Ricatto gay, arrestata mamma di 36 anni
Denunciati figlio e convivente. Avrebbero estorto 7mila euro a un 50enne per non rivelare la sua omosessualità
di Maria FioreCASARILE. Minacce di morte e richieste di denaro per non rivelare la sua presunta omosessualità. Un ricatto che la vittima, un 50enne di Valle Lomellina, avrebbe subìto per un anno, pagando circa 7mila euro. All’ultima richiesta di denaro, di 2mila euro, l’uomo ha detto basta e si è rivolto agli agenti del commissariato di Vigevano, che hanno fatto scattare l’arresto con l’accusa di estorsione. In manette è finita Lucrezia Renati, una donna di 36 anni che abita a Casarile, mentre la denuncia a piede libero, per la stessa contestazione, è scattata per il figlio minorenne di 17 anni e per Davide V., di 35 anni, convivente della donna nella stessa abitazione. La posizione del 17enne è ora al vaglio della procura presso il tribunale dei minorenni di Milano.
Le indagini sono state condotte dal sostituto procuratore Ilaria Perinu, che ha anche raccolto di persona il racconto della vittima. L’uomo, che abita con la madre disabile ed è attualmente disoccupato, ha denunciato la trappola in cui era caduto un anno fa. Da quanto è stato accertato fino a questo momento, i tre indagati e la vittima si conoscono e si frequentano. Sono a conoscenza anche di dettagli della vita intima della vittima. Proprio su questa circostanza avrebbero cominciato, a un certo punto, a ricattare l’uomo. I tre indagati, secondo l’accusa, iniziano a minacciare il 50enne di rivelare a tutti le sue inclinazioni sessuali se si rifiuta di assecondare le loro richieste di denaro. Richieste a cui l’uomo si adegua, per diversi mesi. Fino a che, pochi giorni fa, all’ennesimo ricatto crolla.
Il 50enne, infatti, ha perso il lavoro e si ritrova in grave difficoltà economica. Decide di parlare con gli agenti del commissariato di Vigevano e il suo racconto consente alla procura di Pavia, guidata da Gustavo Cioppa, di ricostruire un anno di intimidazioni, minacce di morte e vessazioni. Così quando la donna dà appuntamento alla sua vittima, che dovrebbe consegnare 2mila euro, all’incontro si presentano anche i poliziotti. Le banconote sono false, ma la donna non lo sa e quando le prende, come tutte le altre volte, gli agenti escono allo scoperto e fanno scattare le manette. Secondo l’accusa, la donna avrebbe agito con la complicità del figlio minorenne, mentre il convivente avrebbe avuto un ruolo più marginale. C’era anche lui, tuttavia, all’appuntamento con la vittima e con i poliziotti. Nelle prossime ore la donna sarà interrogata e potrà fornire la sua versione.
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