cinque
anni di indagini, cont~assegnati purtroppo anche
da polemiche giornalistiche, parlamentari e
approfondimento dell'inchiesta,
sindacali sulla
dei
reale
temi
volonta' di
caratterizzata invece sia in sede giudiziaria
che di polizia da incessante attivita' di~etta a
- Pag.3.340 -
far piena luce su due dei piu' feroci e
allarmanti crimini consumati nell'insanguinato
scenario di una citta' troppo tempo rimasta in
balia delle organizzazioni criminali.
Fallita purtroppo, sin dai primi giorni
identificazione degli
successivi
possibilita'
al
di
21 luglio 1979, ogni seria
autori
materiali del delitto e con essa ogni
ragionevole speranza di risalire per questa via
ai mandanti, non restava agli inquirenti che
impervia strada
del funzionario
della
inversa,
eprime
straripante
causele
pieghe
la piu'
nelle
percorrere
ricercando
attivita'
quelle scatenanti della sua uccisione, stante
che sin dal momento di essa era stata acqHisita
almento la certezza che il dr. Giuliano,
brillantissimo ed integerrimo poliziotto,
cittadino di spiccata moralita', padre e marito
esemplare, non poteva esser stato messo a morte
se non a cagione' della lotta che egli conduceva
contro ogni forma di criminalita' , a qualsiasi
liveJlo, nella sua veste di dirigente della
Squadra Mobile di Palermo, allora, come ancor
oggi i suoi colleghi, con mezzi assolutamente
- Pag.3.341 -
inadeguati e con ammirabili, se non addirittura
eroici, sacrifici personali.
Senonche' , proprio l'intensissima
attivita' investigativa del dr. Giuliano,
esplicantesi, come si e' detto, nei campi e nei
livelli piu' differenti, come almeno apparivano
nella prima fase delle indagini intraprese dopo
l'omicidio, rendeva estremamente difficile
l'identificazione di una precisa causale,
diverse eessendone
ritenute
state
tra loro
allora intraviste
concorrenti, sinche' un
progressivo sforzo di logica riunificazione, le
fondamentali sono i
di Tommaso
l'acquisizione
dichiarazione Buscetta e Salvatore
quindi
della
rapportivari
espositiva e
valutazione
parte
lae
nella
cui tappe
menzionati
Contorno, consentiva di far luce sulla vicenda,
ricostruendo il complessivo disegno criminale,
del quale ogni filone di indagine aveva dapprima
mostrato solo un aspetto limitato e parziale
tanto da sembrare con gli altri in alternativa o
contrasto.
- Pag.3.342. -
- XXIII -
Inve~o e' noto che nel decennio p~ecedente
agli anni ottanta si ve~ifico' una lunga stasi
nelle indagini conce~nenti il fenomeno mafioso
e, non essendone stata condotta alcuna di
po~tata e ~espi~o anche lontanamente
paragonabili a quelli delle g~andi inchieste del
nostro decennio, si era pe~sa contezza o
comunque non si e~a ancora acquisita conoscenza
delle dimensioni della o~ganizzazione c~iminale,
della sua sostanziale unita~ieta', del ~igido
controllo ese~citato sul ter~itorio e della
natura degli affari illeciti condotti.
Significativo appare che nel giugno 1977,
in ~appo~to ~edatto prop~io dal dr. Giuliano
(Vol. l/N f. 14) in o~dine alla rapina
verificatasi presso l'Ufficio Raccomandate di
Pale~mo Poste-Fe~~ovia, che aveva fruttato ai
malviventi circa un miliardo del fatto si
occupa alt~a parte della sentenza-ordinanza-, si
avanza in conclusione
l'ipotesi che
- Pag.3.343 -
gz:ossa paz:te del pz:ovento del
cz:imine saz:ebbe stato impiegato pex finanziaxe
"gz:osse partite di contrabbando di cui centro di
smistamento e' pz:opxio, come e' noto, il xione
I<alsa" (del quale ez:ano originaz:i gz:an paz:te dei
Pietro Senapa e Salvatoz:e Giuliano,
denunziati,
Castiglione,
quali Vincenzo Az:coleo, Girolamo
che - divez:si anni dopo le rivelazioni di
stefano Calzetta e Vincenzo Sinagra
consentiranno di incriminare quali componenti
della famigerata cosca di Coz:so dei Mille,
capeggiata da Filippo Marchese e dedita, ai suoi
piu' alti livelli, al ben piu' remunez:ativo
traffico di sostanze stupefacenti).
A meta' dell'anno 1977, invece, l'ipotesi
che piu' vaste organizzazioni si fossero
dedicate alla produzione ed al commercio della
droga. utilizzando anche finanziamenti ricavati
attraverso gz:ossissime e sanguinose z:apine, non
veniva nemmeno avanzata dagli inquirenti ne' era
sorto il minimo sospetto di un organico e
criminose.
stabile
agguez:rite
collegamento
cosche
fra tutte
Ne Ilo
le piu'
stesso
procedimento
- Pag.3.344 -
conseguente alla suaccennata
rapina. infatti. risulta acquisita al fascicolo
processuale un'interessantissima lettera anonima
stefano Bonta'.
(Vol.:VN f.SS)
organizzatori del
nella quale
crimine
si indicano come
che
"e' di Villagrazia e comanda pure a S.Maria di
Gesu'". Michelino Greco "cuggino di Cicchitedda"
e certo "Tanino di Cinisi che ci dicono il
Presidente" • con trasparente riferimento a
stefano Bontate. Michele Greco e Gaetano
Badalamenti - allora capo della Commissione di
Cosa Nostra - ed alla divisione del bottino fra
le loro famiglie. Ebbene. non risulta dagli atti
che i predetti siano stati - allora - almeno e
soltanto identificati.
- XXIV -
- Pag.3.345 -
La mancanza di adeguate conoscenze e
l'assenza di una lucida e globale strategia di
lotta al fenomeno mafioso non aveva tuttavia
impedito a singoli, animati da ammirevole zelo e
da nascente sensibilita' al problema
(sicuramente acuitasi, come nel caso del dr.
Giuliano, dai suoi frequenti contatti con
investigatori U.S.A., paese ove gia' allora la
lotta alla criminalita' mafiosa ed al traffico
delle sostanze stupefacenti era in ben altro
avanzato stadio), di condurre efficacemente
numerose indagini su organizzazioni criminose -
infliggendo loro
probabilmente ritenute operanti
addirittura in concorrenza-
separatamente o
colpi anche notevoli, pur talvolta con deludenti
risultati sul piano giudiziario. Trattavasi,
purtroppo, di iniziative condotte in sostanziale
isolamento e spesso attorniate da generale
scetticismo, avendo la "pax mafiosa" ingenerato
il pernicioso convincimento della cessata
esistenza di una potente organizzazione che
tirava le fila delle piu' importanti imprese
criminali e contro la quale occorreva impegnare
tutte le forze ed energie, materiali e morali,
suscitabili.
- Pag.3.346 -
Dopo le uccisioni del giudice Cesare
Terranova e del Colonnello Giuseppe Russo, il
dr. Boris Giuliano primeggiava per certo tra gli
investigatori siciliani e nel periodo
immediatamente precedente alla sua morte aveva
avviato o proseguito numerosissime inchieste
che, pur non confluendo in unica complessiva
indagine sulle organizzazioni mafiose,
rappresentavano, assommandosi, il primo dopo
anche casualmenteattentato,
all'indisturbato
lunghi
globale,
famiglie
anni
all'esistenza
mafiose
stessa
ed
delle vaz:ie
conseguimento dei loro profitti derivanti dal
crimine.
Tali inchieste risultano in gran parte
elencate nel rapporto preliminare del 16
dicembre 1979 (Vol.1/L f.120) e concernono:
1) La rapina alla Cassa di Risparmio di
Palermo e l'omicidio del metronotte Alfonso
Sgroi. Vi risultano coinvolti tra gli altri
Giovannello Greco, Pietro Marchese e Giuseppe
Greco della famiglia di Ci acuIli e Rosario
Spitalieri di Corso dei Mille.
- Pag.3.347 -
2) L'inchiesta nei confronti di Salvatore
Sollena ed altri, fra i quali Giovanni Bontate e
Salvatore Marsalone (S.Maria di Gesu'), Gaetano
Badalamenti (Cinisi), Francesco Rappa (Borgetto)
e Francesco Lo Iacono (Brancaccio).
3) Il sequestro presso l'aeroporto di
Punta Raisi di una valigia contenente circa
dichiarazioni
500.000 dollari
secondo le
u. S. A. , probabilmente
di Gennaro
diretta,
Totta, a
Francesco Mafara della famiglia di Brancaccio.
4) La denuncia di Giuseppe Savoca
(Brancaccio) e Filippo Ganci (S.Giuseppe Jato)
nonche' di taluni elementi napoletani ed altri
stranieri per traffico di stupefacenti e
tabacchi lavorati esteri.
5) Le indagini concernenti l'arresto di
Antonino Marchese (Corso dei Mille) che nei
Giacomo Riina e
sviluppi dell'inchiestasuccessivi
coinvolto anche Leoluca
Giuseppe
Biagio
Leggio
avrebbero
Bagarella,
(Corleone) ,
Benedetto
- Pag.3.348 -
Capizzi, Andrea, Giulio e Francesco Di Carlo
(Altofonte), Lorenzo Nuvoletta della famiglia
della Campania, Vincenzo Marchese (Co:r:so dei
Mille), Rosario Anselmo (Porta Nuova Noce) e
numerosi altri, fra i quali, sebbene non si sia
Alessandro
incriminazione,giunti allora alla
principe
S.Vincenzo.
sua
Vanni Calvello
il
di
- xxv -
All'epoca della redazione del rapporto del
detto,
16 dicembre
la
1979 mancava
consapevolezza
ancora,
che
come
le
si e'
varie
associazioni criminose, oggetto delle indagini
del dr. Giuliano, fossero in realta' le branche
di unica organizzazione e che, pertanto, non vi
erano causali alternative circa la soppressione
del funzionario ma la reazione feroce di unico
organismo nei confronti di chi attentava cosi'
incisivamente ai suoi loschi traffici.
Detta
- Pag.3.349 -
consapevolezza si maturera'
gradualmente man mano che andranno emergendo i
collegamenti fra le varie cosche, come
evidenziato nei numerosi rapporti di polizia e
come appurato nel corso delle istruttorie
concernenti i procedimenti in esame.
Gia' nel
ottobre 1979
precedente
della Squadra
rapporto
Mobile
del 25
di Palermo
(Vol.3/L f.40), redatto proprio a seguito delle
indagini iniziate dal dr. Giuliano con la
scoperta del "covo" di via Pecori Giraldi, si
evidenziavano i collegamenti fra Antonino
Marchese (Corso dei Mille) e Leoluca Bagarella
(Corleone), entrambi utilizzatori del rifugio e
quindi detentori della grossa partita di eroina
ivi rinvenuta e delle micidiali armi
sequestrate. Fra costoro e Rosario Anselmo
(Noce), il cui nome appariva in taluni dei
documenti sequestrati in via Pecori Giraldi. Fra
il Bagarella ed il Di Carlo (Altofonte),
ritratti in fotografie eseguite nel medesimo
luogo e nelle medesime circostanze, anche con
- Pag.3.350 -
Giacomo Riina e Giuseppe Leggio (Corleone) e
Lorenzo Nuvoletta (Campania), come emergeva
dalla documentazione sequestrata in via Pecori
Giraldi e presso i Di Carlo. Fra questi ultimi
ed i Marchese, come provato dal rinvenimento di
una partecipazione di battesimo del figlio di un
Di Carlo nella casa di Vincenzo Marchese (Corso
dei Mille). Fra gli stessi Di Carlo ed il
principe di S.Vincenzo, secondo le risultanze
delle indagini bancarie e patrimoniali
espletate.
Nel rapporto del 6 febbraio 1980 (Vol.3/L
f.215), relativo agli arresti operati in pari
data dal Capitano Emanuele Basile, le suddette
risultanze trovavano un concreto sbocco
processuale e si arricchivano ulteriormente col
rapporto del 22 aprile 1980 (Vol.3/L f.272), con
il quale venivano riferiti i collegamenti,
evidenziati nel corso delle indagini espletate
in Medicina,
Benedetto
fra Giacomo Riina (Corleone) e
- Pag.3.351 -
Capizzi (Altofonte), interessati ad un reciproco
scambio di assegni e cambiali ed a complessi
conteggi, documentati da titoli ed appunti
rinvenuti nell'abitazione del Riina suddetto.
Lo stesso assassinio del Capitano Emanuele
Basile, con la riconosciuta colpevolezza di
Armando Bonanno, Giuseppe Madonia e Vincenzo
Puccio, finalmente condannati all'ergastolo con
sentenza della Corte di Assise di Appello del
2.4.10.84 (Vol.147 f.7), e' segno inequivocabile
della sostanziale unitarieta' delle cosche
criminose, che agiscono congiuntamente, fornendo
i propri uomini alla direzionp criminale di
unica organizzazione, essendo stato
successivamente accertato, attraverso le
dichiarazioni di Tommaso Buscetta e Salvatore
Contorno, ampiamente riscontrate, che Giuseppe
Madonia e' membro della famiglia di Resuttana,
Armando Bonanno di quella di S.Lorenzo e
Vincenzo Puccio di quella di Ciaculli.
- Pag.3.352 -
Nel %appo%to del 7 febbraio 1981 (Vol.3/L
f. 1) , pur non essendo stata ancora %aggiunta
consapevolezza della esistenza di unica
o%ganizzazione criminale abb%acciante tutte le
famiglie mafiose, si sottolinea l'organico
collegamento f%a quelle di Corso dei Mille,
Altofonte e Corleone (indicate con riferimento
ai covi di Corso dei Mille e via Pecori Giraldi)
e si individua proprio nelle operazioni di
scoperta di tali covi e nelle indagini
conseguentemente condotte dal dr. Giuliano e
quindi dal capitano Basile la causa scatenante
della loro uccisione.
- XXVI -
Sulle %isultanze del %apporto del 7
febbraio 198 1 e sulle particolari verifiche cui
esse sono state sottoposte nel corso della
istruzione
poiche' ,
occorre a questo punto soffermarsi,
occupandosi esso precipuamente delle
- Pag.3.353 -
indagini condotte dal dr. Giuliano (e poi dal
Basile) sui due c.d. "covi" di Corso dei Mille e
di via Pecori Giraldi, pur non dovendosi, come
si e' detto, esclusivamente collegare a tale
attivita' del funzionario la causale
dell'omicidio, non v'e' dubbio che si tratto'
dei fattori che scatenarono le menti e le mani
omicide, stante che l'eliminazione del Giuliano
fu per certo ritenuta in quel momento necessaria
e sufficiente per la sopravvivenza delle cosche.
Necessaria in quanto
quelle in corso) erano
le
giunte
indagini (tutte
ad un momento
cruciale, pressoche' tutte le famiglie vi erano
rimaste coinvolte ed un maggiore pericolosissimo
coinvolgimento si stava profilando per la cosca
corleonese e quelle di Ciaculli ed Altofonte,
che con la prima avevano la piu' ferrea alleanza
(lo dimostreranno, al di la' di ogni dubbio, le
cruente vicende della c.d. "guerra di mafia").
Sufficiente perche' il dr. Giuliano
appariva in quel momento agli occhi delle cosche
come l'unico investigatore in grado di crear
- Pag.3.354 -
loro seri fastidi, sia per l'incessante e
multiforme attivita' condotta su un amplissimo
fronte, sia per l'ostinata volonta' di
perseguire i criminali nonostante la quasi
generale indifferenza e l'obiettiva svalutazione
in sede giudiziaria, all'epoca, dei risultati
conseguiti nel corso delle indagini di polizia.
Dalla soppravvenuta pronunzia in data Z
aprile 1984 della Corte di Assise di Palermo
eYol.198 f.l), emerge invero quanto segue.
Consumati il 26 aprile 1979 omicidio e
segnalazione dichiarazioni
rapina, pervenne alla
anonima
Questura
le
di Palermo
successivamente rese dai drr. Michele Carde Ila
eYol.185 f.135), Bruno Contrada eYol.185 f.131),
Paolo Moscarelli eYol.185 f.150), ed Antonio De
Luca eYo1.15/L f.137), tutti all'epoca in
servizio presso la Questura di Palermo, hanno
consentito di accertare che si tratto' invece
della
- Pag.3.355 -
"soffiata" di Vittorio Ferdico, che venne
successivamente e puntualmente ucciso 1'11
agosto 1979 indicante in Giovanni Greco,
Greco gli autoriPietro Marchese
della rapina,
e
in
Giuseppe
complicita' con Rosa:rio
Spitalieri, tappezziere d'auto con laboratorio
1979,
Fatta ivi i:rruzione
Spitalieri,
nel Corso
Polizia
aprile
dei Mille.
procedette
dello
all'arresto,
stesso
in data
la
za
di
Giovanni Greco e di Girolamo Mondello e rinvenne
giubotti antiproiettile, radio ricetrasmittenti,
aggeggi pe:r: la pulizia delle armi e denaro
contante (circa 17.000.000 in banconote da vario
taglio) , parte del quale in mazzette legate da
fascette con impresso il bollo della sede di
Palermo della Cassa di Risparmio. I tre suddetti
vennero il 30 aprile 1979 denunciati in stato di
arresto (unitamente a Mondello Giovanni padre di
Girolamo) mentre in stato di irrepe:r:ibilita'
vennero
Marchese,
denunciati
raggiunti
Giuseppe
da gravi
Greco
indizi
e Pietro
perche'
riconosciuti in fotografia da alcuni dei
presenti alla rapina.
A seguito
- Pag.3.356 -
di altra anonima segnalazione
(che successivamente si et appreso, come si e'
detto, essere opera dello stesso Ferdico)
vennero ritrovate numerose armi corte e lunghe
abilmente occultate in un cortiletto adiacente
al laboratorio dello Spitalieri, frequentato
anche, come emerso dalla testimonianza di tale
Domenico Maone, ivi impiegato, proprio da
Giovanni Mondello. Questi ultimi,
Giuseppe e
Girolamo e
Giovanni Greco, Pietro Marchese,
forniti di alibi per
rapina, vennero
il giorno
tuttavia
e l'ora della
immediatamente
escarcerati dal Procuratore della Repubblica di
Palermo.
catturato il 19 maggio
1979
Successivamente,
Pietro Marchese (il 29 aprile 1979,
immediatamente dopo la scoperta del covo dello
Spitali.::ri, era pervenuta la teJefonata di
minaccia al dr. Giuliano, che, secondo le
risultanze della espletata perizia fonica, era
stata proprio dal Marchese effettuata) e
procedutosi con
- Pag.3.357 -
ist~uzione fo~male, venne~o espletate, in data
26 maggio 1979, da pa~te di nume~osi impiegati
della Cassa di Risparmio, tra i quali tale
Messineo, ricognizioni personali su tutti gli
ar~estati, con esito completamente negativo.
A questo punto il dr. Giuliano, con
rapporto del 28 maggio 1979, riferi' al Giudice
istruttore che all'atto dell'arresto del
Marchese il Messineo, trovandosi negli uffici
della Squadra Mobile, lo aveva visto e,
sbiancando in volto, riconosciuto come uno degli
autori della ~apina e che lo stesso Messineo,
successivaml2nte~icevendosi
sottufficiale di P.S. la
da pa:rte
convocazione
di un
per
presentarsi alla ~icognizione, aveva pronunciato
es pr ime'vanoinequivocabilmentefrasi
timore
che
di feroci rappresaglie se
il
avesse
del Marchese. Aggiunse altresi'
riconfe~mato
riconoscimento
in sede giudiziaria il
il funzionario di aver identificato e
rintracciato all'estero tale Silvie Duchenne,
anch'essa presente al momento della rapina, che
si era dichiarata disposta a procede:re a
:ricognizione delle persone degli imputati.
- Pag.3.358 -
Il 16 giugno 1979 si svolse, in un clima
di protesta ed intimidazione ben descritto
nella deposizione del dr. Carde Ila (Vo1.185
f.135)
della
l'atto istruttorio con l'intervento
Duchenne cui l'avv. Salvatore
Chiaracane, legale del Marchese ed ora
incriminato, quale appartenente a Cosa Nostra, a
seguito delle dichiarazioni del Buscetta e del
Contorno, rinfaccio' di essere venuta
dall'Inghilterra solo per fare un favore alla
Polizia-, la quale riconobbe il Marchese come
uno degli autori della rapina.
La stampa riporto' con risalto la notizia,
sottolineando le gravi critiche mosse dal
Chiaracane al Giuliano.
1979 il Marchese, senza cheIl
si fosse
14 luglio
proceduto ad accertamenti peritali,
provvisoria per motivi diottenne
salute
la liberta'
(asserita colica addominale) ed il
successivo 26 luglio 1979 ugualmente la otteneva
Giovanni Greco.
Il 21 luglio 1979 era stato ucciso
Giorgio Boris Giuliano.
il dr.
- Pag.3.359 -
Con sentenza istruttoria del 2.7 ottobre
1979 (Vol.3/L f.565) tutti gli imputati vennero
poi prosciolti dai reati di omicidio e rapina e
rinviati a giudizio Giuseppe e Giovanni Greco.
Pietro Marchese. Girolamo Mondello e Giovanni
Spitalieri per rispondere dei soli reati di
associazione per delinquere, porto e detenzione
illegale d'armi ed altri reati minori.
Orbene. si sostiene nel rapporto del 7
febbraio 1981 che la banda criminale
responsabile della rapina e dell'omicidio dello
Sgroi non pote'. a causa del suaccennato
convincimento che
evolversi
maturare
delle
il
vicende processuali,
solo il
non
dr.
Giuliano si opponeva con tutte le sue forze e
l'incessante attivita' di "tallonamento"
dell'istruttoria in corso ad una felice (per gli
imputati) conclusione di essa. E le successive
fasi processuali offrono inequivoco riscontro a
tali considerazioni.
- Pag.3.360 -
E' infatti obiettiva constatazione che,
mentre il dr. Giuliano si accaniva nella ricerca
delle prove,
che ora puo'
in sede giudiziaria, con giudizio
definirsi obiettivamente errato,
veniva maturata degli elementi raccolti diversa
valutazione, con le immaginabili conseguenze
nell'opinione di chi dal funzionario di polizia
si vedeva cosi' sostanzialmente perseguitato,
secondo la distorta mentalita' mafiosa di allora
e di oggi.
Invero, proposto appello istruttorio
avverso la sentenza del 27 ottobre 1979. la
Sezione Istruttoria della Corte di Appello di
Palermo radicalmente ne modificava le
conclusioni, disponendo il rinvio a giudizio
degli imputati anche per rispondere dei reati di
omicidio e rapina. Con sentenza in data 2 aprile
1984 (Vo1.198 f.2) la Corte di Assise
pronunziava condanna all'ergastolo di Rosario
SpitalieIi, dopo aveI Iilevato nella paIte
motivd che anche Pietro Marchese,
ucciso nel caIceIe dell'Ucciardone,
uno
nelle more
era stato
degli
- Pag.3.361 -
autori dell'omicidio e della rapina, ed
infliggeva a Giuseppe Greco e Giovanni Greco
gravissime pene per il reato di associazione per
delinquere, pur assolvendoli dai maggio:ri
delitti con dubitativa formula.
- XXVII -
Ucciso il dr. Giuliano, le piu' importanti
indagini da costui condotte subiscono una
radicale battuta di arresto. Alcune, come quella
relativa al sequestro della valigia contenente i
dollari U.S.A., vengono sostanzialmente
abbandonate la Squadra Mobile di Palermo
riferira', con rapporto, per altro
ignoti, soltanto il 30 aprile
a carico di
19 8 1 ( Vo l . 9 / J.
f.157) e solo a seguito di pressante
sollecitazione dell'autorita' giudiziaria del
quella concernente
precedente
Altre,
mese
come
di ottobre (Vol.9/L f.151L
- Pag.3.362 -
l'omicidio Sgroi, si avvia stancamente verso la
suaccennata deludente conclusione istruttoria di
cui alla sentenza del 27 ottobre
alcuni anni riformata in sede
1979, solo dopo
di gravame.
Nonostante il dr. Giuliano avesse nei suoi
ultimi giorni di vita gia' identificato Leoluca
Bagarella come l'utilizzatore del
rifugio-deposito di eroina di via Pecori
Giraldi, soltanto con rapporto del 25 ottobre
1979 il predetto veniva denunciato dalla Squadra
Mobile di Palermo unitamente a numerosi altri
individui le cui tracce erano state ritrovate
nella documentazione sequestrata nel suaccennato
"covo". Venivano tuttavia emessi mandati di
cattura soltanto contro il Bagarella e
Melchiorre Sorrentino (di quest'ultimo, per
altro, era ormai certa la soppressione, essendo
stata ritrovata in stato di abbandono la sua
autovettura e rinvenuti i suoi stivaletti
nell'appartamento di via Fecori Giraldi).
Della scomparsa del Sorrentino e del di
lui fratello gia' da tempo si occupava il
- Pag.3.363 -
tali indagini, che :riconducevano
della
capitano
comandante
Nell'ambito
dei
di
Carabinieri
Compagnia
Emanuele
di
Basile,
Mon:reale.
p:repotentemente al "covo" di via Peco:ri Gi:raldi
(ove era stato :ritrovato anche un appunto
manosc:ritto del Baga:rella con il nome del
Melchio:r:re So:rrentino "rabbiosamente" cancellato
con tratti di penna) , l'Ufficiale, fo:rzando
p:ressoche'
sostanzialmente
giudizia:ria,
la
rimasta
mano all'auto:rita'
inerte
nonostante le risultanze del :rapporto della
6 febbraio 1980 all'arresto di
Squadra Mobile del
autonomamente il
25 ottobre 1979, procedeva
Giulio ed Andrea Di Carlo, di Giacomo Bentivegna
e di altri e li denunciava per associazione pe:r
delinquere e spaccio di d:roga unitamente ai gia'
detenuti Antonino Ma:rchese, Antonino Gioe' e
Leoluca Baga:rella (quest'ultimo frattanto
a:rrestato in fortuite circostanze 1'11 dicembre
1979) ed all'irreperibile Francesco Di Carlo.
Gli arresti venivano convalidati dal
Procurato:re della Repubblica di Palermo e
- Pag.3.364 -
venivano emessi mandati di cattura nei confronti
di tutti i predetti, previa riunione del nuovo
procedimento a quello giù' pendente a seguito
della scoperta del "covo" di via Pecori Giraldi.
Le indagini assumevano quindi un frenetico
ove era la residenza anagrafica di
sviluppo.
Cipolla,
Perquisita una casa di via Michele
Vincenzo Marchese e del figlio Antonino
(inspiegabilmente
effettuarla dopo l'arresto di quest'ultimo e
avvenuta pochi
nessuno dicuratosi era
Giuliano,dr.dell'uccisione
giorni dopo) , accertava che il Leoluca
Bagarella la frequentava abitualmente anche
perche' fidanzato con Vincenzina figlia di
Vincenzo, e che costui era in stretti rapporti
con i Di Carlo, 5 tante che conservava una
bomboniera di confetti riferente si alla prima
comunione di Salvatore Di Carlo, figlio di
Andrea, celebrata nel giugno 1979. L'esame della
documentazione rinvenuta in via Pecori Giraldi
consentiva l'incriminazione dei fratelli
Agrigento
Anselmo,
di S.Giuseppe Jato ·e di Rosario
- Pag.3.365 -
pe~che' ritenuti dei prestanome del Bagarella.
Fotografie rinvenute nel "covo" ed in casa dei
Di Carlo mostravano costui in compagnia di
Lorenzo Nuvoletta (sa~ebbe stato costui cosi'
identificato pero' solo dopo alcuni me si) ,
Giuseppe Leggio e Giacomo Riina, corleonesi da
tempo trasferitisi in provincia di Bologna. Il
capitano Basile accompagnava il Giudice
istruttore ed il P.M. in Medicina ove gli ultimi
due suddetti venivano tratti in arresto pe~
falsa testimonianza, avendo dichiarato di non
dell'incontro,
ritratti
assieme
ricordare
qualialle
personalmente
non
e
die
pe~soneleconoscere
apparivano
l'occasione
procedeva a perquisizione nelle loro abitazioni.
Palermo,Rientrato
associazione
a
per
li
delinquere
denunciava
unitamente
per
a
Benedetto Capizzi, Antonino Pipitone e Tommaso
Cannella, sottolineando, con rapporto del ZZ
aprile 1980 (Vol.3/L f.272), le :z::isultanze
della documentazione rinvenuta nell'abitazione
del Riina.
- Pag.3.366 -
alla uccisione
Dopo
conseguente
la lunga stasi
del
delle
dr.
indagini
Giuliano,
di poco piu' di due mesi, l'inchiesta,nell'arco
grazie all'infaticabile ufficiale dei
Carabinieri, aveva nuovamente investito in pieno
strettila cosca dei corleonesi e dei loro piu'
alleati.
Il 5 maggio 1980 in Moreale veniva ucciso
il capitano Basile.
- XXVIII -
Questa volta la immediata ed efficiente
reazione delle Forze dell'ordine consentiva
l'arresto, a poche ore di distanza dal cr:imine,
dei tre esecutori materiali, Vincenzo Puccio,
Ar:mando Bonanno e Giuseppe Madonia, tali
riconosciuti e condannati all'er:gastolo con
sentenza della Corte di Assise di Appello di
Palermo del 24 ottobre 1984 (Vol.147 f.7).
Se e'
- Pag.3.367 -
lecito tuttavia aggiunge~e ce~tezza
a ce~tezza dopo le amarissime delusioni
cagionate da due dibattimenti di primo grado e
da una sconce~tante sentenza assoluto~ia che li
concluse, ponendo le condizioni pe~ la
definitiva fuga degli assassini, sia consentito
z:ileva~e che la loro ~esponsabilita' e' emersa
incontestabilmente anche nel corso del presente
giudizio attraverso la p~eziosa testimonianza
dell'agente di P.s. Pietro Vallone, che la Corte
ha ritenuto, pe~di Assise
l'abbondanza
di Appello non
delle p~ove gia' raccolte,
ascolta~e e che invece questo Ufficio, investito
di tutto il tema dell'indagine nel corso della
ist~uttoria a carico dei presunti mandanti
dell'omicidio,
testimoniale
ha assunto
procedendo
in
anche
formale
alla
esame
verifica
delle sue dichiarazioni.
Il Vallone, come si e' prima detto, ha
riferito di essere accorso fra i primi sul luogo
del delitto, richiamato dal rumore degli spari,
e di aver incrociato uno degli assassini in
fuga, che lo minaccio' anche con la sua
- Pag.3.368 -
pistola, e di averlo riconosciuto
successivamente in Giuseppe Madonia in una
fotografia trasmessa da un notiziario
locale, che ne annunciava l'arresto.
televisivo
La dichiarazione, resa ad oltre quattro
anni di distanza dal fatto,
nonostante la
e'
sua tardivita',
da ritenersi,
perfettamente
veritiera. Nessuno, infatti, se non presente al
la presenza sul posto del M.llo
momento dell'omicidio, avrebbe potuto rivelare
dei Carabinieri
Giommaria Bacchiddu, del quale non v'e' traccia
in nessuno dei rapporti concernenti il delitto.
che omisero tutti di menzionarne l'intervento.
Il Bacchiddu, per
congedatosi dall'Arma nei
al tro, di fatto
primi giorni dello
stesso maggio 1980, scomparve imme~iatamente
dalla scena delle indagini e non fu sentito
quale teste ne' nel corso dell'istruttoria ne'
in dibattimento. Pertanto. solo chi lo aveva
effettivamente visto accorrere. come egli stesso
poteva essereBasile
ha confermato.
capitano
verso il corpo martoriato
in grado
del
di
riferirlo successivamente.
- Pag.3.369 -
Inoltre, salve talune imprecisioni,
verosimilmente cagionate dalla concitazione del
momento e dall'offuscarsi dei ricordi, il
Vallone ha dato una descrizione della fuga del
killez: da lui incrociato che perfettamente
combacia con la ricostruzione fattane dalla
Polizia giudiziaz:ia. In particolare ha riferito
di aver visto il Madonia allontanarsi verso la
"salita", cioe' proprio verso quella strada,
posta a livello superiore al punto ove giaceva
il corpo del Capitano, che gli assassini
percorsero nella loro fuga. Particolare che solo
un attento lettore degli atti processuali
potuto apprendere ovvero taluno, come siavrebbe
ritiene il Vallone, presente al momento del
delitto.
Quanto poi alla tardivita' delle sue
dichiaz:azioni, il Vallone ne ha
e ben credibile spiegazione.
dato esauriente
L'arresto, nella
immediatezza dei fatti. del Madonia lo convinse
era allora soltanto un giovane studente - a
testimonianza
non esporsi ad eventuali
una
rappresaglie rendendo
che
- Pag.3.370 -
riteneva superflua dopo che per altra via s'era
comunque giunti all'identificazione dell'autore
dell'omicidio. Il suo trasferimento al Nord,
dove sicuramente le vicende processua.li
concernenti il pur gravissimo delitto non
avevano avuto la medesima risonanza loro data
dalla stampa locale, gli impedi' di apprendere
tempestivamente della assoluzione del Madonia e
della sua fuga dalla Sardegna sin quando
leggendo notizia delcasualmente ne
dibattimento di
apprese,
appello, che si stava appunto
essendosi
nell'ottobrecelebrando allora
sua
egli
di
la
al P.M.
che
1984~
conto
conoscenza
reso
a suaquantorivelo'
Milano,
testimonianza poteva esser divenuta essenziale.
- XXIX -
E' ormai certo, pertanto. che autori del
Madonia,
barbaro omicidio del
Giuseppe
capitano Basile furono
Armando
Bonanno e
- Pag.3.371 -
Vincenzo Puccio, e la loro accertata
identificazione prepotentemente riconduce
gia' indicata causale del delitto.
alla
In vero, secondo le riscontrate
dichiarazioni di Tommaso Buscetta e Salvatore
Contorno, il Madonia e' membro della famiglia
mafiosa di Resuttana, il Bonanno della famiglia
di S.Lorenzo ed il Puccio di quella di Ciaculli.
Le indagini del Basile, come quelle condotte dal
dr. Giuliano, avevano investito in pieno la
famiglia dei corleonesi e quelle dei loro piu'
stretti alleati e la feroce reazione di Cosa
Nostra opera per mano degli emissari di queste,
che per la consumazione dell'atroce delitto
forniscono i loro uomini "migliori".
Giuseppe Madonia e' addirittura il figlio
del capo della cosca mafiosa di Resuttana.
precedenti
Armando Bonanno,
un'impressionante
il cui
serie
nome
di
ricorre in
giudiziari, risulta tra l'altro esser stato
arrestato in Castelvetrano il 19 febbraio 1977
perche' sorpreso in compagnia di altri
- Pag.3.372 -
p~egiudicati armati di un fucile a canne mozze e
cinque rivoltelle. Condannato a pena i~risoria,
nonostante la palese gravissima entita' del
fatto, le cui modalita' facevano ben presumere
la intezione del "commando" di commettere
gravissimi delitti di sangue, venne escarcerato
poco piu' di un anno dopo (scheda biografica
Vincenzo Puccio,
Ciaculli, e' - per certo
della famiglia di
personaggio mafioso
allegata
Ope~ativo
segg.)).
al
CC.
rapporto
Palermo
29.5.1980
((Vol.3/L
del Nucleo
f.437) e
di rango, risultando essere l'accompagnato~e del
famige~ato Giuseppe Greco "sca~puzzedda", con il
quale e~a stato sorpreso a bo~do di una
autovettura il 20 ottobre 1977. Fuggito il G~eco
ed a~re5tato il Puccio pe~ favoraggiamento,
venne frettolosamente escarcerato appena due
gio~ni dopo (Vol.6/L f.l05).
- xxx -
- Pag.3.373 -
Gia' coi mandati di cattura emessi
successivamente al rapporto del 7 febbraio 1981
(Vol.3/L f.1) la individuazione, sia pur ancora
approssimativa, della esatta causale degli
omicidi del Giuliano e del Basile e
l'identificazione degli
secondo delitto
autori
avevano
materiali del
consentito
l'incriminazione di coloro che, alla luce delle
conoscenze di allora, potevano esser ritenuti i
mandanti.
Mancava tuttavia ancora agli inquirenti la
diretta conoscenza della struttura interna delle
cosche e dei loro collegamenti tramite
l'organismo di vertice denominato "Commissione"
o "Cupola", la cui esistenza e' stata rivelata
da Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno.
A seguito delle dichiarazioni di costoro,
invece, quella che era soltanto una ineccepibile
ricostruzione logica dei momenti ideativi dei
delitti e della identita' delle relative
potesta' decisionali e' divenuto accertamento
- Pag.3.374 -
fondato su prove sicure, consistenti in
particolareggiate e circostanziate accuse di
altri soggetti processuali, ampiamente e
reiteratamente riscontrate, come meglio
illustrato in altro apposito capitolo della
sentenza-ordinanza.
Sia il Buscetta che il Contorno, invero,
hanno piu' volte ribadito che i piu' gravi
delitti di mafia non possono essere commessi
senza previa rleliberazione della Commissione al
vertice di Cosa Nostra.
Nulla il Contorno ha piu' aggiunto che gli
omicidi del Giuliano e del Basile direttamente
riguarrli. Ma il suo silenzio in pJ:oposito
finisce per fornire indiretta conferma delle
dichiarazioni del Buscetta, secondo il quale le
relative decisioni vennero adottate dalla
Commissione all'insaputa dell'ancora potente
capo della famiglia di S.Maria di Gesu', cui
apparteneva il Contorno, il quale, pertanto, e'
ben presumibile non ne abbia mai avuto notizia,
tenuto anche conto del suo non elevato grado
all'interno della organizzazione.
- Pag . 3 . 375 --
Il Buscetta, invece, pur aderendo ad altra
di Stefano Bontate e
famiglia,
confidenza
godeva
da
di
parte
grandissima stima e
Salvatore Inzerillo, i quali gli rivelarono che
la Commissione, gia' pressoche' del tutto
egemonizzata dai Corleonesi, aveva, a loro
insaputa, decretato la soppressione del
funzionario e dell'Ufficiale (Vo].124 f.14),
(Volo 124 f.28), (Vo10124 f.34), (Vo10124 f.35),
(Vo10124 f. 41), (Vo10124/A f.54) e (Vo10124/A
f.62). E che il Buscetta dica il vero, riferendo
veritiere confidenze fattegli
dall'Inzerillo, emerge da
constatazione: stavano in quegli
dal
una
anni
Bontate e
elementare
maturando
le condizioni per l'esplosione della c.d.
"guerra di mafia", scatenata dai corleonesi e
dai loro piu' stretti avversari per
l'eliminazione di
soprattutto
coloro
il
i
Bontate
quali
e
- Pag.3.376 -
l'Inzerillo che si opponevano alla loro
egemonia; le indagini del Giuliano e del Basile
avevano, come s i e' visto, investito in primo
piano le cosche dei corleonesi e dei loro
accoliti (Ciaculli, Altofonte, Corso dei Mille)
e difficilmente il Bontate e l'Inzerillo
avrebbero dato il loro assenso in Commissione,
se preventivamente informati, alla sopressione
dei due investigatori che con le loro inchieste
ponevano in difficolta' soprattutto i loro
avversari interni di Cosa Nostra, mentre la
prevedibile reazione delle Forze dell'ordine
avrebbe indiscriminatamente colpito in ogni
direzione cagionando proprio ad essi i maggiori
in quanto
puntualmente
attivita'
esposti nei traffici
paralecite
verifico' doposi
piu'
infatti,
nelle
cio' ,
e
fastidi,
illeciti
l'omicidio del Basile, che precedette di appena
un giorno l'operazione di Polizia che mise in
ginocchio il gruppo dell'Inzerillo -
Maggiori
all'omicidioBuscetta in
particolari
ordine
ha aggiunto il
del
- Pag.3.377 -
capitano Basile, lealmente e scrupolosdmente
invece correggendo nel corso delle sue
dichiarazioni l'erronea originaria indicazione
di Leoluca Bagarella quale killer del dr.
Giuliano (Vo1.124 f.14L
Inzerillo e Stefano Bontate, ovviamente
Secondo Buscetta, invero, Salvatore
profondi
conoscitori, dall'interno, delle ferree regole
di Cosa Nostra, individuarono immediatamente i
mandanti dell'omicidio dell'Ufficiale, ad essi
risalendo attraverso l'identita' degli esecutori
materiali arrestati subito dopo il crimine. Fra
essi vi era Vincenzo Fuccio, uomo di Michele
Greco, la cui posizione decisamente a favore dei
Corleonesi non si era ancora del tutto
chiaramente delineata, consentendo gli ultimi
spazi a confronti che
speravano chiarificatori.
gli altri due bosses
Senonche' il Greco, cui venne da entrambi
contestato che non poteva dichiararsi estraneo
ad un delitto di tal genere, che risultava
commesso da un affiliato alla sua
_. Pag.3.378-
famiglia, si limito' ad "allaI:gaI:e le bI:accia"
pur non avendo "il cOI:aggio di smentiI:e che il
Puccio fosse uno degli autori dell'omicidio del
Cap. Basile"eVol.124/A f.62)
Ne' poteva il GI:eco ammetteI:e al Bontate
ed all' Inzerillo le sue responsabilita',
poiche' gli omicidi del Giuliano e del Basile,
seppur pI:incipalmente deliberati come "I:eazione
difensiva" all'attacco investigativo mosso
contro le famiglie di COI:leone e Ciaculli e dei
10I:o piu' stretti alleati, gia' si inquadrano
nel piu' vasto criminoso disegno di egemonia su
Cosa Nostra ed erano divenuti un "passaggio
necessaI:io" al I:aggiungimento di tale scopo. Nel
momento in cui - infatti - le suddette famiglie
gia' sicuramente meditavano l'eliminazione dei
prestigiosi capi di S.Maria di Gesu' e Passo di
1 'alleggerimentoRigano,
investigativa nei loro
della
confronti
pressione
diventava
vitale per mantenere ed accrescere quella
posizione di forza che sola aVI:ebbe consentito
la definitiva e completa occupazione dei
di Cosa Nostra.
veI:tici
- Pag.3.379 -
- XXXI -
Negli anni 1979-1980 la Commissione di
Cosa Nost~a, secondo le rivelazioni di Tommaso
Buscetta e Salvatore Contorno, era composta da
Salvatore
Bernardo
Inzerillo,
Provenzano, B~usca,
Berna~do
Bontate,
Scaglione,
Francesco
Stefano
Riina,
Riccobono,Rosario
Salvatore
Calo' ,
Greco,Michele
Salvatore
Giuseppe
Madonia, Gigino Pizzuto, Antonino Nene' Geraci,
Ignazio Motisi, Giovanni Scaduto, Giuseppe Greco
"scarpuzzedda", Andrea Di Carlo e Leona~do
Greco, effettivo capo della famiglia di
Baghe~ia, solo formalmente
Scaduto.
rappresentata dallo
stefano Bontate e Salvatore Inzerillo non
vennero, come si e' visto,
- Pag.3.380 -
neanche informati della decisione di far
uccidere il dr. Giuliano ed il Capitano Basile.
Lo stesso avvenne, secondo Tommaso
Buscetta, per Rosario Riccobono, allora alleato,
seppur infido, di Stefano Bontate.
Gigino Pizzuto e' stato ucciso il 29.9.81.
A tutti gli altri, coi mandati di cattura
n.323/84 e 418/84 sono stati contestati gli
omicidi del dr. Giuliano e del capitano Basile
(quest'ultimo, come si e' visto, non al Di
Carlo, all'epoca detenuto) e quelli connessi, e
col mandato di cattura 97/85 (Vo1.185 f.164)
anche l'omicidio di Vittorio Ferdico, la cui
esecuzione rientra, come si e' visto e meglio si
vedra' in seguito, nello stesso iter criminoso.
E tutti gli imputati suddetti vanno, per le
considerazioni suesposte, rinviati a giudizio
della Corte di Assise di Palermo, competente per
materia, territorio e connessione, per
rispondere dei delitti loro contestati.
- Pag.3.381 -
E' stata omessa la contestazione del ~eato
di omicidio del capitano Basile - e di quelli
piu' st~ettamente connessi pe~ Andrea Di
Carlo, in quanto costui gia' da alcuni mesi
trovavasi detenuto alla data del 5 maggio 1980.
Appare invece particolarmente significativa la
sua p~esenza tra i mandanti dell'omicidio del
dr. Giuliano, poiche', se il funziona~io non
fosse stato barbaramente ucciso subito dopo la
scoperta del "covo" di via Pecori Giraldi, si
sarebbe giunti per questa via molto piu'
celermente alla sua identificazione ed al suo
arresto, avvenuto invece solo nel febbraio 1980,
allorche' il Capitano Basile, con la nota
operazione del 6 febb~aio, p~ovoco' lo sbocco
giudiziario delle indagini di polizia che dopo
la soppressione del funzionario languivano o
venivano dall'autorita' giudizia~ia decisamente
sottovalutate nelle loro risultanze.
- XXXII -
- Pag.3.382 -
Col pxecedente mandato di cattuxa n.274/81
del Z7 giugno 1981 (Vol.4/L i.1) il delitto di
omicidio del dx. Giuliano - unitarnente a quelli
contestato a Giuseppe
piu' strettamente connessi
Greco,
exa stato invece
Pietro Marchese,
Francesco Di Caxlo, Vincenzo Marchese, Girolamo
poi ripetuta
GiacomoMondello,
Bentivegna.
Per
contestazione
Leoluca
Giuseppe
Bagaxella
Greco
nel
e
trattasi
mandato
di
di
cattura n.323/84, che, pertanto, per questa
parte, ha sostituito il primo pxovvedimento.
Pietro Marchese, come si e ' detto, e'
stato ucciso il 25.2.iJ2 e, pertanto, va
dichiarato non doversi pl:ocedel:e nei suoi
per estinzione dei ~eati da tale causaconfronti
cagionata.
Giacomo Bentivegna e ' stato assolto dal
reato di associazione per delinquexe,
l'omicidio, con sentenza del
costi~uente
incriminazione
il
per
presupposto della sua
- Pag.3.383 -
Tribunale di Palermo dell'8 febb:taio 1982
(Volo 6/L f. 1 za), passata per questa parte in
giudicato, sicche' va prosciolto pe:t non aver
commesso il fatto del delitto di omicidio, tanto
piu' che non sono stati :taccolti ulteriori
elementi comprovanti una sua perdurante
all'organizzazioneappartenenza
avendo dato esito negativo la
criminosa ed
ricognizione
personale cui e' stato sottoposto con
oculaI:el'intervento di Giuseppe Siracusa, teste
dell'omicidio del dr. Giuliano.
Identico :tisultato negativo ha dato la
ricognizione personale effettuata su Girolamo
Mondello, il quale, per altro, con sentenza
della Corte di Assise del aprile 1984
(Vol.198 f . Z) , e' stato assolto, sia pur con
dubitativa formula, dall'accusa, costituente il
necessario p:r::esupposto della sua incriminazione
per l'omicidio del d:r::. Giuliano, di appartenenza
all'o:r::ganizzazione criminosa facente capo al
"covo" di Co:r::so dei Mille. E se e ' vero che i
successivi elementi raccolti hanno
.- Pag.3.384 -
consentito la sua nuova inc~iminazione (mandato
di cattu~a n.323/84) quale appa~tenente a Cosa
Nost~a, gia' nel co~so della ist~uzione, con
o~dinanza del 13.3.85 (fase. pe~s. f.ZZ), essi
sono stati ~itenuti insufficienti, con
conseguente sca~ce~azione dell'imputato ai
dell'a~t.269 C.P.P.-
sensi
F~ancesco Di Ca~lo secondo le
dichia~azioni del Conto~no, venne espulso
p~op~io in quell'epoca dalla famiglia mafiosa di
pe~ esse~si app~op~iato dei
Altofonte
f~atello
e sostituito come ~appresentante
And~ea
dal
p~oventi, di pe~tinenza dell'o~ganizzazione, di
traffico di droga e di una impresa di
autotrasporti appartenente alla cosca (VoI. 125
f.SOLNon e' pertanto pensabile a!:lbia egli
potuto avere un qualche ruolo decisionale nella
delibe~azione concernente l'omicidio del dr.
Giuliano e va prosciolto pe~ non aver commesso i
fatti dalle ~elative contestazioni.
Vanno prosciolti altresi', sia pu~e per
insufficienza di prove,
Leoluca Bagarella.
Vincenzo Ma~chese e
- Pag.3.385 -
Il primo e' il fratello di Filippo
Marchese, capo della cosca di Corso dei Mille,
anch'esso incriminato per l'omicidio del dr.
Giuliano col mandato di cattura n.323/84 e la
cui posizione verra' in seguito esaminata.
Pur essendo stato il Vincenzo Marchese
incriminato, quale affiliato a Cosa Nostra, col
mandato di cattura n.323/84, nulla risulta circa
il suo effettivo ruolo all'interno
dell'organizzazione, sicche' appare estremamente
difficile che il predetto, sebbene padre dei
famigerati killers Antonino e Giuseppe Marchese
e suocero promesso di Leoluca Bagarella,
fidanzato con la di lui figlia Vincenzina, sia
in qualche modo intervenuto nella deliberazione
concernente l'omicidio del dr. Giuliano. Non
investigazioni
disconoscersipuo' tuttavia
di costui
che
particolarmente
le
lo
riguardavano e che fu egli uno fra coloro che
dalla soppressione del funzionario ricevettero
immediato vantaggio, essendo riuscito, a causa
evitare
della
febbraio
stasi subita dalle
198 O,
indagini
ad
sino al
- Pag.3.386 -
per diversi mesi la perquisizione domiciliare
nella sua residenza di via Michele Cipolla, ove
poi vennero ritrovate altre tracce di Leoluca
Bagarella e dei Di Carlo nonostante l'accurata
"pulizia" che nelle more il padrone di casa era
riuscito ad effettuare. La formula di
proscioglimento piu' conforme a giustizia
appare, pertanto, quella dubitativa.
Consimili argomentazioni valgono per
Leoluca Bag~rella, pericoloso esponente della
cosca corleonese ma non per certo ai vertici
emergedella stessa,
dichiarazioni
come
del
sicuramente
Buscetta e del
dalle
Contorno.
Appare in posizione tale da potere difficilmente
influire su decisioni di Cosa Nostra di cosi'
estrema rilevanza, quale l'omicidio del dr.
Giuliano, sebbene anch'egli estremamente
interessato alle indagini del funzionario, che
al momento della sua uccisione si apprestava a
del "covo" di via Pecori Giraldi.
denunciarlo,
l'utilizzatore
avendolo identificato come
Infatti, morto il Giuliano, ottenne il Bagarella
qualche mese di requie, essendo stato presentato
il
-- Pag.3.387-
~apro~to di denunzia a suo ca~ico solo il 25
ottob~e 1979 (Vol.3/L f.40) ed emesso mandato di
cattu~a nei suoi conf~onti successivamente a
tale data. Tenuto tuttavia conto, alt~esi' ,
dell'esito negativo della ~icogni2ione di
pe~sona eseguita sul Baga~ella dal teste
Giuseppe Si~acusa ed escluso, pe~tanto, che
l'esecuto~e mate~iale del c~imine sia stato il
predetto imputato, come a lungo si sospetto',
appa~e confo~me a giustizia p~oscioglie~lo pe~
insufficienza di p~ove dall'imputazione di
omicidio e con ampia fo~mula - da quella di
omicidio del Capitano Basile, all'epoca del
quale egli t~ovavasi gia' detenuto.
- XXXIII -
Quanto all'omicidio del capitano Basile,
esso insieme ai ~eati piu' st~ettamenti
connessi e' stato, col mandato di cattura
n.274/81 del 27 giugno 1981
- Pag.3.388 -
eVol.4/L f. 1) , contestato anche a Francesco
Madonia, Francesco Di Carlo e Vincenzo Marchese.
Al primo i suddetti reati sono stati poi
ricontestati col mandato di cattura n. 323/84,
ha sostituito il primoche per questa
provvedimento.
parte
Come gia' si e' detto, dopo
l'esecuzione nei suoi confronti del mandato del
Madonia era stato es carcerato
insufficienza
1981 il
di indizi, ritenendosi
per
che
null'altro vi fosse a suo carico se non la mera
possibilita' di sua autorevolissima influenza
sul figlio Giuseppe, riconosciuto autore
materiale del crimine. Le successive
dichiarazioni del Buscetta e del Contorno hanno
consentito di dar corpo al sospetto, essendo
in seno
stata
membro
accertata la qualita'
della Commissione
del Madonia di
alla quale
l'omicidio del Basile venne deliberato.
invece,
Francesco
con riferimento
valgono
formulate
Vincenzo
medesime
e
le
CarloDi
gia'
Per
Marchese,
considerazioni
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[Maxiprocesso di Palermo, Istruttoria] - Volume 37
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[Maxiprocesso di Palermo, Istruttoria] - Volume 38
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[Maxiprocesso di Palermo, Istruttoria] - Volume 35
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[Maxiprocesso di Palermo, Istruttoria] - Volume 17

  • 1. TRIBUNALE DI PALERMO UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI N. 2289/82 R.G.U.I. ORDINANZA - SENTENZA emessa nel procedimento penale CONTRO ABBATE GIOVANNI + 706 VOLUME N. 17
  • 2. - Pag.3.279 - PARTE QUARTA GL I ATTENTAT I CONTRO PUBBL ICI F"UNZ IONAR·I
  • 3. - Pag.3.280 - CAPITOLO I GLI OMICIDI DEL DIRIGENTE DELLA SQUADRA MOBILE DI PALERMO DOTT. BORIS GIULIANO E DEL CAPITANO DEI CC. EMANUELE BASILE
  • 4. - Pag.3.2.81 - - I - Gli omicidi del V. Questore dr. Giorgio Boris Giuliano, dirigente della Squadra Mobile di Palermo, e del Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile, Comandante della Compagnia di Monreale, costuituiscono drammatico antefatto della c.d. "guerra di mafia" che insanguinera' Palermo a partire dall'anno 1981. Quasi dieci anni di pressocche' totale disattenzione al fenomeno mafioso avevano consentito alle "famiglie" di Cosa Nostra, gia' disgregatesi per effetto di lotte intestine, della pressione degli Commissione Antimafia, di inqui!:enti e riorganizzarsi della ed sostanze stupefacenti, impadronirsi distribuzione dei delle canali di produzione e assicurandosene gli ingentissimi profitti. All'interno di Cosa Nostra si delineava il disegno egemone della famiglia corleonese, che gia' meditava l'eliminazione dei piu'
  • 5. associate in grado di contrastare di predominio. prestigiosi - Pag.3.282 - rappresentanti delle tale cosche progetto Mancavano nelle Forze dell'ordine e nella Magistratura le adeguate conoscenze realta' mafiosa, decisamente della nuova all'epoca sottovalutata, e non esisteva alcuna strategia di lotta alle organizzazioni criminali. Tuttavia nella prima meta' del 1979 ed all'inizio del 1980 alcuni brillanti investigatori, pur in stato di sostanziale isolamento e circondati dal generale scetticismo, investivano a fondo con le loro penetranti indagini le pressocche' tutte le attivita' cosche criminose mafiose di e, particolarmente, quelle corleonesi e dei loro piu' stretti alleati, sino allora men che sfiorate dall'azione investigativa. L'enormita' degli interessi in gioco fa maturare nelle menti criminali il convincimento che l'eliminazione di quelli che venivano ritenuti i solitari paladini della legalita' fosse necessaria e sufficiente per la
  • 6. - Pag.3.283 - salvaguardia delle attivita' illecite intraprese ed il raggiungimento degli scopi egemonici perseguiti. Cade il dr. Giuliano il 21 luglio 1979 sotto i colpi di un killer mai identificato e lo scopo sembra raggiunto. Per oltre sei mesi si allenta la pressione investigativa mentre sul piano giudiziario si diluiscono in sconcertanti ritardi ed opinabili p~oscioglimenti i frutti delle indagini iniziate dal funzionario. Nel febbraio 1980 il Capitano Emanuele Basile, for.zando un inammissibile immobilismo, riprende, con numerosi e clamorosi arresti, la strada intrapresa dal Giuliano, utilizzando tutte le risultanze degli accertamenti da costui avviati. In poco piu' di due mesi la cosca corleonese e quelle dei suoi piu' stretti alleati sono nuovamente investite in pieno dalle indagini. Il 5 maggio 1980 cade anche il Capitano Emanuele Basile per mano di tre assassini, questa volta immediatamente identificati, la cui mano e' stata armata all'insaputa dei capi di
  • 7. - Pag.3.284 - quelle famiglie la cui sorte a questo punto e' stata gia' segnata, essendo stato spazzato via ogni ostacolo esterno al predominio di chi il disegno egemonico persegue. - II - Alle ore 8 circa del 21 luglio 1979 un individuo, introdottosi nel bar Lux, sito in Palermo nella via Francesco Paolo Di Blasi n.17, esplodeva numerosi colpi di pistola calibro 7,65 all'indirizzo del V. Questore dr. Giorgio Boris Giuliano. dirigente della Squadra Mobile di Palermo. il quale da pochi istanti s~ trovava nel locale per consumare un caffe', uccidendolo. Il crimine avveniva alla presenza di numerosi drammaticita' dalla fulmineita'clienti che, atterriti dell'evento, non riuscivano e a porre in essere il benche' minimo tentativo di reazione contro l'assassino, che cosi' poteva facilmente guadagnare l'uscita e
  • 8. darsi - Pag.3.285 - alla fuga, raggiungendo a piedi la vicina via Domenico Di Marco e prendendo posto su una Fiat 128 che, con alla guida un complice, ivi lo attendeva. L'autovettura si allontanava immediatamente e veniva ritrovata soltanto dopo circa tre ore. abbandonata in via Lombardia. Si constatava che era stata il 20 giugno 1979 rubata a tale Giuseppe D'Agostino e che la sua targa era stata contraffatta utilizzando parti di altra rubata a Cesare Mirelli. Dei testi oculari del delitto, soltanto il gestore del bar, Giovanni Siracusa, riusciva a fornire una descrizione abbastanza accurata dell'omicida (eta' circa 35 anni, statura poco inferiore a m.1.70, corporatura robusta, braccia molto robuste, capelli a taglio corto abbondanti e castano scuri, viso rotondo molto pieno, senza baffi) , in base alle quale, formato in identikit, venivano diramate le non davano pero' esito alcuno. - III - ricerche, che
  • 9. - Pag.3.286 - Nessun concreto esito avevano la prima fase della istruzione preliminare, condotta dalla Procura della Repubblica di Palermo, e delle indagini di Polizia giudizia, condotte dalla stessa Squadra Mobile gia' diretta dal dr. Giuliano. Cu:r:ava il P.M. di assumere in formale esame testimoniale l'avv. Giuseppe Melzi da Mìlano ed il giornalista Francesco Santoro, i quali, nei giorni immediatamente successivi al delitto il primo nel corso di talune conferenze stampa ed interviste rilasciate a noti settimanali e l'altro in un articolo a sua firma pubblicato sul periodico Panorama avevano lasciato intendere di essere a conoscenza di particolari che avrebbero permesso di ricollegare l'omicidio del dr. Giuliano a quello, poco prima consumato in Milano, dell'avv. Giorgio Ambrosoli, liquidatore delle banche del noto finanziere Michele Sindona.
  • 10. - Pag.3.287 - conseguenti indagini espletate permettevano L'audizione di detti testi e le di accertare che il Melzi ed il Santoro non erano a conoscenza di alcuna rilevante circostanza e che si erano limitati a formulare inconsistenti come, ad esempio, un asserito incontro ipotesi supposti, fondate su avvenimenti soltanto fra il dr. Boris Giuliano e l'Ambrosoli avvenuto in Milano o in localita' imprecisata a meta' del mese di giugno. Il M.llo della Guardia di Finanza Orlando GotellL indicato dal Melzi, smentiva infatti di essere stato testimone di tale fantomatico quanto al soltanto dato notizia alincontro Melzi e, o di averne Santoro, chiariva che trattavasi di persona poco informata in ordine alle faccende concernenti il Sindona - sul quale il Gotelli da tempo indagava per incarico dei magistrati milanesi Viola ed Urbisci sicche' incontri col predetto,egli, aveva dopo alcuni "mollato", ritenendo inutile lo servirsi della sua offerta collaborazione nell'ambito delle medesime indagini.
  • 11. - Pag.3.288 - La pista, comunque, veniva del tutto abbandonata a seguito di nota chiarificatrice della Squadra Mobile di Palezmo del 7 agosto 1979 (Vo1.1/L f.34) a firma del dr. B:runo Contrada, uno dei piu' stretti collaboratozì del dz. Giuliano, il quale perentoriamente riferiva che quest'ultimo non aveva svolto indagini di alcun genere in relazione all'"affare" Sindona; non si era recato a Milano ne' per motivi di ufficio ne' per motivi personali; non si era incontrato con l'avv. lui non conosciuto. Ambrosoli, per alt:ro da - IV - Con :rapporto del 16 dicembre 1979 (Vol.l/1 f.120) la Squadra Mobile di Palermo riferiva sull'esito della prima fase delle indagini di polizia giudiziazia, del ricost:ruendo la dinamica
  • 12. - Pag.3.289 - delitto e formulando un ventaglio di ipotesi sulla causale dell'omicidio, tutte riconducenti ad impegnative inchieste criminali condotte dal dr. Giuliano nel periodo immediatamente precedente alla sua morte, che si prospettava come determinata dalla reazione delle organizzazioni delittuose ai duri colpi inferti dal funzionario alle loro illecite attivita'. Venivano particolarmente richiamate: - l'operazione di polizia iniziata il 26 aprile 1979 a seguito dell'omicidio del metronotte Alfonso Sgroi in servizio dinanzi alla sede di Palermo della Cassa Centrale di Risparmio V.E., oggetto di rapina, e conclusasi nei giorni successivi con l'arresto di cinque dei presunti componenti la banda dei rapinatori ~ Rosario Spitalieri, Giovanni Greco, Pietro Marchese, Girolamo e Giovanni Mondello - e con la scoperta del "covo", luogo di riunione degli associati, in Corso dei Mille, ove erano stati rinvenuti e sequestrati micidiali armi, radio rice-trasrnittenti, corpetti antiproiettile e denaro dì sospetta provenienza;
  • 13. - Pag.3.290 - La scoperta, avvenuta il 7 luglio 1979 ad opera del dr. Giuliano, a seguito dell'arresto per poz:to abusivo d'az:ma di tali Antonino Maz:chese ed Antonino Gioe', di altro "covo" di criminali nella via Pecoz:i Giz:aldi, dove ez:ano stati tz:ovati quattz:o chilogrammi di ez:oina puz:a, armi e munizioni, ed ez:ano state z:invenute le tracce del pericoloso latitante Leoluca Biagio Bagaz:ella, ritenuto luogotenente del famigerato Luciano Leggio; - L'identificazione di pericolosa associazione cz:iminale, denunciata con z:apporto del dr. Giuliano del 7 maggio 1979, dedita al traffico intez:nazionale di sostanze stupefacenti ed interessata a vastissimo movimento di dollaz:i U.S.A. in Sicilia - fra i denunciati: Salvatoz:e Sollena, Giovanni Bontate, Gaetano Badalamenti, Salvatore Marsalone, Fz:ancesco Rappa e Fz:ancesco Lo Iacono - - Il rinvenimento, avvenuto il 19 giugno 1979 nella sala arrivi dell'aeroporto di Punta Raisi, di due valige provenienti dagli U.S.A. e dirette
  • 14. - Pag.3.291 - a fittizio destinatario, di cui una contenente dollari in banconote di piccolocirca 500.000 taglioi La recente individuazione di alt:ra vasta associazione pe:r delinque:re ope:rante su scala inte:rnazionale, a seguito della quale e:rano stati emessi 14 ordini di cattu:ra a ca:rico, fra gli altri, di tali Giuseppe Savoca, Rosolino Savoca, Filippo Ganci e Gaetano Scavone. - V - Conclusa l'istruzione preliminare, il P.M. trasmetteva, con nota del 28 novembre 1980, gli atti al Giudice istruttore, chiedendo procedersi con istruzione formale nei confronti di imputati ignoti per i reati di omicidio aggravato del dr. Giuliano e di furto dell'auto del D'Agostino.
  • 15. - Pag.3.292 - - VI - Presso questo Ufficio Istruzione gia' da tempo all'epoca pendevano i procedimenti penali nel rapporto delmenzionate conseguenti giudiziaria alle operazioni di poli2ia 16 dicembre 1979 ed, in particolare, e:r::a in stato di avanzata istruzione il p:r::ocedimento nei confronti di Antonino Marchese, Antonino Gioe', Leoluca Biagio Bagarella e gli altri componenti dell'associazione c:r::iminosa facente capo al "covo" di via Pecori Giraldi, scope:r::to dal d:r::. Giuliano il 7 luglio 1979. Il dr. Giuliano, ucciso appena 14 giorni dopo l'arresto del Marchese e del Gioe', aveva gia' dato decisivo impulso alle indagini, identificando "covo" e raccogliendo Bagarella utilizzato:r::i materiale del che, nel in data uno 25 ottobre degli altro 1979, consentiva alla Squadra Mobile di Palermo di presentare rapporto di denucia
  • 16. - Pag.3.293 - (Vol.3/L f.LtO) per associazione per delinquere, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegali di armi da fuoco, favoreggiamento personale ed altro nei confronti dei seguenti individui: Antonino Marchese, Antonino Gioe', Leoluca Biagio Bagarella, Rosario Anselmo, Gregorio e Giuseppe Agrigento, Giuseppa Drago, Melchiorre Sorrentino, Giacomo Bentivegna e Vincenzo Bavetta. Venivano altresì' evidenziati elementi di responsabilita' a carico dei fratelli Francesco, Andrea e Giulio Di Carlo da Altofonte, sospettati di essere ai vertici di agguerrita cosca mafiosa, e del principe Alessandro Vanni Calvello di S.Vincenzo, socio di Francesco Di Carlo nella gestione del night-club "Il Castello" di S.Nicola L'Arena, locale che si sospettava al centro di ingente traffico di sostanze stupefacenti.
  • 17. - Pag.3.294 - Le conclusioni del zappozto del 25 ottobze 1979 non venivano pero' integralmente accolte dal Procuratore della Repubblica di Palermo, il quale chiedeva procedersi con istruzione formale pez il zeato di associazione per delinquere, finalizzata stupefacenti, del Sorrentino nell'ambito soltanto sostanze del del confronti traffico di nei alanche eBagarella procedimento gia' dal luglio 1979 pendente contro il Marchese ed il Gioe', considerando solo indiziati taluni degli altri denunziati. subivano decisiva svolta. Tzascorso indagini qualche una mese tuttavia le Il Capitano Emanuele Basile, comandante della Compagnia Cazabinie:ri di Mon:reale, il quale sin dal 25 luglio 1979, occupandosi della scompa:rsa dei fratelli Melchiorre e Giuseppe Sorrentino, risalente all'inizio di quel mese, aveva chiesto alla pzocura della Repubblica di Palermo consistenza patrimoniale l'emissione accertare la di p:rovvedimenti tendenti e ad le disponibilita' bancarie dei Di Carlo, del Gioe',
  • 18. - Pag.3.295 - del Vanni febbraio del Marchese e autonomamente, in data Calvello, 6 provvedeva 1980, all'arresto di Giulio ed Andrea Di Carlo, Salvatore e Giuseppe Lo Nigro, Giuseppe Cusimano e Giacomo Bentivegna, alla denuncia del Gioe' e del Marchese - gia' arrestati il 7 luglio 1979 - e di Leoluca Biagio Bagarella gia' arrestato l' 1 1 dicembre 1979 nonche' alla denuncia in stato di irreperibilita' di Francesco Di Carlo, loro addebitando di essere i componenti di vasta associazione per delinquere con ramificazioni in Altofonte e Palermo, alla cui attivita' dovevano farsi risalire anche numerosi omicidi in quel periodo in Altofonte verificatisi. Il Procuratore della Repubblica di Palermo, convalidati gli adottati provvedimenti restrittivi, chiedeva procedersi con istruzione formale contro tutti gli arrestati ed il Francesco Di Carlo, previa riunione del nuovo procedimento a quello gia' pendente dinanzi al Giudice istruttore nei confronti del Marchese, del Gioe' e del Bagarella.
  • 19. - Pag.3.296 - Nel corso di tale formale istruzione venivano incriminati altri presunti appartenenti all'associazione criminosa, quali i fratelli Gregorio e Giuseppe Agrigento, Rosario Anselmo, Vincenzo Marchese e Lorenzo Nuvoletta. Nell'aprile 1980 il Giudice Istruttore ed il p • M. , accompagnati dal Capitano Basile, si recavano nel comune di Medicina venivano escussi in qualita' (Bologna), di testi ove tali Giacomo Riina e Giuseppe Leggio, nei quali erano stati identificati taluni individui ritratti, in alcune fotografie sequestrate in casa di Andrea Di Carlo, insieme a costui, al fratello Giulio, al Gioe' ed al noto esponente della malavita campana Lorenzo Nuvoletta altra fotografia, sequestrata in via Pecori Giraldi, che appariva eseguita nello st~sso luogo e nelle medesime circostanze, ritraeva Leoluca Biagio Bagarella Di Entrambi i Carlo, testi negavano di conoscere il il Gioe' ed il
  • 20. - Pag.3.297 - Nuvoletta e venivano sedutastante colpiti da mandato di cattura per il reato di zalsa testimonianza. Contestualmente, a cura del Capitano Basile, venire eseguita perquisizione presso le loro abitazioni in Medicina e Budrio. Veniva in casa del Riina sequestrata ampia documentazione comprovante i suoi rapporti con i Di Carlo e con il IOLO congiunto Benedetto (Vol.3/L f.27)), Capizzi, 1980 sicche' , con rapporto a firma del del 22 aprile Capitano Basile, il Riina ed il Capizzi venivano anch'essi denunziati per il reato di associazione per delinquere e colpiti da mandato di cattura con il quale tale delitto veniva loro contestato. - VII - Col rapporto del 22 aprile 1980 usciva di scena il Capitano Basile, fino allora
  • 21. - Pag.3.298 - infaticabile animatore delle indagini iniziate il 7 luglio 1979 dal dr. Giorgio Boris Giuliano. dellaSilvana Musanti e compagnia della moglie figlioletta rincasava Nella notte l'ufficiale, tra il ment:re in 4 e 5 maggio 1980 :reduce dai festeggiamenti in corso in ono:re del Patrono di Monreale, veniva barba:ramente colpito a morte da nume:rosi colpi di arma da fuoco, che mi:racolosamente risparmiavano le sue congiunte. Nella stessa notte Moreale procedevano, i a pochi Ca:rabinie:ri chilometri di di distanza dal centro abitato, all'arresto di tali Giuseppe Madonia, Vincenzo Puccio ed Armando Bonanno, sorp:resi in sospette circostanze ed in condizioni tali da far con certezza ritenere si fossero poco prima dati alla fuga a piedi lungo la campagna circostante Monreale, nei cui pressi era stata :rinvenuta l'auto con la quale i davano malviventi allontanati. si I erano subito tre dopo l'omicidio risibili giustificazioni in ordine ai loro movimenti e incriminati fornivano, Venivano comunque, alibi risultati falsi. per
  • 22. l'omicidio - Pag.3.299 - dell'ufficiale, il tentato omicidio della moglie Silvana Musanti e vari reati connessi e a giudizio della Corte di Assise di rinviati Palermo, per risponderne, con ordinanza del 6 aprile 1981 <Vol.3/L f.581), a seguito di istruzione formale nel corso della quale, tra l'altro, veniva gravemente minacciato il perito dr. Paolo Procaccianti. incaricato di procedere allo sviluppo dei guanti di paraffina prelevati sui tre arrestati. Dopo complesse vicende dibattimentali i tre imputati venivano assolti dalla Corte di Assise per insufficienza di prove ed immediatamente escarcerati. - VIII - Frattanto, nell'ambito degli ulteriori all'omicidio diffusamentepiu'sviluppi, parlera' conseguente dei in quali seguito, del del dI:. si procedimento Giuliano,
  • 23. - Pag.3.300 -- il Puccio, il Bonanno ed il Madonia erano stati colpiti da altro mandato di cattura emesso il 2.7 giugno 1981 col n. 2.74/81 (Yol.7/L f.96) per il reato di associazione per delinquere ed in seguito, essendo stati escarcerati, con ordinanza del 17 marzo 1983 (Yol.6/L f.388), per decorrenza dei termini di custodia cautelare, era stato loro imposto di dimorare rispettivamente nei comuni della Sardegna di Asuni, Sini ed Allai, ove, nello stesso giorno della loro escarcerazione eseguita còntestualmente alla pronuncia in primo grado, in data 31 marzo 1983, della sentenza di Corte di Assise che li assolveva del reato di omicidio - venivano accompagnati dalla Forza pubblica. Essi si trattenevano nei comuni di loro obbligata dimora sino al 12 aprile 1983. Il giorno successivo se ne allontavano contempo~aneamente e clandestinamente facendo perdere le loro tracce. Ai sensi dell'art.272 C.P.P. veniva, pertanto, ~iemesso nei loro confronti, in data 15 aprile 1983 col n. 163/83,
  • 24. - Pag.3.301 - mandato di cattura (Vol.7/L f.96>. Le indagini immediatamente avviate dai (Vol.8/L f.108> e del 7 febbraio con rapporti del Tenenza di Ales e dellaCarabinieri Stazione di riferivano della Gonnosno' , che :rispettivamente 29 luglio 1983 1984 (Vol.8/L f.121>, consentivano di accertare che, nei giorni immediatamente precedenti alla fuga, il Puccio, il Bonanno ed il Madonia avevano ricevuto le visite dei congiunti Francesco Bonanno e Pietro Puccio nonche' di tali Salvatore Randazzo e Costantino Lo Meo, che numerosi indizi raccolti facevano ritenere li avessero agevolati nel sottrarsi alla sorveglianza dei Carabinieri, sicche' tutti i predetti, compresi i tre fuggitivi, venivano denunciati per il reato di associazione per delinquere ed inoltre il Bonanno, il Puccio ed il Madonia per il reato di cui agli artt.3 e 9 legge 27. XII.1956 n.1423 e succ.modif. e gli altri per il reato di favoreggiamento personale.
  • 25. - Pag.3.30Z - Pervenuti gli atti al Giudice istruttore di Oristano, questi, con sentenza del 5 giugno 1984 (Vol.8/L f.94), dichiazava la propria incompetenza per territorio e li trasmetteva al Procu:r.atore della Repubblica di Palermo, su richiesta del quale questo Ufficio emetteva contro tutti i predetti mandato di cattura n. 280/84 del 16 agosto 1984 (Vo1.8/L f.98), loro contestando i reati sopra specificati. Venivano tratti in arresto solo il Pietro Puccio, il Randazzo ed il Lo Me o, che, asserendo il primo interrogati, si protestavano (Vo1.8/L f.128) innocenti, di essersi limitato a fare una visita al fratello presso il quale aveva accompagnato i suoi familiari, e altri (Vol.8/L f.133) e (Vo1.8/L f.136) gli di essersi recati in visita di cortesia presso il Bonanno, trovandosi di passaggio in Sardegna, perche' diretti per affari in Toscana.
  • 26. - Pag.3.303 - Contestualmente all'emissione del mandato di cattu~a del 16 agosto 1984 il procedimento, di cui trattasi, veniva riunito a quello gia' pendente contro Vincenzo Puccio, Armando Bonanno e Giuseppe Madonia per il reato di associazione per delinquere, stante che il presupposto della incriminazione di Pietro Puccio, Francesco Bonanno, Salvatore Randaz20 e Costantino Lo Meo era quello che tutti costoro null'altro fossero che gli emissari dell'associazione criminosa di appartenenza dei primi, inviati in Sardegna per o~ganizzare la fuga di costO~OI i quali, celebratosi poi il giudizio di appello avverso la sentenza della Corte di Assise di primo grado, che li aveva assolti per insufficienza di prove dall'omicidio del Capitano Basile e dai reati connessi, venivano, con sentenza della Corte di Assise di Appello del 24 ottobre 1984 eVol.147 f.7), ritenuti colpevoli dei suddetti reati e condannati tutti alla pena dell'ergastolo-o
  • 27. - Pag.3.304 - - IX - Occorre a questo punto riprendere le fila della narrazione delle vicende del procedimento concernente l'omicidio del d%:. Giuliano, nell'ambito del quale, come si e' gia' anticipato, il Puccio, il Bonanno ed il Madonia erano stati incriminati per il reato di associazione per delinquere. Orbene, all'inizio dell'anno 1981, si era gia' da tempo conclusa, con sentenza-ordinanza l'istruzione concernente l'omicidio del del 2.7 ottobre formale 1979 (Vol.3/L.f.565), metronotte Alfonso Sgroi nel corso della rapina consumata presso la Cassa Centrale di Risparmio V.E. di Palermo - pendevano ancora vari appelli del P.M. e degli imputati dinanzi alla Sezione istruttoria -. Trattavasi, come gia' rilevato nel rapporto preliminare del 16 dicembre 1979 (Vol.1/L f.120) sull'omicidio del dr. Giuliano, di una delle ultime piu'
  • 28. - Pag.3.305 - significative indagini da costui condotte, compresa in quel ventaglio di ipotesi formulate sulla causale dell'assassinio del funzionario. Pur essendo stati prosciolti tutti gli imputati dell'omicidio dello Sgroi - la sentenza ve:r::ra' poi radicalmente rifo:r::mata dalla Sezione istruttoria giudizio, per risultavano rispondere gia' del rinviati reato a di associazione per delinquere, Giovanni Greco, Rosa:r::io Spitalieri, Giuseppe Greco di Nicolo', Girolamo Mondello e Pietro Marchese. Sempre all'inizio del 1981 era gia' prossima la chiusura della fase istruttoria del p:r::ocedimento conseguente ad altra indagine condotta dal dr. Giuliano e proseguita dal Capitano Basile, concernente la scoperta del "covo" di via Pecori Giraldi e gli arresti dal Basile effettuati il 6 febb:r::aio 1980. Con sentenza-ordinanza emessa il 24 giugno 1981 (Vol.3/L f.594) sarebbero stati poi rinviati a giudizio, associazione per rispondere del reato di per
  • 29. - Pag.3.306 - delinquere e di altri reati connessi. Antonino Gioe' • Leoluca Biagio Bagarella, Melchiorre Sorrentino. Francesco Di Carlo. Giulio Di Carlo, Riina, MarcheseVincenzo Gregorio e Giacomo Capizzi, Giuseppe Benedetto Lo Nigro, Agrigento, Giuseppe Giacomo Brucculeri, Carlo,Andrea Di Bentivegna, Agrigento. Salvatore Lorenzo Nuvoletta, mentre Antonino Marchese sarebbe stato prosciolto da tutte le ascrittf'gli perche' riconosciuto imputazioni totalmente infermo di mente - l'istruzione concernente il Marchese verra' successivamente riaperta, essendo stato accertato che costui simulava la pazzia (Vol. 1) - (Vol. 4/0) -. Era ancora prossima la chiusura dell'istruzione concernente l'omicidio del capitano Emanuele Basile, poi definita con sentenza-ordinanza del 6 aprile 1981 (Vol.3/L per rispondere di talef.581), delitto con la quale, e di
  • 30. - Pag.3.307 - quelli connessi, vennero rinviati a giudizio Vincenzo Puccio, Armando Bonanno e Giuseppe Madonia. Era infine in corso, sempre all'inizio del 198 1 , altra istruzione foz:male concernente talune indagini condotte dalla Squadra Mobile di Palez:mo, in prosecuzione di quelle avviate dal dr. Giuliano, a seguito della scoperta del "covo" di Coz:so dei Mille, centro di z:iunione degli associati che avevano condotto a tez:mine la rapina del Z6 aprile 1979 contro la Cassa di Risparmio e l'omicidio del metronotte Alfonso Sgz:oi. La Squadz:a Mobile aveva pz:oceduto all'arresto, z:itenendoli ultez:ioz:i componenti dell'associazione de qua, di Girolamo Mondello - gia' escarcerato per insufficienza di indizi nel corso della istruzione conseguente alla rapina di cui sopra Giovanni Mondello, Giuseppe Francesco Buffa e GiuseppeVernengo Ammirata, di Cosimo, denunciandoli, con rapporto del 6 Marchese, maggio Filippo 1980 <VoI. 1~VL f.43), unitamente a
  • 31. - Pag.3.308 - Vincenzo Ma~chese, Giuseppe Ma~chese di Save~io, Piet~o Ma~chese, Giuseppe G~eco di Nicolo', Giovanni G~eco, Rosa~io Spitalie:ri, Ignazio Pulla~a' , Antonino Costantino di Agostino, Nicolo' G~eco, Filippo Chiazzese, Vincenzo Buffa, Ma~io Giovanni P~estifilippo e Giuseppe F~ancesco P~estifilippo, tutti gia' detenuti, latitanti o i~~epe~ibili. Emesso mandato di cattu~a n.199/80 del 22 maggio 1980 (Vol.12/L-AO f.37) solo nei conf~onti di Gi~olamo e Giovanni Mondello, Giuseppe Ve:rnengo di Cosimo, F~ancesco Buffa e Giuseppe Ammi~ata, gli stessi e~ano stati pe~o' appena due gio~ni dopo esca~ce~ati pe~ insufficienza di indizi con o:rdinanza del 24 maggio 1980 (Vol.1Z/L f.209). - X -
  • 32. - Pag.3.309 - Riepilogando e coordinando le risultanze di tutte le suddette istruttorie. gia' definite. in corso o prossime alla conclusione. Criminalpol Sicilia Occidentale. il Cent:ro la Squad:ra Mobile ed il Nucleo Operativo dei Carabinie:ri di Palermo. con :rapporto congiunto del 7 febb:raio 1981 eVol.3/L f.1). rilevavano che. secondo le acquisite :risultanze probato'I:ie, gruppi c:riminali facenti rispettivamente capo al c.d. "covo" di Corso dei Mille, a quello di via Peco:ri Giraldi e quelli ope:ranti in Altofonte in :realta' erano branche di unica o:rganizzazione criminosa. va:riamente articolata. che nel luglio 1979 aveva subito se:ri colpi a causa della nume:rosi incessante l'ar:resto attivita' di del d:r. suoi Giuliano. espo'nenti con e l'identificazione di numerosi altri, i quali ben p:resto. se non fosse sopravvenuta l'uccisione del funzionario, sarebbe:ro stati denunciati proprio da costui, che aveva anche p:reannunciato, pochi giorni prima di morire. clamorosi sviluppi della sua inchiesta.
  • 33. - Pag.3.310 - Si sottolineava in rapporto che la prima delle indagini avviate del funzionario sulla associazione de qua, e cioe' quella concernente l'omicidio del metronotte Sgroi, non aveva dato in sede giudiziaria i frutti sperati, poiche' via via tutti gli arrestati erano stati escarcerati per insufficienza di indizi o posti frettolosamente in liberta' provvisoria e cio' nonostante il Giuliano avesse continuato l'identificazione di una teste, incessantemente curando anche nella ricerca delle prove, residente all'estero, in grado di procedere a ricognizione personale degli imputati del reato di omicidio. cui aveva assistito, e trasmettendo anche al Giudice istruttore altro verbale di ricognizione, operata nella sede della Squadra Mobile, da altro teste oculare del delitto sull'imputato Pietro Marchese, all'atto dell'arresto di costui. Aggiungeva il rapporto che nel corso delle indagini, e precisamente il 29 aprile 1979, anomino interlocutore telefonico aveva, per la prima volta nella carriera del funzionario, minacciato di morte il Giuliano e che
  • 34. - Pag.3.311- appena un mese dopo l'omicidio di costui, precisamente in data 20 agosto 1979, analoghe minacce, contenute in lettere anonime, avevano raggiunto sia il dr. Bruno Contrada, che lo aveva sostituito, alla guida della Squadra Mobile, sia Giovanni Siracusa, unico teste oculare dell'omicidio che fosse riuscito a fornire una descri2ione del killer. Aggiungevano ancora i verbali22anti che il capitano Emanuele Basile era stato barbaramente ucciso allorche', riprendendo le fila dell'indagine condotta dal dr. Giuliano aveva dapprima, con gli arresti operati il 6 febbraio 1980, inferto durissimo colpo alla cosca facente capo al "covo" di via Pecori Giraldi ed operante anche in Altofonte ed a quella di Corso dei Mille intrinsecamente collegata per i rapporti di parentela e la comunan2a di interessi - e quindi continuato nelle indagini in strettissima collabora2ione con il magistrato istruttore, che aveva anche accompagnato in Emilia-Romagna, allorche' si era ivi proceduto nell'aprile 1980 all'arresto di Giacomo Riina e Giuseppe Leggio.
  • 35. - Pag.3.312 - Anche l'attivita' del ~olerte ufficiale era divenuta estremamente pericolosa per la cosca criminale. la cui reazione non si era fatta attendere. Nella notte tra il 4 e 5 maggio 1980. infatti. anche il capitano Basile era stato ucciso ad opera di tre killers. dei quali due da tempo ritenuti esponenti di cosche mafiose della zona ovest di Palermo. particolarmente legate alla cosca corleonese cui apparteneva Leoluca Bagarella. ed uno. il favoreggiamento Puccio. gia' in di passato quel denunciato Greco Giuseppe per di procedimento reato concernente Nicolo' • rispondere delinquere imputato e del nel rinviato di a giudizio associazione per per l'omicidio dello Sgroi. - XI - Inviato il rapporto al Procuratore della Repubblica di Palermo. le relative richieste venivano inoltrate al Giudice istruttore con
  • 36. nota del 26 - Pag.3.313 - giugno 1981, successivamente cioe' alla conclusione, nelle mo~e inte~venuta, delle ist~uttorie conce~nenti la cosca di via Peco~i Giraldi - Altofonte e l'omicidio del capitano Basile, rispettivamente definite con sentenze-o~dinanze del 24 giugno ap~ile 1981 (Vo1.3/L f.594L 1981 e del 6 mandato di cattura n.274/81 del Su conferma richiesta del P.M., 2.7 giugno con 1981 (Vol.4/L f.1) veniva contestato a Ma~chese Filippo, Francesco Madonia, Salvatore Madonia, Giuseppe Madonia, Vincenzo Puccio, A~mando Bonanno, Ignazio Pulla~a' e Giuseppe Vernengo di Cosimo il reato di associazione per delinquere in concorso con coloro che per lo stesso reato erano stati gia' rinviati a giudizio con l'o~dinanza del 27 ottobre 1979 Giovanni Greco, Rosario Spitalieri, Giuseppe Greco, Girolamo Mondello e Pietro Marchese nonche' con coloro gia' rinviati a giudizio, per
  • 37. - Pag.3.314 - rispondere anch'essi dello stesso reato. con l'ordinanza del 24 giugno 1981 - Antonino Gioe' • Leoluca Bagarella. Melchiorre Sorrentino. Francesco Di Carlo, Andrea Di Carlo, Giulio Di Carlo. Giuseppe Lo Nigro. Giacomo Bentivegna, Agrigento.Gregorio Giacomo Riina, Benedetto Giuseppe Capizzi, Agrigento. Salvatore Lorenzo venivano eMarcheseVincenzoBrucculeri, Nuvoletta Con lo stesso mandato inoltre contestati a Giuseppe Greco, Pietro Marchese e Girolamo Mondello. il reato di cui all'art.336 C. P •• per le minacce anonime ricevute dal Giuliano il Z9 aprile 1979; a Giuseppe Greco. Pietro Marchese, Francesco Di Carlo, Vincenzo Marchese, Girolamo Mondello. Leoluca Bagarella e Giacomo Bentivegna i reati di omicidio del dr. Giuliano. di porto e detenzione illegali d'arma relazione da fuoco. i reati di C. P .• cui in agli artt.611 e 336
  • 38. - Pag.3.315 - rispettivamente alle minacce subite dal teste Giovanni Siracusa e dal dr. Bruno Contrada; a Francesco Madonia, Francesco Di Carlo e Vincenzo Marchese, infine, venivano contestati il reato di omicidio del capitano Basile e quelli connessi, in concorso con Vincenzo Puccio, A:rmando Bonanno e Giuseppe Madonia, gia' rinviati a giudizio con l'ordinanza del 6 1981. aprile Il suddetto mandato di cattura veniva eseguito nei confronti di Girolamo Mondello, e notificato in carcere ai gia' detenuti Armando Bonanno, Leoluca Bagarella, Vincenzo Puccio, Francesco Madonia, Giacomo Bentivegna e Giuseppe Madonia. Il Mondello, interrogato, respingeva ogni addebito (Vol.4/L f.9), proclamando la sua estraneita' non solo alla dell'omi~idio del dr. Giuliano, consumazione ma anche alla associazione criminosa alla quale, invece, con l'ordinanza di rinvio a giudizio del 27 ottobre 1979, era stato
  • 39. - Pag.3.316 - ritenuto egli appartenesse. Gli altri detenuti si limitavano a protestarsi innocenti e ad avvalersi della facolta' di non rispondere alle contestazioni. latitanti. In piu' Gli altri imputati rimanevano avanzato stadio dell'istruzione venivano tratti in arresto Salvatore Madonia, Pietro Marchese e Giuseppe Vernengo, che, interrogati, si protestavano tutti innocenti, respingendo ogni addebito (Vol.4/L). Venivano quindi espletate perizie foniche, al fine di accertare se fosse del. Girolamo interlocutore della telefonata, Mondello o dell'anonimo del Pietro Marchese la voce registrata presso gli uffici della Squadra Mobile, con la quale il 29 aprile 1979 il dr. Giuliano era stato minacciato di morte. L'accertamento escludeva trattarsi della voce del Mondello (Vol.5/L f.115), mentre, per quanto attiene al Marchese, concludeva il perito che con "buona probabilita'" era stato lui l'anonimo interlocutore (Vol.5/L f.256).
  • 40. - Pag.3.317 - Del tutto negative risultavano invece le ricognizioni di persona espletate, con l'intervento del teste Giovanni Siracusa, sugli imputati Giacomo Bentivegna (Vol.5/L Girolamo Mondello (Vol.5/L f.355), Bagarella (Vo1.5/L f.356) e Pietro f.22.1), Leoluca Marchese (Vol.5/L f.357). Quest'ultimo il 2.6 febbraio 1982. veniva ucciso a coltellate dentro la Casa Circondariale di Palermo e della relativa vicenda processuale si occupa altr.o capitolo della presente sentenza-ordinanza. - XII - In data 8 febbraio 1982. si concludeva in primo grado il procedimento relativo alla associazione criminosa c.d. di via Pecori Giraldi - Altofonte, con la condanna dei soli
  • 41. - Pag.3.318 - Antonino Gioe', Leoluca Bagarella, Gregorio Agrigento e Salvatore Brucculeri per il reato di cui all'art.75 legge n.685/1975 e con l'assoluzione di tutti gli altri imputati con varie formule (Vo1.6/L f.128) con sentenza della Corte di Appello di Palermo del 7.12.83 (Vo1.198 f.65) verranno prosciolti dal reato associativo anche l'Agrigento ed il Bruccoleri Prendendo atto della suddetta statuizione, che poneva nel nulla il presupposto della incriminazione di Giacomo Bentivegna per l'omicidio del dr. Giuliano, il Giudice istruttore, con provvedimento del 24 marzo 1982 (Vol.5/L f.403), ne ordinava la escarcerazione per mancanza di sufficienti indizi di colpevolezza. Con successiva ordinanza del 13 novembre 1982 (Vol.6/L f.312) venivano altl:esi' escarcerati per insufficienza di indizi Girolamo Mondello e quanto Francesco al Madonia, primo, rilevandosi, che
  • 42. - Pag.3.319 - non era stato possibile acquisire alcun all'omicidio del dr. specifico elemento che Giuliano lo collegasse per altro il Mandello, con sentenza della Corte di Assise del 2 aprile 1984 (Vo1.198 f.l), verra' poi addirittura assolto, sia pure per insufficienza di prove, dal reato di associazione per delinquere, di cui alla ordinanza di rinvio a giudizio del 27 ottobre 1979, costituente il necessario presupposto per 1.a sua incriminazione per l'omicidio del funzionario - e, quanto al Madonia, che le indagini espletate non avevano consentito di acquisire alcun concreto elemento che confortasse la supposta mera possibilita' di una sua autorevolissima influenza sul figlio Giuseppe nella ideazione e consumazione dell'omicidio del capitano Emanuele Basile. Con ordinanza, infine, del 17 marzo 1983 (Vol.6/L f.388), della quale si e' avuto gia' occasione Giuseppe di parlare, Salvatore Madonia, Madonia,
  • 43. Vincenzo - Pag.3.320 - Puccio ed A~mando Bonanno venivano esca~cerati pe~ decorrenza dei termini di custodia cautelare, ma in seguito al gia' na~rato allontanamento degli ultimi tre suddetti dal luogo di obbligata dimo~a, lo~o imposta col medesimo p~ovvedimento, veniva a loro ca~ico ~iemesso, in data (Vo1.7/Lcattura n.163/83 15 ap~ile 1983, f.96), mandato seguito di da altro n.280/84 del 16 agosto 1984 eVol.8/L f.98L con il quale veniva sostanzialmente pe~ delinque~e, ricontestata associazione la medesima imputazione in conco~so di con Francesco Bonanno, Pietro Puccio, Salvatore Randazzo e Costantino Lo Meo. Essi rimanevano latitanti pur dopo la sentenza della Corte di Assise di Appello del 24 ottob~e 1984 (Vol.147 f.7) che li condannava alla pena dell'ergastolo per l'omicidio del capitano Basile. - XIII -
  • 44. - Pag.3.321 - Nel COl:SO della is truzion{~ venivano escussi numerosi testi, fl:a i quali tale Gennaro Totta, il quale l:ifel:iva di avel: appl:eso da Vincenzo Grado, del quale ampiamente si pal:la in altra parte della pl:esente sentenza-ol:dinanza, che a Palel:mo un "commissal:io di polizia" el:a stato fatto uccidel:e d::l.l noto tr:afficante di droga Fl:ancesco Mafal:a "per:che' gli aveva fottuto i dollal:i all'ael:opol:to". Tali dichial:azioni l:ichiamavano con ogni evidenza altl:a delle indagini condotte dal dr. Giuliano menzionate nel ventaglio di ipotesi della sua uccisionecausesulle l:apPol:to pl:eliminal:e del 16 di cui dicembre al 1979 (Vol.1/L i. 120). Invel:o nel pomel:iggio del 1 9 giugno 1979 un milital:e della Gual:dia di Finanza in servizio presso l'aeropol:to di Punta Raisi notava il pOl:tabagagli Paolo Bl:iguglio che si accingeva a prelevare dall'apposito rullo della sala al:l:ivi dei voli nazionali due valigie di
  • 45. - Pag.3.3ZZ - Insospettito, colore etichetta azzurro di sprovviste destinazione. della relativa chiedeva al Briguglio chi lo avesse incaricato, apprendendo che trattavasi di persona di circa 30 anni, con accento settentrionale, che lo aveva pregato di portare le valigie nello spiazzale antistante l'aerostazione ove si trovava la sua autovettura. Tale individuo personale della Squadra Mobile non si ripresentava ne' rintracciarlo, l'intervento di Palermo, le di si era doposicche', conrito,di piu'tuttavia possibile formalita' p:r::ocedeva all'ape:r::tura del bagaglio, rilevando che una delle due valigie conteneva ben 497.916 dolla:r::i U.S.A., suddivisi in 101 mazzette da 5,10,20 e 50 dolla:r::i, ed entrambi anche taluni indumenti di marca ame:r::icana, fra cui magliette in uso nelle pizze:r::ie di New York. con un volo proveniente Si acce:r::tava che il bagaglio era giunto da Roma e risultava inesistente l'appa:r::ente destinatario, tale Mario Di Giovanni, con recapito nella via P:r::incipe Belmonte n.33, indicato con scritta a mano su una delle valigie.
  • 46. - Pag.3.323 - Nessun conc~eto esito davano le indagini condotte, in collaborazione con la Polizia U. S. A. , dalla Squad~a Mobile di Pale~mo anche successivamente all'uccisione del d~. Giuliano, che le aveva iniziate. Eme~geva tuttavia il sospetto che l'ingente quantitativo di valuta este~a sequest~ato costituisse il pagamento di e~oina esportata negli stati Uniti d'America da parte del gruppo Sollena - Badalamenti - Bontate nei cui conf~onti e~a stato il 5 luglio 1979 p~esentato dal d~. Giuliano ~appo~to di denunzia pe~ traffico di stupefacenti. Gli atti ~elativi al sequestro delle banconote U.S.A. venivano pe~tanto t~asmessi al Giudice ist~uttore presso cui gia' pendeva il espletata l'istruzione p~ocedimento complici. Ma, contro il Sollena ed i suoi anche in ordine a tale oscu~o episodio, ve~osimilmente a seguito di provvedimento di stralcio, che pe~o' non si rinviene nel relativo fascicolo, gli atti medesimi venivano ~estituiti al P.M., che, in data 10 febb~aio 1983, nuovamente li trasmetteva
  • 47. - Pag.3.32.4 - al Giudice istruttore perche' procedesse nei confronti di ignoti imputati del reato valutario di cui all'art.1 D.L. 4.3.1976 n.31, convertito in legge 30 aprile 1976 n.159. Sopravvenute le dichiarazioni del Totta, cui prima si e' accennato, il suddetto procedimento contro ignoti (Vol.9/L) veniva, con ordinanza del 17 agosto 1984, riunito a quello concernente l'omicidio del dr. Giulian6. Quindi si procedeva sul punto all'interrogatorio di Vincenzo Grado gia' in altro procedimento incriminato per associazione per delinquere, traffico di droga e di valuta ma costui, lungi dal confermare di aver rivelato a chicchessia che la valigia piena di dollari era diretta a Francesco Mafara e che questi per reazione al sequestro aveva fatto uccidere il "commissario dell'aeroporto", dava al Totta del pazzo e del mitomane (Vol.7/L f.179). Ne' risultava in prosieguo possibile acquisire sul punto alcun altro elemento.
  • 48. - Pag.3.325 - - XIV - Altro voluminoso incarto veniva, con ordinanza del 7 marzo 1984 (VoL13/L f.395), riunito a quello concernente gli omicidi del dr. Giuliano e del capitano Basile. separatamente a quel momentoSi era infatti proceduto sino nei confronti di Girolamo Mondello + 18, denunciati con rapporto della Squadra Mobile del 6 maggio 1980 (Volo 12/L f.43) e quindi incriminati per associazione per gia' in data 24 maggio 1980 delinquere. Alle vicende di detto gia' in precedenza fatto procedimento si et cenno, rilevando che era stato revocato il mandato di cattura emesso appena due giorni p:r:ima ed escarcerati tutti gli imputati detenuti. Con la suddetta ordinanza del 7 marzo 1984 si rilevava che col rapporto del 6 maggio 1980
  • 49. - Pag.3.326 - si era esplicitamente fatto seguito ai rapporti di denunzia delle associazioni per delinquere dei cui componenti era stato poi disposto il rinvio a giudizio con ordinanze del 27 ottobre 1979 (Corso dei Mille) e del 24 giugno 1981 (Pecori Giraldi - Altofonte) e che nei confronti di ulteriori componenti delle medesime pendente processo procedeva nell'ambitoassociazioni si per l'omicidio del del dr. per altro con parziale identita' di Vincenzo Marchese, Pietro Giuliano imputati, Vernengo, quali Girolamo Filippo e Mondello, Giuseppe Marchese, Giuseppe Greco ed Ignazio Pullara' stante la connessione soggettiva ed oggettiva, si procedeva, pertanto, alla riunione. Quindi, su conforme richiesta del P.M., il reato di associazione per delinquere veniva contestato con mandato di cattura n.162/84 del 22 maggio 1984 (Vo1.15/L f.53) a Giuseppe Vernengo, Filippo Marchese, Vincenzo
  • 50. - Pag.3.3Z7 - Marchese, Giuseppe Greco, Giovanni Greco, Rosario Spitalieri, Ignazio Pullara', Antonino Costantino di Agostino che risultava pero' gia' dec~duto il 29 aprile 1980 (Vol.13/L f.369) - e Mario Giovanni Prestifilippo e con mandato di comparizione del 30 giugno 1984 (Vol.15/L f.88) a Girolamo Mondello, Giovanni Mondello, Francesco Buffa, Giuseppe Ammirata, Nicolo' Greco, Filippo Chiazzese, Vincenzo Giuseppe Francesco Prestifilippo. Buffa e Non veniva ovviamente emesso alcun mandato nei confronti di Pietro e Giuseppe Marchese, uccisi entrambi nelle more. Tutti gli imputati interrogati respingevano ogni addebito, Rimanevano latitanti Rosario Spitalieri, i due Giovanni fratelli Greco, Marchese, Giuseppe Greco, Ignazio Pullara' e Mario Giovanni Prestifilippo.
  • 51. - Pag.3.328 - - xv - Nel luglio 1984, nel co:r::so del procedimento n.13~V82-C, l'imputato Tommaso Buscetta iniziava la sua collabo:r::azione con l'autorita' giudiziaria, rivelando, anche in ordine agli omicidi del dr. Giuliano e del capitano Basile, particolari che imprimevano una decisiva svolta alle indagini. Asserendo di ave:r::lo appreso da qualificatissima fonte, il Buscetta riferiva che Boris Giuliano era stato ucciso su mandato della "Commissione", organo di direzione e collegamento fra le varie famiglie mafiose aderenti alla organizzazione criminosa "Cosa Nostra". Aggiungeva che la decisione era stata adottata all'insaputa di due dei membri piu' autorevoli della Commissione, Stefano Bontate e Salvatore Inzerillo, gia' in contrasto con la famiglia dei corleonesi, che fin da allora perseguivano il loro disegno egemone su Cosa Nostra, nonche' all'insaputa di Rosario Riccobono, Partanna. rappresentante della famiglia di
  • 52. - Pag.3.329 -- alt:resi'Rivelava composizione della il Commissione Buscetta nel la 1979, indicandone quali memb:ri, olt:re al Bontate, all'Inze:rillo ed al Riccobono, Salvatoze Riina, Be:rna:rdo Pzovenzano, Michele Gzeco, Be:rna:rdo B:rusca - in sostituzione di Antonino Salamone -, Fzancesco Salvato:re Nene' Scaglione, Gezaci, Giuseppe Calo' , Madonia, Antonino Scaduto Giovanni, tale Motisi, che non si :riusciva sul momento ad identificaze compiutamente, nonche' Giuseppe Greco di Nicolo' inteso "scarpuzzedda", inserito nell'ozganismo nel 1979-1980, comunque p:r:ima dell'uccisione di stefano Bontate. Quanto all'omicidio del capitano Basile, zifeziva il Buscetta che il mandante del delitto, mate:rialmente commesso da' Azmando Bonanno, Vincenzo Puccio e Giuseppe Madonia, e:r:a stato Salvato:r:e Riina, consenziente la Commissione e dell'Inze:rillo. sempre all'insaputa del Bontate e
  • 53. - Pag.3.330 - A questo punto, con ordinanza del 28 settembre 1984, il procedimento concernente gli omicidi del Giuliano e del Basile veniva riunito a quello n.132/82-C nel corso del quale il Buscetta aveva fatto le sue rivelazioni. - XVI - Veniva emesso il Z9 settembre 1984 mandato di cattura n.323/84, con il quale, oltre alle numerosissime altre contestazioni ai medesimi e contestato Salvatore ad altre a centinaia di imputati, Riina, veniva Bernardo Provenzano, Michele Greco, Salvatore Greco Ferrara, Bernardo Brusca, Salvatore Scaglione, Giuseppe Calo' , Antonino Nene' Geraci, Giuseppe Greco di Nicolo' , Giovanni Scaduto, Filippo Bagarella e FrancescoMarchese, Madonia Leoluca Biagio il reato di
  • 54. - Pag.3.3~1 - a questo:r:eatiiomicidio del d~. Giuliano ed connessi. Con lo stesso mandato il ~eato di omicidio del capitano Emanuele Basile ed i reati a questo connessi venivano contestati ai medesimi imputati. Le contestazioni, olt:r:e ai suindicati membri della Commissione, venivano estese anche a Salvatore G:r:eco Ferrara, fratello di Michele Greco, tenuto conto del ruolo di comp:r:imario, emergente da altre parallele indagini quale soprattutto quella conce:r:nente Consigliere Istruttore dr. Rocco l'omicidio Chinnici del da costui assunto assieme al congiunto nella direzione della potente famiglia di Ciaculli; a Filippo Marchese, avuto riguardo al pesante intervento, emergente dalle precedenti acquisizioni probatorie, della famiglia di Corso dei Mille, da lui :rappresentata, nel delitto di omicidio del dirigente della Squadra Mobile di Pale:r:mo; a Leoluca Biagio Bagarella, infine, pe:r: altro gia' incriminato per l'omicidio del dr.
  • 55. Giuliano - Pag.3.332 - col mandato di cattura n.274/81 del 27 giugno 1981 (Vol.'UL f. 1) , stante che proprio costui, autorevole esponente della famiglia dei corleonesi, era oggetto delle piu' penetranti indagini condotte dal dr. Giuliano al momento della uccisione di costui. - XVII - Nell'ottob:re del 1984 anche l'imputato Salvato:re Contorno iniziava la sua collaborazione con l'autorita' giudiziaria, consentendo, tra l'altro, l'identificazione di Ignazio Motisi, gia' con ins·uffic ien ti indicazioni menzionato dal Buscetta, e rivelando ancora che della Commissione faceva anche parte Andrea Di Carlo, che nel 1979 aveva sostituito il fratello Francesco nella carica di rappresentante della famiglia di Altofonte, e che l'effettivo capo della famiglia di Bagheria, con rappresentanza in seno
  • 56. - Pag.3.333 - alla Commissione, non era Giovanni Scaduto, figura che definiva meramente "onorifica", bensi' Leonardo Greco. Tali dichiarazioni provocavano l'emissione del mandato di cattura n.418/84 del 4 dicembre 1984, con il quale il delitto di omicidio del Giuliano e quelli connessi venivano contestati ai detti Ignazio Motisi, Leonardo Greco ed Andrea Di Carlo. Solo ai primi due venivano invece contestati i delitti di omicidio del capitano Basile e quelli connessi, in considerazione che alla data dei commessi reati il Di Carlo si trovava gia' da tempo detenuto e proprio in seguito al suo arresto operato dal Basile il 6 febbraio 1980~ - XVIII - Di tutti i suddetti imputati, compresi nei due mandati n.323/84 e n.418/84, rimanevano
  • 57. - Pag.3.334 - Andrea Di Carlo,latitanti Salvatore Ignazio Riina, Motisi, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Salvatore Greco Ferrara, Bernardo Brusca, Salvatore Scaglione, Giuseppe Greco di Nicolo', Filippo Marchese e Francesco Madonia episodi criminosi loro contestati, interrogati, respingevano ogniGli addebito, specifici altri, non solo con riferimento agli bensi' addirittura negando la loro appartenenza a Cosa Nostra ed ai suoi organi direttivi. - XIX - L'istruzione, in ordine agli omicidi del venivaGiuliano e assumendo in del Basile, formale esame completata testimoniale eVol.154 f.300) tale Pietro Vallone, agente di P. s. , il quale, prima con relazione di servizio
  • 58. - Pag.3.335 - dell'11 ottobre 1984 (Vo1.133 f.211) (Vo1.133 f.2.14) e quindi presentandosi il 15 ottobre 1984 al Procuratore della Repubblica di Milano, rivelava di avere nel 1980, prima di arruolarsi in Polizia, assistito in Monreale all'omicidio del Capitano Basile, di aver notato in volto uno dei killer in fuga, riconoscendolo poi in fotografie pubblicate dalla stampa, in uno di coloro che nella stessa notte erano stati arrestati ed incriminati per il barbaro omicidio e, precisamente, nell'imputato Giuseppe Madonia. Aggiungeva di non essere stato identificato dai Carabinieri accorsi sul posto e di non essersi successivamente spontaneamente presentato agli inquirenti per rivelare quanto a sua conoscenza perche', trasferitosi nel nord dell'Italia, non aveva piu' seguito l'evolversi processuale della vicenda ed era rimasto nella convinzione che, arrestato ed incriminato il Madonia, la sua radicalmente mutato, testimonianza convincimento non che fosse era piu' necessaria; spingendolo per dovere morale e civico a farsi
  • 59. - Pag.3.336 - avanti, allorche' aveva casualmente appreso che in Palermo si stava celebrando il giudizio di appello contro i tre arrestati del 5 maggio 1980, i quali, successivamente assolti ed escarcerati, si erano resi irreperibili. Indicava, infine, a conferma del suo assunto, ricordo di essersi altro teste, il M.llo congedo, anch'esso Bacchiddu, di col ora in sentitoche, sostenendo incontrato pur Carabinieri,dei f.2.96), Giommaria (Vo1.154 avernon entrambi accorsi Vallone nella notte perche' del delitto a Monreale, a prestar soccorso al Basile subito dopo la sparatoria, ammetteva di essere giunto tra i primi e immediatamente dopo la consumazione del delitto, seppur inspiegabilmente risultava omesso il suo nome nel rapporto dai Carabinieri presentato all'autorita' giudiziaria. - xx -
  • 60. - Pag.3.337 - Si provvedeva infine alla ripresa dell'istruzione, gia' conclusasi con sentenza doversi procedere nei confronti di del Z ottobre 1984 (VoI. 185 f.156) di non imputati ignoti, concernente l'omicidio, verificatosi in Palermo 1'11 agosto 1979, in danno di tale Vittorio Ferdico, essendo emerso, attraverso le testimonianze dei piu' stretti collaboratori del dr. Giuliano, che era stato proprio il predetto, divenuto dopo la scomparsa del figlio Antonino prezioso collaboratore della Polizia, a consentire la scoperta del c.d. "covo" di Corso dei Mille e l'arresto dello Spitalieri e dei l'uccisione suoi complici. Il del Ferdico, dr. inoltre, Giuliano, dopo aveva formulato l'ipotesi . diimmediatamente collegamento tra il barbaro crimine un e l'identificazione della banda facente capo al suddetto covo ed aveva continuato ad incontrarsi "segretamente" piu' volte con funzionari di polizia, assicurando la sua costante collaborazione. Prima pero' che trascorres!;e un mese dalla morte del d:r.
  • 61. - Pag.3.338 - Giuliano anche il Ferdico era stato platealmente ucciso dinanzi al suo laboratorio di autolavaggio in Corso dei Mille, sito nei pressi della autotappezzeria dello Spitalieri. che dal suo privilegiato posto di osservazione egli aveva avuto in passato la osservare con attenzione possibilita' riferendo di agli inquirenti i sospetti traffici che ivi si svolgevano eeVol.185 f. 1) e segg.). Con mandato di cattura n.97/85 del 28 marzo 1985 eVol.185 f.164) anche l'omicidio del Ferdico ed i connessi reati di porto e detenzione illegale d'armi venivano contestati ai componenti della Commissione ed agli altri imputati del delitto di Giuliano. - XXI - omicidio del dr. Espletata l'istruzione il P.M. chiedeva, per i reati in esame, il rinvio al giudizio di
  • 62. - Pag.3.339 - tutti i memb~i della "Commissione", di Salvato~e G~eco Fe~~a~a e di Filippo Ma~chese nonche' il p~oscioglimento di tutti gli alt~i imputati con varie fo~mule, eccezione fatta, pe~ taluni, dei reati associativi e di alt~i ~eati minori connessi. Si ~imanda comunque alle a~ticolate ~ichieste di cui in requisitoria. - XXII - Le complesse e talo~a to~tuose vicende processuali sopra esposte ben ~ispecchiano il p~og~essivo e faticoso sfo~zo di avvicinamento alla verita' che ha caratte~izzato quasi cinque anni di indagini, cont~assegnati purtroppo anche da polemiche giornalistiche, parlamentari e approfondimento dell'inchiesta, sindacali sulla dei reale temi volonta' di caratterizzata invece sia in sede giudiziaria che di polizia da incessante attivita' di~etta a
  • 63. - Pag.3.340 - far piena luce su due dei piu' feroci e allarmanti crimini consumati nell'insanguinato scenario di una citta' troppo tempo rimasta in balia delle organizzazioni criminali. Fallita purtroppo, sin dai primi giorni identificazione degli successivi possibilita' al di 21 luglio 1979, ogni seria autori materiali del delitto e con essa ogni ragionevole speranza di risalire per questa via ai mandanti, non restava agli inquirenti che impervia strada del funzionario della inversa, eprime straripante causele pieghe la piu' nelle percorrere ricercando attivita' quelle scatenanti della sua uccisione, stante che sin dal momento di essa era stata acqHisita almento la certezza che il dr. Giuliano, brillantissimo ed integerrimo poliziotto, cittadino di spiccata moralita', padre e marito esemplare, non poteva esser stato messo a morte se non a cagione' della lotta che egli conduceva contro ogni forma di criminalita' , a qualsiasi liveJlo, nella sua veste di dirigente della Squadra Mobile di Palermo, allora, come ancor oggi i suoi colleghi, con mezzi assolutamente
  • 64. - Pag.3.341 - inadeguati e con ammirabili, se non addirittura eroici, sacrifici personali. Senonche' , proprio l'intensissima attivita' investigativa del dr. Giuliano, esplicantesi, come si e' detto, nei campi e nei livelli piu' differenti, come almeno apparivano nella prima fase delle indagini intraprese dopo l'omicidio, rendeva estremamente difficile l'identificazione di una precisa causale, diverse eessendone ritenute state tra loro allora intraviste concorrenti, sinche' un progressivo sforzo di logica riunificazione, le fondamentali sono i di Tommaso l'acquisizione dichiarazione Buscetta e Salvatore quindi della rapportivari espositiva e valutazione parte lae nella cui tappe menzionati Contorno, consentiva di far luce sulla vicenda, ricostruendo il complessivo disegno criminale, del quale ogni filone di indagine aveva dapprima mostrato solo un aspetto limitato e parziale tanto da sembrare con gli altri in alternativa o contrasto.
  • 65. - Pag.3.342. - - XXIII - Inve~o e' noto che nel decennio p~ecedente agli anni ottanta si ve~ifico' una lunga stasi nelle indagini conce~nenti il fenomeno mafioso e, non essendone stata condotta alcuna di po~tata e ~espi~o anche lontanamente paragonabili a quelli delle g~andi inchieste del nostro decennio, si era pe~sa contezza o comunque non si e~a ancora acquisita conoscenza delle dimensioni della o~ganizzazione c~iminale, della sua sostanziale unita~ieta', del ~igido controllo ese~citato sul ter~itorio e della natura degli affari illeciti condotti. Significativo appare che nel giugno 1977, in ~appo~to ~edatto prop~io dal dr. Giuliano (Vol. l/N f. 14) in o~dine alla rapina verificatasi presso l'Ufficio Raccomandate di Pale~mo Poste-Fe~~ovia, che aveva fruttato ai malviventi circa un miliardo del fatto si occupa alt~a parte della sentenza-ordinanza-, si avanza in conclusione
  • 66. l'ipotesi che - Pag.3.343 - gz:ossa paz:te del pz:ovento del cz:imine saz:ebbe stato impiegato pex finanziaxe "gz:osse partite di contrabbando di cui centro di smistamento e' pz:opxio, come e' noto, il xione I<alsa" (del quale ez:ano originaz:i gz:an paz:te dei Pietro Senapa e Salvatoz:e Giuliano, denunziati, Castiglione, quali Vincenzo Az:coleo, Girolamo che - divez:si anni dopo le rivelazioni di stefano Calzetta e Vincenzo Sinagra consentiranno di incriminare quali componenti della famigerata cosca di Coz:so dei Mille, capeggiata da Filippo Marchese e dedita, ai suoi piu' alti livelli, al ben piu' remunez:ativo traffico di sostanze stupefacenti). A meta' dell'anno 1977, invece, l'ipotesi che piu' vaste organizzazioni si fossero dedicate alla produzione ed al commercio della droga. utilizzando anche finanziamenti ricavati attraverso gz:ossissime e sanguinose z:apine, non veniva nemmeno avanzata dagli inquirenti ne' era sorto il minimo sospetto di un organico e criminose. stabile agguez:rite collegamento cosche fra tutte Ne Ilo le piu' stesso
  • 67. procedimento - Pag.3.344 - conseguente alla suaccennata rapina. infatti. risulta acquisita al fascicolo processuale un'interessantissima lettera anonima stefano Bonta'. (Vol.:VN f.SS) organizzatori del nella quale crimine si indicano come che "e' di Villagrazia e comanda pure a S.Maria di Gesu'". Michelino Greco "cuggino di Cicchitedda" e certo "Tanino di Cinisi che ci dicono il Presidente" • con trasparente riferimento a stefano Bontate. Michele Greco e Gaetano Badalamenti - allora capo della Commissione di Cosa Nostra - ed alla divisione del bottino fra le loro famiglie. Ebbene. non risulta dagli atti che i predetti siano stati - allora - almeno e soltanto identificati. - XXIV -
  • 68. - Pag.3.345 - La mancanza di adeguate conoscenze e l'assenza di una lucida e globale strategia di lotta al fenomeno mafioso non aveva tuttavia impedito a singoli, animati da ammirevole zelo e da nascente sensibilita' al problema (sicuramente acuitasi, come nel caso del dr. Giuliano, dai suoi frequenti contatti con investigatori U.S.A., paese ove gia' allora la lotta alla criminalita' mafiosa ed al traffico delle sostanze stupefacenti era in ben altro avanzato stadio), di condurre efficacemente numerose indagini su organizzazioni criminose - infliggendo loro probabilmente ritenute operanti addirittura in concorrenza- separatamente o colpi anche notevoli, pur talvolta con deludenti risultati sul piano giudiziario. Trattavasi, purtroppo, di iniziative condotte in sostanziale isolamento e spesso attorniate da generale scetticismo, avendo la "pax mafiosa" ingenerato il pernicioso convincimento della cessata esistenza di una potente organizzazione che tirava le fila delle piu' importanti imprese criminali e contro la quale occorreva impegnare tutte le forze ed energie, materiali e morali, suscitabili.
  • 69. - Pag.3.346 - Dopo le uccisioni del giudice Cesare Terranova e del Colonnello Giuseppe Russo, il dr. Boris Giuliano primeggiava per certo tra gli investigatori siciliani e nel periodo immediatamente precedente alla sua morte aveva avviato o proseguito numerosissime inchieste che, pur non confluendo in unica complessiva indagine sulle organizzazioni mafiose, rappresentavano, assommandosi, il primo dopo anche casualmenteattentato, all'indisturbato lunghi globale, famiglie anni all'esistenza mafiose stessa ed delle vaz:ie conseguimento dei loro profitti derivanti dal crimine. Tali inchieste risultano in gran parte elencate nel rapporto preliminare del 16 dicembre 1979 (Vol.1/L f.120) e concernono: 1) La rapina alla Cassa di Risparmio di Palermo e l'omicidio del metronotte Alfonso Sgroi. Vi risultano coinvolti tra gli altri Giovannello Greco, Pietro Marchese e Giuseppe Greco della famiglia di Ci acuIli e Rosario Spitalieri di Corso dei Mille.
  • 70. - Pag.3.347 - 2) L'inchiesta nei confronti di Salvatore Sollena ed altri, fra i quali Giovanni Bontate e Salvatore Marsalone (S.Maria di Gesu'), Gaetano Badalamenti (Cinisi), Francesco Rappa (Borgetto) e Francesco Lo Iacono (Brancaccio). 3) Il sequestro presso l'aeroporto di Punta Raisi di una valigia contenente circa dichiarazioni 500.000 dollari secondo le u. S. A. , probabilmente di Gennaro diretta, Totta, a Francesco Mafara della famiglia di Brancaccio. 4) La denuncia di Giuseppe Savoca (Brancaccio) e Filippo Ganci (S.Giuseppe Jato) nonche' di taluni elementi napoletani ed altri stranieri per traffico di stupefacenti e tabacchi lavorati esteri. 5) Le indagini concernenti l'arresto di Antonino Marchese (Corso dei Mille) che nei Giacomo Riina e sviluppi dell'inchiestasuccessivi coinvolto anche Leoluca Giuseppe Biagio Leggio avrebbero Bagarella, (Corleone) , Benedetto
  • 71. - Pag.3.348 - Capizzi, Andrea, Giulio e Francesco Di Carlo (Altofonte), Lorenzo Nuvoletta della famiglia della Campania, Vincenzo Marchese (Co:r:so dei Mille), Rosario Anselmo (Porta Nuova Noce) e numerosi altri, fra i quali, sebbene non si sia Alessandro incriminazione,giunti allora alla principe S.Vincenzo. sua Vanni Calvello il di - xxv - All'epoca della redazione del rapporto del detto, 16 dicembre la 1979 mancava consapevolezza ancora, che come le si e' varie associazioni criminose, oggetto delle indagini del dr. Giuliano, fossero in realta' le branche di unica organizzazione e che, pertanto, non vi erano causali alternative circa la soppressione del funzionario ma la reazione feroce di unico organismo nei confronti di chi attentava cosi' incisivamente ai suoi loschi traffici.
  • 72. Detta - Pag.3.349 - consapevolezza si maturera' gradualmente man mano che andranno emergendo i collegamenti fra le varie cosche, come evidenziato nei numerosi rapporti di polizia e come appurato nel corso delle istruttorie concernenti i procedimenti in esame. Gia' nel ottobre 1979 precedente della Squadra rapporto Mobile del 25 di Palermo (Vol.3/L f.40), redatto proprio a seguito delle indagini iniziate dal dr. Giuliano con la scoperta del "covo" di via Pecori Giraldi, si evidenziavano i collegamenti fra Antonino Marchese (Corso dei Mille) e Leoluca Bagarella (Corleone), entrambi utilizzatori del rifugio e quindi detentori della grossa partita di eroina ivi rinvenuta e delle micidiali armi sequestrate. Fra costoro e Rosario Anselmo (Noce), il cui nome appariva in taluni dei documenti sequestrati in via Pecori Giraldi. Fra il Bagarella ed il Di Carlo (Altofonte), ritratti in fotografie eseguite nel medesimo luogo e nelle medesime circostanze, anche con
  • 73. - Pag.3.350 - Giacomo Riina e Giuseppe Leggio (Corleone) e Lorenzo Nuvoletta (Campania), come emergeva dalla documentazione sequestrata in via Pecori Giraldi e presso i Di Carlo. Fra questi ultimi ed i Marchese, come provato dal rinvenimento di una partecipazione di battesimo del figlio di un Di Carlo nella casa di Vincenzo Marchese (Corso dei Mille). Fra gli stessi Di Carlo ed il principe di S.Vincenzo, secondo le risultanze delle indagini bancarie e patrimoniali espletate. Nel rapporto del 6 febbraio 1980 (Vol.3/L f.215), relativo agli arresti operati in pari data dal Capitano Emanuele Basile, le suddette risultanze trovavano un concreto sbocco processuale e si arricchivano ulteriormente col rapporto del 22 aprile 1980 (Vol.3/L f.272), con il quale venivano riferiti i collegamenti, evidenziati nel corso delle indagini espletate in Medicina, Benedetto fra Giacomo Riina (Corleone) e
  • 74. - Pag.3.351 - Capizzi (Altofonte), interessati ad un reciproco scambio di assegni e cambiali ed a complessi conteggi, documentati da titoli ed appunti rinvenuti nell'abitazione del Riina suddetto. Lo stesso assassinio del Capitano Emanuele Basile, con la riconosciuta colpevolezza di Armando Bonanno, Giuseppe Madonia e Vincenzo Puccio, finalmente condannati all'ergastolo con sentenza della Corte di Assise di Appello del 2.4.10.84 (Vol.147 f.7), e' segno inequivocabile della sostanziale unitarieta' delle cosche criminose, che agiscono congiuntamente, fornendo i propri uomini alla direzionp criminale di unica organizzazione, essendo stato successivamente accertato, attraverso le dichiarazioni di Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno, ampiamente riscontrate, che Giuseppe Madonia e' membro della famiglia di Resuttana, Armando Bonanno di quella di S.Lorenzo e Vincenzo Puccio di quella di Ciaculli.
  • 75. - Pag.3.352 - Nel %appo%to del 7 febbraio 1981 (Vol.3/L f. 1) , pur non essendo stata ancora %aggiunta consapevolezza della esistenza di unica o%ganizzazione criminale abb%acciante tutte le famiglie mafiose, si sottolinea l'organico collegamento f%a quelle di Corso dei Mille, Altofonte e Corleone (indicate con riferimento ai covi di Corso dei Mille e via Pecori Giraldi) e si individua proprio nelle operazioni di scoperta di tali covi e nelle indagini conseguentemente condotte dal dr. Giuliano e quindi dal capitano Basile la causa scatenante della loro uccisione. - XXVI - Sulle %isultanze del %apporto del 7 febbraio 198 1 e sulle particolari verifiche cui esse sono state sottoposte nel corso della istruzione poiche' , occorre a questo punto soffermarsi, occupandosi esso precipuamente delle
  • 76. - Pag.3.353 - indagini condotte dal dr. Giuliano (e poi dal Basile) sui due c.d. "covi" di Corso dei Mille e di via Pecori Giraldi, pur non dovendosi, come si e' detto, esclusivamente collegare a tale attivita' del funzionario la causale dell'omicidio, non v'e' dubbio che si tratto' dei fattori che scatenarono le menti e le mani omicide, stante che l'eliminazione del Giuliano fu per certo ritenuta in quel momento necessaria e sufficiente per la sopravvivenza delle cosche. Necessaria in quanto quelle in corso) erano le giunte indagini (tutte ad un momento cruciale, pressoche' tutte le famiglie vi erano rimaste coinvolte ed un maggiore pericolosissimo coinvolgimento si stava profilando per la cosca corleonese e quelle di Ciaculli ed Altofonte, che con la prima avevano la piu' ferrea alleanza (lo dimostreranno, al di la' di ogni dubbio, le cruente vicende della c.d. "guerra di mafia"). Sufficiente perche' il dr. Giuliano appariva in quel momento agli occhi delle cosche come l'unico investigatore in grado di crear
  • 77. - Pag.3.354 - loro seri fastidi, sia per l'incessante e multiforme attivita' condotta su un amplissimo fronte, sia per l'ostinata volonta' di perseguire i criminali nonostante la quasi generale indifferenza e l'obiettiva svalutazione in sede giudiziaria, all'epoca, dei risultati conseguiti nel corso delle indagini di polizia. Dalla soppravvenuta pronunzia in data Z aprile 1984 della Corte di Assise di Palermo eYol.198 f.l), emerge invero quanto segue. Consumati il 26 aprile 1979 omicidio e segnalazione dichiarazioni rapina, pervenne alla anonima Questura le di Palermo successivamente rese dai drr. Michele Carde Ila eYol.185 f.135), Bruno Contrada eYol.185 f.131), Paolo Moscarelli eYol.185 f.150), ed Antonio De Luca eYo1.15/L f.137), tutti all'epoca in servizio presso la Questura di Palermo, hanno consentito di accertare che si tratto' invece della
  • 78. - Pag.3.355 - "soffiata" di Vittorio Ferdico, che venne successivamente e puntualmente ucciso 1'11 agosto 1979 indicante in Giovanni Greco, Greco gli autoriPietro Marchese della rapina, e in Giuseppe complicita' con Rosa:rio Spitalieri, tappezziere d'auto con laboratorio 1979, Fatta ivi i:rruzione Spitalieri, nel Corso Polizia aprile dei Mille. procedette dello all'arresto, stesso in data la za di Giovanni Greco e di Girolamo Mondello e rinvenne giubotti antiproiettile, radio ricetrasmittenti, aggeggi pe:r: la pulizia delle armi e denaro contante (circa 17.000.000 in banconote da vario taglio) , parte del quale in mazzette legate da fascette con impresso il bollo della sede di Palermo della Cassa di Risparmio. I tre suddetti vennero il 30 aprile 1979 denunciati in stato di arresto (unitamente a Mondello Giovanni padre di Girolamo) mentre in stato di irrepe:r:ibilita' vennero Marchese, denunciati raggiunti Giuseppe da gravi Greco indizi e Pietro perche' riconosciuti in fotografia da alcuni dei presenti alla rapina.
  • 79. A seguito - Pag.3.356 - di altra anonima segnalazione (che successivamente si et appreso, come si e' detto, essere opera dello stesso Ferdico) vennero ritrovate numerose armi corte e lunghe abilmente occultate in un cortiletto adiacente al laboratorio dello Spitalieri, frequentato anche, come emerso dalla testimonianza di tale Domenico Maone, ivi impiegato, proprio da Giovanni Mondello. Questi ultimi, Giuseppe e Girolamo e Giovanni Greco, Pietro Marchese, forniti di alibi per rapina, vennero il giorno tuttavia e l'ora della immediatamente escarcerati dal Procuratore della Repubblica di Palermo. catturato il 19 maggio 1979 Successivamente, Pietro Marchese (il 29 aprile 1979, immediatamente dopo la scoperta del covo dello Spitali.::ri, era pervenuta la teJefonata di minaccia al dr. Giuliano, che, secondo le risultanze della espletata perizia fonica, era stata proprio dal Marchese effettuata) e procedutosi con
  • 80. - Pag.3.357 - ist~uzione fo~male, venne~o espletate, in data 26 maggio 1979, da pa~te di nume~osi impiegati della Cassa di Risparmio, tra i quali tale Messineo, ricognizioni personali su tutti gli ar~estati, con esito completamente negativo. A questo punto il dr. Giuliano, con rapporto del 28 maggio 1979, riferi' al Giudice istruttore che all'atto dell'arresto del Marchese il Messineo, trovandosi negli uffici della Squadra Mobile, lo aveva visto e, sbiancando in volto, riconosciuto come uno degli autori della ~apina e che lo stesso Messineo, successivaml2nte~icevendosi sottufficiale di P.S. la da pa:rte convocazione di un per presentarsi alla ~icognizione, aveva pronunciato es pr ime'vanoinequivocabilmentefrasi timore che di feroci rappresaglie se il avesse del Marchese. Aggiunse altresi' riconfe~mato riconoscimento in sede giudiziaria il il funzionario di aver identificato e rintracciato all'estero tale Silvie Duchenne, anch'essa presente al momento della rapina, che si era dichiarata disposta a procede:re a :ricognizione delle persone degli imputati.
  • 81. - Pag.3.358 - Il 16 giugno 1979 si svolse, in un clima di protesta ed intimidazione ben descritto nella deposizione del dr. Carde Ila (Vo1.185 f.135) della l'atto istruttorio con l'intervento Duchenne cui l'avv. Salvatore Chiaracane, legale del Marchese ed ora incriminato, quale appartenente a Cosa Nostra, a seguito delle dichiarazioni del Buscetta e del Contorno, rinfaccio' di essere venuta dall'Inghilterra solo per fare un favore alla Polizia-, la quale riconobbe il Marchese come uno degli autori della rapina. La stampa riporto' con risalto la notizia, sottolineando le gravi critiche mosse dal Chiaracane al Giuliano. 1979 il Marchese, senza cheIl si fosse 14 luglio proceduto ad accertamenti peritali, provvisoria per motivi diottenne salute la liberta' (asserita colica addominale) ed il successivo 26 luglio 1979 ugualmente la otteneva Giovanni Greco. Il 21 luglio 1979 era stato ucciso Giorgio Boris Giuliano. il dr.
  • 82. - Pag.3.359 - Con sentenza istruttoria del 2.7 ottobre 1979 (Vol.3/L f.565) tutti gli imputati vennero poi prosciolti dai reati di omicidio e rapina e rinviati a giudizio Giuseppe e Giovanni Greco. Pietro Marchese. Girolamo Mondello e Giovanni Spitalieri per rispondere dei soli reati di associazione per delinquere, porto e detenzione illegale d'armi ed altri reati minori. Orbene. si sostiene nel rapporto del 7 febbraio 1981 che la banda criminale responsabile della rapina e dell'omicidio dello Sgroi non pote'. a causa del suaccennato convincimento che evolversi maturare delle il vicende processuali, solo il non dr. Giuliano si opponeva con tutte le sue forze e l'incessante attivita' di "tallonamento" dell'istruttoria in corso ad una felice (per gli imputati) conclusione di essa. E le successive fasi processuali offrono inequivoco riscontro a tali considerazioni.
  • 83. - Pag.3.360 - E' infatti obiettiva constatazione che, mentre il dr. Giuliano si accaniva nella ricerca delle prove, che ora puo' in sede giudiziaria, con giudizio definirsi obiettivamente errato, veniva maturata degli elementi raccolti diversa valutazione, con le immaginabili conseguenze nell'opinione di chi dal funzionario di polizia si vedeva cosi' sostanzialmente perseguitato, secondo la distorta mentalita' mafiosa di allora e di oggi. Invero, proposto appello istruttorio avverso la sentenza del 27 ottobre 1979. la Sezione Istruttoria della Corte di Appello di Palermo radicalmente ne modificava le conclusioni, disponendo il rinvio a giudizio degli imputati anche per rispondere dei reati di omicidio e rapina. Con sentenza in data 2 aprile 1984 (Vo1.198 f.2) la Corte di Assise pronunziava condanna all'ergastolo di Rosario SpitalieIi, dopo aveI Iilevato nella paIte motivd che anche Pietro Marchese, ucciso nel caIceIe dell'Ucciardone, uno nelle more era stato degli
  • 84. - Pag.3.361 - autori dell'omicidio e della rapina, ed infliggeva a Giuseppe Greco e Giovanni Greco gravissime pene per il reato di associazione per delinquere, pur assolvendoli dai maggio:ri delitti con dubitativa formula. - XXVII - Ucciso il dr. Giuliano, le piu' importanti indagini da costui condotte subiscono una radicale battuta di arresto. Alcune, come quella relativa al sequestro della valigia contenente i dollari U.S.A., vengono sostanzialmente abbandonate la Squadra Mobile di Palermo riferira', con rapporto, per altro ignoti, soltanto il 30 aprile a carico di 19 8 1 ( Vo l . 9 / J. f.157) e solo a seguito di pressante sollecitazione dell'autorita' giudiziaria del quella concernente precedente Altre, mese come di ottobre (Vol.9/L f.151L
  • 85. - Pag.3.362 - l'omicidio Sgroi, si avvia stancamente verso la suaccennata deludente conclusione istruttoria di cui alla sentenza del 27 ottobre alcuni anni riformata in sede 1979, solo dopo di gravame. Nonostante il dr. Giuliano avesse nei suoi ultimi giorni di vita gia' identificato Leoluca Bagarella come l'utilizzatore del rifugio-deposito di eroina di via Pecori Giraldi, soltanto con rapporto del 25 ottobre 1979 il predetto veniva denunciato dalla Squadra Mobile di Palermo unitamente a numerosi altri individui le cui tracce erano state ritrovate nella documentazione sequestrata nel suaccennato "covo". Venivano tuttavia emessi mandati di cattura soltanto contro il Bagarella e Melchiorre Sorrentino (di quest'ultimo, per altro, era ormai certa la soppressione, essendo stata ritrovata in stato di abbandono la sua autovettura e rinvenuti i suoi stivaletti nell'appartamento di via Fecori Giraldi). Della scomparsa del Sorrentino e del di lui fratello gia' da tempo si occupava il
  • 86. - Pag.3.363 - tali indagini, che :riconducevano della capitano comandante Nell'ambito dei di Carabinieri Compagnia Emanuele di Basile, Mon:reale. p:repotentemente al "covo" di via Peco:ri Gi:raldi (ove era stato :ritrovato anche un appunto manosc:ritto del Baga:rella con il nome del Melchio:r:re So:rrentino "rabbiosamente" cancellato con tratti di penna) , l'Ufficiale, fo:rzando p:ressoche' sostanzialmente giudizia:ria, la rimasta mano all'auto:rita' inerte nonostante le risultanze del :rapporto della 6 febbraio 1980 all'arresto di Squadra Mobile del autonomamente il 25 ottobre 1979, procedeva Giulio ed Andrea Di Carlo, di Giacomo Bentivegna e di altri e li denunciava per associazione pe:r delinquere e spaccio di d:roga unitamente ai gia' detenuti Antonino Ma:rchese, Antonino Gioe' e Leoluca Baga:rella (quest'ultimo frattanto a:rrestato in fortuite circostanze 1'11 dicembre 1979) ed all'irreperibile Francesco Di Carlo. Gli arresti venivano convalidati dal Procurato:re della Repubblica di Palermo e
  • 87. - Pag.3.364 - venivano emessi mandati di cattura nei confronti di tutti i predetti, previa riunione del nuovo procedimento a quello giù' pendente a seguito della scoperta del "covo" di via Pecori Giraldi. Le indagini assumevano quindi un frenetico ove era la residenza anagrafica di sviluppo. Cipolla, Perquisita una casa di via Michele Vincenzo Marchese e del figlio Antonino (inspiegabilmente effettuarla dopo l'arresto di quest'ultimo e avvenuta pochi nessuno dicuratosi era Giuliano,dr.dell'uccisione giorni dopo) , accertava che il Leoluca Bagarella la frequentava abitualmente anche perche' fidanzato con Vincenzina figlia di Vincenzo, e che costui era in stretti rapporti con i Di Carlo, 5 tante che conservava una bomboniera di confetti riferente si alla prima comunione di Salvatore Di Carlo, figlio di Andrea, celebrata nel giugno 1979. L'esame della documentazione rinvenuta in via Pecori Giraldi consentiva l'incriminazione dei fratelli Agrigento Anselmo, di S.Giuseppe Jato ·e di Rosario
  • 88. - Pag.3.365 - pe~che' ritenuti dei prestanome del Bagarella. Fotografie rinvenute nel "covo" ed in casa dei Di Carlo mostravano costui in compagnia di Lorenzo Nuvoletta (sa~ebbe stato costui cosi' identificato pero' solo dopo alcuni me si) , Giuseppe Leggio e Giacomo Riina, corleonesi da tempo trasferitisi in provincia di Bologna. Il capitano Basile accompagnava il Giudice istruttore ed il P.M. in Medicina ove gli ultimi due suddetti venivano tratti in arresto pe~ falsa testimonianza, avendo dichiarato di non dell'incontro, ritratti assieme ricordare qualialle personalmente non e die pe~soneleconoscere apparivano l'occasione procedeva a perquisizione nelle loro abitazioni. Palermo,Rientrato associazione a per li delinquere denunciava unitamente per a Benedetto Capizzi, Antonino Pipitone e Tommaso Cannella, sottolineando, con rapporto del ZZ aprile 1980 (Vol.3/L f.272), le :z::isultanze della documentazione rinvenuta nell'abitazione del Riina.
  • 89. - Pag.3.366 - alla uccisione Dopo conseguente la lunga stasi del delle dr. indagini Giuliano, di poco piu' di due mesi, l'inchiesta,nell'arco grazie all'infaticabile ufficiale dei Carabinieri, aveva nuovamente investito in pieno strettila cosca dei corleonesi e dei loro piu' alleati. Il 5 maggio 1980 in Moreale veniva ucciso il capitano Basile. - XXVIII - Questa volta la immediata ed efficiente reazione delle Forze dell'ordine consentiva l'arresto, a poche ore di distanza dal cr:imine, dei tre esecutori materiali, Vincenzo Puccio, Ar:mando Bonanno e Giuseppe Madonia, tali riconosciuti e condannati all'er:gastolo con sentenza della Corte di Assise di Appello di Palermo del 24 ottobre 1984 (Vol.147 f.7).
  • 90. Se e' - Pag.3.367 - lecito tuttavia aggiunge~e ce~tezza a ce~tezza dopo le amarissime delusioni cagionate da due dibattimenti di primo grado e da una sconce~tante sentenza assoluto~ia che li concluse, ponendo le condizioni pe~ la definitiva fuga degli assassini, sia consentito z:ileva~e che la loro ~esponsabilita' e' emersa incontestabilmente anche nel corso del presente giudizio attraverso la p~eziosa testimonianza dell'agente di P.s. Pietro Vallone, che la Corte ha ritenuto, pe~di Assise l'abbondanza di Appello non delle p~ove gia' raccolte, ascolta~e e che invece questo Ufficio, investito di tutto il tema dell'indagine nel corso della ist~uttoria a carico dei presunti mandanti dell'omicidio, testimoniale ha assunto procedendo in anche formale alla esame verifica delle sue dichiarazioni. Il Vallone, come si e' prima detto, ha riferito di essere accorso fra i primi sul luogo del delitto, richiamato dal rumore degli spari, e di aver incrociato uno degli assassini in fuga, che lo minaccio' anche con la sua
  • 91. - Pag.3.368 - pistola, e di averlo riconosciuto successivamente in Giuseppe Madonia in una fotografia trasmessa da un notiziario locale, che ne annunciava l'arresto. televisivo La dichiarazione, resa ad oltre quattro anni di distanza dal fatto, nonostante la e' sua tardivita', da ritenersi, perfettamente veritiera. Nessuno, infatti, se non presente al la presenza sul posto del M.llo momento dell'omicidio, avrebbe potuto rivelare dei Carabinieri Giommaria Bacchiddu, del quale non v'e' traccia in nessuno dei rapporti concernenti il delitto. che omisero tutti di menzionarne l'intervento. Il Bacchiddu, per congedatosi dall'Arma nei al tro, di fatto primi giorni dello stesso maggio 1980, scomparve imme~iatamente dalla scena delle indagini e non fu sentito quale teste ne' nel corso dell'istruttoria ne' in dibattimento. Pertanto. solo chi lo aveva effettivamente visto accorrere. come egli stesso poteva essereBasile ha confermato. capitano verso il corpo martoriato in grado del di riferirlo successivamente.
  • 92. - Pag.3.369 - Inoltre, salve talune imprecisioni, verosimilmente cagionate dalla concitazione del momento e dall'offuscarsi dei ricordi, il Vallone ha dato una descrizione della fuga del killez: da lui incrociato che perfettamente combacia con la ricostruzione fattane dalla Polizia giudiziaz:ia. In particolare ha riferito di aver visto il Madonia allontanarsi verso la "salita", cioe' proprio verso quella strada, posta a livello superiore al punto ove giaceva il corpo del Capitano, che gli assassini percorsero nella loro fuga. Particolare che solo un attento lettore degli atti processuali potuto apprendere ovvero taluno, come siavrebbe ritiene il Vallone, presente al momento del delitto. Quanto poi alla tardivita' delle sue dichiaz:azioni, il Vallone ne ha e ben credibile spiegazione. dato esauriente L'arresto, nella immediatezza dei fatti. del Madonia lo convinse era allora soltanto un giovane studente - a testimonianza non esporsi ad eventuali una rappresaglie rendendo che
  • 93. - Pag.3.370 - riteneva superflua dopo che per altra via s'era comunque giunti all'identificazione dell'autore dell'omicidio. Il suo trasferimento al Nord, dove sicuramente le vicende processua.li concernenti il pur gravissimo delitto non avevano avuto la medesima risonanza loro data dalla stampa locale, gli impedi' di apprendere tempestivamente della assoluzione del Madonia e della sua fuga dalla Sardegna sin quando leggendo notizia delcasualmente ne dibattimento di apprese, appello, che si stava appunto essendosi nell'ottobrecelebrando allora sua egli di la al P.M. che 1984~ conto conoscenza reso a suaquantorivelo' Milano, testimonianza poteva esser divenuta essenziale. - XXIX - E' ormai certo, pertanto. che autori del Madonia, barbaro omicidio del Giuseppe capitano Basile furono Armando
  • 94. Bonanno e - Pag.3.371 - Vincenzo Puccio, e la loro accertata identificazione prepotentemente riconduce gia' indicata causale del delitto. alla In vero, secondo le riscontrate dichiarazioni di Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno, il Madonia e' membro della famiglia mafiosa di Resuttana, il Bonanno della famiglia di S.Lorenzo ed il Puccio di quella di Ciaculli. Le indagini del Basile, come quelle condotte dal dr. Giuliano, avevano investito in pieno la famiglia dei corleonesi e quelle dei loro piu' stretti alleati e la feroce reazione di Cosa Nostra opera per mano degli emissari di queste, che per la consumazione dell'atroce delitto forniscono i loro uomini "migliori". Giuseppe Madonia e' addirittura il figlio del capo della cosca mafiosa di Resuttana. precedenti Armando Bonanno, un'impressionante il cui serie nome di ricorre in giudiziari, risulta tra l'altro esser stato arrestato in Castelvetrano il 19 febbraio 1977 perche' sorpreso in compagnia di altri
  • 95. - Pag.3.372 - p~egiudicati armati di un fucile a canne mozze e cinque rivoltelle. Condannato a pena i~risoria, nonostante la palese gravissima entita' del fatto, le cui modalita' facevano ben presumere la intezione del "commando" di commettere gravissimi delitti di sangue, venne escarcerato poco piu' di un anno dopo (scheda biografica Vincenzo Puccio, Ciaculli, e' - per certo della famiglia di personaggio mafioso allegata Ope~ativo segg.)). al CC. rapporto Palermo 29.5.1980 ((Vol.3/L del Nucleo f.437) e di rango, risultando essere l'accompagnato~e del famige~ato Giuseppe Greco "sca~puzzedda", con il quale e~a stato sorpreso a bo~do di una autovettura il 20 ottobre 1977. Fuggito il G~eco ed a~re5tato il Puccio pe~ favoraggiamento, venne frettolosamente escarcerato appena due gio~ni dopo (Vol.6/L f.l05). - xxx -
  • 96. - Pag.3.373 - Gia' coi mandati di cattura emessi successivamente al rapporto del 7 febbraio 1981 (Vol.3/L f.1) la individuazione, sia pur ancora approssimativa, della esatta causale degli omicidi del Giuliano e del Basile e l'identificazione degli secondo delitto autori avevano materiali del consentito l'incriminazione di coloro che, alla luce delle conoscenze di allora, potevano esser ritenuti i mandanti. Mancava tuttavia ancora agli inquirenti la diretta conoscenza della struttura interna delle cosche e dei loro collegamenti tramite l'organismo di vertice denominato "Commissione" o "Cupola", la cui esistenza e' stata rivelata da Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno. A seguito delle dichiarazioni di costoro, invece, quella che era soltanto una ineccepibile ricostruzione logica dei momenti ideativi dei delitti e della identita' delle relative potesta' decisionali e' divenuto accertamento
  • 97. - Pag.3.374 - fondato su prove sicure, consistenti in particolareggiate e circostanziate accuse di altri soggetti processuali, ampiamente e reiteratamente riscontrate, come meglio illustrato in altro apposito capitolo della sentenza-ordinanza. Sia il Buscetta che il Contorno, invero, hanno piu' volte ribadito che i piu' gravi delitti di mafia non possono essere commessi senza previa rleliberazione della Commissione al vertice di Cosa Nostra. Nulla il Contorno ha piu' aggiunto che gli omicidi del Giuliano e del Basile direttamente riguarrli. Ma il suo silenzio in pJ:oposito finisce per fornire indiretta conferma delle dichiarazioni del Buscetta, secondo il quale le relative decisioni vennero adottate dalla Commissione all'insaputa dell'ancora potente capo della famiglia di S.Maria di Gesu', cui apparteneva il Contorno, il quale, pertanto, e' ben presumibile non ne abbia mai avuto notizia, tenuto anche conto del suo non elevato grado all'interno della organizzazione.
  • 98. - Pag . 3 . 375 -- Il Buscetta, invece, pur aderendo ad altra di Stefano Bontate e famiglia, confidenza godeva da di parte grandissima stima e Salvatore Inzerillo, i quali gli rivelarono che la Commissione, gia' pressoche' del tutto egemonizzata dai Corleonesi, aveva, a loro insaputa, decretato la soppressione del funzionario e dell'Ufficiale (Vo].124 f.14), (Volo 124 f.28), (Vo10124 f.34), (Vo10124 f.35), (Vo10124 f. 41), (Vo10124/A f.54) e (Vo10124/A f.62). E che il Buscetta dica il vero, riferendo veritiere confidenze fattegli dall'Inzerillo, emerge da constatazione: stavano in quegli dal una anni Bontate e elementare maturando le condizioni per l'esplosione della c.d. "guerra di mafia", scatenata dai corleonesi e dai loro piu' stretti avversari per l'eliminazione di soprattutto coloro il i Bontate quali e
  • 99. - Pag.3.376 - l'Inzerillo che si opponevano alla loro egemonia; le indagini del Giuliano e del Basile avevano, come s i e' visto, investito in primo piano le cosche dei corleonesi e dei loro accoliti (Ciaculli, Altofonte, Corso dei Mille) e difficilmente il Bontate e l'Inzerillo avrebbero dato il loro assenso in Commissione, se preventivamente informati, alla sopressione dei due investigatori che con le loro inchieste ponevano in difficolta' soprattutto i loro avversari interni di Cosa Nostra, mentre la prevedibile reazione delle Forze dell'ordine avrebbe indiscriminatamente colpito in ogni direzione cagionando proprio ad essi i maggiori in quanto puntualmente attivita' esposti nei traffici paralecite verifico' doposi piu' infatti, nelle cio' , e fastidi, illeciti l'omicidio del Basile, che precedette di appena un giorno l'operazione di Polizia che mise in ginocchio il gruppo dell'Inzerillo - Maggiori all'omicidioBuscetta in particolari ordine ha aggiunto il del
  • 100. - Pag.3.377 - capitano Basile, lealmente e scrupolosdmente invece correggendo nel corso delle sue dichiarazioni l'erronea originaria indicazione di Leoluca Bagarella quale killer del dr. Giuliano (Vo1.124 f.14L Inzerillo e Stefano Bontate, ovviamente Secondo Buscetta, invero, Salvatore profondi conoscitori, dall'interno, delle ferree regole di Cosa Nostra, individuarono immediatamente i mandanti dell'omicidio dell'Ufficiale, ad essi risalendo attraverso l'identita' degli esecutori materiali arrestati subito dopo il crimine. Fra essi vi era Vincenzo Fuccio, uomo di Michele Greco, la cui posizione decisamente a favore dei Corleonesi non si era ancora del tutto chiaramente delineata, consentendo gli ultimi spazi a confronti che speravano chiarificatori. gli altri due bosses Senonche' il Greco, cui venne da entrambi contestato che non poteva dichiararsi estraneo ad un delitto di tal genere, che risultava commesso da un affiliato alla sua
  • 101. _. Pag.3.378- famiglia, si limito' ad "allaI:gaI:e le bI:accia" pur non avendo "il cOI:aggio di smentiI:e che il Puccio fosse uno degli autori dell'omicidio del Cap. Basile"eVol.124/A f.62) Ne' poteva il GI:eco ammetteI:e al Bontate ed all' Inzerillo le sue responsabilita', poiche' gli omicidi del Giuliano e del Basile, seppur pI:incipalmente deliberati come "I:eazione difensiva" all'attacco investigativo mosso contro le famiglie di COI:leone e Ciaculli e dei 10I:o piu' stretti alleati, gia' si inquadrano nel piu' vasto criminoso disegno di egemonia su Cosa Nostra ed erano divenuti un "passaggio necessaI:io" al I:aggiungimento di tale scopo. Nel momento in cui - infatti - le suddette famiglie gia' sicuramente meditavano l'eliminazione dei prestigiosi capi di S.Maria di Gesu' e Passo di 1 'alleggerimentoRigano, investigativa nei loro della confronti pressione diventava vitale per mantenere ed accrescere quella posizione di forza che sola aVI:ebbe consentito la definitiva e completa occupazione dei di Cosa Nostra. veI:tici
  • 102. - Pag.3.379 - - XXXI - Negli anni 1979-1980 la Commissione di Cosa Nost~a, secondo le rivelazioni di Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno, era composta da Salvatore Bernardo Inzerillo, Provenzano, B~usca, Berna~do Bontate, Scaglione, Francesco Stefano Riina, Riccobono,Rosario Salvatore Calo' , Greco,Michele Salvatore Giuseppe Madonia, Gigino Pizzuto, Antonino Nene' Geraci, Ignazio Motisi, Giovanni Scaduto, Giuseppe Greco "scarpuzzedda", Andrea Di Carlo e Leona~do Greco, effettivo capo della famiglia di Baghe~ia, solo formalmente Scaduto. rappresentata dallo stefano Bontate e Salvatore Inzerillo non vennero, come si e' visto,
  • 103. - Pag.3.380 - neanche informati della decisione di far uccidere il dr. Giuliano ed il Capitano Basile. Lo stesso avvenne, secondo Tommaso Buscetta, per Rosario Riccobono, allora alleato, seppur infido, di Stefano Bontate. Gigino Pizzuto e' stato ucciso il 29.9.81. A tutti gli altri, coi mandati di cattura n.323/84 e 418/84 sono stati contestati gli omicidi del dr. Giuliano e del capitano Basile (quest'ultimo, come si e' visto, non al Di Carlo, all'epoca detenuto) e quelli connessi, e col mandato di cattura 97/85 (Vo1.185 f.164) anche l'omicidio di Vittorio Ferdico, la cui esecuzione rientra, come si e' visto e meglio si vedra' in seguito, nello stesso iter criminoso. E tutti gli imputati suddetti vanno, per le considerazioni suesposte, rinviati a giudizio della Corte di Assise di Palermo, competente per materia, territorio e connessione, per rispondere dei delitti loro contestati.
  • 104. - Pag.3.381 - E' stata omessa la contestazione del ~eato di omicidio del capitano Basile - e di quelli piu' st~ettamente connessi pe~ Andrea Di Carlo, in quanto costui gia' da alcuni mesi trovavasi detenuto alla data del 5 maggio 1980. Appare invece particolarmente significativa la sua p~esenza tra i mandanti dell'omicidio del dr. Giuliano, poiche', se il funziona~io non fosse stato barbaramente ucciso subito dopo la scoperta del "covo" di via Pecori Giraldi, si sarebbe giunti per questa via molto piu' celermente alla sua identificazione ed al suo arresto, avvenuto invece solo nel febbraio 1980, allorche' il Capitano Basile, con la nota operazione del 6 febb~aio, p~ovoco' lo sbocco giudiziario delle indagini di polizia che dopo la soppressione del funzionario languivano o venivano dall'autorita' giudizia~ia decisamente sottovalutate nelle loro risultanze. - XXXII -
  • 105. - Pag.3.382 - Col pxecedente mandato di cattuxa n.274/81 del Z7 giugno 1981 (Vol.4/L i.1) il delitto di omicidio del dx. Giuliano - unitarnente a quelli contestato a Giuseppe piu' strettamente connessi Greco, exa stato invece Pietro Marchese, Francesco Di Caxlo, Vincenzo Marchese, Girolamo poi ripetuta GiacomoMondello, Bentivegna. Per contestazione Leoluca Giuseppe Bagaxella Greco nel e trattasi mandato di di cattura n.323/84, che, pertanto, per questa parte, ha sostituito il primo pxovvedimento. Pietro Marchese, come si e ' detto, e' stato ucciso il 25.2.iJ2 e, pertanto, va dichiarato non doversi pl:ocedel:e nei suoi per estinzione dei ~eati da tale causaconfronti cagionata. Giacomo Bentivegna e ' stato assolto dal reato di associazione per delinquexe, l'omicidio, con sentenza del costi~uente incriminazione il per presupposto della sua
  • 106. - Pag.3.383 - Tribunale di Palermo dell'8 febb:taio 1982 (Volo 6/L f. 1 za), passata per questa parte in giudicato, sicche' va prosciolto pe:t non aver commesso il fatto del delitto di omicidio, tanto piu' che non sono stati :taccolti ulteriori elementi comprovanti una sua perdurante all'organizzazioneappartenenza avendo dato esito negativo la criminosa ed ricognizione personale cui e' stato sottoposto con oculaI:el'intervento di Giuseppe Siracusa, teste dell'omicidio del dr. Giuliano. Identico :tisultato negativo ha dato la ricognizione personale effettuata su Girolamo Mondello, il quale, per altro, con sentenza della Corte di Assise del aprile 1984 (Vol.198 f . Z) , e' stato assolto, sia pur con dubitativa formula, dall'accusa, costituente il necessario p:r::esupposto della sua incriminazione per l'omicidio del d:r::. Giuliano, di appartenenza all'o:r::ganizzazione criminosa facente capo al "covo" di Co:r::so dei Mille. E se e ' vero che i successivi elementi raccolti hanno
  • 107. .- Pag.3.384 - consentito la sua nuova inc~iminazione (mandato di cattu~a n.323/84) quale appa~tenente a Cosa Nost~a, gia' nel co~so della ist~uzione, con o~dinanza del 13.3.85 (fase. pe~s. f.ZZ), essi sono stati ~itenuti insufficienti, con conseguente sca~ce~azione dell'imputato ai dell'a~t.269 C.P.P.- sensi F~ancesco Di Ca~lo secondo le dichia~azioni del Conto~no, venne espulso p~op~io in quell'epoca dalla famiglia mafiosa di pe~ esse~si app~op~iato dei Altofonte f~atello e sostituito come ~appresentante And~ea dal p~oventi, di pe~tinenza dell'o~ganizzazione, di traffico di droga e di una impresa di autotrasporti appartenente alla cosca (VoI. 125 f.SOLNon e' pertanto pensabile a!:lbia egli potuto avere un qualche ruolo decisionale nella delibe~azione concernente l'omicidio del dr. Giuliano e va prosciolto pe~ non aver commesso i fatti dalle ~elative contestazioni. Vanno prosciolti altresi', sia pu~e per insufficienza di prove, Leoluca Bagarella. Vincenzo Ma~chese e
  • 108. - Pag.3.385 - Il primo e' il fratello di Filippo Marchese, capo della cosca di Corso dei Mille, anch'esso incriminato per l'omicidio del dr. Giuliano col mandato di cattura n.323/84 e la cui posizione verra' in seguito esaminata. Pur essendo stato il Vincenzo Marchese incriminato, quale affiliato a Cosa Nostra, col mandato di cattura n.323/84, nulla risulta circa il suo effettivo ruolo all'interno dell'organizzazione, sicche' appare estremamente difficile che il predetto, sebbene padre dei famigerati killers Antonino e Giuseppe Marchese e suocero promesso di Leoluca Bagarella, fidanzato con la di lui figlia Vincenzina, sia in qualche modo intervenuto nella deliberazione concernente l'omicidio del dr. Giuliano. Non investigazioni disconoscersipuo' tuttavia di costui che particolarmente le lo riguardavano e che fu egli uno fra coloro che dalla soppressione del funzionario ricevettero immediato vantaggio, essendo riuscito, a causa evitare della febbraio stasi subita dalle 198 O, indagini ad sino al
  • 109. - Pag.3.386 - per diversi mesi la perquisizione domiciliare nella sua residenza di via Michele Cipolla, ove poi vennero ritrovate altre tracce di Leoluca Bagarella e dei Di Carlo nonostante l'accurata "pulizia" che nelle more il padrone di casa era riuscito ad effettuare. La formula di proscioglimento piu' conforme a giustizia appare, pertanto, quella dubitativa. Consimili argomentazioni valgono per Leoluca Bag~rella, pericoloso esponente della cosca corleonese ma non per certo ai vertici emergedella stessa, dichiarazioni come del sicuramente Buscetta e del dalle Contorno. Appare in posizione tale da potere difficilmente influire su decisioni di Cosa Nostra di cosi' estrema rilevanza, quale l'omicidio del dr. Giuliano, sebbene anch'egli estremamente interessato alle indagini del funzionario, che al momento della sua uccisione si apprestava a del "covo" di via Pecori Giraldi. denunciarlo, l'utilizzatore avendolo identificato come Infatti, morto il Giuliano, ottenne il Bagarella qualche mese di requie, essendo stato presentato il
  • 110. -- Pag.3.387- ~apro~to di denunzia a suo ca~ico solo il 25 ottob~e 1979 (Vol.3/L f.40) ed emesso mandato di cattu~a nei suoi conf~onti successivamente a tale data. Tenuto tuttavia conto, alt~esi' , dell'esito negativo della ~icogni2ione di pe~sona eseguita sul Baga~ella dal teste Giuseppe Si~acusa ed escluso, pe~tanto, che l'esecuto~e mate~iale del c~imine sia stato il predetto imputato, come a lungo si sospetto', appa~e confo~me a giustizia p~oscioglie~lo pe~ insufficienza di p~ove dall'imputazione di omicidio e con ampia fo~mula - da quella di omicidio del Capitano Basile, all'epoca del quale egli t~ovavasi gia' detenuto. - XXXIII - Quanto all'omicidio del capitano Basile, esso insieme ai ~eati piu' st~ettamenti connessi e' stato, col mandato di cattura n.274/81 del 27 giugno 1981
  • 111. - Pag.3.388 - eVol.4/L f. 1) , contestato anche a Francesco Madonia, Francesco Di Carlo e Vincenzo Marchese. Al primo i suddetti reati sono stati poi ricontestati col mandato di cattura n. 323/84, ha sostituito il primoche per questa provvedimento. parte Come gia' si e' detto, dopo l'esecuzione nei suoi confronti del mandato del Madonia era stato es carcerato insufficienza 1981 il di indizi, ritenendosi per che null'altro vi fosse a suo carico se non la mera possibilita' di sua autorevolissima influenza sul figlio Giuseppe, riconosciuto autore materiale del crimine. Le successive dichiarazioni del Buscetta e del Contorno hanno consentito di dar corpo al sospetto, essendo in seno stata membro accertata la qualita' della Commissione del Madonia di alla quale l'omicidio del Basile venne deliberato. invece, Francesco con riferimento valgono formulate Vincenzo medesime e le CarloDi gia' Per Marchese, considerazioni