Politica

Alfano, il Pd voterà no alla sfiducia.
Renzi: se ministro non sapeva è anche peggio

L'assemblea dei senatori Pd  vota contro la mozione, ma una parte dei renziani si astiene. E il sindaco torna all'attacco nei confronti del partito: "Non mollo ma non farò la foglia di fico". Epifani: "Abbiamo ribadito che il governo va avanti". Lite Franceschini-Civati
 

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ROMA -  Il Pd non sfiducerà Angelino Alfano. L'assemblea dei senatori riuniti a Palazzo Madama ha votato: ottanta voti a favore della proposta del segretario Guglielmo Epifani,  sette astenuti, mentre il gruppo dei tredici renziani si è diviso. Solo tre hanno scelto di astenersi, a quanto pare, per una precisa scelta di fare un voto 'sparigliato'. Anche se è in serata è direttamente Matteo Renzi a tornare all'attacco sulla vicenda: "Se Alfano sapeva ha mentito e questo è un piccolo problema, se non sapeva è anche peggio".

Prevale dunque la linea del segretario, pur tra mille malumori. "Domani voteremo no alla richiesta di sfiducia", ha annunciato Epifani. "Mi pare che il gruppo, praticamente all'unanimità con sette astenuti, ha condiviso l'idea per la quale il governo deve andare avanti".

Del futuro del governo Letta ha parlato anche Matteo Renzi, accusato da più parti di volerne la fine anticipata: "Io logoro il governo? Non c'è bisogno: il governo si logora da solo", ha detto il sindaco di Firenze durante Bersaglio mobile di Enrico Mentana. "Il governo vive una fase un po' difficile - ha aggiunto - si è presentato come il governo del 'fare'. Spero che non diventi il governo del 'rinviare' e che non si chieda sempre 'quanto durare'". Poi, sull'ipotesi di un addio al Pd o alla corsa per la segreteria, ha risposto: "Io non mollo. Ma devono stare tranquilli. L'idea che io faccia la foglia di fico, che faccio campagna elettorale e poi governano loro non funziona. Perchè i i voti li prendo se non ci sono loro. Non vinco io, perdono loro". E ancora: "Se ci sono primarie aperte mi candido, se non saranno aperte non mi candido".

Le tensioni nel Pd. Sulla mozione di sfiducia nei confronti di Alfano il Pd è riuscito in qualche modo a ricompattarsi dopo i tanti strappi delle ore precedenti. Ma le tensioni restano. Un richiamo alla compattezza era stato lanciato già durante la riunione del gruppo da Dario Franceschini: "Dentro questo governo si sta in squadra, è spiacevole vedere che c'è chi ci mette la faccia e chi dice 'io farei cosi perché c'è chi si sta sporcando le mani'. La faccia - ha ribadito - ce la dobbiamo mettere o tutti o nessuno, come si fa a non vedere che è un atto puramente politico?". La decisione di non votare la sfiducia è stata poi messa ai voti: "Non sono ammessi voti di coscienza si tratta di voto politico" aveva ripetuto lo stesso Franceschini.

Parole che non sono piaciute a Pippo Civati. Il deputato, sul suo blog, ha attaccato il ministro: "Ha detto che chi non voterà a favore di Alfano deve andarsene dal Pd. Forse su un volo privato, con direzione Astana. Chissà. Sapevatelo. Se alla Camera si votasse, mi espellerebbero, dunque". A queste accuse Franceschini ha replicato seccato: "Adesso sono stanco di falsità e discredito interessato. Alla riunione dei senatori Civati non c'era e mi accusa di avere minacciato espulsioni. Cosa falsa che non ho detto né pensato. Mi aspetto rettifica e scuse immediate da Civati". Una posizione, quella del ministro, confermata dal capogruppo al Senato Luigi Zanda e da una nota ufficiale del Partito democratico.


I motivi dell'astensione. Resta, in ogni caso, aperta una ferita nel partito. Tra i senatori astenuti c'è Laura Puppato che motiva così la sua scelta: "Tutta la vicenda evidenzia che non abbiamo una politica con la schiena dritta, capace di trasparenza e di un senso di responsabilità. Un elemento che deve far riflettere il Partito Democratico, il suo segretario, tutti noi".

Sul voto del gruppo Pd al Senato ha avuto un peso anche l'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l'ammonimento ai partiti sulle responsabilità di un'eventuale crisi dell'esecutivo e la necessità che il governo Letta " vada avanti", rispettando gli impegni presi all'inizio della legislatura.

Non hanno avuto dunque seguito i programmi anticipati in mattinata dai renziani: "Chiederemo al gruppo di votare la sfiducia al ministro - aveva dichiarato Roberto Giachetti, vicepresidente (Pd) della Camera - la vicenda kazaka non può essere ricondotta tutta alla presenza di posizioni diverse dentro il Pd. Il tema è: Alfano, quando ieri è venuto alla Camera, ha detto la verità o meno?" ha aggiunto. "Renzi viene massacrato ma ha semplicemente detto la stessa cosa di Cuperlo, Finocchiaro, Bindi e di  alcuni esponenti di Lista Civica".  E il senatore renziano Andrea Marcucci aveva chiesto che il Pd non votasse la mozione di sfiducia di Sel e M5S ma ne presentasse una propria per sfiduciare il ministro. Poi il dissenso si è risolto in sole 7 astensioni.

Fila serrate nel Pdl. Il Pdl intanto dal canto suo, rinfrancato dalle parole di Napolitano che blinda Letta e assolve il governo sul caso Shalabayeva, serra le fila. Palazzo Grazioli  diffonde una nota in cui si ribadisce che nel Pdl sono "compatti nel sostegno al ministro Alfano". Poi Berlusconi precisa: "Non mi si coinvolga nella vicenda Shalabayeva". Per il Cavaliere la "mina" Alfano è praticamente disinnescata e ora può concentrarsi sulla sua principale preoccupazione: la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset.
 
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