Conclusa l'inchiesta sullo scandalo Mps

Entro oggi partiranno le notifiche di conclusione delle indagini per lo scandalo della vecchia gestione di Mps. I magistrati annunceranno a Borsa chiusa le conclusioni dell’inchiesta in cui sarebbe affiorata, oltre alle accuse di false comunicazioni e manipolazione del mercato, l’ipotesi di insider trading per alcuni degli ex top manager della banca. Ipotesi che sarebbe legata all'acquisto di Antonveneta

fffMANTOVA. Una lunga riunione con il procuratore Tito Salerno ha contrassegnato la giornata di ieri, martedì,  dei magistrati titolari dell'inchiesta sulla vecchia gestione del Monte dei Paschi (Antonino Nastasi, Giuseppe Grosso e Aldo Natalini). In serata hanno firmato   le ultime carte e questa mattina, mercoledì,  faranno partire le notifiche di conclusione indagini sull'acquisizione di Antonveneta. Nel pomeriggio, a Borsa chiusa, i pm annunceranno ufficialmente la conclusione del loro lavoro, iniziato nell' ottobre 2011 e al quale hanno collaborato gli uomini del nucleo valutario della gdf guidati dal generale Giuseppe Bottillo, che ha prodotto 40 faldoni e oltre 20.000 pagine.

Nel registro degli indagati erano state iscritte 8 persone: l'ex presidente Giuseppe Mussari (concorso per falso in prospetto e concorso in manipolazione del mercato), l'ex dg Antonio Vigni (concorso in falso prospetto e ostacolo all' autorità di vigilanza), il mantovano Daniele Pirondini, ex direttore dell'area finanza del gruppo bancario senese (concorso in falso in prospetto e in manipolazione di mercato), Raffaele Giovanni Rizzi (concorso in falso in prospetto), Marco Morelli (concorso in ostacolo alla vigilanza), Tommaso Di Tanno, Leonardo Pizzichi e Pietro Fabretti (gli ultimi tre ex componenti del collegio sindacale, tutti indagati in concorso per ostacolo all'autorità di vigilanza).

Risultava indagata anche Banca Mps in base alla legge 231 sulla responsabilità delle imprese. È possibile che domani possano essere contestate altre accuse, si parla di insider traiding, ma non è chiaro né a chi né per quali episodi. Tra gli indagati il nome che fece più scalpore fu quello di Mussari, per 11 anni l'uomo più potente di Siena, quello alla cui porta bussavano tutti: prima 5 anni alla presidenza della Fondazione Mps, quando l'ente aveva davvero la maggioranza assoluta del Monte, poi sei anni alla guida di quello che sotto la sua presidenza è diventato il terzo gruppo bancario italiano e infine presidente dell'Abi.

Nato a Catanzaro, il 20 luglio 1962, Mussari arrivò a Siena dalla Calabria per studiare giurisprudenza avvicinandosi alla politica con il Pci e il Pds, poi i Ds e infine il Pd. Nel 1993 diventò presidente della Camera penale senese. Il salto nella finanza lo fece nel 2001, quando fu nominato presidente della Fondazione, bruciando sul filo di lana l'ex sindaco e compagno di partito Pierluigi Piccini. Da quel momento la sua porta, sempre aperta, diventò meta di politici locali ma soprattutto nazionali, imprenditori e semplici cittadini. Rapporti anche trasversali: non solo con la sinistra, da sempre punto di riferimento di Mps, ma pure con personaggi come l'ex ministro Giulio Tremonti.

Negli anni del suo potere Siena conquistò un ruolo di primo piano nel mondo della finanza. Le sue scelte, come quando disse no all'alleanza con la Bnl e poi a quella con Unipol, facevano anche discutere, ma nessuno poteva immaginare che pochi anni dopo, quando ormai l'inchiesta aveva travolto la città, contro di lui, al palazzo di giustizia per essere sentito dai pm, qualcuno potesse arrivare al lancio di monetine di craxiana memoria.

Da gennaio scorso, quando venne costretto a dimettersi anche dalla presidenza dell'Abi, è chiuso nella sua abitazione sulle colline di Siena. In pochi anni da «potente», Mussari è diventato il colpevole di tutto. È stato rinviato a giudizio, insieme ad altre 8 persone, nel processo per l'ampliamento di Ampugnano (l'udienza è fissata per il 24 ottobre) e, prima ancora, dovrà comparire davanti ai giudici, insieme a Vigni (altro importante protagonista delle inchieste senesi) e all'ex capo area finanza di Mps Gianluca Baldassarri.

Per loro i magistrati hanno chiesto e ottenuto il giudizio immediato (il 26 settembre prossimo) per ostacolo alle Autorità di vigilanza (sono accusati di aver nascosto il mandate agreement stipulato con i giapponesi di Nomura che avrebbe casuato centinaia di milioni di perdite al Monte). Intanto sul fronte finanziario, dopo la lettera del vice presidente della commissione Ue Almunia che ha chiesto miglioramenti al Piano di ristrutturazione, da Bruxelles trapela che una decisione verrà presa dalla Commissione solo dopo la pausa estiva. A Rocca Salimbeni hanno quindi qualche giorno in più per trovare la «ricetta» giusta per il via libera ai Monti bond.

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