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TRIBUNALE DI PALERMO
UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI
N. 2289/82 R.G.U.I.
ORDINANZA - SENTENZA
emessa nel procedimento penale
CONTRO
ABBATE GIOVANNI + 706
VOLUME N. 22
- Pag.4.381 -
Baiamonte Concetta
E' la moglie dell'imputato Nicola Di
Salvo, alla quale con mandato di compari2ione
del 23 settembre 1982 vennero contestati i reati
di furto aggravato ed evasione dell'imposta
erariale in rela2ione ad un abusivo
allacciamento di energia elettrica scoperto
nella raffineria di droga di via Messina Marine,
gestita dal coniuge e da Pietro Vernengo.
Della Baiamonte si occupa la parte della
senten2a dedicata alla scoperta della suddetta
raffineria ed ivi si e' rilevato che non
sussistono prove sufficienti per ritenerla
responsabile del furto di cui trattasi e del
connesso reato erariale.
Va prosciolta pertanto per insufficien2a
di prove da entrambi i reati ascrittigli (capi
394 e 395 dell'epigrafe).
- Pag.4.382 -
Baldi Giuseppe
Indicato da Salvatore Contorno
f.22), (Yo1.125 f.95), (Yo1.125 f.126),
f.Z16) e (Yol.125 f.217) quale "uomo
(Yol.125
(Yol.125
d'onore"
della famiglia di Porta Nuova e trafficante di
droga, venne emesso nei suoi confronti mandato
di cattura 323/84 del 24 ottobre 1984, con il
quale gli furono contestati i reati di cui agli
artt.416 e 416 bis C.P., 75 e 71 legge n.685 del
1975.
Si e' protestato innocente, asserendo di
aver conosciuto il Contorno soltanto in carcere
e molto recentemente e di conoscere Tommaso
Spadaro, col quale secondo il Contornoera
associato nel traffico di droga, soltanto
perche' entrambi originari del rione Kalsa,
quartiere dove il Contorno ha invece
di averlo per la prima volta incontrato.
sostenuto
- Pag.4.383 -
Secondo le manzionate dichiarazioni del
Contorno, il Baldi detto "u tranquillu" e', come
membro della famiglia mafiosaTommaso Spadaro,
di Porta Nuova e, come lo stesso Spadaro, si
dedicava dapprima al contrabbando dei tabacchi
lavorati esteri, dimorando per tale ragione
altristabilmente a Napoli insieme ad
contrabbandieri come Nunzio La Mattina.
Quindi con la Spadaro si era dedicato al
traffico di droga ed infatti col predetto era
rimasto coinvolto nelle indagini conseguenti al
sequestro di un grosso quantitativo di eroina in
zona di Firenze.
E proprio nelle risultanze di quelle
indagini, delle quali ampiamente si parla nella
parte della sentenza dedicata ai traffici di
droga dello Spadaro, trovano puntuale riscontro
le accuse delContorno.
E' emerso infatti che,
intercettazioni telefonich~,
secondo espletate
il Baldi, mediante
la sua fattiva collaborazione allo Spadaro, gli
aveva assicurato l'uso della abitazione di tale
Mannino, dal cui
- Pag.4.384 -
telefono il boss della Kalsa dirigeva i suoi
traffici e teneva i con~a~~i coi suoi complici.
tanto da rendere quella casa la vera e propria
base opera~iva della criminale organizzazione.
Ulteriore compito del Baldi era poi quello
di tenere i contatti con gli altri correi e di
predisporre. organizzare e pro~eggere i
movimenti dello
una sor~a di
intercettazioni
Spadaro. del
guardia del
~elefoniche
quale
corpo.
che lo
costituiva
Da tu~~e le
riguardano
appare. infine. eviden~e il suo ~o~ale
asservimento e l'assoluta
"capo".
disponibilita' al
Il relativo procedimento. come e' noto. si
e ' recentemente concluso in primo g:r:ado a
Firenze ed allo Spadaro ed al Baldi sono sta~e
infli~te seve:r:e condanne. anche in forza delle
dichiarazioni del Contorno. sentito in quel
dibattimento e la cui v~ridicita'
pertanto. accertata giudizialmente.
e' stata.
Va, pertanto, l'imputato rinviato a
giudizio per rispondere di tutti i reati
asc:r:ittigli come ai capi di imputazione 1. 10.
13 e 22 dell'epigrafe.
- Pag.4.385 -
Baldinucci Giuseppe
Il Baldinucci deve rispondere dei delitti
di associazione mafiosa e finalizzata al
traffico di stupefacenti e commercio di tali
sostanze, di cui ai Capi 1 , 10, 13, 22
dell'epigrafe (mandati di cattura n.164/84 del
22.5.1984 e n.323/84 del 29.9.1984).
Come si e' compiutamente esposto nella
parte seconda, capitolo quinto. il prevenuto
sicuramente fa' parte della organizzazione
mafiosa dei siciliani capeggiata da Salvatore
Catalano, che importa negli U.S.A. l'eroina
procurata da altri membri dell'organizzazione,
residenti in Sicilia.
Originario di Borgetto come i Lamberti e
come Giuseppe e Natale Soresi. il Baldinucci. a
di un'attenta sorveglianza da parteseguito
dell'FBI, fu notato consegnare a Salvatore
Mazzurco una grossa borsa marrone e ricevere
un'altra borsa dello
- Pag.4.386 -
stesso colore e dimensione. Quindi, fermato dopo
piccolo quantitativo di
un'ora e mezza, venne trovato in possesso di un
eroina con un grado di
purezza molto elevato e di circa quarantamila
dollari in contanti,
datagli da Mazzurco.
all'interno della borsa
Appare chiaro il ruolo di spacciatore del
prevenuto, considerato, fra l'altro, che dato
il grado molto elevato di pu~ezza dell'e~oina -
quel piccolo quantitativo era senz'altro un
campione da esibire agli acquirenti.
Va rilevato, altresi', che il BaJdinucci
era stato gia' arrestato nel 1980 pe~ furto e
che, negli appunti in suo possesso, vi erano
suo coimputato in questo p:rocedimento,
annotate
Lambe:rti,
le utenze telefoniche di Giuseppe
e di Lorenzo Scaduto, coinvolto col suocero,
Filippo Ragusa, e con altri nel sequestro di 18
chilogrammi di e~oina siciliana avvenuto il
13.9.1983 (ilRagusa e' coinvolto anche nel
sequestro di 40 chilog:rammi di e:roina siciliana,
avvenuto nel milanese il 18.3.1980).
- Pag.4.387 -
Baldinucci e' stato gia' riconosciuto
colpevole dalla Corte Distrettuale Federale di
New York e si badi che, per ottenere un giudizio
di colpevolezza, occorreva provare che si era
associato con Giuseppe Ganci, Benedetto zito,
Salvatore Mazzurco, Gaetano Mazzara,
ed al t:ri. La condanna, dunque,
i Lambe:rti
rappresenta
l'espresso riconoscimento della fondatezza delle
indagini svolte dall'rBI.
Il prevenuto, pertanto, deve essere
:rinviato a giudizio per rispondere di tutti i
:reati ascrittigli, essendo evidente che e' una
pedina non seconda:ria dell'organizzazione
mafiosa che si occupa, fra l'alt:ro, anche del
traffico di stupefacenti fra l'Italia e gli
U.S.A ••
- Pag.4.388 -
Battaglia Antonino
Indicato da stefano Calzetta ((Vol.11
f.Z4), <Vol.11 f.Z5), (Vol.11 f.44), (Vol.11
f.45), (Vol.11 f.62), (Vol.l1 f.79); (fase.
perso I ff.Z, 6 e 10); (fase. perso II f.34)),
quale componente di gruppo criminale facente
capo alla famigliaGraviano, venne emesso nei
suoi confronti mandato di cattura n.237/83 del
31 maggio
contestati
1983, con
i :z::eati
il
cui
quale gli furono
agli art.416 C.P.e 75
legge n.685 del 1975.
Successivamente alle- :z::ivelazioni di
Tommaso Buscetta in ordine all'associazione
mafiosa Cosa Host:z::a, cui :z::isultava appa:z::tenente
inse:z::ito nellaanche il g:z::uppo dei Graviano,
"famiglia" di Co:z::so dei Mille, venne
- Pag.4.389 -
emesso a suo carico anche il mandato di cattura
con il quale, ricontestatigli i reatin.323/84,
suddetti, gli furono ulteriormente addebitati
quelli di cui agli artt.416 bis C.P.e 71 legge
n.G8S del 1975.
Arrestato dopo lunga latitanza, si e '
protestato innocente, asserendo di aver
conosciuto in passato tale Stefano Calzetta ma
di non sapere se lo stesso si identificava col
coimputato che lo accusava, e di non conoscere
alcuno degli altri coimputati ad eccezione del
fratello Giuseppe.
Sussistono a suo carico sufficienti prove
di colpevolezza in ordine a tutti i reati
ascrittigli, avuto riguardo alle reiterate,
circostanziate e riscontrate dichiarazioni del
Calzetta che lo riguardano.
Ha riferito infatti il Calzetta che il
Battaglia unitamente al fratello Giuseppe, e'
particolarmente vicino ai Graviano ed in
particolare a Benedetto Graviano, figlio di
Michele ucciso nel corso della c.d. "guerra di
mafia". I due
fratelli,
- Pag.4.390 -
insieme a Giovanni Di Gaetano, si
occupavano del traffico di droga, trasportata da
Palermo a Milano a bordo di una autovettura
vetta, con la quale l'Antonino faceva la spola
fra le due citta'.
Nel nord Italia, secondo il Calzetta, i
due Battaglia si dedicavano anche a rapine nelle
zone di Castellanza, Busto Arsizio e Varese,
unitamente ad altri pregiudicati palermitani,
come Car.lo Schiavo,anch'esso imputato nel
presente procedimento. Ed in Varese, dove il
Calzetta si era recato per consegnare ad una
ditta locale dei blocchi di argilla espansa
prodotta dai suoi fratelli, tale Salvatore
D'Alia, amico dello stesso Calzetta, lo aveva
prudentemente consigliato di evitare ogni
commento in presenza di Antonio Battaglia sugli
omicidi che all'epoca si verificavano in
Palermo, formulando ipotesi sulle causali e gli
autori, poiche' vi era il pericolo che tutto
cio' venisse ri~erito ai Graviano.
La dichiarazione del Calzetta circa la
criminosa attivita' dei fratelli Battaglia
- Pag.4.391 -
"trovavano gia' un primo immediato riscontro
nell'accertato coinvolgimento di Giuseppe
Battaglia nelle indagini conseguen"ti ad una
rapina verifica"tasi il 24 settembre 1981 in
Valenza Po ai danni del gioielliere Paolo Masi
(vedi rapporto 30 giugno 1983 a (Vol.14 f.1».
Successivamente sono state confermate da
Vincenzo Sinagra di Antonino, il quale ha
indicato in Giuseppe Battaglia uno dei suoi
complici nell'esecuzione della rapina in danno
di Gaetano Marabeti (fase. perso ~.146)
E clamoroso riscontro costituisce altresi'
l'arresto stesso di Giuseppe Battaglia avvenuto
il 20 settembre 1984 mentre costui si trovava
nello stesso immobile ove e ' ubicata
l'abitazione di Giuseppe Savoca ed in compagnia
di quest'ultimo e di Benedetto Graviano, cioe'
proprio della persona cui secondo il Calzetta i
fratelli Battaglia erano particolarmente vicini.
Ne' e' superfluo aggiungere che nell'occasione
- Pag.4.392 -
in casa del Savoca furono rinvenuti
numerosissimi preziosi, taluni nei relativi
contenitori commerciali e con ancora applicate
le etichette contenenti l'indicazione del prezzo
di vendita (Vol.99/A f.39).
e'
Dall'interrogatorio
emerso altresi', ad
di Antonio Battaglia
ennesima conferma di
quanto dichiarato dal Calzetta, che l'imputato
era effettivamente proprietario di una
autovettura Jetta e che almeno una volta l'anno
faceva la spola fra la Sicilia ed il nord
Italia, a suo dire per visitare la madre
ammalata.
Per le considerazioni suesposte Antonino
Battaglia va rinviato a giudizio per rispondere
di tutti i reati ascrittigli col mandato
n.323/84, che ha integrato ed assorbito il
provvedimento precedente.
- Pag.4.393 -
Battaglia Giuseppe
6 e
del
((Vol.11
(Vol.11
componente
pe~s. I ff.2,
Calzetta
f.44),
quale
fase.
(Vol.11
stefanodaIndicato
f.24),(Vol.11 f.25),
f.45), (Vol.11 f.62);
10; fase. pe~s. II f.34)
g~uppo c~iminale facente capo alla famiglia
G~aviano, trafficante di d~oga ed auto~e di
numerose rapine, commesse in Palermo e nel no~d
Italia, venne emesso nei suoi conf~onti mandato
di cattura n.237/83 del 31 maggio 1983 e mandato
di cattura 373/83 dell'8 agosto 1983, con i
quali gli fu~ono contestati i reati di cui
all'a~t.416 C.P., a~t.75 e 71 legge n.685 del
1975 e di rapina agg~avata in danno di un non
identificato gioielliere di Castellanza.
Indicato quindi da Vincenzo Sinagra di
Antonino quale uno degli esecuto~i
- Pag.4.394 -
della rapina subita il 12 dicembre 1981 da
Gaetano Marabeti, con mandato di cattura n.71/84
del 29 febbraio 1984, gli venne contestato il
reato di cui all'art.628 cpv C.P. e quelli
connessi di cui agli artt.614 e 605 C.P., 12 e
14 legge 14.10.1974 n.497.
Successivamente alle rivelazioni di
mafiosa Cosa Nostra.
Tommaso Buscetta in ordine all'associazione
cui risultava appartenere
anche il gruppo dei Graviano.
"famiglia" di Corso dei Mille.
inserito nella
venne emesso a
suo carico anche il mandato di cattura n.323/84
ricontestatigli reati,
del 29 settembre
i
1984,
suddetti
con il quale.
gli fu
ulteriormente addebitato quello di cui
all'art.416 bis C.P.
Arrestato dopo lunga latitanza, si e'
protestato innocente, asserendo di non conoscere
il Calzetta ne' alcuno degli altri suoi
coimputati, ad eccezione del fratello Antonino e
di Benedetto Graviano.
Sussistono a suo carico sufficienti prove
di colpevolezza in ordine ai reati associativi
- Pag.4.395 -
ascrittigli ed al contestato traffico di
circostanziate
sostanza
reiterate,
stupefacenti, avuto
e
riguardo alle
riscontrate
dichiarazioni del Calzetta che lo riguardano.
Ha riferito, infatti, il Calzetta che il
Battaglia, unitamente al fratello Antonino, e'
figlioGraviano,
partic olarm.ente
particolare a
vicino
Benedetto
ai Graviano ed in
di
Michele, ucciso nel corso della c.d. "guerra di
mafia". I due fratelli, insieme a Giovanni Di
Gaetano, si occupavano del traffico di droga,
trasportata da Palermo a Milano a bordo di
un'autovettura Jetta, con la quale l'Antonino
faceva la spola fra le due citta'. Ed al
Calzetta medesimo Giuseppe Battaglia aveva anzi
proposto di inserisi nel traffico di droga come
spacciatore.
Secondo il Calzetta, l'imputato usava
intrattenersi alla Kalsa con noti pregiudicati
facenti parte dei gruppi Spadaro,
Lucchese
Savoca e
e
- Pag.4.396 -
parlava con grande ammirazione di Mario
Prestifilippo, della cosca di Ciaculli, sospetto
autore di numerosissimi ed efferati omicidi, fra
i quali quello del Generale Dalla Chiesa.
Ulteriormente il Calzetta ha riferito di
aver assistito ad un incontro tra Pietro
nel corso del quale i primi due
Vernengo
Battaglia,
e Michele Graviano, presente il
avevano discusso di una ingente somma di denaro
dovuta dal Graviano al Vernengo, sicuramente
attinente al traffico di sostanze stupefacenti,
non essendovi altro motivo che giustificasse
sintomatica la
tale rapporto debi torio. Ed e i pertanto
presenza del Battaglia al
colloquio, poiche' se egli non fosse stato
partecipe delle attivita' illecite dei "due non
gli sarebbe stato consentito di presenziarvi.
la familiarita' delPer altro,
Antonio Costantino, indicato
Battaglia con
dallo stesso
Calzetta come la persona adibita nel clan dei
Vernengo al reperimento della morfina di base,
ulteriormente depone per l'inserimento
dell'imputato nel suaccennato traffico.
- Pag.4.397 -
Altre attivita' criminose del Battaglia,
secondo il Calzetta, si esplicavano nel campo
dei :reati contro il patrimonio e particolarmente
in rapine commesse sia in Palermo sia nel nord
Italia, la cui consumazione l'imputato avrebbe
confidato allo stesso Calzetta mostrandogli
anche parte del bottino ed indicandogliene i
ricettatori.
Di altra rapina commessa dal Battaglia il
Calzetta avrebbe inoltre appreso da Onofrio
Zanca, il quale ebbe a confidargli di un
episodio criminoso del genere or~anizzato da
Lorenzo Tinnirello e materialmente consumato dal
Battaglia e da Francesco Marino Mannoia,
complice del primo anche in altra rapina
commessa ai danni di una rappre sen.tante di
gioielli nei pressi della statua di via
Liberta'.
Non e' stato possibile procedere per tali
episodi criminosi poiche' le indicazioni del
Calzetta sono state in proposito estremamente
generiche e lacunose, avendone per altro egli
appreso per occasionali confidenze fattegli
- Pag.4.398 -
dal Battaglia o da Onofrio Zanca e dalla stessa
imputazione di rapina, in danno di un non meglio
identificato gioielliere di Castellanza (l'unica
per la quale e' stato formulato apposito capo di
imputazione), il Battaglia va prosciolto, sia
pur con dubitativa formula, essendo rimasto del
tutto insufficiente e lacunoso il quadro
nel corso dell'istruzione
probatorio.
Le
tuttavia
dichiarazioni
ricevuto
del Calzetta hanno
significativi riscontri, un primo dei quali puo'
gia' ravvisarsi nell'accertato coinvolgimento
del Battaglia nelle indagini conseguenti ad una
rapina verificatasi il 24 settembre 1981 in
Valenza Po ai danni del gioielliere Paolo Masi
(vedi rapporto del 30 giugno
f.1»).
1983 a (Vo1.1l.j
Successivamente le suddette dichiarazioni
sono state confer.mate da Vincenzo Sinagra di
Antonino, il quale ha indicato in Giuseppe
Battaglia uno dei suoi complici nella rapina in
danno di Gaetano Marabeti (fase. perso f.146),
per la cui trattazione
- Pag.4.399 -
si ~imanda alla pa~te della senten2a che se ne
occupa.
Indubbio ~iscontro al denunciato
inserimento del Battaglia nella organi2za2ione
mafiosa e ' inoltre costituito dalla sua
accertata partecipazione, insieme ai fratelli
Graviano, a Michele e Sebastiano Lombardo ed ai
figli di Pietro Vernengo, al matrimonio
celeb~ato il 30 ottobre 1980 tra Angelo Calcagno
e Giuseppa Tagliavia, al quale intervenne anche,
in qualita' di testimone, il famigerato Pietro
Senapa ed il cui trattenimento risulta pagato
con assegno di Nicola Di Salvo ((Vol.5/S f.74)
Da notare che il Calcagno
(Vol.5/S
f.102)) .
f.76) + (Vo1.8/S f.91> (Vol.8/S
risulta
~icercato perche' colpito da mandato di cattura
per omicidio ed associazione per delinquerei gli
alt~i sono tutti imputati di appartenere a Cosa
- Pag.4.400 -
Nostra ed il Battaglia, come si e' visto, aveva
dichiarato di conoscere tra i suoi coimputati
solo Benedetto Graviano.
E clamoroso riscontro costituisce altresi'
l'arresto stesso di Giuseppe Battaglia avvenuto
il 20 settembre 1984 mentre costui si trovava
nello stesso immobile ove e' ubicata
l'abitazione di Giuseppe Savoca ed in compagnia
di quest'ultimo e di Benedetto Graviano, cioe'
proprio della persona cui, secondo il Calzetta,
era particolarmente legato. Ne' e' superfluo
aggiungere che nell'occasione in casa del
Savoca furono rinvenuti numerosissimi preziosi,
taluni ancora nei relativi contenitori
commerciali e con ancora applicate le etichette
contenenti l'indicazione del prezzo di vendita
(Vol.99/A f.39)
Dall'interrogatorio di Antonio Battaglia
e ' emerso altresi', ad ennesima conferma di
quanto dichiarato dal Calzetta, che detto
imputato era effettivamente proprietario di
un'autovettura
a suo
- Pag.4.401 -
vetta e che almeno una volta l'anno faceva la
spola f%a la Sicilia ed il no%d Italia,
di~e pe% visita~e la mad%e ammalata.
Pe% le conside%azioni suesposte Giuseppe
Battaglia va rinviato a giudizio per risponde~e
dei reati di cui agli artt.416, 416 bis C.P., 75
e 71 legge n.685 del 1975 contestatigli col
mandato di cattura n.323/84, cha ha integ~ato ed
assorbito le imputazioni dei precedenti mandati,
ad eccezione della imputazione di cui
all'art.628 C.P., dalla quale l'imputato va
prosciolto per insufficienza di p%ove, e quella
di cui all'art.71 del mandato n.373/83,
concernente lo specifico episodio di traffico di
stupefacenti riferito dal Calzetta, pe~
rispondere del quale il Battaglia va altresi'
rinviato a giudizio.
Va ancora rinviato a giudizio per
rispondere del reato di rapina in danno di
Gaetano Marabeti e dei reati minori connessi
contestatigli col medesimo mandato di cattu~a
n.323/84, che ha per questa pa%te assorbito il
p%ecedente mandato n.71/84.
- Pag.4.402 -
Bellia Giuseppe
Nei confronti del Bellia il P.M. di Roma
ha emesso, il 22.11.1983, l'ordine di cattura
n.1135/83 per i delitti di associazione per
delinquere e finalizzata al traffico di
stupefacenti (capi 9 e 20 dell'epigrafe); gli
atti sono stati successivamente trasmessi a
questo Ufficio per competenza per connessione.
nella parte 2,
Come
particolare,
si e' ampiamente illustrato
capitolo 4),
(in
le
indagini della Guardia di Finanza di Roma,
iniziate su alcuni soggetti che apparivano come
spacciatori di stupefacenti di medio calibro sul
mercato della Capitale, hanno gradualmente
consentito di accertare che quei soggetti erano
i terminali della pericolosissima organizzazione
mafiosa catanese dei Ferrera e di Nitto
Santapaola, dedita ad ogni sorta di delitti, fra
cui anche il traffico internazionale di
stupefacenti su larga scala, e collegata con la
- Pag.4.403 -
mafia palermitana. Per i particolari, si rinvia
a quanto si e' gia' detto in quella sede.
Bellia Giuseppe e' , indubbiamente, un
anello marginale di questa organizzazione ma le
prove acquisite e, in particolare, le
intercettazioni telefoniche - dimostrano la sua
appartenenza all'organizzazione stessa.
E' stato accertato
eVol.9/RA f.98), eVol.9/RA
f.100), eVo1.9/RA f.10?),
eVol.9/RA f.91),
f.99), eVol.9/RA
eVol.9/RA f.119) che
la sua abitazione romana costituiva punto
d'appoggio nella Capitale dei fratelli Ferrera,
che ivi anche pernottavano, e che
utenza pervenivano telefonate di
alla sua
soggetti
coinvolti nel traffico di stupefacenti, come
Paul Waridel e Sergio Grazioli, i quali
cercavano soprattutto diPippo Ferrera. Da altre
telefonate risultano anche contatti e rapporti
dell'organizzazione
del Bellia con altri
coinvolti
soggetti
nel
- Pag.4.404 -
traffico di stupefacenti, come Mario D'angelo,
che significativamente il Bellia ha ammesso di
conoscere solo dopo di avere appreso della
intercettazione telefonica.
Il prevenuto, nei suoi interrogatori, ha
negato anche l'evidenza e perfino di conoscere i
Ferrera CCFot.116841)
CFot.122099) (Fot.122100» ma
CFot.116842.) ;
e' eloquente
quanto, alla fine, il Bellia ha ritenuto di
precisare: "prego la S.V. di voler comprendere
la gravissima situazione in cui mi trovo, per
cui sono obbligato a tenere determinati
comportamenti processuali".
Sussistono, quindi, sufficienti elementi
per il rinvio a giudizio di Bellia Giuseppe in
ordine ad entrambi i reati asc:rittigli.
- Pag.lf.lfOS -
Bentivegna Giacomo
Denunciato con rapporto del 7 febbraio
1981 (Vo1.3/L f." quale esecutore materiale
dell'omicidio del dr. Giuliano e per altri
minori reati a questo connessi.
Con mandato di cattura n.27lf/81 del 27
giugno 1981 (Yol.lf/L f.1) gli vennero contestati
il suddetto omicidio; il reato di cui all'art.
6 11 C. P .• in relazione nll'art. 339 C.P .• in
danno di Giovanni Siracusa; il reato di cui
all'art.336 in relazione al 339 C.P .• in danno
del dr. Bruno Contrada.
Con ordinanza del 24 marzo 1982 (Yol.5/L
f.lf03) ne venne disposta la scarcerazione per
insufficienza di indizi.
Del Bentivegna si e' gia' ampiamente
trattato nel capitolo della sentenza concernente
- Pag.4.406 -
l'omicidio del dr. Giuliano ed e' stato in
quella sede rilevato che presupposto della sua
incriminazione per la piu' grave imputazione di
omicidio era la sua asserita appartenenza alla
cosca criminosa facente capo al c.d. "covo" di
Leoluca Biagio Bagarella
Giraldi di Palermo.
nella via Pecori
da tale addebito l'imputato e'
con sentenza
Senonche'
stato assolto
Palermo dell'8 febbraio 1982.
del Tribunale di
(Vo1.6/L f.12.8),
confermata il 7.12.1983 in appello (Vol.198
f.65) e passata per questa parte in giudicato
(Vol.198 f.83).
Esito negativo ha avuto inoltre la
ricognizione di persona espletata <Vol.5/L
f.221) con l'intervento di Giovanni Siracusa,
teste oculare dell'omicidio del dr. sicche' et
venuto meno ogni serio indizio di partecipazione
delmateriale esecuzionealladell'imputato
delitto.
Va prosciolto con ampia formula da tutte
le imputazioni ascrittegli.
- Pag.4.407 -
Bertolino Giuseppe
Sull'appartenenza di Bertolino Giuseppe
alla organizzazione mafiosa "cosa nostra", non
possono sussistere dubbi, essendo stato il
medesimo indicato da Tommaso Buscetta come
appartenente alla famiglia di Partinico, della
quale, anzi, fu il capo prima che ne prendesse
il posto Geraci Antonino detto Nene' (Vol.124
f. 18) •
Peraltro, della qualita' di "uomo d'onore"
del Bertolino e dell'"autorevolezza" da essa
derivante, testimonia un episodio ricordato da
Bono Benedetta, convivente del mafioso Colletti
Carmelo, la quale ha riferito che, avendo
necessita'di far lavorare una sua sorella presso
la ditta "Raspante", si era rivolta al suo
amante che aveva pensato bene di interessare
della cosa il Bertolino Giuseppe perche' costui
era in grado di "contattare"
(Vo1.166 f.12.).
chi di dovere
- Pag.4.408 -
Tali elementi, dunque, valgono a radicare
la responsabilita' del prevenuto in ordine ai
reati di cui agli artt.416 e 416 bis C.P.
contestatigli con il mandato di cattura n.3Z3/84
G • I • , dei quali egli deve essere chiamato a
rispondere in giudizio (Capi e 10).
Il medesimo Bertolino, invece, non risulta
raggiunto da sicuri elementi di colpevolezza in
ordine ai reati di cui agli artt.71, 74 e 75 T
.....
n.685/75 contestatigli con lo stesso mandato di
cattura.
Invero, a parte il fatto che egli,
attualmente e puranco in considerazione della
sua eta' molto avanzata, non riveste piu' una
posizione di vertice nell'ambito della famiglia
cui appartiene, non puo' trascurarsi che il suo
nome non risulta tra quelli dei piu' attivi
trafficanti di eroina
Buscetta.
elencati da Tommaso
In tali condizioni, quindi, e in difetto
di specifici episodi che lo riguardino, appare
conforme a giustizia prosciogliere il Bertolino,
con ampia formula liberatoria delle imputazioni
di cui ai capi 3 e 4 del
- Pag.4.409 -
mandato di cattuxa 323/84 del 29/9/1984 (capi 13
e 2.2.).
- Pag.4.410 -
Biondo Salvai:ore
Vedere scheda di Bruno Francesco
- Pag.4.411 -
Bisconti Ludovico
Bisconti Pietro
Bisconti Antonino
Bisconti Ludovico ed il figlio Pietro sono
stati raggiunti dal mandato di cattura n.323/84,
mentre Bisconti Antonino, fratello di Ludovico,
e' stato raggiunto dal mandato di cattura
n.361/84, dovendo tutti rispondere dei reati di
cui agli artt.411,
685/75.
416 bis C.P., 71 e 75 legge
Di Bisconti Ludovico aveva gia' ampiamente
parlato Stefano Calzetta, riferendo come questi
fosse molto vicino alla famiglia dei Greco di
Giaculli e, scoppiata la "guerra di mafia", si
fosse coalizzato con gli stessi Greco contro
Stefano Bontate.
Riferiva, tra l'altro, il Calzetta come
P~estifilippo
Pietro Bisconti fosse
Mario
molto
Giovanni,
legato
insieme
a
al
- Pag.4.412 -
quale lo aveva visto dive~se volte ((Calzetta
(Vol.ll f.45) - (Vol.ll f.196) e 2.1 fasc.pe~s.)
e commentava: "se non ha fatto omicidi, non puo'
cammina~e con Prestifilippo".
Il Calzetta aggiungeva di ave~ spesso
visto insieme al Bisconti ed a suo figlio, i
Tinni~ello, Filippo A~gano e i suoi f~atelli,
nonche'i Fede~ico, cost~utto~i che, per conto
delle famiglie mafiose di Co~so dei Mille. via
Giafar, via Conte Federico e via Messina Marine,
avevano realizzato nume~osi edifici.
(Vol.11 f.45L
(Calzetta
Semp~e secondo il Calzetta, questi
"menzagnoti" erano ben inseriti nei g~uppi di
mafia vincenti e, a tal p~oposito, na~~ava un
episodio rivelato~e della importanza di Bisconti
Piet~o :
"Come ho detto, Mario P~estifilippo e' un
idolo ed e' t~attato con molto rispetto dagli
Zanca, dagli Spadaro, dai
Tinni:I:ello,
- Pag.4.413 -
dai Ma:I:chese e da tutti i componenti
delle alt:I:e
abb:I:accia:I:si
Vi:I:zi' ed il
famiglie con
sop:I:attutto
negozio di
cui l'ho
p:I:esso la sala
elett:I:odomestici
visto
dei
dei
Lucchese-Spada:I:o. Come ho gia' detto, mi ha
imp:I:essionato il fatto che costui, dopo due
gio:I:ni dall'omicidio del Gene:I:ale Dalla Chiesa,
sop:I:aggiunse negli uffici dell'impresa Fede:I:ico
siti nei p:I:essi di via Cavallacci, dove anch'io
mi ero recato . Nell'occasione il
Prestifilippo venne assieme al figlio di
Bisconti e fu abb:I:acciato con grande
espansivita' da Mimmo Federico che si apparto'
con lui. Il particolare che mi ha imp:I:essionato
e' che, nell'occasione il Prestifilippo aveva i
biondicapelli
:I:ivedendolo dopo
ed a
qualche
caschetto
gio:I:no,
mentre,
egli era
diventato castano ed aveva cambiato taglio di
capelli, con la riga appena accennata e la
f:I:onte scoperta." - (Vol.11 f.19SJ.
- Pag.4.414 -
La riflessione del Calzetta. secondo cui
Bis conti Pietro non si sarebbe potuto
accompagnare a Prestifilippo Mario se non avesse
consumato, a sua volta, omicidi, non e'
destituita di un senso logico, data una certa
"omogeneita'" nelle frequentazioni all'interno
della associazione. Ed, invero, come non tutti
gli associati possono accedere al capo famiglia
se non con le necessarie mediazioni dei
capi-decina o dei consiglieri, cosi' con tutti i
semplici associati frequentano personaggi che,
sempre all'interno della associazione, abbiano
un loro "peso".
Ora non v'e' dubbio che Mario
Prestifilippo debba considerarsi uno dei killer
piu' audaci della famiglia di Ciaculli molto
vicino a Michele Greco e, ancor piu', a Pino
Greco "scarpuzzedda", e che lo stesso abbia,
proprio per tale suo ruolo, una grande
importanza all'interno della organizzazione,
tanto da far dire al Calzetta che da molti viene
considerato "un idolo".
- Pag.4.415 -
Il fatto che spesso si accompagni a
l'importanza
timoreBisconti
smentita,
Pietz:o, pz:ova, senza
secondo e,
di
di
z:iflesso, dei suoi familiaz:i.
Bisconti Ludovico, dal canto suo, oltz:e ad
essez:e stato indicato dal Contorno - insieme con
il fratello - come "uomo d'onore" della famiglia
di Belmonte Mezzagno, e' da sempre risultato
legato ad altri pz:eminenti "uomini d'onore" in
imprese edilizie.
Lo stesso - consuocero di Teresi Giz:olamo
z:isultato compz:opz:ietario e,e '
cointez:essato, alla impz:esa
comunque,
"Fedez:ico
costz:uzioni", nella quale, foz:malmente intestata
al Federico, sono pure interessati i fratelli
Michele e Salvatore Greco, il Buffa, Pace
Stefano e Pino Greco (Vol. 1 f.163)
z:app.Giud.del 13.7.82.
E', comunque, utile sottolineaz:e il legame
del Bisconti
ultimo, da
con Domenico Federico, il quale
semplice portabagagli alla Stazione,
nel giro di pochi anni e' divenuto titolare di
una importante impresa edile.
- Pag.4.416 -
Di Bisconti Ludovico e Antonino ha
ampiamente parlato Contorno SalvatoreeeVol.125
f.42"
f.126"
(Volo 12.5 f. 71).
eVol.125 f.135).
(Vo1012.5 f. 75). (Vo10125
(Volo 12.5 f.137)).
"Bisconti Ludovico e suo fratello, di cui
non ricordo il nome, sono uomini d'onore della
famiglia di Belmonte Mezzagno ed hanno un
negozio di olio e formaggi nei pressi della
Stazione Centrale " (Vol.125 f.42.).
Nel corso di un successivo interrogatorio,
il Contorno riconosceva nella foto n.14
dell'album c) il fratello di Bisconti Ludovico,
Antonino (Volo 12.5 f.71), come pure riconosceva
lo stesso in altra foto,
f.75"
la n.114 eVol.12.5
Ed, ancora, : "Di Bisconti Antonino po~so
dire che lo conosco da moltissimo tempo
- Pag.4.417 -
ancor prima di diventare io uomo d'onore, in
quanto all'epoca, egli, venendo a Palermo
daBelmonte Mezzagno, spessissimo passava
dinnanzi alla mia abitazione in via Ciaculli.
Non mi risulta affatto che i suoi rapporti
con il fratello Ludovico si siano raffreddati,
in quanto nel corso di diverse riunioni avvenute
nel fondo "Favare Ila" di Michele Greco. dove
talvolta ci si recava per impegnarsi al tiro a
Rosa Salvatore e di Benedetto
segno, ivi
fratello,
egli
di La
veniva in compagnia del
Spera". (Vo1.125 f. 126).
Il Contorno accennava anche agli interessi
dei Bisconti nell'edilizia, confermando quanto
gia' riferito dal Calzetta: "Di Nicolo' Greco
fu Vincenzo da me conosciuto personalmente come
uomo d'onore della famiglia di Ciaculli, posso
dire che era in societa' con i Prestifilippo,
Federico Domenico ed i Bisconti di Belmonte
Mezzagno ... (Vol.125 f.135).
- Pag.4.418 -
Le concordi dichiarazioni accusatorie rese
da Stefano Calzetta e Salvatore Contorno, portano
a ritenere, senza ombra di dubbio, il pieno
inserimento degli imputati in "Cosa Nostra" e,
di Belmonte
dalle indagini
:famiglianellaspecificamente,
Mezzagno .
I Bisconti sono risultati,
istruttorie. legati. quali componenti della
famiglia di Belmonte Mezzagno. ai Greco di
Ciaculli ed alle imprese economiche del
Federico come ampiamente mostrano i risultati
specifici delle indagini ha&carie.
Bisconti Ludovico ha tratto sui propri
conti correnti assegni per decine di milioni
all'ordine di Federico Domenico, nonche' un
assegno di lit. 5.000.000. in data 25.7.1978
all'ordine di Greco Nicolo'.
Sempre Bisconti Ludovico ha ricevuto da
Greco Nicolo' assegni bancari per centinaia di
milioni (tutti elencati nella scheda bancaria),
alcuni dei quali gli sono stati girati da
Federico Domenico.
- Pag.l.J.l.J19 -
Due dei detti assegni, in particolare, per
un complessivo importo di lit. 20.000.000, sono
stati accreditati sul c/c n. 12533 del Credito
Italiano intrattenuto da Bisconti Ludovico e
Bisconti Antonino.
6.9.1978 un assegno di lire
Biscanti
negoziato iJ
Antonino, dal canto suo, ha
10
milioni emesso in pari data da Greco Nicolo' sul
c/c n. 15065.
Biscanti Ludovico ha ricevuto assegni
bancari in numero di quattro per circa l.J milioni
tratti da Lupo Giuseppe (n. a Palermo
22.9.1943), tre dei quali sono stati girati a
Bisconti Pietro di Ludovico.
Bisconti Ludovico, in data 17.11.1978 ha
tratto un assegno emesso all'ordine di Buffa
Vincenzo per 10 milioni, il quale ultimo lo
girava a Federico Domenico
Vaglica Giovanni, di Belmonte Mezzagno ha
tratto sul suo c/c un assegno di lire 2 milioni
in data 30.8.1978 all'ordine di
- Pag.4.420 -
Bisconti Ludovico che lo ha girato a Federico
Domenico, il quale ultimo, successivamente, lo
versava sul c/c di Greco Nicolo'.
Bisconti Ludovico ha ricevuto da Di Salvo
Nicola (n.
400.000.
5.7.1938) un assegno per lit.
Bisconti Pietro ha negoziato un assegno di
18 milioni tratto da Greco Nicolo'
emesso a favore di Federico Domenico.
ed
A tutto cio' va aggiunto che Visconti
Ludovico ed il figlio Pietro sono risultati
collegati a Buffa Vincenzo dal quale il primo ha
ricevuto assegni per circa 478.000.000.
Sempre il Bisconti Ludovico ha ricevuto da
Marchese Filippo un assegno di 5.000.000 mentre
Bontate Giovanni, amministratore unico della
"Atlantide Costruzioni" ha rappresentato allo
sconto effetti per 46.000.000
accettante Bisconti Ludovico.
aventi quale
- Pag.4.421 -
Trovata, dunque' anche documentalmente la
veridicita' delle dichiarazioni del Contorno e
del Calzetta, va ritenut~ sussistente la prova
dell'inserimento dei Bisconti in "Cosa Nostra",
non potendosi ritenere che negli illeciti affari
gli stessi si introducessero come "Esterni".
A carico di Bisconti Antonino non sono
emerse sufficienti prove in :relazione al
traffico di stupefacenti e, pertanto, l'imputato
va prosciolto dai capi 13 e ZZ con formula
dubitativa.
Lo stesso non puo' dirsi per Bisconti
Lodovico e Pietro i quali,
collegamenti con Greco Nicolo',
Prestifilippo Mario Giovanni,
per gli accertati
Buffa Vincenzo,
Marchese Filippo
ed altri, risultano pienamente inseriti nel
tIaffico di stupefacenti.
I due imputati, pertanto, vanno rinviati a
giudizio per rispondere dei reati di cui ai capi
13 e 22.
- Pag.4.422 -
Bonanno A:rmando
Denunciato con :rappo:rto congiunto del
Cent:ro C:riminalpol Sicilia Occidentale, Squad:ra
Mobile e Nucleo Ope:rativo dei Ca:rabinie:ri di
Pale:rmo del 7 febb:raio 1981 (Vol.3/L f.1) quale
appa:rtenente al sodalizio c:riminoso nel cui
ambito e:ra matu:rata la decisione della
sopp:ressione del d:r. Gio:rgio Bo:ris Giuliano e
del capitano Emanuele Basile, venne nei suoi
conf:ronti emesso mandato di cattu:ra n.274/81 del
27 giuno 1981, con il quale gli fu contestato il
delitto di cui all'a:rt.416 C.P.
Sca:rce:rato pe:r deco:r:renza dei te:rmini di
custodia cautela:re, con o:rdinanza del 17 ma:rzo
1983, ed obbligato a dimo:ra:re in un comune della
Sal:degna, se ne allontanava insieme ai
coimputati Giuseppe Madonia e Vincenzo Puccio,
in data 13 ap:rile 1983. Venne, pel:tanto, nei
suoi conf:ronti :riemesso, ai sensi
- Pag.4.42.3 -
dell'art.272 C.P.P .• nuovo mandato di cattura
n.163/83 del 15 aprile 1983.
Lo stesso reato di cui all'art.416 C.P .•
n.1423 del 1956 e 10 legge n.646
nonche' quello di cui agli artt.3
del
e 9 legge
1982, gli
fu:r:ono contestati con mandato di cattura
n.280/84 del 16 agosto 1984.
Con o:r:dine di cattura 286/83 del 2 gennaio
1984 gli venne contestato. a seguito delle
:r:ivelazioni di Vincenzo Sinag:r:a di Antonino
(fase. perso ff. 80 e 113 (Vol.SO f.202)) il
reato di cui all'art.374 C.P.
A seguito delle dichiarazioni di Tommaso
Buscetta. conce:r:nenti anche la sua appartenenza
a Cosa Nostra. quale affiliato alla famiglia di
S. Lo:r:enzo. gli fu:r:ono contestati, con mandato
di cattu:r:a n.323/84 del 29 settemb:r:e 1984, i
reati di cui agli artt.416 e 416 bis C.P .• 75 e
71 legge n.685 del 1975.
E' :r:imasto latitante dopo l'emissione nei
suoi conf:r:onti del mandato di cattu:r:a n.163/83.
P:r:ecedentemente s'era avvalso della facolta' di
non risponde:r:e.
- Pag.4.424 -
Del Bonanno si e' gia' ampiamen~e parlato
nella parte della sentenza dedicata all'omicidio
del capitano Emanuele Basile ed alla sua fuga
dal luogo di dimora obbligata, ribadendosi la
sua certa responsabilita', assieme ai complici
Giuseppe Madonia e Vi.ncenzo Puccio,
nell'omicidio dell'ufficiale, ora consacrata
nella sentenza della Corte di Assise di Appello
di Palermo, che li ha condannati tutti
(Vo1.147 f.7);
criminoso i cui
all'ergastolo
appartenenza al sodalizio
la sua sicura
vertici deliberarono tale delitto e quello
precedente del dr. Giorgio Boris Giuliano; la
non configurabilita', invece, del reato di cui
agli ar~t.3 e 9 legge 1423 del 1956 nel suo
clandestino allontanamento dal luogo ove era
stato inviato in obbligata dimora.
Richiamando, per~anto, tutto quanto gia'
in quella sede ampiamente esposto, va in questa
sede aggiunto cha anche il Bonanno e' uno dei
protagonisti delle cronache giudiziarie degli
anni settanta e del decennio in corso.
- Pag.4.42.5 -
Pe~ limita~e l'esposizione agli episodi
piu' recenti e significativi, va ricordato che
il 18 agosto 1976 venne colpito, insieme a Diego
Di Trapani, Francesco Di Trapani, Francesco
Madonia, Filippo Giacalone ed altri, da ordine
di cattura per l'omicidio e la soppressione del
cadavere di Leonardo Di Trapani. giovane
gravitante, come lo stesso Bonanno, con cui era
in accertati rapporti, negli ambienti mafiosi
della borgata S. Lorenzo di Palermo.
Il 15 febbraio 1977 il provvedimento
restrittivo venne revocato, ma il Bonanno. che
sino allora si era mantenuto latitante, fu
appena quattro giorni dopo arrestato in
Castelvetrano insieme a Giacomo Giuseppe Gambino
e Giovanni Leone (il primo appartenente, secondo
Tommaso Buscetta, alla famiglia di S. Lorenzo,
capeggiata da Francesco Madonia, padre di
Giuseppe, correo del Bonanno nell'omicidio del
accertamenti espletati
Capitano Basile; il secondo,
all'epoca,
secondo gli
dipendente
- P a g • 4 . 4 Z6 _.
di Mariano Agate, capo della famiglia di Mazara
del Vallo), mentre a bordo di una autovettura ed
"armati fino ai denti" sostavano nei pressi
dell'abitazione di Ernesto Cordio che, secondo
notizie raccolte dai Carabinieri, avevano
intenzione di uccidere (vedi rapporto
1978 in (Vol.1/M) eCarabinieri del 25 agosto
segg. ) .
Venne condannato dal Tribunale di Marsala
a pena che e' ben difficile considerare adeguata
alla gravita' eccezionale dell'episodio ed alla
pericolosita' del Bonanno e dei suoi complici.
Pochi anni dopo, il 5 maggio 1980, venne
tz:atto in arresto nelle ore immediatamente
successive all'omicidio del Capitano Basile, in
ordine al quale e' stata ormai accertata la sua
responsabilita'.
Frattanto di lui aveva avuto modo di
occuparsi la sentenza della Corte di Appello di
Milano del 19 dicembre 1979 (Vol.ZZO f.268),
concernente il sequestro di persona di Pietro
Torrielli, dalla quale risultano i legami tra
l'imputato ed
- Pag.4.42.7 -
il mafioso Gaetano Ca~ollo, da cui il Bonanno
aveva ~ilevato una macelle~ia da costui gestita
nella via Casati di Milano.
Altri significativi ~appo~ti o
collegamenti con affiliati a Cosa Nost~a,
r.igua~dano il pe~iodo di detenzione del Bonanno
ed eme~gono dalle gia' menzionate dichia~azioni
di Vincenzo Sinag~a di Antonino «Vol.1 f.124),
fase. pe~s. if.SO e 1 13, (Vol.SO f.202)),
Piet~o Senapa, Giovanni Bontate,
Gambino, Giovan Battista Pulla~a',
secondo
Spada~o,
Giuseppe
cui l'imputato, insieme a F~allcesco
Giuseppe Zanca e Salvato~e Chia~acane, lo
indusse anche con minacce a simula~e la pazzia
nel co~so del p~ocedimento instau~ato a suo
ca~ico pe~ l'omicidio di Diego Di Fatka. Pe~
tale episodio, comunque si ~imanda alla pa~te
della sentenza che specificamente se ne occupa,
~imanendo in questa sede soltanto da
- Pag.4.428 -
sottolineare la particolare refluenza che la
partecipazione del Bonanno a questo grave
episodio, del quale si rese protagonista insieme
al altri autorevoli rappresentanti delle piu'
agguerrite famiglie di Cosa Nostra, non puo' non
avere circa la formazione del convincimento
relativo al suo attivo inserimento, anche
du:rante la sua detenzione, nelle milizie
operanti dell'associazione mafiosa.
Conferma se ne trae dalle dichiarazioni di
Salvatore Anselmo (Vol.133 f.262) e (Vol.134
f.169), il quale durante il periodo di comune
detenzione noto' che il Bonanno manteneva
stretti legami con Benedetto Capizzi, Salvatore
Fazio, Pietro Fàscella e Giuseppe Gambino, che
all'interno del carcere erano
spicco".
"elementi di
Ed ulterio:re conferma emerge da un
episodio conce:rnente anche il coimputato Andrea
Vassallo, medico affiliato a Cosa Nostra,
secondo le dichiarazioni di Salvatore Contorno.
- Pag.4.429 -
Il predetto. invero, redasse il 7 luglio
1982 relazione sanitaria attestante una "lesione
inveterata dei tendini estensori del IV dito
all'interfalangeo prossimale". asserendo che il
Bonanno necessitava di ricovero presso la
cattedra di chirurgia della mano dell'
Universita' di Pavia. Convocato per chiarimenti,
era ben possibilein realta'preciso'
eseguire
che
in Palermo (cosi' evitando un
pericoloso trasferimento del detenuto in Pavia)
urgenza (ve di
Con ordinanza
ai n.033082 033088
del 28 settembre
l'intervento.
carattere di
in(Vol.4/L)),
che non presentava comunque
1982 (n.03310S in (Vo1.4/L)) venne pertanto
disposta la traduzione temporanea del Bonanno
per i necessari interventi, possibilmente in
forma ambulatoriale, presso il Reparto di
Plastica Civico didell'OspedaleChirurgia
Palermo. Ivi i sanitari giudicarono il
prospettato intervento chirurgico non necessario
(la relativa documentazione. che dovrebbe essere
inserita ai (Vol.6/L f.350) e
- Pag.4.430 -
(Vol.6/L f.351»,non si ~inviene t~a le ca~te
p~ocessuali, mancanti di tali fogli,
dispe~si du~ante le ope~azioni dip~obabilmente
fotocopiatu~a o mic~ofilmatu~ai tuttavia e'
nel quale il Bonanno venne
conoscendosifacilmente
pe~iodo,
settembre
~icost~uibile,
immediatamente
1982,
successivo al
il
28
inviato ambulato~iamente p~esso il Repa~to di
Ospedale civico diplastica dell'Chi~u~gia
Pale~mo».
L'episodio e' pa~ticola~mente inquietante,
sia pez:che' significativo della assoluta
disinvoltuz:a con la quale il Vassallo ese~citava
la sua p~ofessione sanitaz:ia con ~iguaz:do ai
nume~osissimi affiliati a Cosa Nostra a favore
dei quali prestava la sua opera, sia perche' il
"consigliato" tz:asfe~imento del detenuto a
Pavia, pez: intervento non necessario e,
essere z:icordato senza al
comunque,
Pale~mo,
non urgente e ben
non puo'
eseguibile in
contempo ~ichiamare alla memo~ia la fuga che il
Bonanno poco tempo dopo ed alla vigilia della
sua condanna all'ergastolo avrebbe
attuato,
- Pag.4.431 -
allontanandosi dalla sede di sua
obbligata dimo%a.
L'attivo inse%imento del Bonanno nelle
milizie ope%anti di Cosa Nost%a natu%almente
perdu%a sin durante la suddetta fuga, che si e'
dimost%ato nella parte della sentenza dedicata a
tale episodio, ideata ed agevolata
dall'o%ganizzazione criminosa con l'impegno di
suoi esponenti mandati in appoggio ai tre
fuggiaschi, ed anche,
di Giovanni Melluso
secondo le dichia%azioni
(Vol.8? f.81), durante la
successiva latitanza, agevolata in Milano,
assieme a quella del Puocio e del Madonia, da
Nitto Santapaola ed Angelo Epaminonda.
All'imponente quad%o probatorio piu' sopra
esposto vanno aggiunte, infine, le dichia%azioni
di Tommaso Buscetta
f.35)j (Vo1.12.4/A
((Vol.124 f.19), (Vol.124
f.Gn, (Vo1.124/A f.62.),
(Vol.125 f.13).Ed, infatti,
(Vol.12.4/A f.10S» e Salvatoze Contozno
mentze quest'ultimo
ha zifezito dell'appaztenenza del Bonanno a Cosa
Nostza, senza tuttavia specificazne la famiglia,
Buscetta lo ha collocato nella famiglia di S.
Lozenzo, zifezendo di avezlo conosciuto pez la
prima volta in cazcere all'epoca del processo
c.d. dei 114 e di averlo avuto presentato
successivamente come "ucmo d'onore" sempre
durante un peziodo di detenzione.
Va, peztanto, l'imputato rinviato a
giudizio pez zispondere dei zeati di cui agli
artt.416, 416 bis e 374 C.P., contestatigli coi
mandati di cattura n.2.74/81 del 27 giugno 1981
(sostituito questo dal 163/83, a sua volta
sostituito dal 280/84) e 323/84 nonche' con
l'ordine di cattura 2.86/83 del 2. gennaio 1984.
Va invece prosciolto dalla imputazione di
cui agli
addebitatagli
artt.3 e 9
col mandato
legge 1423/1956,
di cattura 280/84,
perche' il fatto contestato non e' preveduto
dalla legge come reato.
- Pag.4.433 -
Nulla, infine, e' emerso a suo carico in
ordine al contestato traffico di sostanze
stupefacenti e, pertanto, va altresi' prosciolto
dai reati di cui ag1i artt. 75 e 71 1egge n.685
del 1975 contestatigli 001 mandato di cattura
n.323/84.
- Pag.4.434 -
Bonanno Francesco
Denunciato con rapporti del 29 luglio
1983(Vol.8/L f.1) e del 7 febbraio 1984(Vol.8/L
f.96) dei Carabinieri di Ales e Gonnosno' per
aver agevolato la fuga dai comuni di
obbligata dimora di Vincenzo Puccio,
loro
Armando
Bonanno e Giuseppe Madonia, venne emesso nei
suoi confronti mandato di cattura n.280/84 del
16 agosto 1984 (Vol.8/L f.98), con il quale gli
furono contestati i reati di cui all'art.416
C.P.e di cui all'art.378 C.P.
Dopo la riunione del suddetto al presente
procedimento, con mandato di cattura n.323/84
del 29 settembre 1984 gli fu ricontestato (con
piu' ampia formulazione, comprensiva della
precedente) il reato di cui all'art.416 C.P. ed
ulteriormente addebitati quelli di cui agli
artt.416 bis C.P., 75 e 71 legge n.685 del 1975.
- Pag.4.435 -
L'imputato e' rimasto latitante.
Del Bonanno si e' gia' ampiamente trattato
nella parte della sentenza dedicata all'omicidio
del Capitano Basile, rilevando che l'imputazione
di cui all'art.378 C.P. non appare conciliabile
con quella di cui all'art.416 C.P. e che la sua
appartenenza alla stessa organizzazione
criminosa del Puccio, del Madonia e del fratello
Armando Bonanno e' dimostrata dalle circostanze
e modalita' della fuga, cui, con il
costoro si diedero.
Le caratteristiche
dell'associazione, delineatesi
suo aiuto,
mafiose
compiutamente
dopo le rivelazioni di Tommaso Buscetta, di cui
ampiamente tratta altra parte della sentenza,
legittimano la successiva contestazione di cui
all'art.416 bis C.P.
Va rinviato a giudizio per rispondere
delle suddette imputazioni di cui agli artt.416
e 416 bis C.P., mentre va prosciolto perche' il
fatto non costituisce reato dall'imputazione di
cui all'art.378 C.P.
- Pag.4.436 -
Nulla e' inoltre emerso a suo carico in
stupefacenti,
traffico di sostanzeordine al contestato
nel quale, secondo lo stesso
Buscetta, non tutti gli affiliati a famiglie
mafiose sono coinvolti.
Va pertanto, altresi' prosciolto per non
aver commesso i fatti dalle imputazioni di cui
agli art.75 e 71 legge n.685 del 1975
contestategli con il mandato di cattura n.323/84
Bonanno Luca
Indicato da Antonino Federico (Vol.87
f.54) quale esponente mafioso legato alla
"famiglia" di Ciaculli, venne emesso a suo
carico mandato di cattura n.323/84 del 29
settembre 1984, col quale gli furono contestati
i reati di cui agli artt.416 e 416 bis C.P., 75
e 71 legge n.685 del 1975.
Si e' protestato innocente, asserendo di
essere estraneo a qualsivoglia organizzazione
criminosa e di aver conosciuto il Federico
soltanto durante un comune periodo di
detenzione.
Il Federico ha invece riferito che il
Bonanno era dedito nel nord dell'Italia alla
consumazione di delitti contro il patrimonio,
tra cui lo stesso Feder.ico, Aldo
segnatamente
palermitani,
estorsioni, insieme ad altri
D'Amico, Enzo Vaglica e Giuseppe Zanca.
- Pag.4.438 -
P%op%io quest'ultimo, anzi, stato
sospettato dai suoi co%%ei di ave% fatto una
"soffiata" ai Ca%abinie%i, i quali, inte%venuti
du%ante la consumazione di una esto%sione,
avevano ingaggiato
uccidendo il Vaglica.
un conflitto a fuoco,
%ito%sione nei conf%onti del
sospettato Zanca, pe%tanto, il Bonanno, con Aldo
D'Amico, aveva concepito l'intenzione di
la %elativaottenere
uccidere
recato a
il traditore
Palermo per
ed, all'uopo, si era
"autorizzazione" da parte dei Greco di
alla cui "famiglia" appa%teneva.
Ciaculli,
pero' non avevano dato l'invocato
"imp%imatur" al delitto ed anzi lo stesso
Federico e%a stato invitato ad una riunione,
tenutasi presso il cinema Oriente degli Zanca,
presenti Carmelo e Pietro Zanca, Piet%o Nicchi,
il D'Amico e il Bonanno.
Nell'occasione si discusse circa la
ventilata intenzione di questi ultimi di
- Pag.4.439 -
uccidere Giuseppe Zanca e si fini' col ritenere
che a nutrire tali p:ropositi fosse stato
o:riginariamente Toto' Vaglica, fratello
dell'ucciso Enzo. E proprio per tale ragione,
secondo il Federico, il Vaglica era stato
successivamente convocato dal noto Piet:ro Lo
Iacono, che, fo:rte della sua auto:rita', lo aveva
"invitato" a comportarsi bene e non piu'
f:requentare il Bonanno ed il D'Amico.
Orbene, il fatto che il Bonanno abbia
ritenuto di dover previamente informare i suoi
capi famiglia del proposito di uccide:re Enzo
Vaglica e che per indagare sull'episodio siano
immediatamente
dimostraPietro Lo
intervenuti
Iacono,
gli Zanca e quindi
l'appartenenza
dell'imputato a "Cosa Nostra", quale affiliato
alla famiglia di Ciaculli.
Del resto gia' il 16 febbraio 1978 il
Bonanno, che nell'anno precedente era rimasto
coinvolto in indagini condotte dai Carabinieri
di Torino a carico di una associazione per
- Pag.4.440 -
delinquere dedita a furti e sequestri di
persona, era stato tratto in arresto dai
Carabinieri di Milano nel corso di una
operazione tendente alla cattura del pericoloso
latitante catanese Giuseppe Mirabella (vedi
rapporto Carabinieri di Milano del
1978 a(Vol.2 f.266».
19 febbraio
Localizzato in Legnano un appartamento
nella via Ciro Menotti 14, occupato da tale Anna
Aiello, convivente del Mirabella, i militi, dopo
una serie di appostamenti, vi fecero irruzione,
ivi sorprendendo diversi uomini in atteggiamento
e John Richard Li
sospetto, tra i quali
Montalto, Francesco
Luca
RineJla
Bonanno, Salvatore
Voti, che dichiaravano di non conoscersi tra
loro e di essere tutti casualmente approdati in
quel luogo in cerca di donne con cui
congiungersi carnalmente.
Sospettati dapprima di essere gli autori
di gravi omicidi in quei giorni commessi in
Palermo, tutti i suddetti venivano
successivamente
- Pag.4.441 -
sca:rcez:ati, ma al di la'
dell'esito giudiziaz:io della vicenda non puo'
non essez:e sottolineata la ciz:costanza della
pz:esenza nello stesso luogo, costituente il
z:ifugio di pez:icoloso latitante catanese, di
Salvatoz:e Montalto, divenuto poi,
Tommaso Buscetta, z:eggente della
mafiosa di Villabate; di Fz:ancesco
secondo
:famiglia
Rinella,
stz:ettamente impaz:entato con i Maz:chese di Coz:so
dei Mille; di Jhon Richaz:d Li Voti coinvolto
nel pz:ocedimento penale contz:o Spatola Rosaz:io
ed altz:i e z:iguaz:dante pz:ecipuamente la famiglia
mafiosa di Salvato:re Inzez:illo, e dello stesso
Luca Bonanno, successivamente accusato di
appaz:tenenza a Cosa Nostz:a da Antonino Fedez:ico,
le cui dichiaz:azioni in pz:oposito cosi'
un indiscutibile z:iscontz:o.
z:icevono
Va, pez:tanto, l'imputato z:inviato a
giudizio pez: z:ispondez:e dei z:eati di cui agli
a:rtt.416 e 416 bis C.P., contestatigli col
mandato di cattuz:a n.323/84.
- Pag.4.442 -
Nulla e' invece emerso a suo carico in
ordine al contestato traffico di droga e va,
pertanto, prosciolto dalle relative imputazioni
di cui agli artt.75 e 71 legge n.685 del 1975,
addebitategli con lo stesso mandato di cattura.
- Pag.4.443 -
Bonetti Ivano
Nei confronti di Ivano Bonetti venne
dal Procuratore dellaemesso
Siracusa ordine di cattura
Repubblica di
213/82 dell'11
ottobre 1982, per i reati di cui agli artt.75 e
71 legge n.G85 del 1975, essendo emerso da
indagini espletate in quella circoscrizione che
lo stesso era coinvolto nella importazione di
GOO Kg. di hashish dal Marocco effettuata ad
opera di una banda di trafficanti capeggiata da
Nunzio Salafia.
L'episodio era gia' oggetto di indagini da
parte di questo Ufficio che aveva in proposito
raccolte le dichiarazioni di Armando Di Natale,
concernenti pero'
Ferlito.
anche l'omicidio di Alfio
Per ragioni di connessione, pertanto, il
Procuratore della Repubblica
richiesta del quale questo Ufficio
P.M. di Siracusa trasmetteva gli atti
di Palermo,
emetteva
al
a
nei
- Pag.4.444 -
confronti del Bonetti mandato di cattura 461/82
del 25 novembre 1982, ricontestadogli i suddetti
reati di cui agli a%tt.75 e 71 legge n.68S del
1975.
Della vicenda t%atta ampiamente la pa%te
della sentenza dedicata all'omicidio di Alfio
Ferlito ed in quella sede si e' rilevato che,
dovendo esser prosciolti da quest'ultima
imputazione (e da quella loro successivamente
contestata di omicidio del gene%ale Dalla
Chiesa) i prevenuti Nunzio Salafia, Salvato%e
Genovese ed Antonino Ragona, cui era stata
addebitata in forza delle dichiarazioni del Di
Natale, e ' venuta meno ogni ragione di
connessione al presente procedimento dei fatti
addebitati al Bonetti, il piu' grave dei quali
(l'associazione per delinquere finalizzata al
t%affico di sostanze stupefacenti)
Si%acusa commesso.
risulta in
Va dichia%ata, pe%tanto, l'imcompetenza
del Giudice Istrutto%e di Palermo in ordine ai
reati di cui ai capi 1& e 27 dell'epig%afe
- Pag.4.445 -
ascritti al Bonetti e trasmessi al Procuratore
della Repubblica di Siracusa gli atti che lo
riguardano (previa acquisizione di copia dei
medesimi a questo procedimento), specificamente
indicati nelle richiamata parte della sentenza
dedicata all'omicidio di Alfio Ferlito.
- Pag.4.446 -
Bonica Marcello
Nei confronti del Bonica il P.M. di Roma
ha emesso, il 22 ed il 30.11.1983, gli ordini di
cattura n.1135/83 e 1169/83, per i delitti di
associazione per delinquere e finalizzata al
traffico di stupefacenti (capi 9 e 20
dell'epigrafe); gli atti sono stati trasmessi
successivamente a questo Ufficio per competenza
per connessione.
particolare. nella parte 2-, capitolo 4-),
Come si e ' ampiamente illustrato (in
le
indagini della Guardia di Finanza di Roma,
iniziate su alcuni soggetti che apparivano degli
spacciatori di stupefacenti di medio calibro sul
mercato della Capitale, hanno gradualmente
consentito di accertare che quei soggetti erano
i terminali della pericolosissima organizzazione
mafiosa dei Ferrera e di Nitto Santapaola,
dedita ad ogni sorta di delitti, fra cui il
traffico anche internazionale di stupefacenti, e
collegata con la mafia palermitana.
- Pag.4.447 -
Bonica l'1a:r:cello e' sicu:r:amente un
consociato e gode della assoluta fiducia dei
capi, tanto che svolgeva le funzioni di autista
e gua:r:dia spalle dei Ferre:r:a ("cavadduzzi")
du:r:ante i lo:r:o soggio:r:ni nella Capitale; sono
stati acce:r:tati anche suoi contatti con Giovanni
Rapisa:r:da gli Ie:r:na e i Cannizza:r:o, tutti
appartenenti alla medesima o:r:ganizzazione.
Nonostante che, nel suo inte:r:rogatorio,
egli abbia negato anche le cose piu' evidenti
«(Fot.121435) - (Fot.121437)), le indagini della
Finanza (in pa:r:ticola:r:e, le inte:r:cettazioni e i
pedinamenti) e, poi, le dichia:r:azioni di alcuni
coimputati ne hanno dimost:rato la colpevolezza
in o:rdine ai :r:eati asc:rittigli.
Una p:rima telefonata all'utenza :romana del
coimputato Giovanni Rapisa:r:da viene effettuata
da l'1a:rcello Bonica il 16.3.1983 «Fot.114649) -
(Fot.114650));
incontrarsi. Il
casa del
i due
successivo
stabiliscono di
22.3.1983, Bonica, da
Rapisarda,
- Pag.4.448 -
telefona a casa della convivente di
Giuseppe Ferrera, a S.Agata Li Battiati, e
l'avverte che il Ferrera era partito da Roma
(Fot.114651lj da notare la cura con cui il
Bonica evita di pronunziare il nome del Ferrera.
"M: Signora Lucia, buongiorno.
L: Si', un attimo .
U: Come state?
M: L'amico e' partito.
U: Ahi
M: E'partito .... Siccome c'era lo sciopero ..... e
lo hanno revocato.
U: E non e' partito?
M: Si' 10 hanno revocato .
U: Va bene Poi lo chiamo io piu' tardi, la'".
I contatti tra i membri
dell'organizzazione venivano seguiti con
attenzione dalla Guardia di Finanza di Roma e,
il 21.3.1983, Marcello Bonica veniva notato e
fotografato insieme con Rapisarda Giovanni, il
quale, poi, lo accompagnava in quella via
Scribonio Curione, ove era ad attendere
Francesco Cannizzaro (Fot.114666).
- Pag.4.449 -
Il 23.3.1983 veniva notato nel negozio di
Cannizzaro Umberto; poi, mentre era a casa del
Rapisarda, veniva raggiunto, a tarda sera (ore
22.50), da una telefonata che si riporta
essendone il contenuto molto interessante
((Fot.114685) - (Fot.114686»:
M = Marcello
U: Pronto Marcello
U = Uomo
Senti, guarda che fai.
Domani alle cinque di mattina ... parti e te ne
vai a casa di Pippo ..... la'. Hai capito?
M: Si' I
U: E ti
otto
M: Dove?
prendi un appuntamento con "GIMIA" alle
U: Al "marocco" ... vai a pr~ndere Pippo a casa .
gli dici "andiamo al Marocco" alle otto .
tu ce l'hai il numero di Pippo .
M: Ma Pippo e' a Catania .
U: No, a Battipaglia .
- Pag.4.450 -
M: Ah, mi sembzava si', si', va bene... PI
U: Hai capito? .. e tutto quello che ha ... 10 deve
tzasfozmaze a pezzi ...
M: Si'? Si' va bene. Ho capito. Ti voglio dire ..
. , allora io domani mattina .
U: Tu parti alle cinque cosi' pez le sette sei
li' 10 pzendi
M: Non dire piu' niente; ho capito.
U: Chiami Gimia gli dici alle otto fatti
trovare al Mazocco pzendi tutto quello che
~ tutto ~ 10 tzasforma in
gioznata Senti e alle otto e mezza
chiama quarantuno, quarantanove, ottantanove
(414989)
M: Va bene.
U: Lo hai sczitto?
M: Aspetta un minuto 414989 a Catania .
U: Gli chiamiamo noi a Gezemia e gli diciamo che
elle otto si fa trovaze la' ,
M: Si e' meglio .
U: e tu ci devi azrivaze alle sette sei
e mezza devi arrivaze da Pippo ... lo pzendi ...
- Pag.4.451 -
lo alzi e lo porti la' hai capito .
partendo verso le quattro e mezza non ti
scordare Marcello? Va bene .
M: No e come me lo scordo.
u: E'una cosa importante tutto quello che
~ gli dici deve trasformare .
M: Dimmi una cosa, ci va ora?
U: Vacci adesso cosi' li contate li
ra~cogli li contate li
aggiustate tutti "
Nonostante il contenuto della
conversazione non appaia interamente
comprensibile, e ' evidente che il Bonica aveva
ricevuto l'ordine di recarsi a Battipaglia con
"Gimia" (non meglio identificato) per rilevare
Giuseppp Ferrera (si ricordi che quest'ultimo e'
stato arrestato a Napoli) e compiere delle
operazioni di contenuto molto sospetto. L'utenza
Marcello venivaBonica
indicata nella telefonata corrisponde a quella
del pregiudicato catanese Mirabella Salvatore
(n.25.9.1943).
Il 29.3.1983,
individuato mentre, alla guida dell'Alfetta
- Pag.4.45Z -
tazgata Roma T-44655, accompagnava all'Aezopozto
di Fiumicino Antonino Fezzeza, il quale paztiva
alla volta di Catania CFot.1147ZZ); inoltze, il
26.5.1983 a Catania, da casa di Pippo Fezzeza,
telefonava alla moglie pez dizle che non sazebbe
toznato a casa CFot.114760).
Aggiungasi che l'Alfetta, usata dal Bonica
a Roma pez accompagnaze i Fezzeza veniva
notata, il 9.7.1983, a Catania davanti alla
abitazione di un altzo
Cazmelo CFot.114760).
consociato, Savoca
Queste zisultanze, gia' pez se'
estzemamente significative, zisultano ampiamente
confezmate da quanto si e ' esposto sul
coinvolgimento dei Fezzeza e dei Cannizzazo nel
tzaffico inteznazionale di stupefacenti e sulle
fozniture di eroina agli stessi da parte
dell'organizzazione di Koh Bak Kin .
zichiamano
stesso
Si
dichiarazioni dello
in pazticolaze,
Kin,
le
di
- Pag.4.453 -
Dattilo Sebastiano, di Piet1::o De Riz e,
soprattutto, di Thomas Alani il primo, oltre a
riferire analiticamente in ordine ai suoi
contatti con l'organizzazione dei Ferrera, ha
fotograficamente riconosciuto Bonica Marcello,
soggiungendo trattarsi di quel Marcello da lui
incontrato, in un ristorante, a Frascati: in
quell'incontro erano presenti anche Pippo
Ferrera, Pietro De Riz e Sergio Grazioli e si
discusse dei pagamenti di forniture di eroina
«Fot.083496) - (Fot.085146)).
Il Bonica ha tentato anche di far valere
una sua presunta infermita' mentale ma la
perizia psichiatrica disposta dall'Ufficio ha
posto in evidenza che egli e' solamente affetto
da "sindrome borderline" (caratterizzata
dall'alternanza di fasi di quiescenza
comportamentale e fasi di attivazione dei
contenuti patologici) ed e' sicuramente capace
di intendere e di volere ((Fot.123049)
(Fot.123065)) .
- Pag.4.454 -
Del Bonica ha parlato, inoltre, Dattilo
Sebastiano,
incontrato
il quale ha riferito di averlo
nella villa di Giuseppe Ferrera,
insieme con Salvatore Ercolano prima di
partire per la Grecia insieme col Ferrera e con
l'Ercolano in rela2ione ad un affare concernente
l'importa2ione in Italia di un ingente
quantitativo di hashish.
Il prevenuto, pertanto, deve essere
rinviato a giudizio per rispondere di entrambi i
reati contestatigli.
- Pag.4.455 -
Bono Alfredo
Indicato da Tommaso Buscetta eVo1.124
f.20) + (Vol.124/A f.33), eVOli124/A f.70),
eVol.124/A f.79), eVol.124/A f.80), (Vol.124/A
f.8", (Vo1.1Z4/A f.85L eVo1.1Z4/A f.104),
(Vol.124/A f.108) + eVol.124/B f.56), quale
affiliato alla famiglia mafiosa di S.Giuseppe
Jato, venne emesso nei suoi confronti mandato di
cattura 323/84 del 29 settembre 1984, con il
quale gli furono contestati i reati di cui agli
artt.416 e 416 bis C.P., 75 e 71 legge n.685 del
1975.
l'assenza
Si e'
contestazioni
rifiutato
mossegli,
di rispondere
stante
alle
all'interrogatorio dei suoi difensori.
- Pag.~.456 -
Con memo~ia del 30 settemb~e 1985 la
difesa dell'imputato ha eccepito la nullita'
dell'interrogatorio,
l'immediatadifenso~i, ed
per
ha
mancato
chiesto
avviso ai
esca~cerazione del Bono pe~ mancato valido
inter~ogato~io ent~o i te~mini presc~itti dalla
legge.
Risulta, invece, che l'avv. Salvatore
Catalano, difenso~e dell'imputato. venne in data
6 ottobre 1984 regolarmente avvisato
dell'espletamento dell'atto ist~utto~io, fissato
per il successivo 10 ottob~e 1984 (Vol.134 f.14)
e me~aviglia pe~tanto sia stata proposta la
p~edetta eccezione di nullita'.
Sussistono a suo ca~ico sufficenti prove
di colpevolezza.
Ed invero il suo organico inserimento
nell'organizzazione mafiosa ed, addirittura, i
suoi stretti legami col famige~ato Luciano
concernente il sequestro degli
Leggio e~ano
procedimento
gia' eme~si nel co~so del
indust~iali Tor~ielli e Rossi di Montele~a, di
cui tratta la sentenza della Corte
di
- Pag.4.457 -
Appello di Milano dp.l 12 dicembre 1979
((Vo1.220 f.1) e segg.). Durante quelle
indagini, infatti, venne accertato, attraverso
la testimonianza della teste Rita Ferrentina
(Vo1.220 f.170), che un appartamento in via
Friuli 5 di Milano era stato abitato sin
dall'agosto 1971 dai palermitani Giuseppe ed
Alfredo Bono e Salvatore Enea, che circolavano
armati e che ivi tenevano spesso "riunioni di
mafia", cui intervenivano Luciano Leggio,
Salvatore Riina ed altri.
E nella stessa ricniamata sentenza della
Corte di Appello e' cenno di altro significativo
precedente del Bono, il quale, in data 25
febbraio 1974, era stato fermato in Palermo
ment:re, armato di una rivoltella calibro 38 e
con falsi documenti intestati a tale "Bonomi
Alfredo", si accompagnava ai p:regiudicati
Michele Zaza, Biagio Ma:rtello e Salvatore
Santomau:ro (Fot.455933).
- Pag.4.458 -
Ma. t~alasciando di conside~a~e le piu'
antiche vicende giudizia:rie del Bono. va
:ricordato che in data 7 febbraio 1983 ((Vol.30/Q
f.1) e segg.). con ~appo~to congiunto dei Cent~i
Criminalpol Lomba~dia. Sicilia e Lazio. il
p~evenuto. unitamente al f~atello Giuseppe ed
altri numerosi personaggi. venne denunciato pe~
il reato di associazione pe~ delinquere
giudizia:r:ia di Roma e Milano conall'autorita'
:r:ife:r:imento alla sua molteplice attivita'
c~iminosa. p:revalentemente esplicantesi nel
campo del comme:r:cio delle sostanze stupefacenti
e nel ~iciclaggio degli ingenti p~ofitti cosi'
~icavati.
La denuncia diede o~igine a due distinti
procedimenti dinanzi quelle auto~ita'
giudiziarie e le relative ist:r:uttorie si sono
recentemente concluse con ordinanze di ~invio a
giudizio del 20 dicembre 1984 ((Vol.149/A f.l) e
segg.) e
segg.).
del 25 marzo 1985 (Vo1.196 f,n e
- Pag.4.459 -
E' necessario, pertanto, far cenno delle
risultanze di quei procedimenti, i cui
provvedimenti conclusivi, cosi' come
l'originario rapporto di denuncia ed i suoi
allegati, sono stati acquisiti in copia al
presente procedimento ai sensi dell'art.165 bis
C.P.P.
Leggesi, tra l'altro, nell'ordinanza del
Giudice Istruttore di Roma che Alfredo Bono e'
risultato uno dei dirigenti al massimo livello
dell'organizzazione criminale ed uno degli
esponenti mafiosi di maggior rilievo.
Nel corso di intercettazioni telefoniche
espletate in procedimento n.6122/82 pendente
presso il Tribunale di Roma contro Badalamenti
Gaetano + 18 emergevano suoi stretti rapporti
col citato Badalamenti, con Gerlando Alberti,
Enea Antonino, Brusca Bernar.do, Vito Palazzolo,
Girolamo D'Anna ed altri esponenti mafiosi,
tutti coinvolti in attivita' palesemente
illecite, come contrabbando di tabacchi e
ricettazione.
Dopo
- Pag.4.460 -
il menzeionato a~~esto del Bono.
sorp~eso in compagnia nel 1974 con Michele Zaza,
venne nel 1977 nuovamente sorpreso, questa volta
dai Carabinieri di Napoli, mentre partecipava ad
un summit di esponenti di mafia e camorra (fra i
quali Tommaso Spadaro e Salvatore Enea) nel
ristorante Ferdinando di Napoli. Riusci' questa
volta a sottrarsi all'arresto, esibendo falsi
Viareggio
documenti intestati a tale Mascolino. Con gli
stessi documenti venne poco tempo dopo sorpreso
a Campione d'Italia in possesso di ingenti somme
in valuta straniera (Vol.149/A f.314).
Nel 1~78 venne arrestato a
sempre in compagnia di Michele Zaza e Salvato~e
Enea e nel
insieme
1982 a Pale~mo ment~e si trovava
a Matteo Cristofalo e Francesco Di
Matteo. quest'ultimo nipote di Antonio Salamone
(Volo 149/A f.315).
Gab~iella
Dalle
(Vo1086
dichiarazioni
f.138),
di Luciano Ferri
Tasso
- Pag.4.461 -
(Vol.86 f.13S) +eeVol.18 f.116) +
(Vo10186f.132.) e Giorgio Fontanella
(Volo 12.3
f.141 )
emerge che il Bono era uno dei frequentatori
degli uffici della Datra s.r.l. nella via Larga
13 in Milano, luogo di abituale convegno anche
di tutti i fratelli Fidanzati, Ugo Martello,
Gerlando Alberti, Vittorio Mangano, Carollo
Gaetano e i fratelli Enea.
Nel 1982., sotto il falso nome di Federico
Rocca, si incontra a Parigi col solito Zaza, con
Nunzio Barbarossa ed Antonio Salamone ed altri
intercettazioni
incontri, come emerge
telefoniche,
dalle espletate
ha nel corso dello
stesso anno con altri esponenti del gruppo di
Zaza (Vol.149/A f.317).
Francesco Gasparini ed altri personaggi
sentiti nel corso del procedimento istruito in
Roma hanno riferito della intensa attivita' del
Bono nel traffico
- Pag.4.462 -
delle sostanze stupefacenti ed identiche sono le
risultanze delle intercettazioni telefoniche
espletate, dalle quali emerge che il Bono era
uno dei terminali degli ingenti quantitativi di
dollari provenienti dagli USA e provento certo
del traffico di eroina (Vol.149/A f.317) e
(Yo1.149/A f.318).
Analoghe sono le risultanze del
procedimento istruito dall'Autorita' giudiziaria
di Milano,
giudizio e'
nella cui ordinanza di rinvio a
altresi' cenno di talune telefonate
tra l'imputato ed ~l fratello Giuseppe,nel corso
delle quali l'Alfredo chiama il congiunto
"padrino"; dei falsi nomi costantemente usati
dal Bono nelle conversazioni telefoniche
intercettate; dei suoi costanti contatti con
Salamone Antonio, Gaetano Fidanzati, Ugo
Martello e Salvatore Enea e dei frequenti viaggi
all'estero compiuti con costo:r.o o pe r:
incontrarsi coi medesimi (Vo1.196 f.112),
(Yo1.196 f.115L (Vo1.196 f.124).
- Pag.4.463 -
Come sopra dimostra'ta la re'te di
collegamenti del Bono con i piu' prestigiosi
esponenti delle organizzazioni criminali ed il
suo diretto coinvolgimen'to nel 'traffico delle
sostanze stupefacenti. occorre esaminare le
dichiarazioni rese sull'impu'ta'to da Tommaso
Busce'tta. che confermano puntualmen'te 'tutte le
gia' acquisi'te risul'tanze, chiarendo 'tu't'tavia
l'organico inserimento del Bono nella
associazione mafiosa Cosa Nostra ed il ruolo
all'interno di essa.
Ha riferito il Buscet'ta che il Bono e'
affilia'to alla famiglia mafiosa di S.Giuseppe
Ja'to, il cui capo e' An'tonio Salamone, ed ha
ricorda'to di averlo conosciuto all'Ucciardone
nel 1974, allorche' era sta'to arres'ta'to insieme
a Michele Zaza. In quella occasione il Bono gli
venne ritualmente presentato come "uomo d'onore"
e successivamen'te lo s'tesso gli preciso' la
famiglia di appar'tenenza.
Ha aggiunto il Buscetta che vi era grande
familiari'ta' 'tra il Bono e Michele Zaza, 'tan'to
che ques't'ultimo si
- Pag.4.46'1-
rivolgeva al primo chiamandolo "cumpariello",
ossia padrino, ed anzi che tra le ragioni per le
quali Zaza era divenuto "uomo d'onore" v'era
proprio lo stretto legame con il Bono.
Anche Salvatore Contorno (Vol.125 f.15),
(Vo1.125 f.72), (Vo1.125 f.95), (Vo1.125 f.115),
(Vol.125 f.161) ha ribadito l'appartenenza
dell'imputato a Cosa Nostra, pur indicandolo,
con comprensibile imprecisione, non come
affiliato alla famiglia di S.Giuseppe Jato,
bensi' a quella del fratello Giuseppe, con il
quale lo ha detto particolarmente legato, nel
fratelli
ambienti
ai
agli
stupefacenti,
Ciulla ed
traffico degli
Fidanzati, ai
napoletani.
E prima ancora Gennaro Totta (Vol.7Z f.58)
ne aveva rivelato i collegamenti coi fratelli
Grado, che sulla piazza di Milano avevano
preceduto i Fidanzati ed i Ciulla
- Pag.4.465 -
nel monopolizzare il traffico degli
stupefacenti.
Sull'attivita' del Bono in Milano si e'
(Vol.172
f.146),
(Vol.172
f.223),
Angelo Epaminondapoi a lungo
f. 54),
(Vol.172
f.2.09),
(Vol.172.
soffermato
(Vol.172.
f.196),
(Volo 172.
f.2.2.8)
f.12.7) ,
(Vol.172.
f.2.l0),
+ (Vol.18l
(Vol.172
f.2.08),
(Vol.172
f.2.72.),
indicandolo come il maggior esponente, insieme a
Gaetano Fidanzati ed a Salvatore Enea, della
mafia siciliana nella citta' lombarda ed
attivamente coinvolto nel traffico di droga.
Ha precisato l'Epaminonda di aver
casualmente conosciuto il Bono nel corso di una
rapina fatta con Francis Turatello in una bisca
di Brera, dove il Bono si
- Pag.4.466 -
intratteneva a giocare e dove era stato anche
malmenato dai :r:apinatori. Successivamente
l"Epaminonda, pe:r: miglio:r:are i suoi :r:appo:r:ti con
lui, aveva inserito nel suo gruppo esponenti
Zanca, ma, per la naturale
mafiosi o
Bronzini e
aspiranti
Giuseppe
tali, quali Alessandro
conco:r:renza fra i gruppi criminali e, secondo
l'Epaminonda, anche pe:r:che' il Bono non aveva
mai dimenticato l'offesa subita, aveva indotto i
detti Bronzini e Zanca a distaccarsi da lui,
cercando addirittura di convincere
ad ucciderlo.
il Bronzini
Ha ancora l'Epaminonda riferito sugli
strettissimi legami fra il Bono e Lello Liguori,
presso cui il palermitano riceveva ospitalita'
durante i periodi di latitanza.
Quanto, infine, allo schieramento del Bono
nel corso della c.d. "guerra di mafia", gia'
sufficientemente indicativi sono i suoi legami
e mafiosi col fratello Giuseppe e coiparentali
Fidanzati,
dall'esame
ma ulteriori
di
elementi emergono
talune
- Pag.4.467 -
inte:rcettazioni
delle indagini
telefoniche espletate nel co:rso
conclusesi col menzionato
:rappo:rto del 7 febb:raio 1983 ((Vol.30/Q f.1) e
segg.).
Giova in p:roposito p:remette:re che Antonio
Salamone, capo della famiglia di S.Giuseppe
Jato, anche se di fatto sostituito in tale
ca:rica da Be:rna:rdo B:rusca, fido alleato dei
co:rleonesi, si e:ra da tempo :reso i:r:repe:ribile
pel:che' allontanatosi al:bit:ral:iamente dal comune
ove e:ra stato inviato in obbligato soggio:rno. Il
Salamone, tuttavia, :rient:ro' inaspettatamente in
Italia il 25 ottob:re 1982, ostentando la sua
p:resenza all'evidente scopo di fa:rsi subito
:rint:raccia:re dagli o:rgani di Polizia.
La ci:rcostanza, che :risultava ancol:a
inspiegabile ai :redatto:ri del citato :rappo:rto
del 7 febb:raio 1983, appa:re esau:rientemente
chia:rita nel :rappo:rto data 28 gennaio 1985 del
Nucleo Centl:ale Anticrimine (Vol.181 f.SO), che,
alla luce delle rivelazioni di Tommaso
Buscetta,
- Pag.4.468 -
nel frattempo intervenute, fornisce
una limpida spiegazione di numerose telefonate
fra Antonio Salamone, il di lui fratello Nicola,
Alfredo e Giuseppe Bono, intercettate nel corso
di quelle indagini.
All'epoca il Salamone si trovava in
Brasile ed i suoi interlocutori, utilizzando
frasi in chiave ed appellativi, dei quali solo
le successive vicende hanno consentito
l'interpretazione, lo informavano che, a seguito
di voci denigratorie messe in giro sul suo conto
probabilmente da Giuseppe Ganci, il Brusca,
indicato con vari appellativi ma in una
telefonata del ZO luglio 198Z fra il Salamone e
il fratello Nicola chiamato da costui proprio
"Bernardo", pretendeva che il suo "capo", per
riabilitarsi all'occhio dell'organizzazione,
compisse un non meglio precisato crimine in
Brasile ai danni di una persona mai nominata,
che non e' difficile immaginare fosse proprio
Tommaso Buscetta. All'azione avrebbero dovuto
partecipare Alfredo Bono, Nicolo' Salamone ed
- Pag.4.469 -
alcuni "picciotti" fo~niti da tale "Pine'". che
tutto lascia intende~e fosse p~op~io il
famige~ato Pino G~eco detto "sca~puzzedda".
Le conve~sazioni telefoniche si
p~ot~aggono pe~ alcuni mesi. semp~e sullo stesso
a~gomento. inf~amezzate da viaggi di Nicolo'
Salamone e Alf~edo Bono in B~asile ed
di Antonio Salamone.
in Eu~opa
Quest'ultimo te~give~sa e p~ospetta piu'
volte la difficolta' dell'ope~azione. cui e' con
ogni evidenza decisamente ~estio, pu~
manifestando est~ema p~udenza e ~accomandando in
alt~e conversazioni con i suoi familia~i di
manifesta~e
ossequio.
al Brusca il dovuto ~ispetto ed
Il 2.5 ottob~e, coma si e' detto. Antonio
Salamone ~ientra in Italia. cosi'
autoescludendosi dall'o~ganizzazione e lasciando
campo libe~o al B~usca, fido alleato dei
corleonesi. conto dei quali evidentemente
agiva al
pe~
fine di sba~azza~e il campo
dall'ingomb~ante Salamone.
esponente dell'ala
presenza
mafiosa
del
tradizionale ma
ancora in grado di esercitare notevole pote~e.
- Pag.4.470 -
Nelle telefonate intercettate, per altro,
si fanno parecchi riferimenti ad un "compare" di
Bernardo Brusca, con il quale costui si
consultava per decidere la sorte del Sa1amone, e
non e' difficile immaginare che trattasi proprio
di Salvatore Riina, anche per gli accenni degli
inter1ocutori alla riunione di un "consiglio di
amministrazione", cioe' , palesemente, della
Commissione di Cosa Nostra, della quale sia il
Brusca che il Riina erano membri.
E quanto sopra esposto, conferma
ulteriormente l'appartenenza del Bono al gruppo
la sanguinosa faida definita "guerra
di potere,
scatenando
capeggiato dai corleonesi, che,
di mafia", ha stabilito la propria egemonia su
Cosa Nostra.
Va, pertanto, l'imputato rinviato a
giudizio per rispondere di tutti i reati
ascrittigli come ai capi 1 , 10 , 13 e 22
dell'epigrafe, contestatigli col mandato di
cattura 323/84.
- Pag.4.471 -
Bono Giuseppe
Indicato da Tommaso Buscetta quale capo
della "famiglia" mafiosa di Bolognetta ed
alleato della fazione corleonese di Cosa Nostra
nell'ambito della c.d. "guerra di mafia", venne
emesso nei suoi confronti mandato di cattura
323/84 del 29 settembre 1984, con il quale gli
furono contestati i reati di
416 bis C.P., 75 e 71 legge
cui agli artt.416 e
n.685 del 1975,
nonche' numerosissimi omicidii, e vari reati
minori connessi, commessi nell'ambito della
faida scatenata dai corleonesi e dai loro piu'
stretti alleati per stabilire la loro egemonia
sull'associazione mafiosa eliminando l'asse
Bontate-Inzerillo-Badalamenti e
questi erano rimasti fedeli.
coloro che a
I suoi stretti legami con la cosca
corleonese risalgono ad epoca non piu' recente e
chiaramente emergono dalle indagini conseguenti
ai sequestri di persona cui nel nord dell'Italia
si erano dedicati Luciano Leggio
accoliti.
ed i suoi
- Pag.4.472 -
Nel precedimento concernente il sequestro
degli industriali Torrielli e Rossi di
Montelera, di cui tratta la sentenza della Co~te
accertato,
di Appello di Milano del
eeVOL.220 f.1) e segg.),
12 dicembre
venne
1979
attrave:r::so la testimonianza dei testi Rita
Ferrentina e Narciso Camparese eVOL.220 F.170),
che l'appartamento di via Friuli n.S di Milano
era stato abitato sino all'agosto 1971 dai
palermitani Giuseppe e Alfredo Bono e Salvatore
Enea, che circolavano armati e che ivi spesso
pa~tecipavano a "riunioni di mafia", cui
intervenivano Luciano Leggio, Salvatore Riina ed
al trio Secondo poi il teste Sergio Nannini
(VOL.220 f.483)il Bono ed il Leggio avevano
pranzato a volte insieme presso la trattoria
dallo stesso gestita ed in una occasione aveva
visto il medesimo Bono cop:r::ire di ingiurie un
onorevole siciliano, che diceva eletto con i
suoi voti, che si era rifiutato di ospitare un
suo "amico" in una sua villa romana.
- Pag.4.473 -
Tralasciando di considerare le piu'
antiche vicende giudiziùrie del Bono. va
ricordato che in data 7 febbraio 1983,
«VOL.30/Q F.1) e segg.) con rapporto congiunto
dei Centri Criminalpol Lombardia, Sicilia e
Lazio, il Bono, unitamente al fratello Alfredo e
ad altri numerosi personaggi. venne denunciato
per il reato di associazione per delinquere
all'autorita' giudiziaria di Roma e Milano c~n
riferimento alla sua molteplice attivita'
criminosa, prevalentemente esplicantesi nel
campo del commercio delle sostanze stupefacenti
e nel riciclaggio degli ingenti profitti cosi'
ricavati.
La denuncia diede origine a due distinti
procedimenti dinanzi a quelle autorita'
giudiziarie e le relative istruttorie si sono
recentemente concluse rispettivamente con
ordinanze di rinvio a giudizio del 20 dicembre
1984 «VOL.149/A f.2.) e segg.) e del
1985 «(VOL.196) e segg.).
2.5 marzo
- Pag.4.474 -
E' necessario. pertanto. far cenno delle
zisultanze di quei procedimenti. i cui
pzovvedimenti conclusivi. cosi' come
l'originazio zapporto di denuncia ed i suoi
allegati, sono stati acquisiti in copia al
presente pzocedimento ai sensi dell'azt.165 bis
C. P •.
Leggesi, tza l'altro. nell'ozdinanza del
Giudice istruttoze di Roma che il Bono e'
zisultato capo o, comunque, uno dei dirigenti al
massimo livello della organizzazione cziminale
ed uno degli esponenti mafiosi di maggioz
rilievo.
Gia' il 7 settembre 1969, nel corso delle
indagini relative alla morte di tale Serzetti,
veniva fezmato nel ristorante Garfagnana di
Milano in compagnia di Antonio Salamone,Bernardo
Brusca e Giusepp~ Musunsezra Ci primi due
imputati nel presente procedimento).
Nel corso di intercettazioni telefoniche
espletate in procedimento n.6122/82, pendente
presso il Tribunale di Roma contro Gaetano
- Pag.4.475 -
Badalementi + 1S , emergevano suoi stretti
rapporti col citato Badalamenti, con Gerlando
Alberti, Enea Antonino, Brusca Bernardo, Vito
Palazzolo, Girolamo D'Anna ed altri esponenti
mafiosi.
Negli stessi anni cui dette indagini si
riferivano viene incriminato a Palermo nel c.d.
p~ocesso dei "114" ed a seguito di tali vicende
soggiorni all'estero, ove stringe
processuali
prolungati
si da' alla latitanza, con
legami con Giuseppe Ganci e Salvatore Catalano
negli U.S.A., con le famiglie Cuntrera e Caruana
ed in Venezuela, con gli stessinel Canada,
Cuntreraed Antonio Salamone in Brasile,
divenendo elemento di fondamentale cerniera fra
diversi gruppi criminali operanti in qiversi
paesi del mondo. Tiene le fila del traffico di
stupefacenti dall'Italia al Nord America e
gestisce, sempre attraverso prestanomi, gli
ingenti profitti di detto traffico, individuando
canali di riciclaggio e forme di reinvestimento.
- Pag.4.476 -
A New York costituisce la societa' Pronto
Demolition insieme a Salvatore Mazzurco, impresa
ritenuta di copertura per il riciclaggio di
denaro proveniente dal traffico della droga.
E'titolare di conti correnti, sui quali opera
per suo conto Giuseppe Ganci, suo uomo di
fiducia che cura i suoi interessi negli U.S.A.,
come emerge da talune intercettazioni
telefoniche di conversazione tra la moglie del
Bono, Antonia Albino, ed una sua interlocutrice,
che fanno riferimento a conti sui quali per
disposizione dell'imputato in esame opera il
Ganci. Questi, per altro, si reca a prelevare
l'Albino all'areoporto di New York 1'11 maggio
1982, in occasione di un viaggio della donna
negli U. S . A.
A Caracas il Bono acquista proprieta'
immobiliari che poi cede ai Cuntrera. Altre
operazioni del genere effettua in Brasile con
gli stessi Cuntrera edAntonio Salamone.
Nel 1980 si trasferisce a New York e
appare ormai assurto a livelli di vertice. In
- Pag.4.477 -
talune telefonate intercettate con suoi
interlocutori italiani viene :z:ispettosamente
chiamato con l'appellativo di "zio".
Una conc:z:eta manifestazione del suo potere
e del suo p:z:estigio e' costituita dalla sontuosa
cerimonia nunzi aIe celeb:z:ata a New Yrok presso
l'Hotel Pierre il 16 novemb:z:e 1980. Dal se:z:vizio
fotog:z:afico effettuato nell'occasione risulta la
presenza alla ce:z:imonia dei massimi esponenti
del c:z:imine o:z:ganizzato italiano ed
italo-americano. Tra gli altri si notano:
Giovanni Li Gamma:z:i, Salvatore Mazzurco,
Giuseppe Ganci, Salvatore Catalano, Filippo
Casamento, Onofrio Catalano, Francesco
Castronovo, Gaetano Mazzara, Nunzio Guida, Frank
Nicolo'
Stefano Fidanzati,
Salamone,
Piet:to Tnzerillo,
UgoBonventre,Cesare
Inzerillo,
Amato,
Polizzi,
Salvatore
Baldassare
Martello, tutti personaggi che poi risulteranno
pesantemente coinvolti nei traffici di droga tra
l'Italia e gli U.S.A., di cui si occupa altra
parte della sentenza, e comunque
- Pag.4.lf78 -
nelle c~uente vicende di Cosa Kost%a, ed ai
quali e' da aggiunge~e Miche l Pozza, il
pe~sonaggio cioe' venuto all'attenzione degli
inqui%enti nel CO%50 delle indagini sugli affa~i
canadesi di vito Ciancimino.
All'inizio degli anni 80 il Bono fa
%ientro in Italia, nascondendosi
nell'appa~tamento in Hova~a di tale Giovanni
Savini, la cui utenza telefonica viene
inte%cettazione.
conversazioni inteI:cettate
sottoposta ad
e dai
Dalle
paralleli
servizi di appostamento emerge che egli tira le
fila di vasta o~gani2zazione criminale: ogni
fatto di una certa impo~tanza gli viene
comunicato ed egli chiamato a decidere.
Che il Bono sia al centro di vasto
traffico di stupefacenti con gli U.S.A. si
desume non solo dal teno~e delle telefonate
intercettate, ma altresi', da un lato, dai suoi
st~etti legami con Giuseppe Ganci e Salvatore
Catalano, che sono negli U.S.A. gli acquirenti
delle partite di droga, dall'altro dalla
circostanza, eme~sa dalle indagini bancarie, che
gI:an pa:r:te delle somme inviate in
- Pag.4.Q79 -
Italia dagli Stati Uniti, attraverso conti
svizzeri, risultano ritirate personalmente da
Emanuele Bosco e da Romano Conte, suoi
coimputati nel procedimento di Milano, che da
molti anni, secondo le risultanze di quelle
indagini, non sono altro che dei suoi galoppini.
Per altro nel corso delle stesse indagini
risultano accertati i rapporti fra Salvatore
Amendolito, cioe' la persona che per sua stessa
ammissione effettuava le operazioni finanziarie
per consentire l'ingresso in Italia dei
narcodollari, e l'utenza di Novara del Savini in
uso al Bono.
Analoghe sono le risultanze del
procedimento istruito dall'autorita' giudiziaria
di Milano, nella cui ordinanza di rinvio a
giudizio e'. altresi', cenno di telefonate
intercorse tra il Bono ed il fratello Alfredo,
che lo chiama deferentemente "padrino"; di
telefonate con Vittorio Mangano. che gli rivolge
il rispettoso epiteto di "zio"; di telefonate
con Nicola Capuano nel corso delle quali gli
interlocutori si occupano di un procedimento a
- Pag.4.480 -
carico di Ugo Martello; di contatti telefonici
con Gaspare Li Vorsi, con Antonino e Salvatore
Enea, che tra l'altro il Bono incarica di
reperigli un appartamento a Palermo ove
trascorrere l'estate.
E con Antonino Enea, Biagio Ma:rtello,
fratello di Ugo e Stefano Fidanzati, il Bono
"La Cuccagna",
:risulta fe:rmato a Pale:rmo
all'uscita del :risto:rante
il 26 luglio 1982
nei
p:ressi di Piazza Politeama (VOL.30/2 f.92>'
Subito dopo, nel co:rso di una telefonata
intercettata sulla utenza di Salvatore Enea
(VOL.30/Q f.133), uno sconosciuto comunica a
quest'ultimo che "Tonino si e' ammalato al
Politeama e l'influenza lo ha po:rtato via; anzi
erano due le autombulanze, pero' non so in quale
ospedale lo hanno po:rtato. Hai capito?".
Ed e' interessante notare il particolare
linguaggio, proprio da iniziati, con il quale
viene comunicata la notizia dell'a:rresto di
Stefano Fidanzati (gli alt:ri venne:ro
- Pag.4.481 -
nell'occasione %ilasciati), il quale %isultava
colpito da o%dine di cattu%a emesso dalla
Procu%a della Repubblica di To%ino il 30
settembre 1981 in procedimento per t%affico di
sostanze stupefacenti che lo vedeva imputato
insieme ad Angelo e Salvatore Rinella,
strettamente imparentati coi Marchese di CO%SO
%ecentemente condannato
dei Mille, il primo dei quali e'
all'e%gastolo
stato
l'omicidio di tali Benigno ed Alimena, %eato
contestatigli in concorso con Leoluca Baga%ella,
della famiglia di Corleone.
Con i Fidanzati, nonche' con Gerlando
Alberti e Salvato%e Enea, il Bono risultava pe%
alt%o abituale frequentatore del %isto%ante
Gallo Rosso di Milano, ove si recava spesso
anche il fratello Alf%edo. E nel corso del suo
interrogatorio l'imputato ha ammesso di aver
frequentato anche gli uffici della Datra S.r.l.
di via Larga 13 in Milano, luogo di abituale
convegno, secondo le dichiarazioni di Luciano
- Pag.4.482 -
<VOL.86 f.138), Gabriella Tasso «VOL.18 f.116)
+ <VOL.86 f.135) + eVOL.132 f.123)) e Giorgio
Fontanella <VOL.86 F.141), anche di tutti i
fratelli Fidanzati, Ugo Martello, Alfredo Bono,
Tommaso Buscetta, Gerlando Alberti, Vittorio
Mangano, Gaetano Carollo ed i :fratelli Enea.
Uno di questi ultimi, Salvatore Enea,
inteso "Roberto", risulta aver effettuato una
significativa telefonata, intercettata il 14
luglio 1982 e riportata nella menzionata
ordinanza del Giudice Istruttore di Milano.
Il suo sconosciuto interlocutore afferma
tra l'altro che "per quanto riguarda quello che
interessa a me, non c'e' niente, mentre per
quell'altro, quello bianco, i vestiti bianchi,
forse domani ci saranno, ma che pero' il" prezzo
e' intorno ai cento". Roberto risponde che
- Pag.4.483 -
il pxezzo e' alto e il chiamante pxecisa "la
nostxa, quelli nostxi, viene ad essexe .
diciamo a 70".
A questo punto i due si chiedono se il
contenuto di tale conversazione exa stato
xifexito a "Gioxgio", pseudonimo sicuxamente
usato da Giuseppe Bono. Dopo toxnano a paxlare
di "vestiti bianchi" e di "vestiti nexi" ed
accennano al "paese sudamexicano dove fa caldo".
Ora, secondo il linguaggio in uso tra i
txafficanti di dxoga, il texmine "vestiti
bianchi" designa la cocaina o l'eroina e
"vestiti neri" la morfina di base. E tale
interpretazione trova conferma nel fatto che il
giorno successivo "Roberto" riceve una
ricevuto altra
telefonata da
comunica di aver
tale "Maurizio". il quale
telefonata
gli
da
parte di "quello di Venezia. quello delle
vongole", che gli aveva riferito che "la cosa e'
andata bene". Commentando la notizia il
"Maurizio" precisa "l'esame diciamo
che ha fatto il figlio
diciamo e' andato bene .
promosso".
e' stato
- Pag.4.484 -
Avuta confez:ma dell'esito positivo
dell'esame, il "Robez:to" intima al "Mauz:izio" di
non muovez:si, dandogli le seguenti disposizioni
"tu intanto pz:ocuz:a pez: due, poi vai dal mio
amico e ti fai daz:e 15; poi vai a tz:ovaz:e il mio
compaz:e e ti fai daz:e &ltz:i 15; poi fai in modo
di appaz:iz:e
il z:esto pz:ovvedo io".pez: tutto
soltanto intez:mediaz:io, in quanto
Quindi la
convez:sazione pz:osegue tz:a "Mauz:izio" e "
Tonino" (Antonino Enea) ed a quest'ultimo viene
z:ichiesto di infoz:maz:e "Colosseo" che
l'appuntamento ez:a stato z:imandato di un gioz:no.
L'indomani Romano Conte, che deve pez:tanto
z:itenez:si si identifichi nel "Colosseo", chiama
"Robez:to" chiedendogli se avesse visto "lui" pez:
avvisaz:lo ciz:ca la vaz:iazione dell'appuntamento.
Ed il "lui" altri non e' che Giuseppe Bono,
poiche' lo stesso gioz:no Salvatore Enea chiama
il ristoz:ante "La Cuccagna" e z:ifez:isce che
aveva telefonato "Colosseo" per informarlo della
vaz:iazione delle ultime due cifz:e dell'utenza
che doveva chiamaz:e. Il Bono z:isponde di
esserne gia'
- Pag.4.485 -
a conoscenza perche' glielo aveva
detto Antonino Enea.
Come sopra dimostrati l'incredibile rete
di collegamenti del Bono con la malavita
internazionale ed il suo diretto coinvolgimento
nel traffico delle sostanze stupefacenti,
occorre esaminare le dichiaz:azioni rese
sull'imputato da Tommaso Buscetta, che
confermano puntualmente tutte le gia'
risultanze, chiarendone tuttavia
acquisite
l'organico
inserimento nella associazione mafiosa Cosa
Nostra ed il suo ruolo all'interno di essa.
Ha riferito, infatti, il Buscetta
«VOL.124 f.20) e (VOL.124 f.132) + (VOL.124/A
f.46), (VOL.124/A f.70), (VOL. 124/A f.71J.
(VOL.124/A f.72), <VOL.124/A f.74), (VOL.124/A
f.79J. <VOL.12.4/A f.107), (VOL.124/A f.114J.
(VOL.124/A f.118) +
- Pag.4.486 -
conosciuto Giuseppe Bono negli
(VOL.124/B f.54),
f.56)) di aver
(VOL.124/B f.55) e (VOL.124/B
anni 60,
d'onore",
quando costui non era ancora "uomo
essendo entrambi abitanti nel medesimo
quartiere di Palermo. Nel 1973 o 1974, durante
un comune periodo di detenzione con Alfredo
Bono, questi gli aveva comunicato che il
fratello era divenuto rappresentante della
"famiglia" di Bolognetta, alla quale erano
Ugo ei fratelli Fidanzati,affiliati anche
Biagio Mattello.
Durante il suo soggiorno in U.S.A. il
Buscetta era stato messo da Salvatore Catalano
in contatto con i Cuntrera di Siculiana, che
vivevano a Montreal, i quali gli avevano parlato
del Bono come di un grosso trafficante di droga
e proprio a Montreal egli lo aveva, forse una
sola volta, incontrato.
Rientrato a Palermo nel 1980 il Buscetta
aveva appreso da Stefano Bontate che il Bono era
proprio il fornitore di
- Pag.4.487 -
e~oina dei Ca~uana e dei Cunt~e~a, che cio'
per:o' gli avevano taciuto in Canada. Secondo
quanto r:ife~ito dal Bontate al Buscetta, il Bono
non si e~a mai cu~ato del t~aspor:to di d~oga
negli U.S.A., poiche', p~ima di t~asfe~i~si ivi
p~ovvedeva alla consegna della sostanza
stupefacente ai Caruana ed ai Cunt~e~a in Eu~opa
e cuccessivamente er:a divenuto il te~minale di
a~r:ivo oltre oceano della droga ivi spedita.
Anche l'imputato Salvatore Contorno
«VOL.125 f.15),
(VOL.125 f.115),
(VOL.125 f.72), (VOL.125 f.95),
(VOL.125 f.127), (VOL.125
f.161» ha indicato il Bono quale capo della
famiglia di Bolognetta, alla quale ha detto
affiliati i fr:atelli Fidanzati, i Ciulla, i
Martello ed
partecipato
gli
ad un
Enea. Ha
pranzo,
precisato di
offerto dopo la
ave~
sua
iniziazione a Milano dal Bono in un locale di
Cor:so Buenos Aires, al quale e~ano
- Pag.4.488 -
intervenuti alcuni dei Ciulla. Mimmo Teresi e
Salvatore Federico. Ha aggiunto che la famiglia
del Bono e ' particolarmente legata ai
Corleonesi.
Orbene, il pieno coinvolgimento del Bono e
dalla famiglia "mafiosa" da lui capeggiata nella
c.d."guerra di mafia" e cioe' nello sterminio
dei prestigiosi capi Bontate ed Inzerillo e di
coloro che ad essi erano rimasti fedeli. emerge
non soltanto dagli accenni fatti dal Buscetta e
del Contorno allo schieramento dal Bono assunto
in tali vicende. Trattando dei fratelli
appare evidente quale fosse il campo
Fidanzati,
Bolognetta,
anch'essi della famiglia di
scelto da costoro, divenuti acerrimi avversari
dai primidei fratelli Grado.
cacciati da Milano,
sostanzialmente
evidentemente in pieno
accordo col vertice della loro cosca mafiosa.
Ulteriori elementi emergono dall'esame di
alcune intercettazioni telefoniche espletate nel
corso delle indagini conclusesi col menzionato
- Pag.4.489 -
~appo~to del 7 febb~aio 1983 «VOL.30/2 f.1)e
segg.).
Giova in p~oposito p~emette~e che Antonio
Salamone, capo della famiglia di S.Giuseppe
~ato, anche se di fatto sostituito in tale
ca~ica da Be~na~do B~usca, fido alleato dei
co~leonesi, si e~a da tempo ~eso i~~epe~ibile
pe~che' allontanatosi a~bit~a~iamente dal comune
ove era stato inviato in obbligato soggiorno. Il
Salamone, tuttavia, ~ientro' inaspettatamente in
Italia il 25 ottobre 1982, ostentando la sua
p~esenza, all'evidente sc~po di fa~si subito
~intraccia~e dagli o~gani di Polizia.
La ci~costanza, che ~isultava ancora
inspiegabile ai ~edatto~i del citato rapporto
del 7 febb~aio 1983, appare esau~ientemente
chia~ita nel ~appo~to in data 28 gennaio 1985
del Nucleo Centrale Anti Crimine (VOL.181 F.80),
che, alla luce delle ~ivelazioni di Tommaso
Buscetta, nel f~attempo intervenute, fo~nisce
una limpida spiegazione di nume~ose telefonate
- Pag.4.490 -
fra Antonio Salamone, il di lui fratello Nicola,
Alfredo e Giuseppe Bono, intercettate nel corso
di quelle indagini.
All'epoca il
Brasile ed i suoi
Salamone si
interlocutori,
trovava in
utilizzando
frasi in chiave ed appellativi dei quali solo le
successive vicende hanno consentito
l'interpretazione, lo informavano che, a seguito
di voci denigratorie messe in giro sul suo conto
probabilmente da Giuseppe Ganci, il Brusca,
indicato con vari appellativi ma in una
telefonata del 20 luglio 1982 fra il Salomone ed
il fratello Nicola chiamato da costui proprio
"Bernardo", pretendeva che il suo "capo", per
riabilitarsi all'occhio dell'organizzazione,
compisse un non meglio precisato crimine in
Brasile ai danni di una persona mai nominata,
che non e' difficile immaginare fosse proprio
Tommaso Buscetta. All'azione avrebbero dovuto
partecipare anche Alfredo Bono, Nicolo' Salamone
ed alcuni "picciotti" forniti da tale "Pine'",
che tutto lascia intendere fosse
- Pag.4.491 -
proprio il famigerato Pino Greco "scarpuzzedda".
Le conversazioni telefoniche si
protraggono per alcuni mesi, sempre sullo stesso
argomento. inframezzate da viaggi di Nicolo'
Salamone ed Alfredo Bono in Brasile ed in Europa
di Antonio Salamone.
Quest'ultimo tergiversa e prospetta piu'
volte la difficolta' della operazione. cui era
con ogni evidenza deci.samente restio. pur
manifestando estrema prudenza e raccomandando in
altre conversazioni con i suoi familiari di
manifestare
ossequio.
al Brusca il dovuto rispetto ed
Il 25 ottobre 1982. come si e' detto,
dall'organizzazione e lasciando
Antonio Salamone
autoescludendosi
rientra in Italia. cosi'
campo libero al Brusca. fido alleato dei
corleonesi. per conto dei quali evidentemente
agiva al fine di sbarazzare il campo della
ingombrante presenza del Salamone. esponente
dell'ala mafiosa tradizionale ma ancora in grado
di esercitare notevole potere.
- Pag.4.49Z -
Nelle telefonate intercettate per
altro, si fanno parecchi riferimenti ad un
"compare" di Bernardo Brusca, con il quale
costui si consultava per decidere
Riina,trattasi proprio di Salvatore
Salomone e non e' difficile
la sorte
immaginare
anche
del
che
per
gli accenni degli interlocutori alla riunione di
un "consiglio di amministrazione", cioe' ,
palesemente, della "Commissione" di Cosa Nostra,
della quale sia il Brusca che il Riina erano
membri.
Il ruolo del Giuseppe Bono in questa
vicenda non solo e ' fatto palese dal pieno
coinvolgimento del fratello Alfredo, a lui
completamente subordinato (occorre ricordare che
nel corso di talune conversazioni fra. i due
l'Alfredo da' al Giuseppe del "padrino"), ma
anche dalla sua diretta partecipazione, che
emerge, innanzi tutto, da una conversazione
intercettata il 5 luglio 198Z fra i due fratelli
Salamone, nel corso della quale Antonio accusa
alternativamenteinfatti, gli avrebbe
talvolta
"Pippo" di incoerenza. Il Bono Giuseppe,
suggerito
- Pag.4.493 -
di rientrare in Italia e talaltra di restarsene
in Brasile.
In altra conversazione del 20 luglio
Nicolo' Salamone riferisce al fratello Antonio
di aver parlato a lungo del suo problema sia con
Bernardo Brusca sia proprio con Giuseppe Bono,
informato da "quello" dei termini
il quale gli
perfettamente
aveva detto di essere stato
della vicenda. E "quello" dovrebbe
verosimilmente identificarsi in Giuseppe Ganci,
i cui stretti rapporti col Bono sono noti, il
quale in quel periodo si trovava in vacanza a
Palermo con moglie e figlia.
Nella telefonata intercettata il
successivo 6 ottobre Alfredo Bono comunica ad
Antonio Sa1amone che il Brusca per dare il via
all'operazione in Brasile attende di parlare con
il "compare" (Salvatore Riina), il "grosso"
(Giuseppe Bono), il "piccolo" (Salamone Nicolo')
ed i "parenti" (i Greco), chiedendo loro di
inviare tutti dei "picciotti" in Brasile, in
modo che, compiuta l'operazione,
piu' da ridire.
nessuno avesse
Quanto
- Pag.4.494 -
sopra esposto conferma
ulteriormente l'appartenenza del Bono al gruppo
di potere, capeggiato dai Corleonesi, che,
scatenando la sanguinosa faida definita "guerra
di mafia", ha stabilito la propria egemonia su
Cosa Nostra e devono da cio' esser tratte le
dovute conseguenze in ordine alla
comunque, apposite parti
responsabilita' del capo della famiglia di
Bolognetta in ordine a tutti i sanguinosi fatti
di sangue inquadrabili in tale contesto.
Dei singoli episodi criminosi addebitati
all'imputato trattano,
della sentenza.
Quanto ai reati contestatigli col mandato
dell'epigrafe)
di cattura 323/84
il
(capi
Bono
1 ,
per
10 , 13 e
tutte
22
le
considerazioni suesposte va rinviato a giudizio
per risponderne.
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  • 1. TRIBUNALE DI PALERMO UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI N. 2289/82 R.G.U.I. ORDINANZA - SENTENZA emessa nel procedimento penale CONTRO ABBATE GIOVANNI + 706 VOLUME N. 22
  • 2. - Pag.4.381 - Baiamonte Concetta E' la moglie dell'imputato Nicola Di Salvo, alla quale con mandato di compari2ione del 23 settembre 1982 vennero contestati i reati di furto aggravato ed evasione dell'imposta erariale in rela2ione ad un abusivo allacciamento di energia elettrica scoperto nella raffineria di droga di via Messina Marine, gestita dal coniuge e da Pietro Vernengo. Della Baiamonte si occupa la parte della senten2a dedicata alla scoperta della suddetta raffineria ed ivi si e' rilevato che non sussistono prove sufficienti per ritenerla responsabile del furto di cui trattasi e del connesso reato erariale. Va prosciolta pertanto per insufficien2a di prove da entrambi i reati ascrittigli (capi 394 e 395 dell'epigrafe).
  • 3. - Pag.4.382 - Baldi Giuseppe Indicato da Salvatore Contorno f.22), (Yo1.125 f.95), (Yo1.125 f.126), f.Z16) e (Yol.125 f.217) quale "uomo (Yol.125 (Yol.125 d'onore" della famiglia di Porta Nuova e trafficante di droga, venne emesso nei suoi confronti mandato di cattura 323/84 del 24 ottobre 1984, con il quale gli furono contestati i reati di cui agli artt.416 e 416 bis C.P., 75 e 71 legge n.685 del 1975. Si e' protestato innocente, asserendo di aver conosciuto il Contorno soltanto in carcere e molto recentemente e di conoscere Tommaso Spadaro, col quale secondo il Contornoera associato nel traffico di droga, soltanto perche' entrambi originari del rione Kalsa, quartiere dove il Contorno ha invece di averlo per la prima volta incontrato. sostenuto
  • 4. - Pag.4.383 - Secondo le manzionate dichiarazioni del Contorno, il Baldi detto "u tranquillu" e', come membro della famiglia mafiosaTommaso Spadaro, di Porta Nuova e, come lo stesso Spadaro, si dedicava dapprima al contrabbando dei tabacchi lavorati esteri, dimorando per tale ragione altristabilmente a Napoli insieme ad contrabbandieri come Nunzio La Mattina. Quindi con la Spadaro si era dedicato al traffico di droga ed infatti col predetto era rimasto coinvolto nelle indagini conseguenti al sequestro di un grosso quantitativo di eroina in zona di Firenze. E proprio nelle risultanze di quelle indagini, delle quali ampiamente si parla nella parte della sentenza dedicata ai traffici di droga dello Spadaro, trovano puntuale riscontro le accuse delContorno. E' emerso infatti che, intercettazioni telefonich~, secondo espletate il Baldi, mediante la sua fattiva collaborazione allo Spadaro, gli aveva assicurato l'uso della abitazione di tale Mannino, dal cui
  • 5. - Pag.4.384 - telefono il boss della Kalsa dirigeva i suoi traffici e teneva i con~a~~i coi suoi complici. tanto da rendere quella casa la vera e propria base opera~iva della criminale organizzazione. Ulteriore compito del Baldi era poi quello di tenere i contatti con gli altri correi e di predisporre. organizzare e pro~eggere i movimenti dello una sor~a di intercettazioni Spadaro. del guardia del ~elefoniche quale corpo. che lo costituiva Da tu~~e le riguardano appare. infine. eviden~e il suo ~o~ale asservimento e l'assoluta "capo". disponibilita' al Il relativo procedimento. come e' noto. si e ' recentemente concluso in primo g:r:ado a Firenze ed allo Spadaro ed al Baldi sono sta~e infli~te seve:r:e condanne. anche in forza delle dichiarazioni del Contorno. sentito in quel dibattimento e la cui v~ridicita' pertanto. accertata giudizialmente. e' stata. Va, pertanto, l'imputato rinviato a giudizio per rispondere di tutti i reati asc:r:ittigli come ai capi di imputazione 1. 10. 13 e 22 dell'epigrafe.
  • 6. - Pag.4.385 - Baldinucci Giuseppe Il Baldinucci deve rispondere dei delitti di associazione mafiosa e finalizzata al traffico di stupefacenti e commercio di tali sostanze, di cui ai Capi 1 , 10, 13, 22 dell'epigrafe (mandati di cattura n.164/84 del 22.5.1984 e n.323/84 del 29.9.1984). Come si e' compiutamente esposto nella parte seconda, capitolo quinto. il prevenuto sicuramente fa' parte della organizzazione mafiosa dei siciliani capeggiata da Salvatore Catalano, che importa negli U.S.A. l'eroina procurata da altri membri dell'organizzazione, residenti in Sicilia. Originario di Borgetto come i Lamberti e come Giuseppe e Natale Soresi. il Baldinucci. a di un'attenta sorveglianza da parteseguito dell'FBI, fu notato consegnare a Salvatore Mazzurco una grossa borsa marrone e ricevere un'altra borsa dello
  • 7. - Pag.4.386 - stesso colore e dimensione. Quindi, fermato dopo piccolo quantitativo di un'ora e mezza, venne trovato in possesso di un eroina con un grado di purezza molto elevato e di circa quarantamila dollari in contanti, datagli da Mazzurco. all'interno della borsa Appare chiaro il ruolo di spacciatore del prevenuto, considerato, fra l'altro, che dato il grado molto elevato di pu~ezza dell'e~oina - quel piccolo quantitativo era senz'altro un campione da esibire agli acquirenti. Va rilevato, altresi', che il BaJdinucci era stato gia' arrestato nel 1980 pe~ furto e che, negli appunti in suo possesso, vi erano suo coimputato in questo p:rocedimento, annotate Lambe:rti, le utenze telefoniche di Giuseppe e di Lorenzo Scaduto, coinvolto col suocero, Filippo Ragusa, e con altri nel sequestro di 18 chilogrammi di e~oina siciliana avvenuto il 13.9.1983 (ilRagusa e' coinvolto anche nel sequestro di 40 chilog:rammi di e:roina siciliana, avvenuto nel milanese il 18.3.1980).
  • 8. - Pag.4.387 - Baldinucci e' stato gia' riconosciuto colpevole dalla Corte Distrettuale Federale di New York e si badi che, per ottenere un giudizio di colpevolezza, occorreva provare che si era associato con Giuseppe Ganci, Benedetto zito, Salvatore Mazzurco, Gaetano Mazzara, ed al t:ri. La condanna, dunque, i Lambe:rti rappresenta l'espresso riconoscimento della fondatezza delle indagini svolte dall'rBI. Il prevenuto, pertanto, deve essere :rinviato a giudizio per rispondere di tutti i :reati ascrittigli, essendo evidente che e' una pedina non seconda:ria dell'organizzazione mafiosa che si occupa, fra l'alt:ro, anche del traffico di stupefacenti fra l'Italia e gli U.S.A ••
  • 9. - Pag.4.388 - Battaglia Antonino Indicato da stefano Calzetta ((Vol.11 f.Z4), <Vol.11 f.Z5), (Vol.11 f.44), (Vol.11 f.45), (Vol.11 f.62), (Vol.l1 f.79); (fase. perso I ff.Z, 6 e 10); (fase. perso II f.34)), quale componente di gruppo criminale facente capo alla famigliaGraviano, venne emesso nei suoi confronti mandato di cattura n.237/83 del 31 maggio contestati 1983, con i :z::eati il cui quale gli furono agli art.416 C.P.e 75 legge n.685 del 1975. Successivamente alle- :z::ivelazioni di Tommaso Buscetta in ordine all'associazione mafiosa Cosa Host:z::a, cui :z::isultava appa:z::tenente inse:z::ito nellaanche il g:z::uppo dei Graviano, "famiglia" di Co:z::so dei Mille, venne
  • 10. - Pag.4.389 - emesso a suo carico anche il mandato di cattura con il quale, ricontestatigli i reatin.323/84, suddetti, gli furono ulteriormente addebitati quelli di cui agli artt.416 bis C.P.e 71 legge n.G8S del 1975. Arrestato dopo lunga latitanza, si e ' protestato innocente, asserendo di aver conosciuto in passato tale Stefano Calzetta ma di non sapere se lo stesso si identificava col coimputato che lo accusava, e di non conoscere alcuno degli altri coimputati ad eccezione del fratello Giuseppe. Sussistono a suo carico sufficienti prove di colpevolezza in ordine a tutti i reati ascrittigli, avuto riguardo alle reiterate, circostanziate e riscontrate dichiarazioni del Calzetta che lo riguardano. Ha riferito infatti il Calzetta che il Battaglia unitamente al fratello Giuseppe, e' particolarmente vicino ai Graviano ed in particolare a Benedetto Graviano, figlio di Michele ucciso nel corso della c.d. "guerra di mafia". I due
  • 11. fratelli, - Pag.4.390 - insieme a Giovanni Di Gaetano, si occupavano del traffico di droga, trasportata da Palermo a Milano a bordo di una autovettura vetta, con la quale l'Antonino faceva la spola fra le due citta'. Nel nord Italia, secondo il Calzetta, i due Battaglia si dedicavano anche a rapine nelle zone di Castellanza, Busto Arsizio e Varese, unitamente ad altri pregiudicati palermitani, come Car.lo Schiavo,anch'esso imputato nel presente procedimento. Ed in Varese, dove il Calzetta si era recato per consegnare ad una ditta locale dei blocchi di argilla espansa prodotta dai suoi fratelli, tale Salvatore D'Alia, amico dello stesso Calzetta, lo aveva prudentemente consigliato di evitare ogni commento in presenza di Antonio Battaglia sugli omicidi che all'epoca si verificavano in Palermo, formulando ipotesi sulle causali e gli autori, poiche' vi era il pericolo che tutto cio' venisse ri~erito ai Graviano. La dichiarazione del Calzetta circa la criminosa attivita' dei fratelli Battaglia
  • 12. - Pag.4.391 - "trovavano gia' un primo immediato riscontro nell'accertato coinvolgimento di Giuseppe Battaglia nelle indagini conseguen"ti ad una rapina verifica"tasi il 24 settembre 1981 in Valenza Po ai danni del gioielliere Paolo Masi (vedi rapporto 30 giugno 1983 a (Vol.14 f.1». Successivamente sono state confermate da Vincenzo Sinagra di Antonino, il quale ha indicato in Giuseppe Battaglia uno dei suoi complici nell'esecuzione della rapina in danno di Gaetano Marabeti (fase. perso ~.146) E clamoroso riscontro costituisce altresi' l'arresto stesso di Giuseppe Battaglia avvenuto il 20 settembre 1984 mentre costui si trovava nello stesso immobile ove e ' ubicata l'abitazione di Giuseppe Savoca ed in compagnia di quest'ultimo e di Benedetto Graviano, cioe' proprio della persona cui secondo il Calzetta i fratelli Battaglia erano particolarmente vicini. Ne' e' superfluo aggiungere che nell'occasione
  • 13. - Pag.4.392 - in casa del Savoca furono rinvenuti numerosissimi preziosi, taluni nei relativi contenitori commerciali e con ancora applicate le etichette contenenti l'indicazione del prezzo di vendita (Vol.99/A f.39). e' Dall'interrogatorio emerso altresi', ad di Antonio Battaglia ennesima conferma di quanto dichiarato dal Calzetta, che l'imputato era effettivamente proprietario di una autovettura Jetta e che almeno una volta l'anno faceva la spola fra la Sicilia ed il nord Italia, a suo dire per visitare la madre ammalata. Per le considerazioni suesposte Antonino Battaglia va rinviato a giudizio per rispondere di tutti i reati ascrittigli col mandato n.323/84, che ha integrato ed assorbito il provvedimento precedente.
  • 14. - Pag.4.393 - Battaglia Giuseppe 6 e del ((Vol.11 (Vol.11 componente pe~s. I ff.2, Calzetta f.44), quale fase. (Vol.11 stefanodaIndicato f.24),(Vol.11 f.25), f.45), (Vol.11 f.62); 10; fase. pe~s. II f.34) g~uppo c~iminale facente capo alla famiglia G~aviano, trafficante di d~oga ed auto~e di numerose rapine, commesse in Palermo e nel no~d Italia, venne emesso nei suoi conf~onti mandato di cattura n.237/83 del 31 maggio 1983 e mandato di cattura 373/83 dell'8 agosto 1983, con i quali gli fu~ono contestati i reati di cui all'a~t.416 C.P., a~t.75 e 71 legge n.685 del 1975 e di rapina agg~avata in danno di un non identificato gioielliere di Castellanza. Indicato quindi da Vincenzo Sinagra di Antonino quale uno degli esecuto~i
  • 15. - Pag.4.394 - della rapina subita il 12 dicembre 1981 da Gaetano Marabeti, con mandato di cattura n.71/84 del 29 febbraio 1984, gli venne contestato il reato di cui all'art.628 cpv C.P. e quelli connessi di cui agli artt.614 e 605 C.P., 12 e 14 legge 14.10.1974 n.497. Successivamente alle rivelazioni di mafiosa Cosa Nostra. Tommaso Buscetta in ordine all'associazione cui risultava appartenere anche il gruppo dei Graviano. "famiglia" di Corso dei Mille. inserito nella venne emesso a suo carico anche il mandato di cattura n.323/84 ricontestatigli reati, del 29 settembre i 1984, suddetti con il quale. gli fu ulteriormente addebitato quello di cui all'art.416 bis C.P. Arrestato dopo lunga latitanza, si e' protestato innocente, asserendo di non conoscere il Calzetta ne' alcuno degli altri suoi coimputati, ad eccezione del fratello Antonino e di Benedetto Graviano. Sussistono a suo carico sufficienti prove di colpevolezza in ordine ai reati associativi
  • 16. - Pag.4.395 - ascrittigli ed al contestato traffico di circostanziate sostanza reiterate, stupefacenti, avuto e riguardo alle riscontrate dichiarazioni del Calzetta che lo riguardano. Ha riferito, infatti, il Calzetta che il Battaglia, unitamente al fratello Antonino, e' figlioGraviano, partic olarm.ente particolare a vicino Benedetto ai Graviano ed in di Michele, ucciso nel corso della c.d. "guerra di mafia". I due fratelli, insieme a Giovanni Di Gaetano, si occupavano del traffico di droga, trasportata da Palermo a Milano a bordo di un'autovettura Jetta, con la quale l'Antonino faceva la spola fra le due citta'. Ed al Calzetta medesimo Giuseppe Battaglia aveva anzi proposto di inserisi nel traffico di droga come spacciatore. Secondo il Calzetta, l'imputato usava intrattenersi alla Kalsa con noti pregiudicati facenti parte dei gruppi Spadaro, Lucchese Savoca e e
  • 17. - Pag.4.396 - parlava con grande ammirazione di Mario Prestifilippo, della cosca di Ciaculli, sospetto autore di numerosissimi ed efferati omicidi, fra i quali quello del Generale Dalla Chiesa. Ulteriormente il Calzetta ha riferito di aver assistito ad un incontro tra Pietro nel corso del quale i primi due Vernengo Battaglia, e Michele Graviano, presente il avevano discusso di una ingente somma di denaro dovuta dal Graviano al Vernengo, sicuramente attinente al traffico di sostanze stupefacenti, non essendovi altro motivo che giustificasse sintomatica la tale rapporto debi torio. Ed e i pertanto presenza del Battaglia al colloquio, poiche' se egli non fosse stato partecipe delle attivita' illecite dei "due non gli sarebbe stato consentito di presenziarvi. la familiarita' delPer altro, Antonio Costantino, indicato Battaglia con dallo stesso Calzetta come la persona adibita nel clan dei Vernengo al reperimento della morfina di base, ulteriormente depone per l'inserimento dell'imputato nel suaccennato traffico.
  • 18. - Pag.4.397 - Altre attivita' criminose del Battaglia, secondo il Calzetta, si esplicavano nel campo dei :reati contro il patrimonio e particolarmente in rapine commesse sia in Palermo sia nel nord Italia, la cui consumazione l'imputato avrebbe confidato allo stesso Calzetta mostrandogli anche parte del bottino ed indicandogliene i ricettatori. Di altra rapina commessa dal Battaglia il Calzetta avrebbe inoltre appreso da Onofrio Zanca, il quale ebbe a confidargli di un episodio criminoso del genere or~anizzato da Lorenzo Tinnirello e materialmente consumato dal Battaglia e da Francesco Marino Mannoia, complice del primo anche in altra rapina commessa ai danni di una rappre sen.tante di gioielli nei pressi della statua di via Liberta'. Non e' stato possibile procedere per tali episodi criminosi poiche' le indicazioni del Calzetta sono state in proposito estremamente generiche e lacunose, avendone per altro egli appreso per occasionali confidenze fattegli
  • 19. - Pag.4.398 - dal Battaglia o da Onofrio Zanca e dalla stessa imputazione di rapina, in danno di un non meglio identificato gioielliere di Castellanza (l'unica per la quale e' stato formulato apposito capo di imputazione), il Battaglia va prosciolto, sia pur con dubitativa formula, essendo rimasto del tutto insufficiente e lacunoso il quadro nel corso dell'istruzione probatorio. Le tuttavia dichiarazioni ricevuto del Calzetta hanno significativi riscontri, un primo dei quali puo' gia' ravvisarsi nell'accertato coinvolgimento del Battaglia nelle indagini conseguenti ad una rapina verificatasi il 24 settembre 1981 in Valenza Po ai danni del gioielliere Paolo Masi (vedi rapporto del 30 giugno f.1»). 1983 a (Vo1.1l.j Successivamente le suddette dichiarazioni sono state confer.mate da Vincenzo Sinagra di Antonino, il quale ha indicato in Giuseppe Battaglia uno dei suoi complici nella rapina in danno di Gaetano Marabeti (fase. perso f.146), per la cui trattazione
  • 20. - Pag.4.399 - si ~imanda alla pa~te della senten2a che se ne occupa. Indubbio ~iscontro al denunciato inserimento del Battaglia nella organi2za2ione mafiosa e ' inoltre costituito dalla sua accertata partecipazione, insieme ai fratelli Graviano, a Michele e Sebastiano Lombardo ed ai figli di Pietro Vernengo, al matrimonio celeb~ato il 30 ottobre 1980 tra Angelo Calcagno e Giuseppa Tagliavia, al quale intervenne anche, in qualita' di testimone, il famigerato Pietro Senapa ed il cui trattenimento risulta pagato con assegno di Nicola Di Salvo ((Vol.5/S f.74) Da notare che il Calcagno (Vol.5/S f.102)) . f.76) + (Vo1.8/S f.91> (Vol.8/S risulta ~icercato perche' colpito da mandato di cattura per omicidio ed associazione per delinquerei gli alt~i sono tutti imputati di appartenere a Cosa
  • 21. - Pag.4.400 - Nostra ed il Battaglia, come si e' visto, aveva dichiarato di conoscere tra i suoi coimputati solo Benedetto Graviano. E clamoroso riscontro costituisce altresi' l'arresto stesso di Giuseppe Battaglia avvenuto il 20 settembre 1984 mentre costui si trovava nello stesso immobile ove e' ubicata l'abitazione di Giuseppe Savoca ed in compagnia di quest'ultimo e di Benedetto Graviano, cioe' proprio della persona cui, secondo il Calzetta, era particolarmente legato. Ne' e' superfluo aggiungere che nell'occasione in casa del Savoca furono rinvenuti numerosissimi preziosi, taluni ancora nei relativi contenitori commerciali e con ancora applicate le etichette contenenti l'indicazione del prezzo di vendita (Vol.99/A f.39) Dall'interrogatorio di Antonio Battaglia e ' emerso altresi', ad ennesima conferma di quanto dichiarato dal Calzetta, che detto imputato era effettivamente proprietario di un'autovettura
  • 22. a suo - Pag.4.401 - vetta e che almeno una volta l'anno faceva la spola f%a la Sicilia ed il no%d Italia, di~e pe% visita~e la mad%e ammalata. Pe% le conside%azioni suesposte Giuseppe Battaglia va rinviato a giudizio per risponde~e dei reati di cui agli artt.416, 416 bis C.P., 75 e 71 legge n.685 del 1975 contestatigli col mandato di cattura n.323/84, cha ha integ~ato ed assorbito le imputazioni dei precedenti mandati, ad eccezione della imputazione di cui all'art.628 C.P., dalla quale l'imputato va prosciolto per insufficienza di p%ove, e quella di cui all'art.71 del mandato n.373/83, concernente lo specifico episodio di traffico di stupefacenti riferito dal Calzetta, pe~ rispondere del quale il Battaglia va altresi' rinviato a giudizio. Va ancora rinviato a giudizio per rispondere del reato di rapina in danno di Gaetano Marabeti e dei reati minori connessi contestatigli col medesimo mandato di cattu~a n.323/84, che ha per questa pa%te assorbito il p%ecedente mandato n.71/84.
  • 23. - Pag.4.402 - Bellia Giuseppe Nei confronti del Bellia il P.M. di Roma ha emesso, il 22.11.1983, l'ordine di cattura n.1135/83 per i delitti di associazione per delinquere e finalizzata al traffico di stupefacenti (capi 9 e 20 dell'epigrafe); gli atti sono stati successivamente trasmessi a questo Ufficio per competenza per connessione. nella parte 2, Come particolare, si e' ampiamente illustrato capitolo 4), (in le indagini della Guardia di Finanza di Roma, iniziate su alcuni soggetti che apparivano come spacciatori di stupefacenti di medio calibro sul mercato della Capitale, hanno gradualmente consentito di accertare che quei soggetti erano i terminali della pericolosissima organizzazione mafiosa catanese dei Ferrera e di Nitto Santapaola, dedita ad ogni sorta di delitti, fra cui anche il traffico internazionale di stupefacenti su larga scala, e collegata con la
  • 24. - Pag.4.403 - mafia palermitana. Per i particolari, si rinvia a quanto si e' gia' detto in quella sede. Bellia Giuseppe e' , indubbiamente, un anello marginale di questa organizzazione ma le prove acquisite e, in particolare, le intercettazioni telefoniche - dimostrano la sua appartenenza all'organizzazione stessa. E' stato accertato eVol.9/RA f.98), eVol.9/RA f.100), eVo1.9/RA f.10?), eVol.9/RA f.91), f.99), eVol.9/RA eVol.9/RA f.119) che la sua abitazione romana costituiva punto d'appoggio nella Capitale dei fratelli Ferrera, che ivi anche pernottavano, e che utenza pervenivano telefonate di alla sua soggetti coinvolti nel traffico di stupefacenti, come Paul Waridel e Sergio Grazioli, i quali cercavano soprattutto diPippo Ferrera. Da altre telefonate risultano anche contatti e rapporti dell'organizzazione del Bellia con altri coinvolti soggetti nel
  • 25. - Pag.4.404 - traffico di stupefacenti, come Mario D'angelo, che significativamente il Bellia ha ammesso di conoscere solo dopo di avere appreso della intercettazione telefonica. Il prevenuto, nei suoi interrogatori, ha negato anche l'evidenza e perfino di conoscere i Ferrera CCFot.116841) CFot.122099) (Fot.122100» ma CFot.116842.) ; e' eloquente quanto, alla fine, il Bellia ha ritenuto di precisare: "prego la S.V. di voler comprendere la gravissima situazione in cui mi trovo, per cui sono obbligato a tenere determinati comportamenti processuali". Sussistono, quindi, sufficienti elementi per il rinvio a giudizio di Bellia Giuseppe in ordine ad entrambi i reati asc:rittigli.
  • 26. - Pag.lf.lfOS - Bentivegna Giacomo Denunciato con rapporto del 7 febbraio 1981 (Vo1.3/L f." quale esecutore materiale dell'omicidio del dr. Giuliano e per altri minori reati a questo connessi. Con mandato di cattura n.27lf/81 del 27 giugno 1981 (Yol.lf/L f.1) gli vennero contestati il suddetto omicidio; il reato di cui all'art. 6 11 C. P .• in relazione nll'art. 339 C.P .• in danno di Giovanni Siracusa; il reato di cui all'art.336 in relazione al 339 C.P .• in danno del dr. Bruno Contrada. Con ordinanza del 24 marzo 1982 (Yol.5/L f.lf03) ne venne disposta la scarcerazione per insufficienza di indizi. Del Bentivegna si e' gia' ampiamente trattato nel capitolo della sentenza concernente
  • 27. - Pag.4.406 - l'omicidio del dr. Giuliano ed e' stato in quella sede rilevato che presupposto della sua incriminazione per la piu' grave imputazione di omicidio era la sua asserita appartenenza alla cosca criminosa facente capo al c.d. "covo" di Leoluca Biagio Bagarella Giraldi di Palermo. nella via Pecori da tale addebito l'imputato e' con sentenza Senonche' stato assolto Palermo dell'8 febbraio 1982. del Tribunale di (Vo1.6/L f.12.8), confermata il 7.12.1983 in appello (Vol.198 f.65) e passata per questa parte in giudicato (Vol.198 f.83). Esito negativo ha avuto inoltre la ricognizione di persona espletata <Vol.5/L f.221) con l'intervento di Giovanni Siracusa, teste oculare dell'omicidio del dr. sicche' et venuto meno ogni serio indizio di partecipazione delmateriale esecuzionealladell'imputato delitto. Va prosciolto con ampia formula da tutte le imputazioni ascrittegli.
  • 28. - Pag.4.407 - Bertolino Giuseppe Sull'appartenenza di Bertolino Giuseppe alla organizzazione mafiosa "cosa nostra", non possono sussistere dubbi, essendo stato il medesimo indicato da Tommaso Buscetta come appartenente alla famiglia di Partinico, della quale, anzi, fu il capo prima che ne prendesse il posto Geraci Antonino detto Nene' (Vol.124 f. 18) • Peraltro, della qualita' di "uomo d'onore" del Bertolino e dell'"autorevolezza" da essa derivante, testimonia un episodio ricordato da Bono Benedetta, convivente del mafioso Colletti Carmelo, la quale ha riferito che, avendo necessita'di far lavorare una sua sorella presso la ditta "Raspante", si era rivolta al suo amante che aveva pensato bene di interessare della cosa il Bertolino Giuseppe perche' costui era in grado di "contattare" (Vo1.166 f.12.). chi di dovere
  • 29. - Pag.4.408 - Tali elementi, dunque, valgono a radicare la responsabilita' del prevenuto in ordine ai reati di cui agli artt.416 e 416 bis C.P. contestatigli con il mandato di cattura n.3Z3/84 G • I • , dei quali egli deve essere chiamato a rispondere in giudizio (Capi e 10). Il medesimo Bertolino, invece, non risulta raggiunto da sicuri elementi di colpevolezza in ordine ai reati di cui agli artt.71, 74 e 75 T ..... n.685/75 contestatigli con lo stesso mandato di cattura. Invero, a parte il fatto che egli, attualmente e puranco in considerazione della sua eta' molto avanzata, non riveste piu' una posizione di vertice nell'ambito della famiglia cui appartiene, non puo' trascurarsi che il suo nome non risulta tra quelli dei piu' attivi trafficanti di eroina Buscetta. elencati da Tommaso In tali condizioni, quindi, e in difetto di specifici episodi che lo riguardino, appare conforme a giustizia prosciogliere il Bertolino, con ampia formula liberatoria delle imputazioni di cui ai capi 3 e 4 del
  • 30. - Pag.4.409 - mandato di cattuxa 323/84 del 29/9/1984 (capi 13 e 2.2.).
  • 31. - Pag.4.410 - Biondo Salvai:ore Vedere scheda di Bruno Francesco
  • 32. - Pag.4.411 - Bisconti Ludovico Bisconti Pietro Bisconti Antonino Bisconti Ludovico ed il figlio Pietro sono stati raggiunti dal mandato di cattura n.323/84, mentre Bisconti Antonino, fratello di Ludovico, e' stato raggiunto dal mandato di cattura n.361/84, dovendo tutti rispondere dei reati di cui agli artt.411, 685/75. 416 bis C.P., 71 e 75 legge Di Bisconti Ludovico aveva gia' ampiamente parlato Stefano Calzetta, riferendo come questi fosse molto vicino alla famiglia dei Greco di Giaculli e, scoppiata la "guerra di mafia", si fosse coalizzato con gli stessi Greco contro Stefano Bontate. Riferiva, tra l'altro, il Calzetta come P~estifilippo Pietro Bisconti fosse Mario molto Giovanni, legato insieme a al
  • 33. - Pag.4.412 - quale lo aveva visto dive~se volte ((Calzetta (Vol.ll f.45) - (Vol.ll f.196) e 2.1 fasc.pe~s.) e commentava: "se non ha fatto omicidi, non puo' cammina~e con Prestifilippo". Il Calzetta aggiungeva di ave~ spesso visto insieme al Bisconti ed a suo figlio, i Tinni~ello, Filippo A~gano e i suoi f~atelli, nonche'i Fede~ico, cost~utto~i che, per conto delle famiglie mafiose di Co~so dei Mille. via Giafar, via Conte Federico e via Messina Marine, avevano realizzato nume~osi edifici. (Vol.11 f.45L (Calzetta Semp~e secondo il Calzetta, questi "menzagnoti" erano ben inseriti nei g~uppi di mafia vincenti e, a tal p~oposito, na~~ava un episodio rivelato~e della importanza di Bisconti Piet~o : "Come ho detto, Mario P~estifilippo e' un idolo ed e' t~attato con molto rispetto dagli Zanca, dagli Spadaro, dai
  • 34. Tinni:I:ello, - Pag.4.413 - dai Ma:I:chese e da tutti i componenti delle alt:I:e abb:I:accia:I:si Vi:I:zi' ed il famiglie con sop:I:attutto negozio di cui l'ho p:I:esso la sala elett:I:odomestici visto dei dei Lucchese-Spada:I:o. Come ho gia' detto, mi ha imp:I:essionato il fatto che costui, dopo due gio:I:ni dall'omicidio del Gene:I:ale Dalla Chiesa, sop:I:aggiunse negli uffici dell'impresa Fede:I:ico siti nei p:I:essi di via Cavallacci, dove anch'io mi ero recato . Nell'occasione il Prestifilippo venne assieme al figlio di Bisconti e fu abb:I:acciato con grande espansivita' da Mimmo Federico che si apparto' con lui. Il particolare che mi ha imp:I:essionato e' che, nell'occasione il Prestifilippo aveva i biondicapelli :I:ivedendolo dopo ed a qualche caschetto gio:I:no, mentre, egli era diventato castano ed aveva cambiato taglio di capelli, con la riga appena accennata e la f:I:onte scoperta." - (Vol.11 f.19SJ.
  • 35. - Pag.4.414 - La riflessione del Calzetta. secondo cui Bis conti Pietro non si sarebbe potuto accompagnare a Prestifilippo Mario se non avesse consumato, a sua volta, omicidi, non e' destituita di un senso logico, data una certa "omogeneita'" nelle frequentazioni all'interno della associazione. Ed, invero, come non tutti gli associati possono accedere al capo famiglia se non con le necessarie mediazioni dei capi-decina o dei consiglieri, cosi' con tutti i semplici associati frequentano personaggi che, sempre all'interno della associazione, abbiano un loro "peso". Ora non v'e' dubbio che Mario Prestifilippo debba considerarsi uno dei killer piu' audaci della famiglia di Ciaculli molto vicino a Michele Greco e, ancor piu', a Pino Greco "scarpuzzedda", e che lo stesso abbia, proprio per tale suo ruolo, una grande importanza all'interno della organizzazione, tanto da far dire al Calzetta che da molti viene considerato "un idolo".
  • 36. - Pag.4.415 - Il fatto che spesso si accompagni a l'importanza timoreBisconti smentita, Pietz:o, pz:ova, senza secondo e, di di z:iflesso, dei suoi familiaz:i. Bisconti Ludovico, dal canto suo, oltz:e ad essez:e stato indicato dal Contorno - insieme con il fratello - come "uomo d'onore" della famiglia di Belmonte Mezzagno, e' da sempre risultato legato ad altri pz:eminenti "uomini d'onore" in imprese edilizie. Lo stesso - consuocero di Teresi Giz:olamo z:isultato compz:opz:ietario e,e ' cointez:essato, alla impz:esa comunque, "Fedez:ico costz:uzioni", nella quale, foz:malmente intestata al Federico, sono pure interessati i fratelli Michele e Salvatore Greco, il Buffa, Pace Stefano e Pino Greco (Vol. 1 f.163) z:app.Giud.del 13.7.82. E', comunque, utile sottolineaz:e il legame del Bisconti ultimo, da con Domenico Federico, il quale semplice portabagagli alla Stazione, nel giro di pochi anni e' divenuto titolare di una importante impresa edile.
  • 37. - Pag.4.416 - Di Bisconti Ludovico e Antonino ha ampiamente parlato Contorno SalvatoreeeVol.125 f.42" f.126" (Volo 12.5 f. 71). eVol.125 f.135). (Vo1012.5 f. 75). (Vo10125 (Volo 12.5 f.137)). "Bisconti Ludovico e suo fratello, di cui non ricordo il nome, sono uomini d'onore della famiglia di Belmonte Mezzagno ed hanno un negozio di olio e formaggi nei pressi della Stazione Centrale " (Vol.125 f.42.). Nel corso di un successivo interrogatorio, il Contorno riconosceva nella foto n.14 dell'album c) il fratello di Bisconti Ludovico, Antonino (Volo 12.5 f.71), come pure riconosceva lo stesso in altra foto, f.75" la n.114 eVol.12.5 Ed, ancora, : "Di Bisconti Antonino po~so dire che lo conosco da moltissimo tempo
  • 38. - Pag.4.417 - ancor prima di diventare io uomo d'onore, in quanto all'epoca, egli, venendo a Palermo daBelmonte Mezzagno, spessissimo passava dinnanzi alla mia abitazione in via Ciaculli. Non mi risulta affatto che i suoi rapporti con il fratello Ludovico si siano raffreddati, in quanto nel corso di diverse riunioni avvenute nel fondo "Favare Ila" di Michele Greco. dove talvolta ci si recava per impegnarsi al tiro a Rosa Salvatore e di Benedetto segno, ivi fratello, egli di La veniva in compagnia del Spera". (Vo1.125 f. 126). Il Contorno accennava anche agli interessi dei Bisconti nell'edilizia, confermando quanto gia' riferito dal Calzetta: "Di Nicolo' Greco fu Vincenzo da me conosciuto personalmente come uomo d'onore della famiglia di Ciaculli, posso dire che era in societa' con i Prestifilippo, Federico Domenico ed i Bisconti di Belmonte Mezzagno ... (Vol.125 f.135).
  • 39. - Pag.4.418 - Le concordi dichiarazioni accusatorie rese da Stefano Calzetta e Salvatore Contorno, portano a ritenere, senza ombra di dubbio, il pieno inserimento degli imputati in "Cosa Nostra" e, di Belmonte dalle indagini :famiglianellaspecificamente, Mezzagno . I Bisconti sono risultati, istruttorie. legati. quali componenti della famiglia di Belmonte Mezzagno. ai Greco di Ciaculli ed alle imprese economiche del Federico come ampiamente mostrano i risultati specifici delle indagini ha&carie. Bisconti Ludovico ha tratto sui propri conti correnti assegni per decine di milioni all'ordine di Federico Domenico, nonche' un assegno di lit. 5.000.000. in data 25.7.1978 all'ordine di Greco Nicolo'. Sempre Bisconti Ludovico ha ricevuto da Greco Nicolo' assegni bancari per centinaia di milioni (tutti elencati nella scheda bancaria), alcuni dei quali gli sono stati girati da Federico Domenico.
  • 40. - Pag.l.J.l.J19 - Due dei detti assegni, in particolare, per un complessivo importo di lit. 20.000.000, sono stati accreditati sul c/c n. 12533 del Credito Italiano intrattenuto da Bisconti Ludovico e Bisconti Antonino. 6.9.1978 un assegno di lire Biscanti negoziato iJ Antonino, dal canto suo, ha 10 milioni emesso in pari data da Greco Nicolo' sul c/c n. 15065. Biscanti Ludovico ha ricevuto assegni bancari in numero di quattro per circa l.J milioni tratti da Lupo Giuseppe (n. a Palermo 22.9.1943), tre dei quali sono stati girati a Bisconti Pietro di Ludovico. Bisconti Ludovico, in data 17.11.1978 ha tratto un assegno emesso all'ordine di Buffa Vincenzo per 10 milioni, il quale ultimo lo girava a Federico Domenico Vaglica Giovanni, di Belmonte Mezzagno ha tratto sul suo c/c un assegno di lire 2 milioni in data 30.8.1978 all'ordine di
  • 41. - Pag.4.420 - Bisconti Ludovico che lo ha girato a Federico Domenico, il quale ultimo, successivamente, lo versava sul c/c di Greco Nicolo'. Bisconti Ludovico ha ricevuto da Di Salvo Nicola (n. 400.000. 5.7.1938) un assegno per lit. Bisconti Pietro ha negoziato un assegno di 18 milioni tratto da Greco Nicolo' emesso a favore di Federico Domenico. ed A tutto cio' va aggiunto che Visconti Ludovico ed il figlio Pietro sono risultati collegati a Buffa Vincenzo dal quale il primo ha ricevuto assegni per circa 478.000.000. Sempre il Bisconti Ludovico ha ricevuto da Marchese Filippo un assegno di 5.000.000 mentre Bontate Giovanni, amministratore unico della "Atlantide Costruzioni" ha rappresentato allo sconto effetti per 46.000.000 accettante Bisconti Ludovico. aventi quale
  • 42. - Pag.4.421 - Trovata, dunque' anche documentalmente la veridicita' delle dichiarazioni del Contorno e del Calzetta, va ritenut~ sussistente la prova dell'inserimento dei Bisconti in "Cosa Nostra", non potendosi ritenere che negli illeciti affari gli stessi si introducessero come "Esterni". A carico di Bisconti Antonino non sono emerse sufficienti prove in :relazione al traffico di stupefacenti e, pertanto, l'imputato va prosciolto dai capi 13 e ZZ con formula dubitativa. Lo stesso non puo' dirsi per Bisconti Lodovico e Pietro i quali, collegamenti con Greco Nicolo', Prestifilippo Mario Giovanni, per gli accertati Buffa Vincenzo, Marchese Filippo ed altri, risultano pienamente inseriti nel tIaffico di stupefacenti. I due imputati, pertanto, vanno rinviati a giudizio per rispondere dei reati di cui ai capi 13 e 22.
  • 43. - Pag.4.422 - Bonanno A:rmando Denunciato con :rappo:rto congiunto del Cent:ro C:riminalpol Sicilia Occidentale, Squad:ra Mobile e Nucleo Ope:rativo dei Ca:rabinie:ri di Pale:rmo del 7 febb:raio 1981 (Vol.3/L f.1) quale appa:rtenente al sodalizio c:riminoso nel cui ambito e:ra matu:rata la decisione della sopp:ressione del d:r. Gio:rgio Bo:ris Giuliano e del capitano Emanuele Basile, venne nei suoi conf:ronti emesso mandato di cattu:ra n.274/81 del 27 giuno 1981, con il quale gli fu contestato il delitto di cui all'a:rt.416 C.P. Sca:rce:rato pe:r deco:r:renza dei te:rmini di custodia cautela:re, con o:rdinanza del 17 ma:rzo 1983, ed obbligato a dimo:ra:re in un comune della Sal:degna, se ne allontanava insieme ai coimputati Giuseppe Madonia e Vincenzo Puccio, in data 13 ap:rile 1983. Venne, pel:tanto, nei suoi conf:ronti :riemesso, ai sensi
  • 44. - Pag.4.42.3 - dell'art.272 C.P.P .• nuovo mandato di cattura n.163/83 del 15 aprile 1983. Lo stesso reato di cui all'art.416 C.P .• n.1423 del 1956 e 10 legge n.646 nonche' quello di cui agli artt.3 del e 9 legge 1982, gli fu:r:ono contestati con mandato di cattura n.280/84 del 16 agosto 1984. Con o:r:dine di cattura 286/83 del 2 gennaio 1984 gli venne contestato. a seguito delle :r:ivelazioni di Vincenzo Sinag:r:a di Antonino (fase. perso ff. 80 e 113 (Vol.SO f.202)) il reato di cui all'art.374 C.P. A seguito delle dichiarazioni di Tommaso Buscetta. conce:r:nenti anche la sua appartenenza a Cosa Nostra. quale affiliato alla famiglia di S. Lo:r:enzo. gli fu:r:ono contestati, con mandato di cattu:r:a n.323/84 del 29 settemb:r:e 1984, i reati di cui agli artt.416 e 416 bis C.P .• 75 e 71 legge n.685 del 1975. E' :r:imasto latitante dopo l'emissione nei suoi conf:r:onti del mandato di cattu:r:a n.163/83. P:r:ecedentemente s'era avvalso della facolta' di non risponde:r:e.
  • 45. - Pag.4.424 - Del Bonanno si e' gia' ampiamen~e parlato nella parte della sentenza dedicata all'omicidio del capitano Emanuele Basile ed alla sua fuga dal luogo di dimora obbligata, ribadendosi la sua certa responsabilita', assieme ai complici Giuseppe Madonia e Vi.ncenzo Puccio, nell'omicidio dell'ufficiale, ora consacrata nella sentenza della Corte di Assise di Appello di Palermo, che li ha condannati tutti (Vo1.147 f.7); criminoso i cui all'ergastolo appartenenza al sodalizio la sua sicura vertici deliberarono tale delitto e quello precedente del dr. Giorgio Boris Giuliano; la non configurabilita', invece, del reato di cui agli ar~t.3 e 9 legge 1423 del 1956 nel suo clandestino allontanamento dal luogo ove era stato inviato in obbligata dimora. Richiamando, per~anto, tutto quanto gia' in quella sede ampiamente esposto, va in questa sede aggiunto cha anche il Bonanno e' uno dei protagonisti delle cronache giudiziarie degli anni settanta e del decennio in corso.
  • 46. - Pag.4.42.5 - Pe~ limita~e l'esposizione agli episodi piu' recenti e significativi, va ricordato che il 18 agosto 1976 venne colpito, insieme a Diego Di Trapani, Francesco Di Trapani, Francesco Madonia, Filippo Giacalone ed altri, da ordine di cattura per l'omicidio e la soppressione del cadavere di Leonardo Di Trapani. giovane gravitante, come lo stesso Bonanno, con cui era in accertati rapporti, negli ambienti mafiosi della borgata S. Lorenzo di Palermo. Il 15 febbraio 1977 il provvedimento restrittivo venne revocato, ma il Bonanno. che sino allora si era mantenuto latitante, fu appena quattro giorni dopo arrestato in Castelvetrano insieme a Giacomo Giuseppe Gambino e Giovanni Leone (il primo appartenente, secondo Tommaso Buscetta, alla famiglia di S. Lorenzo, capeggiata da Francesco Madonia, padre di Giuseppe, correo del Bonanno nell'omicidio del accertamenti espletati Capitano Basile; il secondo, all'epoca, secondo gli dipendente
  • 47. - P a g • 4 . 4 Z6 _. di Mariano Agate, capo della famiglia di Mazara del Vallo), mentre a bordo di una autovettura ed "armati fino ai denti" sostavano nei pressi dell'abitazione di Ernesto Cordio che, secondo notizie raccolte dai Carabinieri, avevano intenzione di uccidere (vedi rapporto 1978 in (Vol.1/M) eCarabinieri del 25 agosto segg. ) . Venne condannato dal Tribunale di Marsala a pena che e' ben difficile considerare adeguata alla gravita' eccezionale dell'episodio ed alla pericolosita' del Bonanno e dei suoi complici. Pochi anni dopo, il 5 maggio 1980, venne tz:atto in arresto nelle ore immediatamente successive all'omicidio del Capitano Basile, in ordine al quale e' stata ormai accertata la sua responsabilita'. Frattanto di lui aveva avuto modo di occuparsi la sentenza della Corte di Appello di Milano del 19 dicembre 1979 (Vol.ZZO f.268), concernente il sequestro di persona di Pietro Torrielli, dalla quale risultano i legami tra l'imputato ed
  • 48. - Pag.4.42.7 - il mafioso Gaetano Ca~ollo, da cui il Bonanno aveva ~ilevato una macelle~ia da costui gestita nella via Casati di Milano. Altri significativi ~appo~ti o collegamenti con affiliati a Cosa Nost~a, r.igua~dano il pe~iodo di detenzione del Bonanno ed eme~gono dalle gia' menzionate dichia~azioni di Vincenzo Sinag~a di Antonino «Vol.1 f.124), fase. pe~s. if.SO e 1 13, (Vol.SO f.202)), Piet~o Senapa, Giovanni Bontate, Gambino, Giovan Battista Pulla~a', secondo Spada~o, Giuseppe cui l'imputato, insieme a F~allcesco Giuseppe Zanca e Salvato~e Chia~acane, lo indusse anche con minacce a simula~e la pazzia nel co~so del p~ocedimento instau~ato a suo ca~ico pe~ l'omicidio di Diego Di Fatka. Pe~ tale episodio, comunque si ~imanda alla pa~te della sentenza che specificamente se ne occupa, ~imanendo in questa sede soltanto da
  • 49. - Pag.4.428 - sottolineare la particolare refluenza che la partecipazione del Bonanno a questo grave episodio, del quale si rese protagonista insieme al altri autorevoli rappresentanti delle piu' agguerrite famiglie di Cosa Nostra, non puo' non avere circa la formazione del convincimento relativo al suo attivo inserimento, anche du:rante la sua detenzione, nelle milizie operanti dell'associazione mafiosa. Conferma se ne trae dalle dichiarazioni di Salvatore Anselmo (Vol.133 f.262) e (Vol.134 f.169), il quale durante il periodo di comune detenzione noto' che il Bonanno manteneva stretti legami con Benedetto Capizzi, Salvatore Fazio, Pietro Fàscella e Giuseppe Gambino, che all'interno del carcere erano spicco". "elementi di Ed ulterio:re conferma emerge da un episodio conce:rnente anche il coimputato Andrea Vassallo, medico affiliato a Cosa Nostra, secondo le dichiarazioni di Salvatore Contorno.
  • 50. - Pag.4.429 - Il predetto. invero, redasse il 7 luglio 1982 relazione sanitaria attestante una "lesione inveterata dei tendini estensori del IV dito all'interfalangeo prossimale". asserendo che il Bonanno necessitava di ricovero presso la cattedra di chirurgia della mano dell' Universita' di Pavia. Convocato per chiarimenti, era ben possibilein realta'preciso' eseguire che in Palermo (cosi' evitando un pericoloso trasferimento del detenuto in Pavia) urgenza (ve di Con ordinanza ai n.033082 033088 del 28 settembre l'intervento. carattere di in(Vol.4/L)), che non presentava comunque 1982 (n.03310S in (Vo1.4/L)) venne pertanto disposta la traduzione temporanea del Bonanno per i necessari interventi, possibilmente in forma ambulatoriale, presso il Reparto di Plastica Civico didell'OspedaleChirurgia Palermo. Ivi i sanitari giudicarono il prospettato intervento chirurgico non necessario (la relativa documentazione. che dovrebbe essere inserita ai (Vol.6/L f.350) e
  • 51. - Pag.4.430 - (Vol.6/L f.351»,non si ~inviene t~a le ca~te p~ocessuali, mancanti di tali fogli, dispe~si du~ante le ope~azioni dip~obabilmente fotocopiatu~a o mic~ofilmatu~ai tuttavia e' nel quale il Bonanno venne conoscendosifacilmente pe~iodo, settembre ~icost~uibile, immediatamente 1982, successivo al il 28 inviato ambulato~iamente p~esso il Repa~to di Ospedale civico diplastica dell'Chi~u~gia Pale~mo». L'episodio e' pa~ticola~mente inquietante, sia pez:che' significativo della assoluta disinvoltuz:a con la quale il Vassallo ese~citava la sua p~ofessione sanitaz:ia con ~iguaz:do ai nume~osissimi affiliati a Cosa Nostra a favore dei quali prestava la sua opera, sia perche' il "consigliato" tz:asfe~imento del detenuto a Pavia, pez: intervento non necessario e, essere z:icordato senza al comunque, Pale~mo, non urgente e ben non puo' eseguibile in contempo ~ichiamare alla memo~ia la fuga che il Bonanno poco tempo dopo ed alla vigilia della sua condanna all'ergastolo avrebbe
  • 52. attuato, - Pag.4.431 - allontanandosi dalla sede di sua obbligata dimo%a. L'attivo inse%imento del Bonanno nelle milizie ope%anti di Cosa Nost%a natu%almente perdu%a sin durante la suddetta fuga, che si e' dimost%ato nella parte della sentenza dedicata a tale episodio, ideata ed agevolata dall'o%ganizzazione criminosa con l'impegno di suoi esponenti mandati in appoggio ai tre fuggiaschi, ed anche, di Giovanni Melluso secondo le dichia%azioni (Vol.8? f.81), durante la successiva latitanza, agevolata in Milano, assieme a quella del Puocio e del Madonia, da Nitto Santapaola ed Angelo Epaminonda. All'imponente quad%o probatorio piu' sopra esposto vanno aggiunte, infine, le dichia%azioni di Tommaso Buscetta f.35)j (Vo1.12.4/A ((Vol.124 f.19), (Vol.124 f.Gn, (Vo1.124/A f.62.),
  • 53. (Vol.125 f.13).Ed, infatti, (Vol.12.4/A f.10S» e Salvatoze Contozno mentze quest'ultimo ha zifezito dell'appaztenenza del Bonanno a Cosa Nostza, senza tuttavia specificazne la famiglia, Buscetta lo ha collocato nella famiglia di S. Lozenzo, zifezendo di avezlo conosciuto pez la prima volta in cazcere all'epoca del processo c.d. dei 114 e di averlo avuto presentato successivamente come "ucmo d'onore" sempre durante un peziodo di detenzione. Va, peztanto, l'imputato rinviato a giudizio pez zispondere dei zeati di cui agli artt.416, 416 bis e 374 C.P., contestatigli coi mandati di cattura n.2.74/81 del 27 giugno 1981 (sostituito questo dal 163/83, a sua volta sostituito dal 280/84) e 323/84 nonche' con l'ordine di cattura 2.86/83 del 2. gennaio 1984. Va invece prosciolto dalla imputazione di cui agli addebitatagli artt.3 e 9 col mandato legge 1423/1956, di cattura 280/84, perche' il fatto contestato non e' preveduto dalla legge come reato.
  • 54. - Pag.4.433 - Nulla, infine, e' emerso a suo carico in ordine al contestato traffico di sostanze stupefacenti e, pertanto, va altresi' prosciolto dai reati di cui ag1i artt. 75 e 71 1egge n.685 del 1975 contestatigli 001 mandato di cattura n.323/84.
  • 55. - Pag.4.434 - Bonanno Francesco Denunciato con rapporti del 29 luglio 1983(Vol.8/L f.1) e del 7 febbraio 1984(Vol.8/L f.96) dei Carabinieri di Ales e Gonnosno' per aver agevolato la fuga dai comuni di obbligata dimora di Vincenzo Puccio, loro Armando Bonanno e Giuseppe Madonia, venne emesso nei suoi confronti mandato di cattura n.280/84 del 16 agosto 1984 (Vol.8/L f.98), con il quale gli furono contestati i reati di cui all'art.416 C.P.e di cui all'art.378 C.P. Dopo la riunione del suddetto al presente procedimento, con mandato di cattura n.323/84 del 29 settembre 1984 gli fu ricontestato (con piu' ampia formulazione, comprensiva della precedente) il reato di cui all'art.416 C.P. ed ulteriormente addebitati quelli di cui agli artt.416 bis C.P., 75 e 71 legge n.685 del 1975.
  • 56. - Pag.4.435 - L'imputato e' rimasto latitante. Del Bonanno si e' gia' ampiamente trattato nella parte della sentenza dedicata all'omicidio del Capitano Basile, rilevando che l'imputazione di cui all'art.378 C.P. non appare conciliabile con quella di cui all'art.416 C.P. e che la sua appartenenza alla stessa organizzazione criminosa del Puccio, del Madonia e del fratello Armando Bonanno e' dimostrata dalle circostanze e modalita' della fuga, cui, con il costoro si diedero. Le caratteristiche dell'associazione, delineatesi suo aiuto, mafiose compiutamente dopo le rivelazioni di Tommaso Buscetta, di cui ampiamente tratta altra parte della sentenza, legittimano la successiva contestazione di cui all'art.416 bis C.P. Va rinviato a giudizio per rispondere delle suddette imputazioni di cui agli artt.416 e 416 bis C.P., mentre va prosciolto perche' il fatto non costituisce reato dall'imputazione di cui all'art.378 C.P.
  • 57. - Pag.4.436 - Nulla e' inoltre emerso a suo carico in stupefacenti, traffico di sostanzeordine al contestato nel quale, secondo lo stesso Buscetta, non tutti gli affiliati a famiglie mafiose sono coinvolti. Va pertanto, altresi' prosciolto per non aver commesso i fatti dalle imputazioni di cui agli art.75 e 71 legge n.685 del 1975 contestategli con il mandato di cattura n.323/84
  • 58. Bonanno Luca Indicato da Antonino Federico (Vol.87 f.54) quale esponente mafioso legato alla "famiglia" di Ciaculli, venne emesso a suo carico mandato di cattura n.323/84 del 29 settembre 1984, col quale gli furono contestati i reati di cui agli artt.416 e 416 bis C.P., 75 e 71 legge n.685 del 1975. Si e' protestato innocente, asserendo di essere estraneo a qualsivoglia organizzazione criminosa e di aver conosciuto il Federico soltanto durante un comune periodo di detenzione. Il Federico ha invece riferito che il Bonanno era dedito nel nord dell'Italia alla consumazione di delitti contro il patrimonio, tra cui lo stesso Feder.ico, Aldo segnatamente palermitani, estorsioni, insieme ad altri D'Amico, Enzo Vaglica e Giuseppe Zanca.
  • 59. - Pag.4.438 - P%op%io quest'ultimo, anzi, stato sospettato dai suoi co%%ei di ave% fatto una "soffiata" ai Ca%abinie%i, i quali, inte%venuti du%ante la consumazione di una esto%sione, avevano ingaggiato uccidendo il Vaglica. un conflitto a fuoco, %ito%sione nei conf%onti del sospettato Zanca, pe%tanto, il Bonanno, con Aldo D'Amico, aveva concepito l'intenzione di la %elativaottenere uccidere recato a il traditore Palermo per ed, all'uopo, si era "autorizzazione" da parte dei Greco di alla cui "famiglia" appa%teneva. Ciaculli, pero' non avevano dato l'invocato "imp%imatur" al delitto ed anzi lo stesso Federico e%a stato invitato ad una riunione, tenutasi presso il cinema Oriente degli Zanca, presenti Carmelo e Pietro Zanca, Piet%o Nicchi, il D'Amico e il Bonanno. Nell'occasione si discusse circa la ventilata intenzione di questi ultimi di
  • 60. - Pag.4.439 - uccidere Giuseppe Zanca e si fini' col ritenere che a nutrire tali p:ropositi fosse stato o:riginariamente Toto' Vaglica, fratello dell'ucciso Enzo. E proprio per tale ragione, secondo il Federico, il Vaglica era stato successivamente convocato dal noto Piet:ro Lo Iacono, che, fo:rte della sua auto:rita', lo aveva "invitato" a comportarsi bene e non piu' f:requentare il Bonanno ed il D'Amico. Orbene, il fatto che il Bonanno abbia ritenuto di dover previamente informare i suoi capi famiglia del proposito di uccide:re Enzo Vaglica e che per indagare sull'episodio siano immediatamente dimostraPietro Lo intervenuti Iacono, gli Zanca e quindi l'appartenenza dell'imputato a "Cosa Nostra", quale affiliato alla famiglia di Ciaculli. Del resto gia' il 16 febbraio 1978 il Bonanno, che nell'anno precedente era rimasto coinvolto in indagini condotte dai Carabinieri di Torino a carico di una associazione per
  • 61. - Pag.4.440 - delinquere dedita a furti e sequestri di persona, era stato tratto in arresto dai Carabinieri di Milano nel corso di una operazione tendente alla cattura del pericoloso latitante catanese Giuseppe Mirabella (vedi rapporto Carabinieri di Milano del 1978 a(Vol.2 f.266». 19 febbraio Localizzato in Legnano un appartamento nella via Ciro Menotti 14, occupato da tale Anna Aiello, convivente del Mirabella, i militi, dopo una serie di appostamenti, vi fecero irruzione, ivi sorprendendo diversi uomini in atteggiamento e John Richard Li sospetto, tra i quali Montalto, Francesco Luca RineJla Bonanno, Salvatore Voti, che dichiaravano di non conoscersi tra loro e di essere tutti casualmente approdati in quel luogo in cerca di donne con cui congiungersi carnalmente. Sospettati dapprima di essere gli autori di gravi omicidi in quei giorni commessi in Palermo, tutti i suddetti venivano
  • 62. successivamente - Pag.4.441 - sca:rcez:ati, ma al di la' dell'esito giudiziaz:io della vicenda non puo' non essez:e sottolineata la ciz:costanza della pz:esenza nello stesso luogo, costituente il z:ifugio di pez:icoloso latitante catanese, di Salvatoz:e Montalto, divenuto poi, Tommaso Buscetta, z:eggente della mafiosa di Villabate; di Fz:ancesco secondo :famiglia Rinella, stz:ettamente impaz:entato con i Maz:chese di Coz:so dei Mille; di Jhon Richaz:d Li Voti coinvolto nel pz:ocedimento penale contz:o Spatola Rosaz:io ed altz:i e z:iguaz:dante pz:ecipuamente la famiglia mafiosa di Salvato:re Inzez:illo, e dello stesso Luca Bonanno, successivamente accusato di appaz:tenenza a Cosa Nostz:a da Antonino Fedez:ico, le cui dichiaz:azioni in pz:oposito cosi' un indiscutibile z:iscontz:o. z:icevono Va, pez:tanto, l'imputato z:inviato a giudizio pez: z:ispondez:e dei z:eati di cui agli a:rtt.416 e 416 bis C.P., contestatigli col mandato di cattuz:a n.323/84.
  • 63. - Pag.4.442 - Nulla e' invece emerso a suo carico in ordine al contestato traffico di droga e va, pertanto, prosciolto dalle relative imputazioni di cui agli artt.75 e 71 legge n.685 del 1975, addebitategli con lo stesso mandato di cattura.
  • 64. - Pag.4.443 - Bonetti Ivano Nei confronti di Ivano Bonetti venne dal Procuratore dellaemesso Siracusa ordine di cattura Repubblica di 213/82 dell'11 ottobre 1982, per i reati di cui agli artt.75 e 71 legge n.G85 del 1975, essendo emerso da indagini espletate in quella circoscrizione che lo stesso era coinvolto nella importazione di GOO Kg. di hashish dal Marocco effettuata ad opera di una banda di trafficanti capeggiata da Nunzio Salafia. L'episodio era gia' oggetto di indagini da parte di questo Ufficio che aveva in proposito raccolte le dichiarazioni di Armando Di Natale, concernenti pero' Ferlito. anche l'omicidio di Alfio Per ragioni di connessione, pertanto, il Procuratore della Repubblica richiesta del quale questo Ufficio P.M. di Siracusa trasmetteva gli atti di Palermo, emetteva al a nei
  • 65. - Pag.4.444 - confronti del Bonetti mandato di cattura 461/82 del 25 novembre 1982, ricontestadogli i suddetti reati di cui agli a%tt.75 e 71 legge n.68S del 1975. Della vicenda t%atta ampiamente la pa%te della sentenza dedicata all'omicidio di Alfio Ferlito ed in quella sede si e' rilevato che, dovendo esser prosciolti da quest'ultima imputazione (e da quella loro successivamente contestata di omicidio del gene%ale Dalla Chiesa) i prevenuti Nunzio Salafia, Salvato%e Genovese ed Antonino Ragona, cui era stata addebitata in forza delle dichiarazioni del Di Natale, e ' venuta meno ogni ragione di connessione al presente procedimento dei fatti addebitati al Bonetti, il piu' grave dei quali (l'associazione per delinquere finalizzata al t%affico di sostanze stupefacenti) Si%acusa commesso. risulta in Va dichia%ata, pe%tanto, l'imcompetenza del Giudice Istrutto%e di Palermo in ordine ai reati di cui ai capi 1& e 27 dell'epig%afe
  • 66. - Pag.4.445 - ascritti al Bonetti e trasmessi al Procuratore della Repubblica di Siracusa gli atti che lo riguardano (previa acquisizione di copia dei medesimi a questo procedimento), specificamente indicati nelle richiamata parte della sentenza dedicata all'omicidio di Alfio Ferlito.
  • 67. - Pag.4.446 - Bonica Marcello Nei confronti del Bonica il P.M. di Roma ha emesso, il 22 ed il 30.11.1983, gli ordini di cattura n.1135/83 e 1169/83, per i delitti di associazione per delinquere e finalizzata al traffico di stupefacenti (capi 9 e 20 dell'epigrafe); gli atti sono stati trasmessi successivamente a questo Ufficio per competenza per connessione. particolare. nella parte 2-, capitolo 4-), Come si e ' ampiamente illustrato (in le indagini della Guardia di Finanza di Roma, iniziate su alcuni soggetti che apparivano degli spacciatori di stupefacenti di medio calibro sul mercato della Capitale, hanno gradualmente consentito di accertare che quei soggetti erano i terminali della pericolosissima organizzazione mafiosa dei Ferrera e di Nitto Santapaola, dedita ad ogni sorta di delitti, fra cui il traffico anche internazionale di stupefacenti, e collegata con la mafia palermitana.
  • 68. - Pag.4.447 - Bonica l'1a:r:cello e' sicu:r:amente un consociato e gode della assoluta fiducia dei capi, tanto che svolgeva le funzioni di autista e gua:r:dia spalle dei Ferre:r:a ("cavadduzzi") du:r:ante i lo:r:o soggio:r:ni nella Capitale; sono stati acce:r:tati anche suoi contatti con Giovanni Rapisa:r:da gli Ie:r:na e i Cannizza:r:o, tutti appartenenti alla medesima o:r:ganizzazione. Nonostante che, nel suo inte:r:rogatorio, egli abbia negato anche le cose piu' evidenti «(Fot.121435) - (Fot.121437)), le indagini della Finanza (in pa:r:ticola:r:e, le inte:r:cettazioni e i pedinamenti) e, poi, le dichia:r:azioni di alcuni coimputati ne hanno dimost:rato la colpevolezza in o:rdine ai :r:eati asc:rittigli. Una p:rima telefonata all'utenza :romana del coimputato Giovanni Rapisa:r:da viene effettuata da l'1a:rcello Bonica il 16.3.1983 «Fot.114649) - (Fot.114650)); incontrarsi. Il casa del i due successivo stabiliscono di 22.3.1983, Bonica, da
  • 69. Rapisarda, - Pag.4.448 - telefona a casa della convivente di Giuseppe Ferrera, a S.Agata Li Battiati, e l'avverte che il Ferrera era partito da Roma (Fot.114651lj da notare la cura con cui il Bonica evita di pronunziare il nome del Ferrera. "M: Signora Lucia, buongiorno. L: Si', un attimo . U: Come state? M: L'amico e' partito. U: Ahi M: E'partito .... Siccome c'era lo sciopero ..... e lo hanno revocato. U: E non e' partito? M: Si' 10 hanno revocato . U: Va bene Poi lo chiamo io piu' tardi, la'". I contatti tra i membri dell'organizzazione venivano seguiti con attenzione dalla Guardia di Finanza di Roma e, il 21.3.1983, Marcello Bonica veniva notato e fotografato insieme con Rapisarda Giovanni, il quale, poi, lo accompagnava in quella via Scribonio Curione, ove era ad attendere Francesco Cannizzaro (Fot.114666).
  • 70. - Pag.4.449 - Il 23.3.1983 veniva notato nel negozio di Cannizzaro Umberto; poi, mentre era a casa del Rapisarda, veniva raggiunto, a tarda sera (ore 22.50), da una telefonata che si riporta essendone il contenuto molto interessante ((Fot.114685) - (Fot.114686»: M = Marcello U: Pronto Marcello U = Uomo Senti, guarda che fai. Domani alle cinque di mattina ... parti e te ne vai a casa di Pippo ..... la'. Hai capito? M: Si' I U: E ti otto M: Dove? prendi un appuntamento con "GIMIA" alle U: Al "marocco" ... vai a pr~ndere Pippo a casa . gli dici "andiamo al Marocco" alle otto . tu ce l'hai il numero di Pippo . M: Ma Pippo e' a Catania . U: No, a Battipaglia .
  • 71. - Pag.4.450 - M: Ah, mi sembzava si', si', va bene... PI U: Hai capito? .. e tutto quello che ha ... 10 deve tzasfozmaze a pezzi ... M: Si'? Si' va bene. Ho capito. Ti voglio dire .. . , allora io domani mattina . U: Tu parti alle cinque cosi' pez le sette sei li' 10 pzendi M: Non dire piu' niente; ho capito. U: Chiami Gimia gli dici alle otto fatti trovare al Mazocco pzendi tutto quello che ~ tutto ~ 10 tzasforma in gioznata Senti e alle otto e mezza chiama quarantuno, quarantanove, ottantanove (414989) M: Va bene. U: Lo hai sczitto? M: Aspetta un minuto 414989 a Catania . U: Gli chiamiamo noi a Gezemia e gli diciamo che elle otto si fa trovaze la' , M: Si e' meglio . U: e tu ci devi azrivaze alle sette sei e mezza devi arrivaze da Pippo ... lo pzendi ...
  • 72. - Pag.4.451 - lo alzi e lo porti la' hai capito . partendo verso le quattro e mezza non ti scordare Marcello? Va bene . M: No e come me lo scordo. u: E'una cosa importante tutto quello che ~ gli dici deve trasformare . M: Dimmi una cosa, ci va ora? U: Vacci adesso cosi' li contate li ra~cogli li contate li aggiustate tutti " Nonostante il contenuto della conversazione non appaia interamente comprensibile, e ' evidente che il Bonica aveva ricevuto l'ordine di recarsi a Battipaglia con "Gimia" (non meglio identificato) per rilevare Giuseppp Ferrera (si ricordi che quest'ultimo e' stato arrestato a Napoli) e compiere delle operazioni di contenuto molto sospetto. L'utenza Marcello venivaBonica indicata nella telefonata corrisponde a quella del pregiudicato catanese Mirabella Salvatore (n.25.9.1943). Il 29.3.1983, individuato mentre, alla guida dell'Alfetta
  • 73. - Pag.4.45Z - tazgata Roma T-44655, accompagnava all'Aezopozto di Fiumicino Antonino Fezzeza, il quale paztiva alla volta di Catania CFot.1147ZZ); inoltze, il 26.5.1983 a Catania, da casa di Pippo Fezzeza, telefonava alla moglie pez dizle che non sazebbe toznato a casa CFot.114760). Aggiungasi che l'Alfetta, usata dal Bonica a Roma pez accompagnaze i Fezzeza veniva notata, il 9.7.1983, a Catania davanti alla abitazione di un altzo Cazmelo CFot.114760). consociato, Savoca Queste zisultanze, gia' pez se' estzemamente significative, zisultano ampiamente confezmate da quanto si e ' esposto sul coinvolgimento dei Fezzeza e dei Cannizzazo nel tzaffico inteznazionale di stupefacenti e sulle fozniture di eroina agli stessi da parte dell'organizzazione di Koh Bak Kin . zichiamano stesso Si dichiarazioni dello in pazticolaze, Kin, le di
  • 74. - Pag.4.453 - Dattilo Sebastiano, di Piet1::o De Riz e, soprattutto, di Thomas Alani il primo, oltre a riferire analiticamente in ordine ai suoi contatti con l'organizzazione dei Ferrera, ha fotograficamente riconosciuto Bonica Marcello, soggiungendo trattarsi di quel Marcello da lui incontrato, in un ristorante, a Frascati: in quell'incontro erano presenti anche Pippo Ferrera, Pietro De Riz e Sergio Grazioli e si discusse dei pagamenti di forniture di eroina «Fot.083496) - (Fot.085146)). Il Bonica ha tentato anche di far valere una sua presunta infermita' mentale ma la perizia psichiatrica disposta dall'Ufficio ha posto in evidenza che egli e' solamente affetto da "sindrome borderline" (caratterizzata dall'alternanza di fasi di quiescenza comportamentale e fasi di attivazione dei contenuti patologici) ed e' sicuramente capace di intendere e di volere ((Fot.123049) (Fot.123065)) .
  • 75. - Pag.4.454 - Del Bonica ha parlato, inoltre, Dattilo Sebastiano, incontrato il quale ha riferito di averlo nella villa di Giuseppe Ferrera, insieme con Salvatore Ercolano prima di partire per la Grecia insieme col Ferrera e con l'Ercolano in rela2ione ad un affare concernente l'importa2ione in Italia di un ingente quantitativo di hashish. Il prevenuto, pertanto, deve essere rinviato a giudizio per rispondere di entrambi i reati contestatigli.
  • 76. - Pag.4.455 - Bono Alfredo Indicato da Tommaso Buscetta eVo1.124 f.20) + (Vol.124/A f.33), eVOli124/A f.70), eVol.124/A f.79), eVol.124/A f.80), (Vol.124/A f.8", (Vo1.1Z4/A f.85L eVo1.1Z4/A f.104), (Vol.124/A f.108) + eVol.124/B f.56), quale affiliato alla famiglia mafiosa di S.Giuseppe Jato, venne emesso nei suoi confronti mandato di cattura 323/84 del 29 settembre 1984, con il quale gli furono contestati i reati di cui agli artt.416 e 416 bis C.P., 75 e 71 legge n.685 del 1975. l'assenza Si e' contestazioni rifiutato mossegli, di rispondere stante alle all'interrogatorio dei suoi difensori.
  • 77. - Pag.~.456 - Con memo~ia del 30 settemb~e 1985 la difesa dell'imputato ha eccepito la nullita' dell'interrogatorio, l'immediatadifenso~i, ed per ha mancato chiesto avviso ai esca~cerazione del Bono pe~ mancato valido inter~ogato~io ent~o i te~mini presc~itti dalla legge. Risulta, invece, che l'avv. Salvatore Catalano, difenso~e dell'imputato. venne in data 6 ottobre 1984 regolarmente avvisato dell'espletamento dell'atto ist~utto~io, fissato per il successivo 10 ottob~e 1984 (Vol.134 f.14) e me~aviglia pe~tanto sia stata proposta la p~edetta eccezione di nullita'. Sussistono a suo ca~ico sufficenti prove di colpevolezza. Ed invero il suo organico inserimento nell'organizzazione mafiosa ed, addirittura, i suoi stretti legami col famige~ato Luciano concernente il sequestro degli Leggio e~ano procedimento gia' eme~si nel co~so del indust~iali Tor~ielli e Rossi di Montele~a, di cui tratta la sentenza della Corte
  • 78. di - Pag.4.457 - Appello di Milano dp.l 12 dicembre 1979 ((Vo1.220 f.1) e segg.). Durante quelle indagini, infatti, venne accertato, attraverso la testimonianza della teste Rita Ferrentina (Vo1.220 f.170), che un appartamento in via Friuli 5 di Milano era stato abitato sin dall'agosto 1971 dai palermitani Giuseppe ed Alfredo Bono e Salvatore Enea, che circolavano armati e che ivi tenevano spesso "riunioni di mafia", cui intervenivano Luciano Leggio, Salvatore Riina ed altri. E nella stessa ricniamata sentenza della Corte di Appello e' cenno di altro significativo precedente del Bono, il quale, in data 25 febbraio 1974, era stato fermato in Palermo ment:re, armato di una rivoltella calibro 38 e con falsi documenti intestati a tale "Bonomi Alfredo", si accompagnava ai p:regiudicati Michele Zaza, Biagio Ma:rtello e Salvatore Santomau:ro (Fot.455933).
  • 79. - Pag.4.458 - Ma. t~alasciando di conside~a~e le piu' antiche vicende giudizia:rie del Bono. va :ricordato che in data 7 febbraio 1983 ((Vol.30/Q f.1) e segg.). con ~appo~to congiunto dei Cent~i Criminalpol Lomba~dia. Sicilia e Lazio. il p~evenuto. unitamente al f~atello Giuseppe ed altri numerosi personaggi. venne denunciato pe~ il reato di associazione pe~ delinquere giudizia:r:ia di Roma e Milano conall'autorita' :r:ife:r:imento alla sua molteplice attivita' c~iminosa. p:revalentemente esplicantesi nel campo del comme:r:cio delle sostanze stupefacenti e nel ~iciclaggio degli ingenti p~ofitti cosi' ~icavati. La denuncia diede o~igine a due distinti procedimenti dinanzi quelle auto~ita' giudiziarie e le relative ist:r:uttorie si sono recentemente concluse con ordinanze di ~invio a giudizio del 20 dicembre 1984 ((Vol.149/A f.l) e segg.) e segg.). del 25 marzo 1985 (Vo1.196 f,n e
  • 80. - Pag.4.459 - E' necessario, pertanto, far cenno delle risultanze di quei procedimenti, i cui provvedimenti conclusivi, cosi' come l'originario rapporto di denuncia ed i suoi allegati, sono stati acquisiti in copia al presente procedimento ai sensi dell'art.165 bis C.P.P. Leggesi, tra l'altro, nell'ordinanza del Giudice Istruttore di Roma che Alfredo Bono e' risultato uno dei dirigenti al massimo livello dell'organizzazione criminale ed uno degli esponenti mafiosi di maggior rilievo. Nel corso di intercettazioni telefoniche espletate in procedimento n.6122/82 pendente presso il Tribunale di Roma contro Badalamenti Gaetano + 18 emergevano suoi stretti rapporti col citato Badalamenti, con Gerlando Alberti, Enea Antonino, Brusca Bernar.do, Vito Palazzolo, Girolamo D'Anna ed altri esponenti mafiosi, tutti coinvolti in attivita' palesemente illecite, come contrabbando di tabacchi e ricettazione.
  • 81. Dopo - Pag.4.460 - il menzeionato a~~esto del Bono. sorp~eso in compagnia nel 1974 con Michele Zaza, venne nel 1977 nuovamente sorpreso, questa volta dai Carabinieri di Napoli, mentre partecipava ad un summit di esponenti di mafia e camorra (fra i quali Tommaso Spadaro e Salvatore Enea) nel ristorante Ferdinando di Napoli. Riusci' questa volta a sottrarsi all'arresto, esibendo falsi Viareggio documenti intestati a tale Mascolino. Con gli stessi documenti venne poco tempo dopo sorpreso a Campione d'Italia in possesso di ingenti somme in valuta straniera (Vol.149/A f.314). Nel 1~78 venne arrestato a sempre in compagnia di Michele Zaza e Salvato~e Enea e nel insieme 1982 a Pale~mo ment~e si trovava a Matteo Cristofalo e Francesco Di Matteo. quest'ultimo nipote di Antonio Salamone (Volo 149/A f.315). Gab~iella Dalle (Vo1086 dichiarazioni f.138), di Luciano Ferri Tasso
  • 82. - Pag.4.461 - (Vol.86 f.13S) +eeVol.18 f.116) + (Vo10186f.132.) e Giorgio Fontanella (Volo 12.3 f.141 ) emerge che il Bono era uno dei frequentatori degli uffici della Datra s.r.l. nella via Larga 13 in Milano, luogo di abituale convegno anche di tutti i fratelli Fidanzati, Ugo Martello, Gerlando Alberti, Vittorio Mangano, Carollo Gaetano e i fratelli Enea. Nel 1982., sotto il falso nome di Federico Rocca, si incontra a Parigi col solito Zaza, con Nunzio Barbarossa ed Antonio Salamone ed altri intercettazioni incontri, come emerge telefoniche, dalle espletate ha nel corso dello stesso anno con altri esponenti del gruppo di Zaza (Vol.149/A f.317). Francesco Gasparini ed altri personaggi sentiti nel corso del procedimento istruito in Roma hanno riferito della intensa attivita' del Bono nel traffico
  • 83. - Pag.4.462 - delle sostanze stupefacenti ed identiche sono le risultanze delle intercettazioni telefoniche espletate, dalle quali emerge che il Bono era uno dei terminali degli ingenti quantitativi di dollari provenienti dagli USA e provento certo del traffico di eroina (Vol.149/A f.317) e (Yo1.149/A f.318). Analoghe sono le risultanze del procedimento istruito dall'Autorita' giudiziaria di Milano, giudizio e' nella cui ordinanza di rinvio a altresi' cenno di talune telefonate tra l'imputato ed ~l fratello Giuseppe,nel corso delle quali l'Alfredo chiama il congiunto "padrino"; dei falsi nomi costantemente usati dal Bono nelle conversazioni telefoniche intercettate; dei suoi costanti contatti con Salamone Antonio, Gaetano Fidanzati, Ugo Martello e Salvatore Enea e dei frequenti viaggi all'estero compiuti con costo:r.o o pe r: incontrarsi coi medesimi (Vo1.196 f.112), (Yo1.196 f.115L (Vo1.196 f.124).
  • 84. - Pag.4.463 - Come sopra dimostra'ta la re'te di collegamenti del Bono con i piu' prestigiosi esponenti delle organizzazioni criminali ed il suo diretto coinvolgimen'to nel 'traffico delle sostanze stupefacenti. occorre esaminare le dichiarazioni rese sull'impu'ta'to da Tommaso Busce'tta. che confermano puntualmen'te 'tutte le gia' acquisi'te risul'tanze, chiarendo 'tu't'tavia l'organico inserimento del Bono nella associazione mafiosa Cosa Nostra ed il ruolo all'interno di essa. Ha riferito il Buscet'ta che il Bono e' affilia'to alla famiglia mafiosa di S.Giuseppe Ja'to, il cui capo e' An'tonio Salamone, ed ha ricorda'to di averlo conosciuto all'Ucciardone nel 1974, allorche' era sta'to arres'ta'to insieme a Michele Zaza. In quella occasione il Bono gli venne ritualmente presentato come "uomo d'onore" e successivamen'te lo s'tesso gli preciso' la famiglia di appar'tenenza. Ha aggiunto il Buscetta che vi era grande familiari'ta' 'tra il Bono e Michele Zaza, 'tan'to che ques't'ultimo si
  • 85. - Pag.4.46'1- rivolgeva al primo chiamandolo "cumpariello", ossia padrino, ed anzi che tra le ragioni per le quali Zaza era divenuto "uomo d'onore" v'era proprio lo stretto legame con il Bono. Anche Salvatore Contorno (Vol.125 f.15), (Vo1.125 f.72), (Vo1.125 f.95), (Vo1.125 f.115), (Vol.125 f.161) ha ribadito l'appartenenza dell'imputato a Cosa Nostra, pur indicandolo, con comprensibile imprecisione, non come affiliato alla famiglia di S.Giuseppe Jato, bensi' a quella del fratello Giuseppe, con il quale lo ha detto particolarmente legato, nel fratelli ambienti ai agli stupefacenti, Ciulla ed traffico degli Fidanzati, ai napoletani. E prima ancora Gennaro Totta (Vol.7Z f.58) ne aveva rivelato i collegamenti coi fratelli Grado, che sulla piazza di Milano avevano preceduto i Fidanzati ed i Ciulla
  • 86. - Pag.4.465 - nel monopolizzare il traffico degli stupefacenti. Sull'attivita' del Bono in Milano si e' (Vol.172 f.146), (Vol.172 f.223), Angelo Epaminondapoi a lungo f. 54), (Vol.172 f.2.09), (Vol.172. soffermato (Vol.172. f.196), (Volo 172. f.2.2.8) f.12.7) , (Vol.172. f.2.l0), + (Vol.18l (Vol.172 f.2.08), (Vol.172 f.2.72.), indicandolo come il maggior esponente, insieme a Gaetano Fidanzati ed a Salvatore Enea, della mafia siciliana nella citta' lombarda ed attivamente coinvolto nel traffico di droga. Ha precisato l'Epaminonda di aver casualmente conosciuto il Bono nel corso di una rapina fatta con Francis Turatello in una bisca di Brera, dove il Bono si
  • 87. - Pag.4.466 - intratteneva a giocare e dove era stato anche malmenato dai :r:apinatori. Successivamente l"Epaminonda, pe:r: miglio:r:are i suoi :r:appo:r:ti con lui, aveva inserito nel suo gruppo esponenti Zanca, ma, per la naturale mafiosi o Bronzini e aspiranti Giuseppe tali, quali Alessandro conco:r:renza fra i gruppi criminali e, secondo l'Epaminonda, anche pe:r:che' il Bono non aveva mai dimenticato l'offesa subita, aveva indotto i detti Bronzini e Zanca a distaccarsi da lui, cercando addirittura di convincere ad ucciderlo. il Bronzini Ha ancora l'Epaminonda riferito sugli strettissimi legami fra il Bono e Lello Liguori, presso cui il palermitano riceveva ospitalita' durante i periodi di latitanza. Quanto, infine, allo schieramento del Bono nel corso della c.d. "guerra di mafia", gia' sufficientemente indicativi sono i suoi legami e mafiosi col fratello Giuseppe e coiparentali Fidanzati, dall'esame ma ulteriori di elementi emergono talune
  • 88. - Pag.4.467 - inte:rcettazioni delle indagini telefoniche espletate nel co:rso conclusesi col menzionato :rappo:rto del 7 febb:raio 1983 ((Vol.30/Q f.1) e segg.). Giova in p:roposito p:remette:re che Antonio Salamone, capo della famiglia di S.Giuseppe Jato, anche se di fatto sostituito in tale ca:rica da Be:rna:rdo B:rusca, fido alleato dei co:rleonesi, si e:ra da tempo :reso i:r:repe:ribile pel:che' allontanatosi al:bit:ral:iamente dal comune ove e:ra stato inviato in obbligato soggio:rno. Il Salamone, tuttavia, :rient:ro' inaspettatamente in Italia il 25 ottob:re 1982, ostentando la sua p:resenza all'evidente scopo di fa:rsi subito :rint:raccia:re dagli o:rgani di Polizia. La ci:rcostanza, che :risultava ancol:a inspiegabile ai :redatto:ri del citato :rappo:rto del 7 febb:raio 1983, appa:re esau:rientemente chia:rita nel :rappo:rto data 28 gennaio 1985 del Nucleo Centl:ale Anticrimine (Vol.181 f.SO), che, alla luce delle rivelazioni di Tommaso
  • 89. Buscetta, - Pag.4.468 - nel frattempo intervenute, fornisce una limpida spiegazione di numerose telefonate fra Antonio Salamone, il di lui fratello Nicola, Alfredo e Giuseppe Bono, intercettate nel corso di quelle indagini. All'epoca il Salamone si trovava in Brasile ed i suoi interlocutori, utilizzando frasi in chiave ed appellativi, dei quali solo le successive vicende hanno consentito l'interpretazione, lo informavano che, a seguito di voci denigratorie messe in giro sul suo conto probabilmente da Giuseppe Ganci, il Brusca, indicato con vari appellativi ma in una telefonata del ZO luglio 198Z fra il Salamone e il fratello Nicola chiamato da costui proprio "Bernardo", pretendeva che il suo "capo", per riabilitarsi all'occhio dell'organizzazione, compisse un non meglio precisato crimine in Brasile ai danni di una persona mai nominata, che non e' difficile immaginare fosse proprio Tommaso Buscetta. All'azione avrebbero dovuto partecipare Alfredo Bono, Nicolo' Salamone ed
  • 90. - Pag.4.469 - alcuni "picciotti" fo~niti da tale "Pine'". che tutto lascia intende~e fosse p~op~io il famige~ato Pino G~eco detto "sca~puzzedda". Le conve~sazioni telefoniche si p~ot~aggono pe~ alcuni mesi. semp~e sullo stesso a~gomento. inf~amezzate da viaggi di Nicolo' Salamone e Alf~edo Bono in B~asile ed di Antonio Salamone. in Eu~opa Quest'ultimo te~give~sa e p~ospetta piu' volte la difficolta' dell'ope~azione. cui e' con ogni evidenza decisamente ~estio, pu~ manifestando est~ema p~udenza e ~accomandando in alt~e conversazioni con i suoi familia~i di manifesta~e ossequio. al Brusca il dovuto ~ispetto ed Il 2.5 ottob~e, coma si e' detto. Antonio Salamone ~ientra in Italia. cosi' autoescludendosi dall'o~ganizzazione e lasciando campo libe~o al B~usca, fido alleato dei corleonesi. conto dei quali evidentemente agiva al pe~ fine di sba~azza~e il campo dall'ingomb~ante Salamone. esponente dell'ala presenza mafiosa del tradizionale ma ancora in grado di esercitare notevole pote~e.
  • 91. - Pag.4.470 - Nelle telefonate intercettate, per altro, si fanno parecchi riferimenti ad un "compare" di Bernardo Brusca, con il quale costui si consultava per decidere la sorte del Sa1amone, e non e' difficile immaginare che trattasi proprio di Salvatore Riina, anche per gli accenni degli inter1ocutori alla riunione di un "consiglio di amministrazione", cioe' , palesemente, della Commissione di Cosa Nostra, della quale sia il Brusca che il Riina erano membri. E quanto sopra esposto, conferma ulteriormente l'appartenenza del Bono al gruppo la sanguinosa faida definita "guerra di potere, scatenando capeggiato dai corleonesi, che, di mafia", ha stabilito la propria egemonia su Cosa Nostra. Va, pertanto, l'imputato rinviato a giudizio per rispondere di tutti i reati ascrittigli come ai capi 1 , 10 , 13 e 22 dell'epigrafe, contestatigli col mandato di cattura 323/84.
  • 92. - Pag.4.471 - Bono Giuseppe Indicato da Tommaso Buscetta quale capo della "famiglia" mafiosa di Bolognetta ed alleato della fazione corleonese di Cosa Nostra nell'ambito della c.d. "guerra di mafia", venne emesso nei suoi confronti mandato di cattura 323/84 del 29 settembre 1984, con il quale gli furono contestati i reati di 416 bis C.P., 75 e 71 legge cui agli artt.416 e n.685 del 1975, nonche' numerosissimi omicidii, e vari reati minori connessi, commessi nell'ambito della faida scatenata dai corleonesi e dai loro piu' stretti alleati per stabilire la loro egemonia sull'associazione mafiosa eliminando l'asse Bontate-Inzerillo-Badalamenti e questi erano rimasti fedeli. coloro che a I suoi stretti legami con la cosca corleonese risalgono ad epoca non piu' recente e chiaramente emergono dalle indagini conseguenti ai sequestri di persona cui nel nord dell'Italia si erano dedicati Luciano Leggio accoliti. ed i suoi
  • 93. - Pag.4.472 - Nel precedimento concernente il sequestro degli industriali Torrielli e Rossi di Montelera, di cui tratta la sentenza della Co~te accertato, di Appello di Milano del eeVOL.220 f.1) e segg.), 12 dicembre venne 1979 attrave:r::so la testimonianza dei testi Rita Ferrentina e Narciso Camparese eVOL.220 F.170), che l'appartamento di via Friuli n.S di Milano era stato abitato sino all'agosto 1971 dai palermitani Giuseppe e Alfredo Bono e Salvatore Enea, che circolavano armati e che ivi spesso pa~tecipavano a "riunioni di mafia", cui intervenivano Luciano Leggio, Salvatore Riina ed al trio Secondo poi il teste Sergio Nannini (VOL.220 f.483)il Bono ed il Leggio avevano pranzato a volte insieme presso la trattoria dallo stesso gestita ed in una occasione aveva visto il medesimo Bono cop:r::ire di ingiurie un onorevole siciliano, che diceva eletto con i suoi voti, che si era rifiutato di ospitare un suo "amico" in una sua villa romana.
  • 94. - Pag.4.473 - Tralasciando di considerare le piu' antiche vicende giudiziùrie del Bono. va ricordato che in data 7 febbraio 1983, «VOL.30/Q F.1) e segg.) con rapporto congiunto dei Centri Criminalpol Lombardia, Sicilia e Lazio, il Bono, unitamente al fratello Alfredo e ad altri numerosi personaggi. venne denunciato per il reato di associazione per delinquere all'autorita' giudiziaria di Roma e Milano c~n riferimento alla sua molteplice attivita' criminosa, prevalentemente esplicantesi nel campo del commercio delle sostanze stupefacenti e nel riciclaggio degli ingenti profitti cosi' ricavati. La denuncia diede origine a due distinti procedimenti dinanzi a quelle autorita' giudiziarie e le relative istruttorie si sono recentemente concluse rispettivamente con ordinanze di rinvio a giudizio del 20 dicembre 1984 «VOL.149/A f.2.) e segg.) e del 1985 «(VOL.196) e segg.). 2.5 marzo
  • 95. - Pag.4.474 - E' necessario. pertanto. far cenno delle zisultanze di quei procedimenti. i cui pzovvedimenti conclusivi. cosi' come l'originazio zapporto di denuncia ed i suoi allegati, sono stati acquisiti in copia al presente pzocedimento ai sensi dell'azt.165 bis C. P •. Leggesi, tza l'altro. nell'ozdinanza del Giudice istruttoze di Roma che il Bono e' zisultato capo o, comunque, uno dei dirigenti al massimo livello della organizzazione cziminale ed uno degli esponenti mafiosi di maggioz rilievo. Gia' il 7 settembre 1969, nel corso delle indagini relative alla morte di tale Serzetti, veniva fezmato nel ristorante Garfagnana di Milano in compagnia di Antonio Salamone,Bernardo Brusca e Giusepp~ Musunsezra Ci primi due imputati nel presente procedimento). Nel corso di intercettazioni telefoniche espletate in procedimento n.6122/82, pendente presso il Tribunale di Roma contro Gaetano
  • 96. - Pag.4.475 - Badalementi + 1S , emergevano suoi stretti rapporti col citato Badalamenti, con Gerlando Alberti, Enea Antonino, Brusca Bernardo, Vito Palazzolo, Girolamo D'Anna ed altri esponenti mafiosi. Negli stessi anni cui dette indagini si riferivano viene incriminato a Palermo nel c.d. p~ocesso dei "114" ed a seguito di tali vicende soggiorni all'estero, ove stringe processuali prolungati si da' alla latitanza, con legami con Giuseppe Ganci e Salvatore Catalano negli U.S.A., con le famiglie Cuntrera e Caruana ed in Venezuela, con gli stessinel Canada, Cuntreraed Antonio Salamone in Brasile, divenendo elemento di fondamentale cerniera fra diversi gruppi criminali operanti in qiversi paesi del mondo. Tiene le fila del traffico di stupefacenti dall'Italia al Nord America e gestisce, sempre attraverso prestanomi, gli ingenti profitti di detto traffico, individuando canali di riciclaggio e forme di reinvestimento.
  • 97. - Pag.4.476 - A New York costituisce la societa' Pronto Demolition insieme a Salvatore Mazzurco, impresa ritenuta di copertura per il riciclaggio di denaro proveniente dal traffico della droga. E'titolare di conti correnti, sui quali opera per suo conto Giuseppe Ganci, suo uomo di fiducia che cura i suoi interessi negli U.S.A., come emerge da talune intercettazioni telefoniche di conversazione tra la moglie del Bono, Antonia Albino, ed una sua interlocutrice, che fanno riferimento a conti sui quali per disposizione dell'imputato in esame opera il Ganci. Questi, per altro, si reca a prelevare l'Albino all'areoporto di New York 1'11 maggio 1982, in occasione di un viaggio della donna negli U. S . A. A Caracas il Bono acquista proprieta' immobiliari che poi cede ai Cuntrera. Altre operazioni del genere effettua in Brasile con gli stessi Cuntrera edAntonio Salamone. Nel 1980 si trasferisce a New York e appare ormai assurto a livelli di vertice. In
  • 98. - Pag.4.477 - talune telefonate intercettate con suoi interlocutori italiani viene :z:ispettosamente chiamato con l'appellativo di "zio". Una conc:z:eta manifestazione del suo potere e del suo p:z:estigio e' costituita dalla sontuosa cerimonia nunzi aIe celeb:z:ata a New Yrok presso l'Hotel Pierre il 16 novemb:z:e 1980. Dal se:z:vizio fotog:z:afico effettuato nell'occasione risulta la presenza alla ce:z:imonia dei massimi esponenti del c:z:imine o:z:ganizzato italiano ed italo-americano. Tra gli altri si notano: Giovanni Li Gamma:z:i, Salvatore Mazzurco, Giuseppe Ganci, Salvatore Catalano, Filippo Casamento, Onofrio Catalano, Francesco Castronovo, Gaetano Mazzara, Nunzio Guida, Frank Nicolo' Stefano Fidanzati, Salamone, Piet:to Tnzerillo, UgoBonventre,Cesare Inzerillo, Amato, Polizzi, Salvatore Baldassare Martello, tutti personaggi che poi risulteranno pesantemente coinvolti nei traffici di droga tra l'Italia e gli U.S.A., di cui si occupa altra parte della sentenza, e comunque
  • 99. - Pag.4.lf78 - nelle c~uente vicende di Cosa Kost%a, ed ai quali e' da aggiunge~e Miche l Pozza, il pe~sonaggio cioe' venuto all'attenzione degli inqui%enti nel CO%50 delle indagini sugli affa~i canadesi di vito Ciancimino. All'inizio degli anni 80 il Bono fa %ientro in Italia, nascondendosi nell'appa~tamento in Hova~a di tale Giovanni Savini, la cui utenza telefonica viene inte%cettazione. conversazioni inteI:cettate sottoposta ad e dai Dalle paralleli servizi di appostamento emerge che egli tira le fila di vasta o~gani2zazione criminale: ogni fatto di una certa impo~tanza gli viene comunicato ed egli chiamato a decidere. Che il Bono sia al centro di vasto traffico di stupefacenti con gli U.S.A. si desume non solo dal teno~e delle telefonate intercettate, ma altresi', da un lato, dai suoi st~etti legami con Giuseppe Ganci e Salvatore Catalano, che sono negli U.S.A. gli acquirenti delle partite di droga, dall'altro dalla circostanza, eme~sa dalle indagini bancarie, che gI:an pa:r:te delle somme inviate in
  • 100. - Pag.4.Q79 - Italia dagli Stati Uniti, attraverso conti svizzeri, risultano ritirate personalmente da Emanuele Bosco e da Romano Conte, suoi coimputati nel procedimento di Milano, che da molti anni, secondo le risultanze di quelle indagini, non sono altro che dei suoi galoppini. Per altro nel corso delle stesse indagini risultano accertati i rapporti fra Salvatore Amendolito, cioe' la persona che per sua stessa ammissione effettuava le operazioni finanziarie per consentire l'ingresso in Italia dei narcodollari, e l'utenza di Novara del Savini in uso al Bono. Analoghe sono le risultanze del procedimento istruito dall'autorita' giudiziaria di Milano, nella cui ordinanza di rinvio a giudizio e'. altresi', cenno di telefonate intercorse tra il Bono ed il fratello Alfredo, che lo chiama deferentemente "padrino"; di telefonate con Vittorio Mangano. che gli rivolge il rispettoso epiteto di "zio"; di telefonate con Nicola Capuano nel corso delle quali gli interlocutori si occupano di un procedimento a
  • 101. - Pag.4.480 - carico di Ugo Martello; di contatti telefonici con Gaspare Li Vorsi, con Antonino e Salvatore Enea, che tra l'altro il Bono incarica di reperigli un appartamento a Palermo ove trascorrere l'estate. E con Antonino Enea, Biagio Ma:rtello, fratello di Ugo e Stefano Fidanzati, il Bono "La Cuccagna", :risulta fe:rmato a Pale:rmo all'uscita del :risto:rante il 26 luglio 1982 nei p:ressi di Piazza Politeama (VOL.30/2 f.92>' Subito dopo, nel co:rso di una telefonata intercettata sulla utenza di Salvatore Enea (VOL.30/Q f.133), uno sconosciuto comunica a quest'ultimo che "Tonino si e' ammalato al Politeama e l'influenza lo ha po:rtato via; anzi erano due le autombulanze, pero' non so in quale ospedale lo hanno po:rtato. Hai capito?". Ed e' interessante notare il particolare linguaggio, proprio da iniziati, con il quale viene comunicata la notizia dell'a:rresto di Stefano Fidanzati (gli alt:ri venne:ro
  • 102. - Pag.4.481 - nell'occasione %ilasciati), il quale %isultava colpito da o%dine di cattu%a emesso dalla Procu%a della Repubblica di To%ino il 30 settembre 1981 in procedimento per t%affico di sostanze stupefacenti che lo vedeva imputato insieme ad Angelo e Salvatore Rinella, strettamente imparentati coi Marchese di CO%SO %ecentemente condannato dei Mille, il primo dei quali e' all'e%gastolo stato l'omicidio di tali Benigno ed Alimena, %eato contestatigli in concorso con Leoluca Baga%ella, della famiglia di Corleone. Con i Fidanzati, nonche' con Gerlando Alberti e Salvato%e Enea, il Bono risultava pe% alt%o abituale frequentatore del %isto%ante Gallo Rosso di Milano, ove si recava spesso anche il fratello Alf%edo. E nel corso del suo interrogatorio l'imputato ha ammesso di aver frequentato anche gli uffici della Datra S.r.l. di via Larga 13 in Milano, luogo di abituale convegno, secondo le dichiarazioni di Luciano
  • 103. - Pag.4.482 - <VOL.86 f.138), Gabriella Tasso «VOL.18 f.116) + <VOL.86 f.135) + eVOL.132 f.123)) e Giorgio Fontanella <VOL.86 F.141), anche di tutti i fratelli Fidanzati, Ugo Martello, Alfredo Bono, Tommaso Buscetta, Gerlando Alberti, Vittorio Mangano, Gaetano Carollo ed i :fratelli Enea. Uno di questi ultimi, Salvatore Enea, inteso "Roberto", risulta aver effettuato una significativa telefonata, intercettata il 14 luglio 1982 e riportata nella menzionata ordinanza del Giudice Istruttore di Milano. Il suo sconosciuto interlocutore afferma tra l'altro che "per quanto riguarda quello che interessa a me, non c'e' niente, mentre per quell'altro, quello bianco, i vestiti bianchi, forse domani ci saranno, ma che pero' il" prezzo e' intorno ai cento". Roberto risponde che
  • 104. - Pag.4.483 - il pxezzo e' alto e il chiamante pxecisa "la nostxa, quelli nostxi, viene ad essexe . diciamo a 70". A questo punto i due si chiedono se il contenuto di tale conversazione exa stato xifexito a "Gioxgio", pseudonimo sicuxamente usato da Giuseppe Bono. Dopo toxnano a paxlare di "vestiti bianchi" e di "vestiti nexi" ed accennano al "paese sudamexicano dove fa caldo". Ora, secondo il linguaggio in uso tra i txafficanti di dxoga, il texmine "vestiti bianchi" designa la cocaina o l'eroina e "vestiti neri" la morfina di base. E tale interpretazione trova conferma nel fatto che il giorno successivo "Roberto" riceve una ricevuto altra telefonata da comunica di aver tale "Maurizio". il quale telefonata gli da parte di "quello di Venezia. quello delle vongole", che gli aveva riferito che "la cosa e' andata bene". Commentando la notizia il "Maurizio" precisa "l'esame diciamo che ha fatto il figlio diciamo e' andato bene . promosso". e' stato
  • 105. - Pag.4.484 - Avuta confez:ma dell'esito positivo dell'esame, il "Robez:to" intima al "Mauz:izio" di non muovez:si, dandogli le seguenti disposizioni "tu intanto pz:ocuz:a pez: due, poi vai dal mio amico e ti fai daz:e 15; poi vai a tz:ovaz:e il mio compaz:e e ti fai daz:e &ltz:i 15; poi fai in modo di appaz:iz:e il z:esto pz:ovvedo io".pez: tutto soltanto intez:mediaz:io, in quanto Quindi la convez:sazione pz:osegue tz:a "Mauz:izio" e " Tonino" (Antonino Enea) ed a quest'ultimo viene z:ichiesto di infoz:maz:e "Colosseo" che l'appuntamento ez:a stato z:imandato di un gioz:no. L'indomani Romano Conte, che deve pez:tanto z:itenez:si si identifichi nel "Colosseo", chiama "Robez:to" chiedendogli se avesse visto "lui" pez: avvisaz:lo ciz:ca la vaz:iazione dell'appuntamento. Ed il "lui" altri non e' che Giuseppe Bono, poiche' lo stesso gioz:no Salvatore Enea chiama il ristoz:ante "La Cuccagna" e z:ifez:isce che aveva telefonato "Colosseo" per informarlo della vaz:iazione delle ultime due cifz:e dell'utenza che doveva chiamaz:e. Il Bono z:isponde di
  • 106. esserne gia' - Pag.4.485 - a conoscenza perche' glielo aveva detto Antonino Enea. Come sopra dimostrati l'incredibile rete di collegamenti del Bono con la malavita internazionale ed il suo diretto coinvolgimento nel traffico delle sostanze stupefacenti, occorre esaminare le dichiaz:azioni rese sull'imputato da Tommaso Buscetta, che confermano puntualmente tutte le gia' risultanze, chiarendone tuttavia acquisite l'organico inserimento nella associazione mafiosa Cosa Nostra ed il suo ruolo all'interno di essa. Ha riferito, infatti, il Buscetta «VOL.124 f.20) e (VOL.124 f.132) + (VOL.124/A f.46), (VOL.124/A f.70), (VOL. 124/A f.71J. (VOL.124/A f.72), <VOL.124/A f.74), (VOL.124/A f.79J. <VOL.12.4/A f.107), (VOL.124/A f.114J. (VOL.124/A f.118) +
  • 107. - Pag.4.486 - conosciuto Giuseppe Bono negli (VOL.124/B f.54), f.56)) di aver (VOL.124/B f.55) e (VOL.124/B anni 60, d'onore", quando costui non era ancora "uomo essendo entrambi abitanti nel medesimo quartiere di Palermo. Nel 1973 o 1974, durante un comune periodo di detenzione con Alfredo Bono, questi gli aveva comunicato che il fratello era divenuto rappresentante della "famiglia" di Bolognetta, alla quale erano Ugo ei fratelli Fidanzati,affiliati anche Biagio Mattello. Durante il suo soggiorno in U.S.A. il Buscetta era stato messo da Salvatore Catalano in contatto con i Cuntrera di Siculiana, che vivevano a Montreal, i quali gli avevano parlato del Bono come di un grosso trafficante di droga e proprio a Montreal egli lo aveva, forse una sola volta, incontrato. Rientrato a Palermo nel 1980 il Buscetta aveva appreso da Stefano Bontate che il Bono era proprio il fornitore di
  • 108. - Pag.4.487 - e~oina dei Ca~uana e dei Cunt~e~a, che cio' per:o' gli avevano taciuto in Canada. Secondo quanto r:ife~ito dal Bontate al Buscetta, il Bono non si e~a mai cu~ato del t~aspor:to di d~oga negli U.S.A., poiche', p~ima di t~asfe~i~si ivi p~ovvedeva alla consegna della sostanza stupefacente ai Caruana ed ai Cunt~e~a in Eu~opa e cuccessivamente er:a divenuto il te~minale di a~r:ivo oltre oceano della droga ivi spedita. Anche l'imputato Salvatore Contorno «VOL.125 f.15), (VOL.125 f.115), (VOL.125 f.72), (VOL.125 f.95), (VOL.125 f.127), (VOL.125 f.161» ha indicato il Bono quale capo della famiglia di Bolognetta, alla quale ha detto affiliati i fr:atelli Fidanzati, i Ciulla, i Martello ed partecipato gli ad un Enea. Ha pranzo, precisato di offerto dopo la ave~ sua iniziazione a Milano dal Bono in un locale di Cor:so Buenos Aires, al quale e~ano
  • 109. - Pag.4.488 - intervenuti alcuni dei Ciulla. Mimmo Teresi e Salvatore Federico. Ha aggiunto che la famiglia del Bono e ' particolarmente legata ai Corleonesi. Orbene, il pieno coinvolgimento del Bono e dalla famiglia "mafiosa" da lui capeggiata nella c.d."guerra di mafia" e cioe' nello sterminio dei prestigiosi capi Bontate ed Inzerillo e di coloro che ad essi erano rimasti fedeli. emerge non soltanto dagli accenni fatti dal Buscetta e del Contorno allo schieramento dal Bono assunto in tali vicende. Trattando dei fratelli appare evidente quale fosse il campo Fidanzati, Bolognetta, anch'essi della famiglia di scelto da costoro, divenuti acerrimi avversari dai primidei fratelli Grado. cacciati da Milano, sostanzialmente evidentemente in pieno accordo col vertice della loro cosca mafiosa. Ulteriori elementi emergono dall'esame di alcune intercettazioni telefoniche espletate nel corso delle indagini conclusesi col menzionato
  • 110. - Pag.4.489 - ~appo~to del 7 febb~aio 1983 «VOL.30/2 f.1)e segg.). Giova in p~oposito p~emette~e che Antonio Salamone, capo della famiglia di S.Giuseppe ~ato, anche se di fatto sostituito in tale ca~ica da Be~na~do B~usca, fido alleato dei co~leonesi, si e~a da tempo ~eso i~~epe~ibile pe~che' allontanatosi a~bit~a~iamente dal comune ove era stato inviato in obbligato soggiorno. Il Salamone, tuttavia, ~ientro' inaspettatamente in Italia il 25 ottobre 1982, ostentando la sua p~esenza, all'evidente sc~po di fa~si subito ~intraccia~e dagli o~gani di Polizia. La ci~costanza, che ~isultava ancora inspiegabile ai ~edatto~i del citato rapporto del 7 febb~aio 1983, appare esau~ientemente chia~ita nel ~appo~to in data 28 gennaio 1985 del Nucleo Centrale Anti Crimine (VOL.181 F.80), che, alla luce delle ~ivelazioni di Tommaso Buscetta, nel f~attempo intervenute, fo~nisce una limpida spiegazione di nume~ose telefonate
  • 111. - Pag.4.490 - fra Antonio Salamone, il di lui fratello Nicola, Alfredo e Giuseppe Bono, intercettate nel corso di quelle indagini. All'epoca il Brasile ed i suoi Salamone si interlocutori, trovava in utilizzando frasi in chiave ed appellativi dei quali solo le successive vicende hanno consentito l'interpretazione, lo informavano che, a seguito di voci denigratorie messe in giro sul suo conto probabilmente da Giuseppe Ganci, il Brusca, indicato con vari appellativi ma in una telefonata del 20 luglio 1982 fra il Salomone ed il fratello Nicola chiamato da costui proprio "Bernardo", pretendeva che il suo "capo", per riabilitarsi all'occhio dell'organizzazione, compisse un non meglio precisato crimine in Brasile ai danni di una persona mai nominata, che non e' difficile immaginare fosse proprio Tommaso Buscetta. All'azione avrebbero dovuto partecipare anche Alfredo Bono, Nicolo' Salamone ed alcuni "picciotti" forniti da tale "Pine'", che tutto lascia intendere fosse
  • 112. - Pag.4.491 - proprio il famigerato Pino Greco "scarpuzzedda". Le conversazioni telefoniche si protraggono per alcuni mesi, sempre sullo stesso argomento. inframezzate da viaggi di Nicolo' Salamone ed Alfredo Bono in Brasile ed in Europa di Antonio Salamone. Quest'ultimo tergiversa e prospetta piu' volte la difficolta' della operazione. cui era con ogni evidenza deci.samente restio. pur manifestando estrema prudenza e raccomandando in altre conversazioni con i suoi familiari di manifestare ossequio. al Brusca il dovuto rispetto ed Il 25 ottobre 1982. come si e' detto, dall'organizzazione e lasciando Antonio Salamone autoescludendosi rientra in Italia. cosi' campo libero al Brusca. fido alleato dei corleonesi. per conto dei quali evidentemente agiva al fine di sbarazzare il campo della ingombrante presenza del Salamone. esponente dell'ala mafiosa tradizionale ma ancora in grado di esercitare notevole potere.
  • 113. - Pag.4.49Z - Nelle telefonate intercettate per altro, si fanno parecchi riferimenti ad un "compare" di Bernardo Brusca, con il quale costui si consultava per decidere Riina,trattasi proprio di Salvatore Salomone e non e' difficile la sorte immaginare anche del che per gli accenni degli interlocutori alla riunione di un "consiglio di amministrazione", cioe' , palesemente, della "Commissione" di Cosa Nostra, della quale sia il Brusca che il Riina erano membri. Il ruolo del Giuseppe Bono in questa vicenda non solo e ' fatto palese dal pieno coinvolgimento del fratello Alfredo, a lui completamente subordinato (occorre ricordare che nel corso di talune conversazioni fra. i due l'Alfredo da' al Giuseppe del "padrino"), ma anche dalla sua diretta partecipazione, che emerge, innanzi tutto, da una conversazione intercettata il 5 luglio 198Z fra i due fratelli Salamone, nel corso della quale Antonio accusa alternativamenteinfatti, gli avrebbe talvolta "Pippo" di incoerenza. Il Bono Giuseppe, suggerito
  • 114. - Pag.4.493 - di rientrare in Italia e talaltra di restarsene in Brasile. In altra conversazione del 20 luglio Nicolo' Salamone riferisce al fratello Antonio di aver parlato a lungo del suo problema sia con Bernardo Brusca sia proprio con Giuseppe Bono, informato da "quello" dei termini il quale gli perfettamente aveva detto di essere stato della vicenda. E "quello" dovrebbe verosimilmente identificarsi in Giuseppe Ganci, i cui stretti rapporti col Bono sono noti, il quale in quel periodo si trovava in vacanza a Palermo con moglie e figlia. Nella telefonata intercettata il successivo 6 ottobre Alfredo Bono comunica ad Antonio Sa1amone che il Brusca per dare il via all'operazione in Brasile attende di parlare con il "compare" (Salvatore Riina), il "grosso" (Giuseppe Bono), il "piccolo" (Salamone Nicolo') ed i "parenti" (i Greco), chiedendo loro di inviare tutti dei "picciotti" in Brasile, in modo che, compiuta l'operazione, piu' da ridire. nessuno avesse
  • 115. Quanto - Pag.4.494 - sopra esposto conferma ulteriormente l'appartenenza del Bono al gruppo di potere, capeggiato dai Corleonesi, che, scatenando la sanguinosa faida definita "guerra di mafia", ha stabilito la propria egemonia su Cosa Nostra e devono da cio' esser tratte le dovute conseguenze in ordine alla comunque, apposite parti responsabilita' del capo della famiglia di Bolognetta in ordine a tutti i sanguinosi fatti di sangue inquadrabili in tale contesto. Dei singoli episodi criminosi addebitati all'imputato trattano, della sentenza. Quanto ai reati contestatigli col mandato dell'epigrafe) di cattura 323/84 il (capi Bono 1 , per 10 , 13 e tutte 22 le considerazioni suesposte va rinviato a giudizio per risponderne.