Facebook + Chrome = RockMelt

Abbiamo messo le mani su RockMelt, il browser che nasce dal codice di Chrome e che si sviluppa su di una radicale interazione con Facebook
Abbiamo messo le mani su RockMelt, il browser che nasce dal codice di Chrome e che si sviluppa su di una radicale interazione con Facebook

Abbiamo messo le mani su RockMelt, il nuovo browser social che promette di creare un nuovo tipo di navigazione sul web partendo da due punti saldi: il codice Chrome e l’interazione con Facebook. Spesso progetti similari hanno lasciato in passato il tempo che trovano, limitandosi a portare nel software stralci del social network. Nel caso di RockMelt il primo passo sembra invece più interessante: una integrazione profonda, sotto ogni aspetto, sembra dimostrare la bontà del progetto.

RockMelt, insomma, merita fiducia ed un test immediato: l’accesso è al momento disponibile tramite invito, altro elemento innovativo per il modo in cui utilizza Facebook. Una volta effettuata la richiesta, infatti, l’invito sarà ottenuto da un proprio amico già autorizzato all’accesso. Così facendo si aggira il tradizionale sistema 1-a-1 il “grafico sociale” del social network diventa automaticamente la trama su cui il sistema di inviti si sviluppa accogliendo l’utenza sui server RockMelt poco alla volta ed in modo “socialmente” ordinato.

La nostra avventura su RockMelt inizia grazie all’invito di Tiziano Fogliata (qui la sua recensione del browser). Un rapido download, l’installazione, quindi un passaggio fondamentale: RockMelt chiede esplicitamente di poter interagire con la bacheca su Facebook, importando ed esportando informazioni alla bisogna. Una volta inseriti email e password con cui autorizzare il server alla sincronizzazione, le porte di RockMelt si spalancano e si entra in contatto con un nuovo “frizzante” modo di navigare sul Web. Una modalità nella quale il social network non è soltanto un possibile riferimento, ma un accompagnamento costante con presenza fissa sull’interfaccia.

Il browser è basato sul codice del progetto Chromium (made in Google) e le somiglianze con Chrome sono infatti molte. Questo è un punto di partenza utile poiché facilita il primo approccio con il browser, il quale è però arricchito di spazi e funzionalità ulteriori. A sinistra, ad esempio, figura l’elenco degli amici su Facebook ed i loro aggiornamenti in presa diretta, con la possibilità di comunicare istantaneamente con ognuno di essi; di fianco alla barra degli indirizzi compare un pulsante “share” per la condivisione immediata dei contenuti; sul lato destro si accede ai feed, agli ultimi aggiornamenti da Facebook, al flusso dei messaggi da Twitter ed altro ancora. Nella gallery seguente tutte le immagini utili a chiarire le modalità di fruizione del browser, il cui design appare intelligente pur se privo di aspetti fondamentali per mettere ordine in un flusso di informazioni generalmente ricco e variegato.

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RockMelt è una esperienza interessante poiché dona vita alla navigazione mettendo continuamente sotto gli occhi dell’utente gli aggiornamenti provenienti dall’area social. Il tutto peraltro in modo estremamente discreto: piccole notifiche, finestre che si sovrappongono alla pagina navigata, movimenti fluidi che facilitano l’excursus tra i contenuti.

Interessante, inoltre, il modo in cui è pensata la ricerca: Google è ridotto ad una piccola finestra che si sovrappone alla pagina principale ed ogni click sui risultati è soltanto una anteprima che consente di visitare le diverse pagine senza dover continuamente tornare a Google per procedere con una ricerca ulteriore.

RockMelt non è tuttavia scevro di difetti, anzi. Mancano in particolare strumenti per ordinare gli amici ed i feed, il che porta rapidamente ad occupare in toto l’interfaccia perdendosi in breve tempo tra la moltitudine dei contenuti e delle fonti che un normale utilizzo del Web porta ad usufruire. Ciò nonostante gli spazi di manovra sono importanti ed il primo passo merita un plauso per l’approccio dimostrato.

RockMelt, va ricordato, è un progetto firmato da Tim Howes ed Eric Vishria, nasce grazie ai finanziamenti di Marc Andreessen e muove i primi passi con la benedizione del team che a suo tempo rese grande il nome Netscape. Gli ingredienti, insomma, ci sono davvero tutti.

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