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CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ ORDINE DEI GIORNALISTI 
Gruppo di lavoro ‘’Giornalismi’’ 
Giornalismo digitale in Italia: 
nelle redazioni domina ancora la ‘’carta’’ 
ma la talpa del cambiamento sta scavando
‘’Il futuro? E' del giornalismo nel suo complesso (…) Ci sarà sempre più bisogno di giornalisti che 
non sanno per chi scrivono, ovvero capaci di lavorare per più piattaforme’’. 
La valutazione è di Giuseppe Smorto , resposabile di repubblica.it , uno dei vari uomini di 
macchina ed esperti che abbiamo sentito in questa prima fase della ricerca sul giornalismo online in 
Italia che il Gruppo di lavoro sui ‘’Giornalismi’’ del Consiglio nazionale dell’ Ordine dei giornalisti 
presenta in apertura di Digit20014. 
In qualche modo questo iniziale segmento del nostro lavoro di analisi può essere letto come una 
prima risposta a quella previsione. Il lavoro tenta intanto di capire se è effettivamente in atto – e, in 
caso affermativo, a che stadio è arrivato – il processo di assimilazione concreta, nel processo di 
produzione reale, del concetto che il giornalista è colui che produce giornalismi su varie piattaforme 
e che non esistono gerarchie di supporti. 
La risposta non è facile e forse, almeno per questa prima fase, il tipo e l’ ampiezza del materiale 
raccolto non consentono di delineare una risposta univoca o delle indicazioni convergenti. 
Delle linee comunque vengono fuori. Tenendo conto che questa prima fase della ricerca ha 
affrontato l’ analisi della situazione delle redazioni più strutturate (sia quelle native che quelle di 
testate ‘’tradizionali’’), l’ aspetto più rilevante, forse, è che nella grande maggioranza le redazioni 
osservate considerano il digitale più come uno strumento tecnico/tecnologico che come un nuovo 
modo di fare giornalismo. Un modo che forza il paradigma culturale del giornalismo tradizionale, in 
cui l’ organizzazione e le gerarchie interne restano sostanzialmente quelle della carta. 
Anche nel caso di molte delle testate native – e forse l’ esempio più paradigmatico è quello di Affari 
italiani – le redazioni conservano per molti versi la strutturazione tipica della carta, con una rigida
divisione fra lavoro giornalistico e attività tecnica e l’ adozione delle gerarchie tipiche degli spazi 
produttivi tradizionali. Nelle redazioni più strutturate la cultura della carta (quell’ insieme di valori, 
di rapporti gerarchici e di pratiche che hanno dominato il processo di produzione giornalistico dagli 
inizi del ‘900)– domina in modo incontrastato. 
Insomma, pur essendo native, in molte di queste testate la tendenza sembra essere quella di 
‘’preservare le funzioni giornalistiche tradizionali e di evitare qualsiasi ‘contaminazione’ ‘’. 
Ma, anche se in modo minoritario, sia in alcune testate native, come Post o VareseNews, sia in 
alcune redazioni ‘’tradizionali’’ si segnalano dei cambiamenti che fanno pensare a un processo di 
trasformazione nel concreto della cultura e della pratica giornalistica. Per esempio il rifiuto – 
teorizzato e praticato dalla testata diretta da Luca Sofri – di continuare a tenere separate le attività 
giornalistiche da quelle tecniche. ‘’Non distinguiamo più i ruoli’’, spiega Sofri. O, altro esempio, la 
presenza a VareseNews di figure ‘’ibride’’, cioè di giornalisti che svolgono anche funzioni tecniche. 
D’ altronde lo spiega bene Andrea Iannuzzi, direttore di AGL: i giornalisti dell’ agenzia dei giornali 
locali della Finegil svolgono ‘’ tutte le funzioni anche tecniche dell’ online. E’ un settore di per sé 
stesso molto contaminato e i giornalisti digitali hanno una formazione più tecnica rispetto a quella 
del tradizionale giornalista su carta’’. 
Il quadro che emerge dall’ analisi del funzionamento e dell’ organizzazione delle redazioni digitali 
(status giornalistico e professionale, cicli e tempi di produzione, fonti, problemi di errori e rettifiche, 
politica dei link e dei commenti, utilizzo dell’ UGC, ecc.) conferma per molti versi la descrizione 
dello stato delle cose che viene proprio da Iannuzzi: 
Quello delle testate tradizionali mi pare ancora troppo legato alla cultura della carta, che 
da noi ha un ruolo politico molto più rilevante che altrove. E’ un giornalismo ancora 
conservatore, legato ai vecchi schemi. 
Il giornalismo digitale nativo è invece molto acerbo: in fondo le testate dipendono molto 
dalle agenzie di stampa, dal flusso mainstream tradizionale. E’ piuttosto gracile. 
E la causa, probabilmente, è che non ha ancora trovato dei nuovi editori. 
Racconta ancora Iannuzzi: 
Le due strutture (carta e web) si sono fuse in un’ unica redazione e si è avviato un processo 
di integrazione sul piano tecnologico, dei processi produttivi e delle culture proprie dei due 
mondi. La fusione è già a buon punto, anche se a livello di desk le funzioni di gestione sono 
ancora separate, anche per conservare alcune competenze in qualche modo distintive. In 
ogni caso la scrittura e il racconto in generale sono già pienamente contaminati. 
Si va verso una integrazione piena, in parallelo con quanto avviene nelle redazioni delle 
testate locali. 
Quindi non c’ è una redazione web: c’ è qualche specialista, è chiaro, ma in generale tutti 
fanno tutto. 
Insomma, nonostante una prima sensazione di egemonia a tutto campo della ‘’carta’’ (con tutto l’ 
apparato ideologico e culturale che questo rappresenta), qualcosa si comincia a muovere. 
A parte il manifesto e Il Sole 24 ore che hanno redazioni totalmente integrate, le redazioni degli altri 
quotidiani on-line, ad esempio, pur essendo autonome da quelle della testata “madre”, presentano 
delle forme di integrazione parziale in alcuni settori. Al Corriere.it, per esempio, è integrata la 
redazione della pagina economica. Il Secolo XIX ha un desk web autonomo, ma il lavoro di
produzione è integrato. In più, le riunioni di redazione si aprono solitamente con le questioni 
relative al web e il giornale ha un team di videoreporter “specializzati” soprattutto nella cronaca 
nera, che – spiega Diana Letizia – lavora in maniera crossmediale col web. 
L’ AGL tra l’ altro è forse, tra quelle analizzate, la redazione dove l’ integrazione fra piattaforme 
diverse è più avanzata. 
Ma il processo di integrazione è in fase avanzata anche in un’ altra testata classica, l’ Agenzia Ansa. 
Spiega Massimo Sebastiani, redattore capo centrale e responsabile del sito ansa.it : 
La redazione online è autonoma dal punto di vista produttivo, ma nello stesso tempo 
‘’parzialmente integrata’’: politica, economia e contenuti per il web li produce la redazione 
web, mentre esteri, sport, cultura e tecnologia li realizzano le redazioni specifiche. 
Aspetti di forte integrazione fra le redazioni o di scomparsa delle distinzioni fra l’ ambiente 
‘’tradizionale’’ e quello digitale sono chiaramente presenti nella redazione di Famiglia Cristiana o 
di Internazionale, dove i giornalisti lavorano sia per il cartaceo che per l’ online, o anche al 
TgCom24, dove, pur essendo la redazione autonoma dalle altre testate di Mediaset, lo scambio di 
inforazioni e materiali ‘’è fitto e continuo’’, tanto che il processo viene definito come un ‘’sistema 
multimediale integrato’’. 
Complessivamente, comunque, la sensazione è di un momento di passaggio i cui tempi non sono 
ancora chiari, nonostante che il giornalismo digitale abbia già altre 15 anni di vita. 
Ed è difficile anche dire se il processo sia in fase di accelerazione o meno. Dice ad esempio 
Iannuzzi: 
‘’La situazione è in continua evoluzione e il dato dominante è quello della sperimentazione. 
Quello che diciamo oggi fra sei mesi potrebbe non essere più valido. Le cose teorizzate ora 
possono cambiare, essere smentite, per cui è in atto un continuo aggiustamento. E non ci 
possiamo fermare e ripartire daccapo, dobbiamo essere disposti a cambiare subito, mentre 
siamo in movimento….’’ 
Il tasso di innovazione comunque non sembra sia molto accentuato, anche nelle forme istituzionali 
della professione giornalistica. 
Se si eccettua F5 – agenzia indipendente che produce materiali giornalistici ma non è una testata 
depositata (una cooperativa costituita da quattro giornalisti) e ha una assoluta mancanza di gerarchia 
interna (ogni socio segue un progetto e il ciclo di produzione si adegua alle esigenze del progetto, 
senza nessuna rigidità nel processo di produzione) – la gran parte delle testate esaminate riprendono 
quasi interamente le cadenze produttive e l’ organizzazione del lavoro delle redazioni tradizionali. 
Nelle testate native, ovviamente, la stratificazione in termini di qualifiche è molto meno accentuata 
e il lavoro è molto più orizzontale. 
Ma in generale i punti di analogia nel ciclo produttivo sembrano più rilevanti di quelli di 
eccentricità. 
E identica è la posizione sul fronte dei ricavi: nessun ‘’paywall’’, tutto si basa sostanzialmente sulla 
pubblicità.
Sui social si registra una posizione sostanzialmente convergente fra testate native e testate 
‘’tradizionali’’: tutti seguono i social, con qualche caso di addetto specifico alle reti sociali (fisso o a 
turno). O, come nel caso del SecoloXIX, con un' agenzia di consulenza che fa community 
managment. 
I materiali provenienti dagli utenti (il cosiddetto UGC, user generated content) in generale vengono 
considerati più che altro come degli spunti per eventuali servizi affidati a redattori invece che come 
materiale redazionale frutto di una conversazione specifica con il pubblico. Si distinguono però 
FanPage, che ha creato una piattaforma specifica e VareseNews, che, come testata iperlocale, punta 
molto sul rapporto con i lettori, con varie modalità. 
FanPage tra l’ altro ha oltre 300 blogger e questo di fatto è un ulteriore sistema di integrazione con i 
materiali prodotti dal pubblico e da esperti di nicchie varie. 
Anche la posizione a livello dei commenti non presenta delle distinzioni rilevanti fra testate 
tradizionali e native. L’ impressione è che in generale i commenti siano considerati un qualcosa in 
più, ‘’che ci deve essere ma che alla fine sono una seccatura’’, e non una risorsa per costruire un 
rapporto più maturo e articolato con il pubblico. 
Le fonti sono le stesse – quelle tradizionali, con in più i social – per tutte le testate. Solo Sofri 
dichiara senza alcun problema: 
- Non abbiamo abbonamenti alle agenzie. Solo per le foto ci rivolgiamo a delle agenzie. Per 
il resto usiamo la Rete. 
- Per il ventaglio di temi di cui ci occupiamo noi le agenzie non servono; sono competitive in 
cose di che di solito non ci servono, come tutto il settore del dichiarazionificio, ecc. 
- Per i temi internazionali lavoriamo molto con Twitter. 
- Insomma avremmo bisogno delle agenzie solo in occasioni rare e quindi non valgono i 
costi. 
Contrapposizione – ma trasversale – invece per quanto riguarda i link, con le testate divise 
nettamente in due fronti. Chi – come Affari italiani - tende ad evitare link all’ esterno (‘’per non 
regalare visitatori alla concorrenza’’) e chi invece – come Ansa o il Post - considera i link all’ 
esterno come un contributo alla ricchezza e allo spessore qualitativo dell’ offerta informativa. 
In generale la contrattazione è quella prevista dal Contratto nazionale di lavoro Fieg-Fnsi, tranne 
che a VarerseNews (dove viene applicato il contratto Aer-Anti-Corallo) e a Leonardo e Fanpage, 
dove gli addetti sono per la maggior parte ‘’liberi professionisti’’. 
Anche se Pier Luca Santoro fornisce una ampia serie di dati e di considerazioni sull’ andamento 
economico del settore, restano un po’ sullo sfondo – come in altre ricerche sul giornalismo e l’ 
editoria in Italia – due questioni rilevanti e intrecciate: la figura e il ruolo dell’ editore e i problemi 
di sostenibilità economica (a proposito, nessuna delle testate analizzate ha forme di paywall, se si 
esclude ilManifesto, ma è un paywall di tipo ‘’poroso’’) e di cultura industriale dal versante 
impresa. 
Un accenno a questo secondo aspetto viene da Beppe Smorto, che dice: 
In pochi anni saremo finiti se non riusciremo a far capire ai nostri lettori che il prodotto non 
può essere gratuito
Ma, dal Manifesto, Matteo Bartocci osserva: 
I siti italiani dei quotidiani sono completamente diversi dagli altri siti del mondo. Non esiste 
che sul Guardian ci sia la foto dell’animaletto triste…è molto difficile 
È una strategia molto italiana che ha poca fiducia nel pubblico e che puntando tutto sulla 
quantità di traffico abbassa la qualità e soprattutto addestra milioni e milioni di persone a 
pensare che quel contenuto sia gratuito, cosa che non è vero. Perché come ogni editore sa, 
le spese sul digitale ci sono mentre il lettore è abituato a credere che su internet si legge 
gratis. Non so come torneranno indietro, cioè quando caleranno i ricavi pubblicitari da 
internet cosa faranno… Cominceranno a far pagare ma hanno addestrato loro, proprio i 
grandi giornali, milioni di persone a pensare che lì ci vai dieci minuti, leggi notizie, te ne 
vai e non esiste mai che pagherai qualcosa… Qui secondo me è una scelta editoriale di 
corto respiro’’. 
Secondo Bartocci, insomma, con il digitale gli editori hanno commesso lo stesso errore strategico 
compiuto con i cosiddetti ‘’allegati’’. 
Io penso che gli editori italiani abbiano sbagliato completamente la strategia sul digitale. 
Non lo dico per arroganza, ma perché secondo me è abbastanza oggettivo come quando un 
po’ di anni fa tutti i quotidiani facevano i dvd o le enciclopedie. Sembrava che se non facevi 
un dvd in edicola non vendevi il giornale. Per tanti anni ha funzionato: ci guadagnavi e ci 
facevi un sacco di soldi. In realtà in tanti anni hai svalutato tanto i tuoi contenuti, hai 
svalutato molto la tua redazione e abituato il lettore a pensare che il quotidiano sia quasi un 
allegato all’enciclopedia di quell’anno e dopo cinque anni di quel modello lì non è restato 
niente.
Criteri, metodologia. 
Questo primo Report intendeva dare un quadro descrittivo della consistenza, struttura, articolazione 
delle redazioni digitali ‘’strutturate’’, sia native che appartenenti a testate tradizionali. 
Il campione è stato formato scegliendo alcune testate per tipologie editoriali: 
- Quotidiani: Corriere della Sera, Corriere dello Sport, Giornale, Giornale di Sicilia, 
Mattino, Messaggero, Quotidiano nazionale, Repubblica, Secolo XIX, Sole24 ore, Stampa. 
- Testate native: Affari italiani, FanPage, Il Post, Leonardo.it, LiveSicilia, Varese News 
- Settimanali: Espresso, Famiglia Cristiana, Internazionale 
- Agenzie: AdnKronos, AGL, Ansa, F5 
- Tv e radio: Radio Capital, Radio Radicale, TgCom24, 
I materiali contenuti in questo primo Rapporto sono stati raccolti sulla base di un questionario 
articolato in due testi diversi (a seconda se si trattava di testate native o meno). I questionari
vengono allegati in appendice. 
In alcuni casi il questionario è servito da base per un colloquio diretto, fisico, con i responsabili 
delle redazioni digitali. In altri casi è stato compilato a distanza e inviato via mail. 
I risultati di questa indagine costituiscono il corpo centrale del Report, che presentiamo a Digit. 
Essi vengono preceduti da una serie di dati quantitativi generali sul giornalismo digitale in Italia, a 
cura di Pier Luca Santoro, e seguiti da articoli e interviste sull’ informazione online ad alcuni 
protagonisti e osservatori del mondo dei media online italiani: 
- Matteo Bartocci (Manifesto) 
- Marco Giacomelli (Varese News) 
- Beppe Smorto (Repubblica) 
- Mafe De Baggis 
- Giovanni Boccia Artieri 
- Luca Conti 
- Sergio Maistrello 
- Stefano Quintarelli 
I passi successivi 
La seconda parte del lavoro del Gruppo ‘’Giornalismi’’ del Cnog cercherà di affrontare l’ analisi del 
giornalismo digitale ‘’diffuso’’: le piccole strutture locali, di nicchia, diffuse, che costituiscono 
probabilmente la parte più rilevante dell’ informazione online. 
Infine, la terza parte dell’ attività del gruppo sarà dedicata agli aspetti economici e industriali dell’ 
editoria giornalistica digitale in Italia. 
Il Gruppo di lavoro 
I materiali di questo Report sono stati raccolti da Fabio Amoroso, Paola Cascella, Carmen 
Lentini, Franco Nicastro, Andrea Pattaro, Pino Rea, Pier Luca Santoro, Alessandro Savoia del 
Gruppo di lavoro del Cnog ‘’Giornalismi’’. 
Hanno collaborato anche gli altri componenti del Gruppo: Antonella Cardone, Mario Derenzis, 
Andrea Morigi e Mario Rebeschini.
Cosa succede in Città 
Nell'ultimo lustro si sono verificati, nel bene e nel male, grandissimi cambiamenti trasversali a tutti 
i media. La causa, il fattore scatenante, anche se ovviamente non l'unico, è quello che viene raccolto 
comunemente sotto la definizione di “rivoluzione digitale”, il sempre più rapido susseguirsi di 
nuove tecnologie in tutta l'area dell'information communication technology e la loro, altrettanto 
rapidissima, adozione da parte di una fetta sempre più ampia della popolazione in tutto il Mondo. 
Il loro impatto è trasversale a tutto l'universo mediatico, dalla carta stampata alla televisione, alla 
comunicazione d'impresa nelle sue diverse forme e formati ed all'ecosistema dell'informazione, 
travolti e stravolti dall'accelerazione e dai cambiamenti imposti dalla Rete ma non solo. 
Gartner, società di ricerca e consulenza internazionale nell'ambito delle tecnologie 
dell'informazione e della comunicazione, ha pubblicato ad agosto di quest'anno il ciclo di vita delle
tecnologie emergenti (“Hype Cycle 2014”), rapporto annuale che esamina il livello di maturità, il 
ciclo di vita, di 2000 tecnologie e le tendenze di 119 settori/mercati valutandone e prevedendone il 
livello ed i tempi di diffusione nell’adozione, con una valutazione della maturità, vantaggi per il 
business e la direzione futura. Sono specificatamente identificati livello di accettazione ed impatto 
relativo con riferimento al vissuto esperienziale ed all’interazione dell’utenza. Quantità e qualità di 
informazioni che si rendono progressivamente disponibili ed il loro possibile utilizzo, sia in chiave 
di comunicazione e marketing che, più in generale, alle prese di decisione aziendale. 
Il tema centrale di questa edizione, la ventesima, è quello relativo alle evoluzioni del digital 
business in tutte le sue possibili sfaccettature. Gartner identifica 6 momenti evolutivi in 
quest'ambito: 
- Stage 1: Analog 
- Stage 2: Web 
- Stage 3: E-Business 
- Stage 4: Digital Marketing 
- Stage 5: Digital Business 
- Stage 6: Autonomous 
Non vi è insomma segmento che non venga toccato. Basti pensare che a fine 2012 erano stati 
venduti nel mondo circa 695 milioni di smartphones e che si prevede che a fine 2016 si raggiungano 
oltre 1 miliardo e trecentomila unità, mentre i 114 milioni di tablet dovrebbero addirittura triplicare 
arrivando a 383 milioni di pezzi. attualmente, secondo le statistiche più recenti, sono 2 miliardi e 
405 milioni gli utenti di Internet nel Mondo. 
E' proprio nel mondo dei media che l'impatto è stato, e sarà, di maggior rilevanza. La Rete ha 
completamente modificato le modalità di comunicazione e di relazione tra imprese e consumatori, 
persone, ridimensionando fortemente il valore di tutto ciò che è “interruzione”, come i banner o gli 
sms promozionali, che non godono di alcuna fiducia da parte delle persone. Secondo il rapporto 
della Nielsen “Trust in Advertising” meno della metà delle persone ha fiducia, crede in quanto gli 
viene proposto negli spot televisivi o negli annunci sulla carta stampata. 
Il processo tradizionale che contemplava una linearità governata dalle imprese partendo dalla 
creazione della notorietà di marca (o prodotto/servizio) per arrivare all’acquisto attraverso la presa 
in considerazione e la preferenza, oggi è completamente ribaltato. Le flessioni degli investimenti
pubblicitari che si registrano nelle nazioni europee maggiormente colpite dalla crisi, inclusa l’Italia 
ovviamente, sono un elemento ciclico che sempre si registra durante questi momenti, ma la crescita 
di Internet, abbinata dal calo persino della televisione, dimostra che vi sono elementi strutturali di 
cambiamento nel processo di relazione e comunicazione tra persone e brand, imprese, alle quali gli 
attuali format di comunicazione pubblicitaria, anche online, non sono in grado di dare una risposta 
utile. La pubblicità diviene sempre più, nella migliore delle ipotesi, un fastidio da sopportare per 
poter fruire di contenuti che interessano le persone. La crisi è economica ma anche di valori. 
Dall'altro lato il calo, il crollo delle vendite e della readership, del lettorato, della carta stampata con 
una fortissima migrazione, soprattutto delle fasce dei più giovani, ma non solo, vero l'informazione 
online, di cui i quotidiani mantengono una quota rilevante, ma non più esclusiva, ha minato 
altrettanto le posizioni mantenute per decenni. 
I bilanci in profondo rosso della maggior parte degli editori italiani, ad esclusione del gruppo 
Espresso-Repubblica e di Il Cairo, la cessione a Jeff Bezos di il «The Washington Post» ma anche 
del «The Boston Globe» da parte di The New York Times Company, ceduto ad un valore del 97% 
inferiore a quello di acquisto nel 1993, sono soltanto alcune delle più recenti vicende che 
testimoniano la crisi in atto. 
L'analisi dei bilanci tra il 2009 ed il 2013 dei sei principali gruppi editoriali italiani mostra come 
non vi sia editore immune dalla crisi strutturale del settore
Crisi che è generata complessivamente da quello che metaforicamente potremmo definire il 
dilemma del prigioniero, gioco ad informazione completa, proposto negli anni cinquanta da Albert 
Tucker, pietra miliare della teoria dei giochi noto al pubblico non tecnico come esempio che illustra 
egregiamente il falso paradosso della probabilità contro la logica. Un modello che pare 
perfettamente calzante all’attuale difficoltà di definire se e come sia possibile rimpiazzare i ricavi 
della carta con quelli del digitale. 
Sempre dalla precitata analisi sui bilanci si vede come infatti il calo dei ricavi pubblicitari sia 
costante per gli editori presi in considerazione
Evidenze confermate da tutte le ricerca internazionali, sia per quanto riguarda lo scenario Europeo, 
dove anche la Germania non rappresenta più un'isola felice da questo punto di vista nonostante una 
quota di abbonamenti che rappresenta circa i due terzi delle vendite dei quotidiani, ed, ancor più, se 
possibile, oltreoceano. Infatti, mediamente, per ogni 25 centesimi di ricavi pubblicitari persi dalla 
carta stampata dall'online vi è una compensazione di solo 1 centesimo. Un rapporto disastroso che 
ha portato la NAA, la Newspaper Association of America, l'associazione che, come dice il nome, 
riunisce gli editori di quotidiani negli Stati Uniti, a non pubblicare più i dati dei ricavi, neppure in 
forma aggregata, dalla fine del 2012 poichè complessivamente eccessivamente negativi. 
Anche dal lato delle vendite la situazione generale non è certamente migliore. Se si escludono 
infatti rari casi di eccellenza quali l'ottimo livello di sottoscrizioni raggiunto dal «The New York 
Times» successivamente all'introduzione del “metered paywal”, sistema che blocca l'accesso ed 
obbliga al pagamento dopo la lettura di un determinato numero di articoli (che nel caso del 
NYTimes originariamente era di 25 articoli al mese ed è poi sceso a 10 al mese ed è stato esteso 
anche al mobile) o del «The Wall Street Journal», che invece adotta un “full paywall”, con blocco 
totale di accesso al sito senza una sottoscrizione, si contano davvero sulle dita delle mani i casi di 
successo.
Le persone sono abituate prevalentemente a non pagare per l’informazione online e sono in molti a 
credere che nel complesso l’idea di costringere i lettori a pagare non sia una ipotesi di successo. 
Anche il “Digital News Report 2014”, diffuso dal Reuters Institute for the Study of Journalism a 
giugno di quest'anno, mostra come mediamente vi sia una propensione al pagamento che 
attualmente non supera l' 11% del totale di coloro che fruiscono di informazione online. 
Propensione che peraltro, come sempre avviene, necessita di una abbondante taratura tra dichiarato 
e realizzato. 
Nel nostro Paese, che storicamente ha un basso rapporto tra popolazione e lettori rispetto ad altre 
nazioni, a cominciare dai i paesi scandinavi e alpine che continuano a registrar il maggior tasso di 
quotidiani in rapporto alla popolazione, l’ argomento era divenuto caldo ad inizio 2013 quando si 
erano fatte sempre più insistenti e concrete le voci dell'introduzione dei paywall anche da parte 
delle principali testate nazionali. Voci che, ad oggi, non hanno trovato un riscontro effettivo. 
Anche i dati di base sulle copie digitali dei quotidiani italiani rilevati da ADS che vengono 
pubblicati su base mensile dal gennaio 2013 non sono eccessivamente confortanti. Infatti, l’aumento 
degli abbonamenti digitali compensa solo in parte la diminuzione delle vendite tradizionali (edicola 
+ abbonamenti). Inoltre osservando il trend, dopo lo slancio iniziale dei primi mesi si nota un forte 
rallentamento delle sottoscrizioni che potrebbe essere preambolo alla stabilità, alla non ulteriore 
crescita, degli abbonamenti alle edizioni digitali dei principali quotidiani nazionali. L'unico 
quotidiano che pare aver effettivamente avuto un beneficio è “Il Sole24Ore” come mostra il grafico
sotto riportato 
E' all'interno di questo quadro d'assieme, di questo scenario, che si inserisce il giornalismo e la 
professione di giornalista la cui evoluzione viene ottimamente descritta nell'intervista rilasciata da 
Marco Bardazzi, caporedattore centrale digitale de “La Stampa”, a Pier Luca Santoro per “la 
Repubblica” che si riporta integralmente: 
1) Qual'è l'impatto dei media digitali sul giornalismo? 
Si abusa spesso del termine “rivoluzione”, ma in questo caso è adeguato. Non siamo di fronte a un 
semplice passaggio tecnologico o a un nuovo medium che va ad aggiungersi ad altri. E’ un vero 
cambio di paradigma. La competizione per l’attenzione del lettore è aumentata a dismisura. Tutto 
questo si traduce in una sfida per i giornali, ma anche in un’enorme opportunità di accedere a nuove 
forme di racconto. I giornali sono in crisi, inutile negarlo. Ma il giornalismo non è mai stato meglio. 
2) Come cambia il mestiere del giornalista? 
Le regole base sono sempre le stesse e vanno difese: una notizia è tale quale che sia la piattaforma 
su cui è distribuita. Trovarla, verificarla, metterla in un contesto richiede lo stesso metodo da 
testimoni esperti che i giornalisti hanno sviluppato nel tempo. Occorre però imparare a usare nuovi 
strumenti digitali. E bisogna essere consapevoli che è cambiato l’ecosistema. Le 5 W del 
giornalismo valgono sempre (Who, What, When, Where e Why), ma le prima 4 sono sempre più 
alla portata di tutti: il nostro valore aggiunto si concentra soprattutto sull’ultima, Why? Spiegare e 
approfondire. 
3) Le informazioni stanno su Twitter ed il pubblico su Facebook. Poco tempo fa “La 
Stampa” ha reso pubblico il decalogo interno per l'uso dei social media da parte dei 
propri giornalisti. L'impatto di social media e social network come sta cambiando il 
giornalismo ed il mestiere del giornalista?
A La Stampa incoraggiamo i colleghi a utilizzare i social media, perché siamo consapevoli che è 
finito il tempo dell’informazione broadcast, a senso unico, e si entra in un’era sempre più sharing, 
di condivisione del racconto con le persone che sono anche i nostri lettori. Questo arricchisce il 
lavoro giornalistico. Ci siamo dati qualche regola interna non per fissare dei paletti burocratici, ma 
per aiutarci a ricordare alcune regole fisse di buon senso anche nel mondo digitale. Ma è un 
decalogo che evolve continuamente con il mutare della Rete. 
4) Come cambia la redazione giornalistica con il digitale? 
Nel nostro caso è cambiata e sta cambiando profondamente, fino alla disposizione delle postazioni 
di lavoro. Da un anno abbiamo creato un’innovativa redazione multipiattaforma con un disegno 
inedito, a cerchi concentrici: un “hub” centrale in cui si trovano le figure-chiave del giornale (carta 
e digitale insieme, integrati), con i vari desk disposti intorno. Abbiamo cambiato sistema editoriale, 
orari, turni. Il tutto per favorire l’integrazione e uno scambio di contenuti più semplice possibile 
sulle varie piattaforme, cartacee e digitali. 
5) Il “nuovo giornalismo” passa solo dai giornalisti o anche dagli editori? 
E’ un lavoro che va fatto insieme anche perché il digitale, rispetto alla carta, richiede un livello 
maggiore di collaborazione e coinvolgimento tra giornalisti, tecnici, sviluppatori, grafici, marketing. 
Occorre anche uno sforzo di abbattimento di molte barriere che esistono nei giornali. Poi bisogna 
innovare, e in questo gli editori sono decisivi. La nuova redazione de La Stampa, l’innovativa Fiat 
500L “Web Car” che abbiamo lanciato da un mese, il laboratorio di giornalismo MediaLab e molte 
altre iniziative che facciamo, richiedono un editore che ci crede. Sarà interessante vedere cosa 
faranno in questo senso nuovi editori come Jeff Bezos, appena sbarcato al Washington Post. 
6) Il citizen journalism, il giornalismo partecipativo, è alleato o rivale dei giornalismo 
professionale? 
E’ una realtà di cui tenere conto e che va considerata un arricchimento per il giornalismo, non certo 
come un avversario. Ma senza mitizzare: sui siti delle grandi testate i lettori non vengono per 
cercare citizen journalism, ma giornalismo professionale arricchito dalla partecipazione di tanti altri 
protagonisti. 
7) La sopravvivenza dei mestieri legati alla scrittura, del giornalismo, è profondamente 
legata alla capacità di rinnovarsi e di adattarsi alla tecnologia e ai nuovi metodi di 
lavoro da essa imposti. Nascono nuove professionalità che un tempo non esistevano 
quali il “Social Media Editor” o il “Data Journalist” per fare due esempi. Quali le 
professionalità richieste, il necessario livello di specializzazione? E quale, se possibile a 
definirsi, tra tutte la più importante? 
Per fare i giornalisti servono i requisiti di sempre: curiosità, intuito, capacità di cogliere e raccontare 
i fenomeni, buona scrittura. Il tutto indubbiamente oggi va integrato, più che in passato, con una 
predisposizione all’uso delle tecnologie. Nelle redazioni c’è sicuramente più bisogno di 
professionisti flessibili che siano a loro agio con i video, le immagini, la multimedialità. E con i 
numeri: il data journalism sarà il grande boom dei prossimi anni. 
8) Nel rinnovamento del mestiere di giornalista quale è, e quale dovrebbe essere, il ruolo 
delle scuole di giornalismo? 
Io ho cominciato facendo la classica gavetta, e così buona parte della mia generazione e di quelle 
precedenti. Oggi è diventato quasi impossibile e le scuole sono un percorso obbligato per l’accesso
alla professione. Si è perso un po’ l’apprendistato, ma complessivamente è un salto di qualità. Le 
scuole quindi sono decisive, ma come le redazioni anche loro devono innovare e tenere il passo. 
9) Quali sono “gli attrezzi del mestiere” per i professionisti dell'informazione, per i 
giornalisti? 
Non vorrei sembrare vecchio, ma il primo requisito resta quello di leggere e saper leggere i giornali 
e le agenzie: non si vive di solo Twitter. Quanto agli strumenti operativi, a mio avviso la maggiore 
innovazione degli ultimi anni per i giornalisti è stato il tablet. Può fare mille cose, per chi impara a 
usarlo bene. 
10)Nel suo libro “L'ultima notizia” scrive che “nelle battaglie tra i giovani leoni 
dell'informatica e le vecchie volpi dell'editoria, sono queste ad avere la peggio”. Però 
anche nel giornalismo il precariato è ormai una realtà per la maggior parte dei giovani. 
Quali i suoi consigli per emergere – e farsi assumere – in un grande giornale nazionale? 
Farsi assumere è diventato complesso, per una serie di motivi molti dei quali si spera siano 
congiunturali. Un consiglio di fondo: rendersi indispensabili. I giornali devono innovare, ma non 
hanno tutte le risorse professionali al loro interno per farlo. Nella caccia al posto di lavoro, è 
avvantaggiato chi sa offrire risposte alle nuove domande di contenuti di qualità digitali che stanno 
emergendo: video, data journalism, visualizzazioni, infografiche. I giornali, che hanno difficoltà ad 
assumere, possono però trovare forme creative per trasformarsi anche in incubatori di start-up. 
L’innovazione, nel nostro mondo, passerà da qui. 
La già citata proliferazione di dispositivi mobili consente di consumare le notizie ovunque 24 ore al 
giorno, mentre non più tardi di 20 anni fa il consumo di notizie era limitata alla mattina e sera 
giornali e trasmissioni televisive e radiofoniche. Ogni giornalista può ora potenzialmente 
raggiungere quasi ogni essere umano sulla terra, direttamente e immediatamente e nel complesso la
quantità di informazione disponibile non è mai stata così ampia e variegata come avviene 
attualmente. 
Dall'altro lato però il drastico calo dei ricavi ha inevitabilmente generato la necessità di taglio dei 
costi con conseguente calo occupazionale. E' sempre l'analisi dei bilanci realizzata da 
DataMediaHub a mostrarne tutta la sua drammaticità.
Anche lo studio annuale “La Stampa in Italia” (2011-2013), curato dalla Federazione Italiana 
Editori Giornali, presentato ad aprile di quest'anno mostra come dal periodo “pre-crisi” (2007) ad 
oggi la popolazione poligrafica, i poligrafici occupati, calino del 27.6% passando da 6.995 unità a 
5.065, e quella giornalistica, i giornalisti e pubblicisti occupati, calano del 10.9% passando da 
11.117 unità a 9.908. 
Secondo la desk research “Il Paese dei Giornalisti”, realizzata da LSDI, Libertà di Stampa e 
d'Informazione, testata di un gruppo di lavoro giornalistico tanto competente quanto variegato, gli 
iscritti all’ INPGI, l'istituto di previdenza dei giornalisti italiani, attivi (e non ‘’dormienti’’) si 
riduce il lavoro dipendente (meno 1,6%), cresce quello autonomo (+7,1%; 6 attivi su 10, quasi il 
doppio di 13 anni fa), e aumenta in modo sempre più marcato il gap nei redditi fra i due segmenti 
della professione.
Che fare dunque? E' sul lato dei ricavi che è necessario agire poiché non è possibile tagliare i costi 
all'infinito pena il decadimento qualitativo delle testate anche a fronte di processi di migliorativi di 
riorganizzazione aziendale del lavoro. 
Di fronte alle tante incertezze, al pre citato “dilemma del prigioniero”, non vi è dubbio su quale 
siano attualmente i pochi punti fermi: il binomio vendite e ricavi pubblicitari non è più un modello 
di business sostenibile, non esiste più un unico modello di business comune a tutte le testate ma 
ciascuna deve individuarne uno proprio sulla base delle proprie caratteristiche e potenzialità. 
Secondo quanto pubblicato a luglio 2013 dalla Newspaper American Association, le “new” revenue, 
quelle nuove fonti di reddito che si compongono da: agenzia digitale e di marketing, e-commerce e 
transazioni, eventi di marketing ed altro, sono cresciute nel 2012 passando dal 7% del 2011 all’8% 
di incidenza sul totale dei ricavi dei giornali USA. All’interno dell’ 8% in nuove fonti di reddito, le 
entrate dalla consulenza come agenzia digitale per le imprese locali sono cresciute del 91%, il 
fatturato da e-commerce è cresciuto del 20%. Nonostante i tassi di crescita vertiginosi non si tratta 
ancora di una area di ricavi primaria ma è certamente un'indicazione sulle possibili opportunità da 
cogliere, senza trascurare il mantenimento, per quanto possibile, di vendite e ricavi pubblicitari, 
ovviamente. 
Ed anche The Pew Research Center’s Project for Excellence in Journalism nello studio 
“Newspapers Turning Ideas Into Dollars: Four Revenue Success Stories”, ovvero quando i giornali
trasformano le idee in dollari; quattro casi di successo, in cui vengono presentate quattro casistiche 
molto diverse tra loro dalle quali, al di là delle specificità, emerge, si conferma, come non esista LA 
soluzione ma sia possibile trovare UNA soluzione specifica per ciascuna realtà. Musica per le 
orecchie di questi tempi. 
In conclusione, insomma non esiste un modello di business ma esistono, si possono ricercare e 
plasmare, dei modelli che nel loro insieme garantiscano ricavi apprezzabili. L'importante è 
sperimentare, eventualmente fallire e riprendere a sperimentare sino ad identificare la soluzione più 
idonea. Nel tempo dell'informazione in tempo reale la ricerca di nuove opportunità con i tempi della 
old economy non può che portare al fallimento certo.
II – LE REDAZIONI 
IIa - QUOTIDIANI ON LINE NON NATIVI 
Le testate online dei quotidiani non nativi esaminati sono le stesse dei quotidiani di appartenenza. 
Diversa è l' azienda nel solo caso del Giornale.it (rispetto al Giornale) e diversi sono i contenuti del 
Giornale di Sicilia - Gds.it – che vengono prodotti da un service. 
ASPETTI ORGANIZZATIVI 
Laddove esistono redazioni locali, i rapporti con l' online sono costanti. «Bidirezionali» a 
Repubblica.it, “ultrastretti” al Quotidiano.net dove il gruppo può contare su una quarantina di 
presìdi tra cronache e testate locali. Al Sole 24 ore la redazione romana e i corrispondenti lavorano 
abitualmente anche per il giornale digitale. 
A parte il manifesto e Il Sole 24 ore che hanno redazioni totalmente integrate, le redazioni degli altri 
on-line sono ovunque autonome da quelle della testata “madre”, con alcuni esempi di integrazione 
parziale in alcuni settori. Al Corriere.it, per esempio, è integrata la redazione della pagina
economica. Il Secolo XIX ha un desk web autonomo, ma il lavoro di produzione è integrato. Al 
Secolo, inoltre, lavora regolarmente un team di videoreporter “specializzati” soprattutto nella 
cronaca nera, e uno è impegnato nel settore sport. Una ventina di video vengono prodotti dalla 
redazione e dai collaboratori e a volte vengono venduti anche all'esterno, sull'esempio di 
Youreporter. 
Tutte le redazioni sono dirette dalle figure giornalistiche tradizionali: dal caporedattore al 
vicedirettore. 
I rapporti con i vertici del giornale di carta sono regolari, quotidiani e costanti. <Nel rispetto 
dell'autonomia> dell' online, dichiara Gianluigi Schiavon del Quotidiano.net. Al Secolo l'attenzione 
al web è massima: le riunioni di redazione si aprono sull'online. In contemporanea sugli schermi 
scorrono i dati di lettura degli utenti digitali, i tempi di permanenza, tutto in tempo reale, a beneficio 
della redazione. Diversa l' organizzazione del Sole dotato di una sorta di “superdesk” che orienta il 
giornale di carta e tutto il ciclo produttivo per tutti i supporti, anche l' online. 
In quasi tutti i giornali digitali le figure manageriali si astengono dal frequentare le redazioni. Al 
Secolo si registra la presenza di un esperto di digital media marketing. Al Manifesto la situazione è 
a sé poiché il Cda è composto da tre giornalisti e dalla stessa direzione del giornale che è autogestito 
dai lavoratori. 
REDAZIONI 
A Repubblica.it la redazione è composta da 25 redattori più tre che formano una sorta di redazione 
cuscinetto con le edizioni locali e i settori del giornale di carta. Al Secolo i redattori sono stati 
formati con dei corsi di Seo (Search Engine optimization), fanno photogallery e montano video, un 
lavoro ritenuto fondamentale («guai se non lo facessero»). 16 redattori al Fattoquotidiano. 10 al 
Q.net, 28 al Corriere.it; 6 a Libero, 5 al Secolo, sei al Giornale. Per il Sole, 20 a Milano, quattro a 
Roma. 
Nel panorama generale solo Repubblica ha un ciclo di produzione continuo, 24 ore su 24, 365 
giorni all'anno. Di più: il cronista “notturno” viene affiancato da un collega nel caso di eventi 
previsti. Il Corriere e il Secolo aprono la redazione alle 6. 
Per quanto riguarda l' interscambio tra le varie piattaforme si passa dalla disponibilità di Repubblica 
(«chi vuole pubblica»), alla chiusura del Corriere («i giornalisti delle altre piattaforme non 
pubblicano», al Manifesto che dice: «Non esistono piattaforme separate. Tutti pubblicano su tutto. 
Sta al lettore scegliere dove trovarci». Al Giornale i giornalisti svolgo funzioni non soltanto 
giornalistico «maneggiano file, tagliano audio, creano photo e video gallery». Al Sole c'è una 
nuova impostazione: «Quasi tutti fanno anche desk a turno per un certo numero di ore». Al Fatto c' 
è interscambio ma il redattore del cartaceo se pubblica su web riceverà un compenso in surplus. 
I giornalisti non sono obbligati a portare foto o video. Anche chi ricorda (il Secolo XIX) che è nelle 
loro mansioni, dice poi che la scelta «è affidata alla sensibilità del singolo». Al Manifesto i 
giornalisti si occupano della selezione delle foto, d'intesa con l'ufficio fotografico che le carica e le 
sceglie in prima battuta. Il Sole ammette che con lo strumento in dotazione, un blackberry, si può 
fare ben poco. Non mancano però i collegamenti radio e chi si è occupato di un tema di rilievo va 
anche in video con un editoriale. Solo Repubblica però compensa regolarmente questo lavoro in 
base a quanto previsto dall'indennità multimediale, frutto di una contrattazione sindacale di alcuni 
anni fa. Al Q.net <dipende>. Al Fatto vengono pagati video e foto. Stesso discorso per i redattori on 
line che vanno in video in radio o sulla carta. A Repubblica indennità multimediale, al Q.net
<dipende>. Per gli altri nessun compenso aggiuntivo. 
FONTI 
Per quanto riguarda le fonti, quelle tradizionali si sommano a quelle offerte dal web, «Facebook e 
Twitter spesso arrivano prima degli altri», dice il Giornale. 
COMMENTI 
Sulla questione commenti, ogni testata ha la sua linea: commenti aperti, ma controllati da un filtro 
non giornalistico. Se poi emerge qualcosa di delicato interviene la redazione. Al Manifesto i 
commenti sono aperti per 72 ore e i giornalisti che vogliono interloquire possono farlo. L'utente 
deve necessariamente registrarsi (mail e password) per poter commentare. Al Secolo i commenti 
sono moderati dal caposervizio. A Libero la politica è quella di evitare censure, eliminando solo ciò 
che è marcatamente negativo: parolacce, insulti e offese. 
USER GENERATED CONTENT. 
Il comportamento è simile. Repubblica utilizza un team che gestisce i commenti dei lettori e si dà da 
fare per stimolare i loro interventi. Al Corriere gli Ugc sono pochi. Il Secolo vorrebbe usarli di più, 
al Sole vengono utilizzati come fonti da approfondire. 
TECNICI 
Corriere.it a parte, i tecnici, con competenze diverse, sono una presenza fissa in redazione. Tre a 
Repubblica, (informatici, montatori, operatori); per la confezione di video, forum, per il restyling al 
Q.net; un team tecnico al Secolo; un poligrafico responsabile IT al Manifesto; una quindicina al 
Sole. 
A Liberoquotidiano.it i non giornalisti collaborano nella realizzazione dei video e delle video 
interviste e fanno da tramite fra giornalisti e tecnici del sito. Al Sole sono assistenti di redazione: si 
occupano del layout, di impaginazione, ricerca foto, video e archivio. Insomma «di tutti gli aspetti 
della produzione». Al Giornale grafica e marketing. 
SOCIAL E BLOG 
Quasi tutte le testate dichiarano di essere presenti in modo più o meno massiccio sui social. Con l' 
eccezione del Corriere che dice «poco sviluppato». Repubblica vanta 1,5 milioni di fan su Facebook 
e un milione su Twitter. Il Manifesto e il Secolo sono presenti su quasi tutte le piattaforme social 
(Pinterest, Instagram, Linkedin). Al Sole li cura un social editor, a Repubblica un team apposito, al 
Q.net la redazione, al Secolo un' agenzia di consulenza che fa community managment. 
Dappertutto molti i blog e i blogger, anche esterni, anche di firme importanti. Al Manifesto i 
blogger sono 19 e scrivono a titolo volontario e gratuito. Al Fatto 700 blogger e tre web editor.
CONTROLLI 
Tutti effettuano controlli. 
SOFTWARE 
Il Secolo ha un sistema editoriale “Method” unico per la carta e per il web: «Anche La Stampa lo 
ha adottato, dopo averlo visto in funziona». Il Messaggero usa “Atex Hermes” sviluppato da una 
società inglese tramite un crowdfunding tra i lettori. Il Sole usa “Méthode 5”. Il Corriere dello 
Sport usa “Txt Polygraph” e sta per migrare in “Kolumbus”. Gli altri usano sistemi proprietari. 
POLITICA DEI LINK. 
Se per quasi tutti è pressoché un obbligo, al Sole «si evitano troppi link che portano all'esterno, 
tranne che negli articoli che si occupano di tecnologie», non previsto al Manifesto («tantomento a 
pagamento»). Caso particolare quello del Secolo che concepisce il sito come «uno starting poin di 
navigazione» seguendo il concetto di Daily Magazine inserendo tanti link. Tale politica funziona 
«perché vediamo che il tempo di permanenza sulle nostre pagine è superiore e c'è un basso bounce 
rate». Il Fatto una media di 3 tra interni ed esterni. 
FOTO E VIDEO
Tutti affermano di rispettare i diritti d'autore e pagare i contenuti spesso provenienti da agenzie. 
Repubblica ha propri video operatori e «tutti sono fortemente invitati a dare contributi, a farlo sono 
soprattutto i giovani che tengono a mettersi in luce». 
ERRORI 
Gli articoli vengono aggiornati o rettificati. Al Mattino «chiediamo palesemente scusa». Il 
Quotidiano.net usa una struttura “help” attiva 24h oltre il controllo della redazione. Al Giornale.it 
«possiamo eliminane l'articolo e la tracciatura sul motore di ricerca con prove verificate». 
--- 
INTEGRATIVI 
Repubblica come da contratto (es. indennità multimediale), previste anche da Quotidiano.net mentre 
per gli altri non sono previsti. 
COLLABORATORI ESTERNI 
Tranne il Giornale tutti si avvalgono di collaboratori esterni. Repubblica ne ha 10, Il Corriere 20, 
pagati a pezzo come anche al Sole dove però alcuni hanno contratti di collaborazioni. Al Fatto una 
decina a contratto ed una ventina a pezzo. 
ORARIO DI LAVORO E STRAORDINARI 
Come da contratto di lavoro Fieg-Fnsi. Straordinari pagati da Quotidiano.net a forfait per altre 
testate. 
CDR 
Alcuni hanno un fiduciario di redazione, solo al Giornale hanno un rappresentante nel Cdr.
IIb - TESTATE NATIVE 
Le strutture redazionali sono più consistenti di quello che si potesse immaginare e le redazioni sono 
dotate in genere di figure tecniche, più o meno consistenti (si va dai 25 addetti di Fanpage ai 6 di 
Leonardo, mentre nel caso di VareseNews, ad esempio, ci sono delle figure ''ibride'', giornalisti che 
svolgono anche delle fuzioni tecniche). 
Per quanto riguarda il management, le testate native o si appoggiano alle strutture aziendali a cui 
fanno capo (come Leonardo e ilPost) oppure hanno un loro manager interno (Affari Italiani) o, 
infine, il ruolo manageriale coincide con quello del direttore, come a VareseNews. 
Per la pubblicità vale lo stesso discorso nel caso di Leonardo e ilPost, mentre AffariItaliani si 
affida a una concessionaria e VareseNews ha un team interno di 5 persone. 
Nessuna testata ha ‘’eretto’’ paywall. Tutte si basano sulla pubblicità. 
Per quanto riguarda le figure non giornalistiche, le funzioni sono soprattutto tecniche e 
commerciali. 
Spicca il caso de ilPost, dove non ci sono tecnici, e i giornalisti svolgono anche funzioni non 
strettamente giornalistiche. E' una scelta anche ''politica'': ''Non distinguiamo più i ruoli'', spiega 
Luca Sofri. 
Mentre, per quanto riguarda i giornalisti, la tendenza sembra essere quella di ''preservare'' le 
funzioni giornalistiche e di non farle ''contaminare''. Tranne, ancora al Post dove, sulla base di una 
scelta ''ideologica'' ed editoriale precisa, ''c’ è una diversificazione dei ruoli ma a rotazione'', e 
''produzione e promozione sono intrecciate, non separabili''.
Per quanto riguarda il ciclo di produzione l' orario di apertura è pressoché ovunque alle 7. Alcune 
chiudono alle 20 (Leonardo, AffariItaliani e ilPost), VareseNews alle 23 e Fanpage alle 24. 
Ma non c' è una copertura continua. Se c' è è solo per singoli eventi programmabili (FanPage), e ad 
Affari Italiani Perrino spiega che ''anche economicamente sarebbe un problema, ma probabilmente 
l’ evoluzione del settore ce lo imporrà prima a poi''. 
Sul piano delle fonti, sia Leonardo che Fanpage si affidano alle fonti tradizionali (agenzie, ecc.) e al 
web, entre VareseNews - che fa informazione iperlocale - si affida alle fonti dirette, locali. Mentre 
Affari Italiani ha delle edizioni locali: ''Il giornale ha delle sedi distaccate con edizioni locali: per 
ora Lazio, Emilia-Romagna, Campania e Puglia. Il progetto è di espandersi a livello nazionale. 
Ogni edizione locale fa capo a una società costituita in loco'', spiega Perrino. 
Colpisce l' approccio del Post: 
Sofri: ‘’Non abbiamo abbonamenti alle agenzie. Solo per le foto ci rivolgiamo a delle agenzie. Per 
il resto usiamo la Rete. 
Per il ventaglio di temi di cui ci occupiamo noi le agenzie non servono; sono competitive in cose di 
che di solito non ci servono, come tutto il settore del dichiarazionificio, ecc. 
Per i temi internazionali lavoriamo molto con Twitter. 
Insomma avremmo bisogno delle agenzie solo in occasioni rare e quindi non valgono i costi. 
Per quanto riguarda i commenti, ogni testata sceglie un approccio diverso. Leonardo ha un sistema 
automatico che riconosce e blocca il linguaggio volgare e scurrile. Anche FanPage ha un filtraggio 
automatico, ma i commenti vengono in ogni caso moderati dopo la pubblicazione. 
Affari italiani ha eliminato i commenti free, perché - dice Perrino - ''una minoranza facinorosa e 
scurrile si impadroniva di tutto lo spazio e la ‘piazza’ si era profondamente dequalificata’’. 
‘’Siamo un paese che non sa gestire i suoi spazi di libertà e di autonomia’’. 
Moderazione anche su VareseNews, che però lascia aperta la bacheca su Facebook. 
Il Post ha scelto invece il free: Sofri: ''Ora li abbiamo, liberi (basta un account) e senza grossi 
problemi. C’ è da dire che i nostri commenti sono di livello molto alto, ma stiamo lo stesso attenti''. 
Anche per quanto riguarda l' UGC ogni testata ha una fisionomia fortemente caratterizzata: 
Se VareseNews dà molto spazio ai lettori, data la sua fisionomia fortemente locale, e Leonardo 
utilizza i contributi dei lettori ''se interessanti'', FanPage ha creato una piattaforma specifica. Il Post 
non ha una politica specifica per l’ UGC. ''Quasi mai usiamo materiali non chiesti specificamente. 
Chi ci propone qualcosa lo fa perché aspira a diventare giornalista''. 
Tutte le testate hanno naturalmente la funzione di controllo e di verifica dei materiali esterni. 
Per quanto riguarda i social, in tutte le testate esaminate tutti fanno tutto, anche se alcuni redattori - 
a turno (Post) - curano in maniera prioritaria i social. 
Perrino: ''Tutti fanno tutto e quindi curano anche la nostra presenza sui social e gli stimoli che dai 
social possono venire. E’ un know-how diffuso. Il nuovo giornalismo non può fare a meno dei
social''. 
Quanto ai blog, la maggioranza delle testate li adotta. FanPage ne ha addirittura 300. I blogger 
vengono coordinati dalla redazione (Leonardo). Nel caso del Post, i blog fanno capo ai collaboratori 
esterni. Sono le cosiddette ''firme'', visto che ''in generale i redattori non firmano, a meno che non 
siano reportage o articoli particolarmente elaborati''. 
Nettamente contro i blog invece Affari Italiani. Perrino: ''No, non abbiamo mai creduto all’ uso dei 
blog e dei blogger come eventuale complemento ai contenuti del giornale. Abbiamo comunque una 
serie di rubriche, in aree specifiche, e utilizziamo dei collaboratori specifici nei vari segmenti''. 
Sulla politica riguardo ai link ci sono posizioni diverse, anche nettamente contrastanti. 
Leonardo e FanPage sono a favore. Come il Post. 
Sofri: ''Usiamo molto i link. Non abbiamo paura di dirottare il traffico fuori dal giornale. Anzi, 
intendiamo il link come una opportunità per il lettore di approfondimento e di verifica delle fonti''. 
Perrino, al contrario: ''Non mettiamo link verso l’ esterno. Non vogliamo mandare i lettori lontano 
dalle nostre pagine. Tornano? Chi lo sa! Si fa tanta fatica per conquistarli… E poi ora conta molto, 
come metrica, il tempo di permanenza sul sito, per cui bisogna spingerli a restare. E’ una fatica e 
sarebbe un peccato perdere lettori mandandoli lontano''.
Per quanto riguarda l' utilizzo di materiale foto o video, tutte le testate assicurano di rifornirsi 
regolarmente da agenzie o service, con rapporti contrattuali specifici. 
Il Post: ''Cerchiamo di essere il più rigorosi possibile. Per il 99% usiamo materiali da agenzie, con 
regolari contratti. Diciamo che solo l’ 1% del materiale iconografico è di fonte occasionale o è di 
libero utilizzo''. 
- Le sfumature di identità delle testate emergono anche dall' approccio nei confronti della politica 
riguardo ad errori ed inesattezze: 
Vale la pena riportare le posizioni integrali: 
Leonardo.it - Se l'errore è stato commesso pubblichiamo la smentita, ma non abbiamo altri rimedi. 
Fanpage - Prevista l’eliminazione dell’articolo e anche la revisione di quelli precedenti inserendo 
un aggiornamento. 
Affari italiani - Cerchiamo ovviamente di evitare errori, puntiamo sulla professionalità. Il team 
redazione è cresciuto insieme a noi e ha acquisito una grande maturità. Se capita un errore lo 
correggiamo. Facciamo degli aggiornamenti. Il flusso è continuo. 
VareseNews- Con molta flessibilità analizzando ogni singolo caso. 
Post - Siamo molto attenti. Ci teniamo molto al principio della correttezza dell’ informazione. Se ci 
accorgiamo di un errore lo correggiamo volentieri. Dipende comunque dal caso. Se è un fatto 
rilevante lo segnaliamo e aggiungiamo una spiegazione di quello che è accaduto. 
Il numero di componenti delle redazioni variano da un minimo di 7 (Leonardo) a un massimo di 
19 giornalisti (12 professionisti, 7 collaboratori tra cococo e cocopro di VareseNews, passando per 
gli 8 /più due stagisti) del Post, i 15 di Fanpage e i 16 di Affari italiani, dove a parte il direttore tutti 
gli altri sono redattori ordinari. 
Qualifiche: un caporedattore a Leonardo, tutti redattori ordinari anche a VareseNews (a parte il 
direttore). 
In generale tutti fanno tutto. Ad Affari italiani a turno due redattori fanno lavoro di desk, mentre a 
VareseNews lo fanno seguendo però settori specifici sia per ragioni territoriali che di argomenti. 
Per quanto riguarda le mansioni non giornalistiche, prevale una rigida separazione con il lavoro 
tecnico. A VareseNews qualche giornalista svolge anche qualche operazione tecnica, mentre la 
barriera è totalmente e programmaticamente saltata al Post. ''E’ un fatto connaturato alla realtà del 
mondo digitale: mettere i tag, tagliare una foto, controllare un video e così via. E poi è anche una 
questione di costi'', spiega Sofri. 
La contrattazione è variegata: a Leonardo per la maggior parte sono ''liberi professionisti'' (in 
sostanza a partita Iva), e in parte è così anche a Fanpage, mentre a VareseNews vige il contratto Aer- 
Anti-Corallo per tutti. Contratto Fieg-Fnsi invece ad Affari italiani e al Post. 
Non ci sono integrativi: solo a VareseNews scatta su progetti speciali. 
Tutte le testate hanno collaboratori esterni. Ad Affari italiani è stato però eliminato il borderò per i 
collaboratori (''Chi collabora lo fa gratis''), mentre al Post sono a forfait mensile. I commentatori, i 
blogger, gli opinionisti non ricevono però compenso. 
Per quanto riguarda gli orari di lavoro, se ad Affari italiani sono quelli contrattuali, al Post si
modellano secondo il bisogno e l' organizzazione del lavoro. E sono flessibili anche a Varese News 
e a Leonardo. 
Generalmente non si fanno - o non vengono conteggiati - gli straordinari: solo ad Affari italiani 
assicurano che vengono fatti e vengono compensati come da contratto. 
E la testata di Perrino è l' unica ad avere un Cdr classico di tre membri.
IIc - Settimanali 
Oggetto della indagine sono i seguenti settimanali: 
1) Internazionale, 
2) Famiglia Cristiana, 
3) Espresso. 
Tutti e tre hanno una sola testata senza redazioni locali ma solo dei corrispondenti nel nord-est 
per Famiglia Cristiana e un lavoro di sinergia con la redazione milanese per Espresso. 
La struttura redazionale è totalmente integrata per Famiglia Cristiana e Internazionale, dove i 
giornalisti lavorano sia per il cartaceo che per il web, mentre per l' Espresso è in parte 
autonoma - per la gestione del sito -, ma in parte integrata, per la realizzazione dei servizi. 
E’ interessante la conduzione di Famiglia Cristiana, che è coordinata da 3 vicedirettori per tre 
diverse aree giornalistiche, ma senza che vi sia una redazione digitale vera e propria. Per 
l’Espresso il caporedattore è anche responsabile del digitale. All’ Internazionale il ruolo è 
ricoperto dal direttore. 
Il rapporto con i vertici risulta essere ottimo per Internazionale dove il direttore è anche socio 
fondatore al 17,5%, Espresso non si pronuncia. 
Per quanto riguarda il management i settimanali le tre testate non hanno presenze manageriali: 
da evidenziare come in Famiglia Cristiana la figura del publisher ha anche funzione di 
controllo del sito dal punto di vista manageriale, mentre l' Espresso garantisce un confronto 
costante sui temi dello sviluppo e delle strategie. 
Per la parte tecnica dell’online Famiglia Cristiana si appoggia a una società facente capo al 
gruppo (pur essendo esterna ad esso), che dà supporto a tutte le testate; l’Espresso non ha 
tecnici interni in redazione e si appoggia a strutture interne al gruppo, mentre Internazionale ha 
un solo tecnico.
I giornalisti sia per l’ Espresso che per Internazionale si occupano di scrittura, editing, grafica e 
impaginazione, Famiglia Cristiana, come visto, non ha una redazione online. 
Per il ciclo e i tempi di produzione è interessante il cambiamento che Famiglia Cristiana ha 
operato trasformando il sito prima riservato alle notizie in sito di dibattito. Non più quindi una 
ricerca di notizie, ma un modo per provocare la discussione tra i lettori. “Noi le chiamiamo 
<stanze> di discussioni, sono come dei forum su argomenti o problemi specifici. Siamo quindi 
soprattutto un agglomerato di contenuti che si sviluppano sulla base della conversazione”. 
Questo cambiamento ha comportato un aumento di visitatori del 20% nell’ultimo periodo. Si 
lavora a ciclo continuo anche nei fine settimana, indipendentemente dai ritmi di produzione del 
cartaceo che viene pubblicato il mercoledì sera. 
L’ orario di apertura delle tre testate varia dalle ore 7.00/8.00 alle 20.00 dal lunedì al venerdì, 
con turni nel fine settimana e copertura notturna se necessario (Espresso).
La produzione del sito di Famiglia Cristiana è composta per l’80% da materiale idoneo per l’ 
edizione digitale e per il 20% da articoli e notizie per il cartaceo, questo perché spesso il 
materiale che va bene per il cartaceo “non si presta alla formula che abbiamo adottato online, 
quella delle stanze di discussione”. In aggiunta, anche canali tematici come: chiesa, cultura, 
solidarietà e dossier su argomenti specifici. 
L’Espresso conta su un’ unica piattaforma indipendente dal sistema editoriale interno, 
WordPress, in cui i blogger possono pubblicare autonomamente mentre i collaboratori inviano i 
pezzi via mail. 
I giornalisti delle altre piattaforme possono, per alcune testate, pubblicare (Internazionale), ma 
non devono portare materiale fotografico o video. Solo l' Espresso esamina proposte di pacchetti 
multimediali corredati di foto e video per i quali gli autori percepiscono un apposito compenso. 
Sempre all'Espresso i redattori possono scrivere anche per il cartaceo e vanno in video o in radio 
se necessario senza maggiorazione stipendiale. 
Per quanto riguarda le fonti ci si affida prevalentemente alle agenzie. Famiglia Cristiana oltre a 
disporre di ”quelle della testata", spesso chiede pezzi con interventi ad hoc. La AFP è il punto di 
riferimento più importante per l’Internazionale. 
I commenti sono in generale aperti e moderati per Famiglia Cristiana e non esiste una figura 
specifica di moderatore ma i capidesk seguono e intervengono alla bisogna. 
I contributi dei lettori (UGC), importanti per le testate in questione, diventano spesso fonti di 
notizie e servizi, come nel caso di Famiglia Cristiana che dedicò un ampio servizio in seguito ad 
una segnalazione su facebook di un lettore che parlava di un giovane “eroico” sacerdote 
napoletano. Storia che è diventata un reportage online. 
Tutte le testate effettuano controlli e verifiche dei materiali. 
Per i social il coinvolgimento è totale da parte dei redattori e giornalisti. 
Molto spazio viene attribuito ai blog facendo molta attenzione a mantenere un alto livello di
scrittura e contenuti. Alcuni blogger sono volontari (Famiglia Cristiana), ma vengono anche 
reclutati. 
Diverso è l’approccio ai link: Famiglia Cristiana ammette di non farne largo uso, al contrario 
per l’ Espresso e Internazionale i link sono considerati una risorsa importante per il sito e quindi 
anche incoraggiati. 
La questione dei diritti d’autore è molto sentita, nel senso che vengono utilizzati solo 
contenuti sui quali si possiedono tutti i diritti. 
Nei confronti degli errori la posizione delle testate analizzate è pressoché simile, nel senso che 
viene posta molta attenzione affinché si evitino: se accade, si procede alla immediata verifica e 
correzione, e quando vengono segnalati dall’utente vengono riportati in calce all’articolo con la 
dicitura “Aggiornamento” indicando data, ora e a volte nome del lettore che ha fatto la 
segnalazione. 
Ad oggi l’ organico varia dalle cinque unità dell’Espresso alle sedici di Famiglia Cristiana, alle
quaranta dell’Internazionale; all'Espresso tutti fanno tutto, mentre per le altre testate è 
importante rispettare la diversità dei ruoli con differenze contrattuali. 
A proposito di contratto, si segnala che per l’Espresso vige il CCNL e per Famiglia Cristiana 
una formula "a pezzo". Gli straordinari in qualche caso (Espresso) sono forfettizzati. 
Da sottolineare la mancanza di rappresentanza sindacale. 
Le prospettive per il futuro sono certamente per uno sviluppo del digitale, considerato ad 
esempio che per l’ Internazionale il 40% del traffico arriva dal mobile, tablet e smartphone. 
Per Famiglia Cristiana la situazione al momento è più delicata, in considerazione del fatto che la 
redazione è in stato di solidarietà al 30%. Il futuro vede un maggior investimento nell’online, 
creando rubriche in grado di suscitare l’interesse dei diversi target di lettori. 
“In questo quadro – spiegano i vicedirettori Francesco Gaeta e Fulvio Scaglione - la decisione 
di cambiare la linea del sito online è nata anche per rafforzare la strategia di offerta di un 
“catalogo” per pubblici diversificati. La carta per quello più “popolare” e il dibattito e la 
riflessione dell’online per quello più “evoluto” ‘’.
IId - LE AGENZIE 
1. Agenzie ‘’classiche’’ : Ansa e AdnKronos 
ANSA 
Via della Dataria 94 – Roma 
Conversazione con Massimo Sebastiani, redattore capo centrale e responsabile del sito ansa.it 
Quando è stata aperta la testata? 
Nel 1999 
Qualche dato sul traffico: visitatori unici, numero di pagine viste, tempo di permanenza, ecc. 
In media 10 milioni di visitatori unici, 130 milioni di pagine viste, più di 4 minuti in media il tempo 
di permanenza.
Principali problemi e prospettive, vostre e del settore in generale. 
Considerando la creazione della Redazione immagine, che cura tutta la parte iconografica, e il 
complesso delle strutture digitali, l’ azienda sta investendo sul digitale, soprattutto da quando - 4 
anni fa – si è insediato il nuovo direttore, Luigi Contu. Anche se tutta la redazione si augura che 
possa investire di più. 
Gli investimenti dovrebbero andare soprattutto nell’ infrastruttura tecnica: per potenziare 
fortemente l’ attività di streaming, ad esempio. Qualcosa cominciamo a fare, ma l’ Ansa avrebbe 
delle enormi potenzialità sulle dirette streaming, soprattutto dall’ estero. Basta pensare solo a 
Bruxelles per esempio. 
Per quanto riguarda la questione del rapporto fra contenuti free e contenuti a pagamento (via 
abbonamenti) sul sito vanno solo parzialmente i contenuti del cosiddetto ‘’notiziario generale’’, 
che rappresenta la struttura portante del flusso di informazione dell’ agenzia. Molto spazio hanno 
dei contenuti prodotti direttamente e specificamente per il sito. A parte le notizie grosse, le breaking 
news, si tratta spesso di materiali non centrali per gli interessi degli abbonati, che pagano, 
appunto, per altri contenuti. 
LA SCHEDA 
La testata è la stessa e la redazione online è autonoma dal punto di vista produttivo, ma nello stesso 
tempo ‘’parzialmente integrata’’: politica, economia e contenuti per il web li produce la redazione 
web, mentre esteri, sport, cultura e tecnologia li realizzano le redazioni specifiche. 
I Rapporti con redazioni locali sono molto fitti. Le strutture locali danno un grosso contributo – 
come avviene per il notiziario generale – e spesso producono materiali specifici. In più ogni 
redazione locale (regionale nel caso dell’ agenzia) ha la sua pagina web. In questo momento ne 
mancano solo 4, che però verranno avviate entro la fine del 2014. 
La redazione è guidata da un Capo redattore centrale e quindi i rapporti con i vertici giornalistici 
sono molto stretti. 
Molto forte la presenza tecnico-manageriale. C’ è un referente specifico, che è un web master – e 
si occupa quindi della progettazione e del funzionamento del sito -, ma svolge anche compiti 
manageriali e tiene i rapporti con i fornitori di contenuti non prodotti direttamente dall’ agenzia, 
come meteo, trovacinema, ecc. 
I tecnici lavorano soprattutto sulle immagini. Fototecnici e montatori. Fanno capo alla Redazione 
Immagine, una piccola redazione che lavora per l’ agenzia ma anche per soggetti esterni. Una 
piccola agenzia nell’ agenzia. 
I giornalisti fanno il lavoro strettamente giornalistico, ma anche alcune funzioni tecniche insite 
nello strumento. 
Il ciclo è sostanzialmente continuo. La redazione digitale è aperta dalle 8 alle o,30, ma poi 
interviene a copertura un redattore che fa il turno di notte, il ‘’notturno’’, e che lavora sia per la 
‘’carta’’ che per l’ online. 
I giornalisti delle altre piattaforme possono pubblicare e possono portare video e foto, ma non 
vengono compensati in più. Mentre quelli dell’ online vanno a volte in video, ma raramente. E se lo 
fanno non vengono compensati in più. 
Per quanto riguarda i commenti, dal 27 marzo di quest’ anno è partito un grosso restyling del sito
ed è stata introdotta la possibilità di inserire commenti a tutte le notizie attraverso il profilo 
Facebook. I commenti sono liberi. ‘’Ma quando si passa il segno – spiega Sebastiani - la ‘porta’ 
viene chiusa’’. 
Sul piano dell’ User generated content, l’ agenzia usa a volte dei piccoli video, ma soprattutto foto. 
‘’Stiamo cominciando ora’’, commenta Sebastiani. 
Ovviamente con controlli e verifiche, ‘’in stile Ansa’’. 
Il sistema redazionale tradizionale è integrato con la macchina che gestisce il CMS. Anche per le 
immagini. 
L’ Ansa ha profili e account su Facebook, Twitter, Google+ e Youtube. Più altre piattaforme come 
Bamboo per i video e Audioboh per l’ audio. 
La presenza sui social viene curata da tutta la redazione, anche se c’ è un redattore che vi si dedica 
maggiormente. 
Ansa no ha blog. 
Per quanto riguarda la politica dei link, la linea è di ‘’seguire e linkare tutte le fonti, anche quelle 
istituzionali naturalmente. E’ un ulteriore contributo rilevante alla ricchezza del notiziario’’. 
In caso di errore viene utilizzato lo strumento della rettifica. ‘’In casi più gravi, rimuoviamo l’ 
errore’’. 
La redazione è composta da 14 persone: un Redattore capo centrale, un redattore capo, un 
caposervizio; gli altri 11 sono redattori ordinari. 
Tutti fanno tutto. Ma non mansioni non giornalistiche, a parte le funzioni tecniche insite nello 
strumento stesso. 
Non ci sono accordi integrativi specifici. 
I collaboratori esterni sono quelli dell’ agenzia. 
Gli orari e gli straordinari secondo CNLG 
La rappresentanza sindacale specifica è affidata a un delegato, come avviane nelle altre redazioni. 
*************************** 
ADNKRONOS 
Piazza Mastai 9 – Roma 
L’ Adnkronos ha 21 addetti al sito http://www.adnkronos.com/ , di cui 15 giornalisti. 
Il lavoro dei 6 tecnici consiste soprattutto nell’ assemblare le notizie già scritte con video/foto sul 
sistema editoriale per la pubblicazione. 
La redazione è guidata da un caposervizio, Giuseppe Orlando. 
Il Ciclo di produzione si svolge dalle 8 alle 21,30 nei giorni feriali e dalle 10,30 alle 18,30 in quelli 
festivi. Copertura totale o notturna solo nei casi di emergenza. 
La fonte principale del sito, naturalmente, è il notiziario dell'agenzia.
La redazione non ha problemi di controlli ulteriori visto che i materiali sono quelli della testata 
madre. 
Naturalmente le verifiche scattano nel caso di notizie prodotte direttamente dai redattori dell'online. 
L’ a genzia usa il sistema Méthode 
I social vengono curati dalla redazione e il sito offre spesso link anche esterni. 
Per quanto riguarda il materiale fotografico ‘’abbiamo le foto dell'Adnkronos e quelle di altre 
agenzie fotografiche cui siamo abbonati – spiega Orlando -. Evitiamo di usare quelle che si 
trovano in rete’’. 
La redazione giornalistica è composta, come detto da 15 persone: un caposervizio e 14 redattori 
ordinari dei quali quattro con meno di 30 mesi di anzianità professionale. E non ci sono 
collaboratori esterni. 
Tutti i redattori fanno tutto, ma non svolgono mansioni non giornalistiche, che spettano ai 6 
operatori. 
Contratto Fieg-Fnsi ma nessun integrativo. 
Gli orari di lavoro sono quelli del Cnlg e gli straordinari vengono ammessi ma dietro 
autorizzazione. 
La redazione ha un suo Comitato di redazione. 
--- 
Osservazioni del Gruppo di lavoro - Le risposte date nel questionario rischiano di essere valide 
per un tempo limitato, in quanto è in discussione un piano editoriale che prevede la 
riorganizzazione interna dell' Agenzia di stampa e della redazione online. 
In generale ADN Kronos in questo momento è alquanto restia a rilasciare dichiarazioni su progetti 
futuri, data la delicata situazione in cui ancora si trova. Si percepisce una certa fiducia sia da parte 
della direttrice, Flavia Perina, che da parte del capo servizio, Giuseppe Orlando. 
Tuttavia il riserbo resta massimo. 
L' Agenzia opera in una sede molto ampia, a Roma Trastevere, in piazza Mastai 9 (Palazzo 
dell'Informazione), dislocata su tre piani, nella quale si trovano oltre alla redazione anche veri e 
propri studi televisivi per videoservizi on-line. Impressione personale: nel giorno della nostra 
visita, in orario pomeridiano, ci pare tuttavia che questi studi fossero quasi del tutto inutilizzati. 
************** 
2. Agenzie di gruppo 
Agl 
Via C. Colombo 98 - Roma 
Direttore: Andrea Iannuzzi 
‘’La situazione è in continua evoluzione e il dato dominante è quello della sperimentazione – 
spiega Iannuzzi -. Quello che diciamo oggi fra sei mesi potrebbe non essere più valido. Le cose 
teorizzate ora possono cambiare, essere smentite, per cui è in atto un continuo aggiustamento. E 
non ci possiamo fermare e ripartire daccapo, dobbiamo essere disposti a cambiare subito, mentre
siamo in movimento….’’ 
L’ Agl è un’ agenzia che produce contenuti nazionali per tutte le testate locali che fanno capo alla 
Finegil. E produce anche pagine intere, quelle di attualità nazionale o internazionale. 
Dal 2007, quando il web è partito in tutto il gruppo, presso l’ Agl si è costituita una struttura web 
centralizzata che ha via via realizzato i siti regionali e locali. Quando, dopo il 2008, la gestione dei 
siti è stata decentralizzata alle varie testate, è rimasta una ‘’struttura di eccellenza’’ con un duplice 
compito: 
- Fornire alle varie testate i contenuti di maggior spessore 
- Mettere a punto strumenti e tecniche più avanzate di sperimentazione: mappe, data 
journalism, nuove forme di narrazione. 
Col mio arrivo – racconta il direttore - le due strutture (carta e web) si sono fuse in un’ unica 
redazione e si è avviato un processo di integrazione sul piano tecnologico, dei processi produttivi e 
delle culture proprie dei due mondi. La fusione è già a buon punto, anche se a livello di desk le 
funzioni di gestione sono ancora separate, anche per conservare alcune competenze in qualche 
modo distintive. In ogni caso la scrittura e il racconto in generale sono già pienamente 
contaminati. 
Si va verso una integrazione piena, in parallelo con quanto avviene nelle redazioni delle testate 
locali. 
Quindi non c’ è una redazione web: c’ è qualche specialista, è chiaro, ma in generale tutti fanno 
tutto. 
Ripeto: a livello di desk c’ è qualche figura più orientata verso l’ architettura e la cultura della 
carta, ma in ogni sezione c’ è almeno un giornalista più orientato al web. 
Per quanto riguarda il panorama del giornalismo online in Italia, Iannuzzi osserva: 
Quello delle testate tradizionali mi pare ancora troppo legato alla cultura della carta, che da noi 
ha un ruolo politico molto più rilevante che altrove. E’ un giornalismo ancora conservatore, legato 
ai vecchi schemi. 
Il giornalismo digitale nativo è invece molto acerbo: in fondo le testate dipendono molto dalle 
agenzie di stampa, dal flusso mainstream tradizionale. E’ piuttosto gracile. 
E la causa, probabilmente, è che non ha ancora trovato dei nuovi editori. 
--- 
LA SCHEDA 
Stessa o altra testata? 
La testata è la stessa: Agl 
La struttura centrale fornisce alle testate locali del gruppo (Finegil) contenuti che prima 
‘’morivano’’ sulla carta e che ora vanno sui vari siti online. ‘’Per i siti delle varie testate – dice 
Iannuzzi - siamo come una sorta di hub. Si costituisce una comunità in cui ogni struttura mette il 
suo meme quotidiano. In generale c’ è molta elasticità nel rapporto con il locale. Comunque è in 
corso un restyling dei siti sulla base di determinate aree di focus. E si cominciano a vedere le 
differenze’’.
La redazione è in via di totale integrazione 
La guida un direttore. 
Per quanto riguarda i rapporti con i vertici del gruppo, ‘’Io ho sempre avuto dimestichezza con l’ 
online – racconta Iannuzzi -. Sono stato l’ anello di congiunzione fra il vertice della Finegil e la 
divisione digitale del Gruppo, l’ ex Kataweb, sia sul piano giornalistico che su quello tecnico. Un 
anello di congiunzione trasversale a tutte le testate’’. 
Non ci sono figure manageriali specifiche. 
Lo staff tecnico conta un operatore multimediale e 2 poligrafici tradizionali del settore carta, che 
sono però in fase di trasferimento su Repubblica. 
I non giornalisti svolgono la parte più tecnica dell’ area digitale. 
I giornalisti tutte le funzioni anche tecniche dell’ online. Iannuzzi: ’’ E’ un settore di per sé stesso 
molto contaminato e i giornalisti digitali hanno una formazione più tecnica rispetto a quella dei 
tradizionali giornalisti su carta’’. 
La redazione apre alle 7,30 con un lavoro di controllo generale, di supporto ai siti locali. Fa anche 
un servizio di rassegna stampa interna indirizzato ai vertici del gruppo oltre che a Repubblica e all’ 
Huffington Post. 
Non c’ è copertura 24/24. La copertura specifica del digitale è fino alle ore 20. Ma si va verso la 
chiusura alle 22. 
I giornalisti delle altre piattaforme pubblicano. ‘’Non è un obbligo, ma ci tengono a farlo’’ 
Non sono obbligati a portare foto o video, lo fanno se vogliono. I redattori interni non vengono 
compensati in più, comunque. Per i collaboratori si vede volta per volta. Per quanto riguarda le 
fonti, quelle tradizionali dell’ agenzia, oltre a quelle più da digitale. 
Sulla questione commenti, l’ agenzia è in una fase di transizione: ora c’ è un modello di gestione 
centrale dei commenti. Ma – dice Iannuzzi - ‘’pensiamo di decentrare la funzione ai vari siti’’. 
Quanto all’ User generated content, è uno strumento che usano soprattutto i siti delle varie testate 
locali, a livello locale. 
C’ è un unico sistema editoriale sia per la carta che per l’ online, ma è diverso da quello di 
Repubblica. 
Non c’ è presenza sui social: Agl è una agenzia per le testate del gruppo e non si rivolge al 
pubblico. 
Politica dei link? Iannuzzi: ‘’Siamo totalmente open e lasciamo alle singole testate la loro 
autonomia. Per quanto ci riguarda meglio abbondare’’. 
Per quanto riguarda l’ utilizzo di foto e video e le politiche sui diritti d’ autore e sui compensi, l’ 
agenzia – spiega il direttore – ‘’usa la piattaforma di RepubblicaTV e poi i fornitori locali. Per 
quanto riguarda i materiali trovati in rete o li linkiamo o li embeddiamo oppure ne citiamo la 
fonte’’.
In caso di errore, ‘’l’ indicazione è quella della massima trasparenza – dice Iannuzzi -. Rimane 
aperto il problema del diritto all’ oblio, certo’’. 
La redazione è composta da 14 giornalisti, con tutto il ventaglio delle qualifiche contrattuali 
Tutti fanno tutto. Anche quelle funzioni tecniche tipiche dello strumento. 
Per quanto riguarda gli accordi integrativi l’ orientamento che sta prevalendo – dice Iannuzzi - è 
di passare dalla misura del numero delle copie a quella del numero degli utenti unici. 
L’ agenzia ha diversi collaboratori esterni. Soprattutto dei commentatori, degli analisti e alcuni di 
cronaca per l’ area milanese. Oppure dei cronisti/corrispondenti per fatti grossi. L’ agenzia sta 
puntando anche su corrispondenti dall’ estero, soprattutto giovani free-lance. 
Con i collaboratori il criterio di pagamento è a pezzo. 
In redazione gli orari sono quelli contrattuali (CNLG). 
L’ agenzia ha un cdr specifico. 
3. Un’ agenzia senza testata 
‘’Effecinque è un'agenzia giornalistica indipendente. 
Raccontiamo l'evoluzione delle nuove tecnologie e usiamo formati innovativi per raccontare 
l'attualità (http://www.effecinque.org/)’’ 
Effecinque significa ‘’Refreshing journalism’’ – il tasto F5 nei computer è, appuntio, la funzione 
‘’refreshing’’ – non ha un un direttore, in quanto – spiegano i soci fondatori - ‘’siamo un’agenzia 
che offre servizi a diversi clienti, senza nessuna testata registrata’’. 
Ha lavorato e lavora per Sky.it, Corriere della Sera, L’ Espresso, Wired, Focus, D-La Repubblica, 
ecc. 
Ha sedi a Genova e Bologna. 
Al suo interno non c’è nessuna gerarchia, se non quella determinata dai singoli progetti che segue 
ciascun socio della cooperativa 
In agenzia lavorano tecnici in partnership con altri soggetti. Lavorano in particolare come graphic 
designer, web developer, audio-video-photo editor 
I giornalisti svolgono anche funzioni commerciali, organizzative e di relazioni esterne. 
L’ agenzia lavora a ciclo continuo, a seconda delle esigenze dei clienti. Anche di notte se c’ è 
bisogno. 
I giornalisti possono pubblicare i contenuti in totale autonomia. Possono portare foto o video e in 
quel caso vengono compensati a parte.
Lo stesso vale per i redattori dell’ online che scrivono sulla carta o vanno in video o in radio. 
Effecinque fa ampio uso di User generated content, la cui verifica è uno degli asset dell’ agenzia, 
così come l’ uso dei social, che vengono curati da tutti. 
L’ attività giornalistica viene svolta dai quattro soci, più un numero variabile di collaboratori. 
Contrattattualizzati come collaboratori fissi (ex art 2) e cococo 
Tutti fanno tutto, anche mansioni non giornalistiche. 
Non ci sono integrativi né accordi specifici. 
I collaboratori esterni vengono trattati come cococo o partita Iva. 
Orari e straordinari variano a secondo dei tipi di progetto 
Non c’ è rappresentanza sindacale. 
Per quanto riguarda il reclutamento dei collaboratori giornalistici, la scelta si basa sulla valutazione 
dei cv ricevuti, segnalazioni da parte di colleghi, networking durante eventi.
IIe - TELEVISIONI E RADIO 
TGCom24 
TG5, TG4 e Studio Aperto, i tg delle televisioni Mediaset, non hanno siti internet dedicati. Nelle 
intenzioni dei vertici aziendali, infatti, devono restare brand televisivi, mentre unico brand Mediaset 
abilitato a operare su internet è quello di TGCom24. 
Domenico Catagnano, caporedattore, spiega che nella struttura - particolarmente agile - operano 
solo giornalisti professionisti, coadiuvati da alcuni stagisti e collaboratori. 
Tgcom è nato l' 8 marzo del 2001. Le sue origini sono esclusivamente in rete, in seguito si è 
trasformato in piattaforma multimediale. Oltre al sito oggi abbiamo la web tv, il canale digitale 
terrestre dedicato, i notiziari breaking news sulle reti generaliste e su alcune emittenti radiofoniche: 
radio 101 e Radio Italia tra le altre. Con apposite app oggi Tgcom24 può essere consultato su 
smartphone e tablet. 
La redazione è autonoma, ma lo scambio di informazioni con le redazioni delle altre testate 
Mediaset – osserva Catagnano – ‘’è fitto e continuo. Definiamo il nostro come sistema 
multimediale integrato’’. 
Per quanto riguarda il rapporto con le redazioni locali, arrivano regolarmente i contributi dei 
corrispondenti regionali: gli stessi che collaborano con i TG. La gran parte dei giornalisti che 
producono contenuti nel gruppo fanno capo a News Mediaset che funziona da service interno. 
La piattaforma di TgCom24 è aperta ai loro servizi e la redazione produce notizie che poi possono 
essere utilizzate da tutte le testate del gruppo. ‘’L' obiettivo – precisa Catagnano - è quello di 
produrre contenuti multimediali e di utilizzarli quindi nel modo opportuno, a seconda che finiscano 
sul sito, su app o siano trasmessi dai TG’’. 
Il direttore di testata è Alessandro Banfi; Rosanna Ragusa è la direttrice dell' agenzia News 
Mediaset; Paolo Liguori il direttore dell' area new media. In particolare Liguori ha il controllo e la 
gestione di tutti i siti Mediaset. 
In sintesi, Banfi è forse la figura forse più distante, Ragusa ha il controllo della produzione di tutti i 
contenuti da parte dei giornalisti, Liguori si occupa espressamente dell' area web. 
Come in ogni testata in cui vi siano aree non esclusivamente editoriali e anche con possibilità di 
pianificazione, vi sono manager e tecnici che si occupano specificamente di questi segmenti. 
I giornalisti si preoccupano dei contenuti del sito.
Il sito è attivo 24 ore su 24. La redazione è aperta, salvo casi eccezionali, dalle ore 5.30 alle 02, 
sette giorni la settimana. 
I giornalisti delle altre piattaforme non possono pubblicare i propri contenuti sul sito, ma – 
aggiunge il caporedattgore – ‘’accettiamo segnalazioni ed è comunque concessa la possibilità di 
commento’’. 
I giornalisti che pubblicano sul web e in tv non vengono pagati di più. 
Le fonti? Agenzie, corrispondenti, web. 
Quanto alla politica dei commenti, Catagnano spiega: ‘’Li manteniamo attentamente sotto 
controllo’’. 
TgCom24 accetta contributi dagli utenti. ‘’Naturalmente, qualora siano significativi, prima di 
pubblicarli li verifichiamo accuratamente’’. 
Foto e video vengono prodotti dalla redazione, oppure da agenzie esterne legate tramite appositi 
accordi al gruppo Mediaset. Per le notizie dall' Italia la redazione fa ricorso anche a free lance. 
La piattaforma tecnologica utilizzata è stata creata su misura per la testata da una società 
specializzata. 
TGCom24 è presente sui social, certo, però senza figure che si occupino specificamente di qel 
settore. I redattori se ne occupano a rotazione, a seconda della disponibilità di tempo. 
Blog e blogger? C 'è un' apposita area gestita da altri giornalisti o blogger. 
‘’In caso di errore pubblichiamo immediatamente un' errata corrige, ma non abbiamo metodi 
particolari per risolvere il problema della viralità’’. 
Gli addetti sono una trentina: una decina di interni fissi sul sito, più una ventina che fanno capo ad 
un service esterno. 
In redazione come qualifiche, due vicedirettori, un caporedattore, due vicecaporedattori, due 
capiservizio, vari redattori ordinari e diversi collaboratori.
Tutti gli interni con contratto articolo 1. 
Per quanto riguarda i collaboratori esterni, molti contenuti sono prodotti dai giornalisti di News 
Mediaset, altri da service esterni legati a Mediaset da particolari accordi, molte notizie dall'Italia 
sono prodotte da free-lance. 
Gli straordinari sono forfettizzati. 
La rappresentanza sindacale fa capo al Cdr di News Mediaset, che è la testata di riferimento. 
Le assunzioni per il momento sono bloccate. ‘’Quando si aprono degli spiragli però – sottolinea 
Catagnano - cerchiamo di favorire i giovani che hanno effettuato stage presso di noi”. 
Un bilancio complessivamente positivo: ‘’Compatibilmente con il fatto –spiega il giornalista - che 
il lavoro sul web è particolarmente usurante. I tempi su internet sono frenetici perché rispetto alla 
carta stampata noi siamo continuamente in chiusura’’. 
*****
Due siti di radio (senza giornalisti) 
Radioradicale.it 
Roma (Via Principe Amedeo, 2) 
www.radioradicale.it 
- 8-10.000 visitatori unici al giorno, senza contare le aperture dei file in archivio (un 
programma descrive anche il numero e tipo di azioni che l’ utente compie). 
- Molto visitata – come strumento professionale – la Rassegna stampa in podcast 
- Il sito non fa pubblicità: si basa sulle risorse finanziarie della Radio e quindi sul 
finanziamento pubblico del Partito radicale. 
Un po’ di storia 
(da http://www.radioradicale.it/il-sito-internet) 
Tra febbraio e marzo del 1998 i radicali organizzavano un convegno intitolato “Quali lotte e leggi 
subito per la rivoluzione tecnologica, per la rivoluzione liberale” con la partecipazione dei 
maggiori imprenditori italiani della telematica e delle telecomunicazioni, di diversi giuristi 
dell’informatica e di altri esperti del settore. In quell’ occasione, di fronte alla constatazione del 
ritardo italiano nel settore, veniva proposto alle istituzioni e al mondo imprenditoriale un 
programma di investimenti per la costruzione della nuova società dell’informazione a partire 
dall’applicazione delle nuove tecnologie ai processi democratici. 
Oltre all’introduzione del voto elettronico e dell’Albo pretorio telematico, all’alfabetizzazione 
informatica nelle scuole, alla liberalizzazione delle attività editoriali e commerciali telematiche, la 
proposta centrale che emergeva dal convegno era quella della “messa in rete delle istituzioni”. 
Nella mozione conclusiva dei lavori si legge: 
“Occorre che: leggi e stanziamenti adeguati intervengano perché le nuove tecnologie informatiche 
e telematiche diventino elemento costitutivo del funzionamento delle istituzioni e dell’esercizio 
della democrazia, garantendo a tutti i cittadini l’effettivo accesso diretto alle informazioni sui 
processi formativi e decisionali dello Stato e la partecipazione alla vita politica – secondo gli 
istituti già previsti dalle leggi – attraverso tutti gli strumenti di comunicazione resi oggi disponibili; 
diventi prassi diffusa e consolidata quella delle trasmissioni telematiche – in diretta e in differita – 
di tutte le sedute pubbliche degli organi dello stato e degli enti territoriali, nonché l’archiviazione e 
la consultazione telematica dei documenti audiovisivi e l’accesso agli atti pubblici”. 
I contenuti e gli obiettivi di quel convegno furono alla base della creazione del sito internet di Radio 
Radicale. Sotto la guida di Rino Spampanato, l’ emittente realizzò il primo sistema di webcasting, 
rendendo accessibili ad ogni utente di internet le sedute del Parlamento trasmesse e archiviate in 
audiovideo. 
Dal sito internet di Radio Radicale è inoltre possibile seguire le sedute del Parlamento europeo, 
della Corte dei conti, del Consiglio Superiore della Magistratura e di altre istituzioni. 
La filosofia editoriale dell’emittente radicale si riflette sul web attraverso la messa a disposizione 
delle registrazioni integrali dei più diversi eventi politici, dei congressi e della manifestazioni 
pubbliche di tutti i partiti e della maggiori associazioni, nonché dei processi giudiziari.
Il sito non è una testata giornalistica 
Radioradicale.it non è una testata giornalistica, ma un sito che fa capo alla Radio, ora diretta da 
Alessio Falconi. 
Si tratta in sostanza di una piattaforma di gestione e archiviazione di materiali documentari: un 
enorme archivio audiovisivo che, dal 1998, accoglie tutto quello che viene prodotto e registrato 
dalla testata. Fra i 10 e i 20 avvenimenti giornalieri – alcuni dei quali fissi, come le sedute delle 
Camere, e delle altre istituzioni descritte sopra, e altri non fissi, come grandi processi, convegni, 
congressi, ecc. –. Ogni avvenimento viene affidato a una squadra di tecnici che produce una scheda 
su ciascun avvenimento e poi cura le riprese e la loro messa in onda, sua sulla radio che sul sito. 
Ai tradizionali materiali audio si sono aggiunti quelli video, che tecnicamente ora sono di qualità 
molto migliore rispetto al passato. 
Si tratta di ‘’materiali unici, su cui studiano giuristi e storici e gli universitari per le loro tesi’’, 
spiegano nella sede del sito, al quinto piano di un palazzo di Via Principe Amedeo, a Roma, a due 
passi da Termini. Ad esempio i legali delle vittime della strage di Brescia hanno utilizzato in 
maniera intensa l’ archivio per la loro attività. 
Questa enorme quantità di documenti è archiviata su dei server che fanno capo alla società che 
gestisce sia la radio che il sito internet, la ‘’Centro produzione spa’’. L’ azienda ha fatto un accordo 
con un grosso gestore – UNIDATA – che fornisce connettività speciale. 
Il sito è sostanzialmente un archivio: che accoglie e organizza le produzioni della Radio nella loro 
integralità, senza alcuna mediazione. E’ per questo che il sito non ha personale giornalistico, anche 
se una sezione della sua attività è di tipo giornalistico. 
Si tratta di ‘’Fai notizia’’ , nato nel 2006 come sito di giornalismo partecipativo ma che negli ultimi 
tempi si è trasformato in un format di inchieste distribuite di Radio Radicale. 
Fainotizia infatti paga i contenuti di qualità realizzati appositamente. ‘’Sarà possibile così per 
giornalisti free lance, ricercatori, attivisti, cittadini esperti o testimoni di eventi rilevanti, collaborare 
alla realizzazione di inchieste sui grandi temi di interesse pubblico’’, spiega il sito. Che fra i suoi 
utenti conta molti giornalisti. 
La scheda 
Radioradicale.it non è una testata giornalistica, ma una struttura web che fa capo a Radio Radicale. 
Conta cinque addetti: due a tempo indeterminato con contratto FRT, un collaboratore, uno con 
partita Iva e un cocopro. 
E’ comunque una struttura autonoma: ‘’facciamo un lavoro parallelo a quello della radio. Le 
decisioni vengono prese in maniera autonoma rispetto alla direzione della Radio, che però è in 
contatto continuo con noi’’, spiegano a Via Principe Amedeo.
La redazione è diretta da un responsabile non giornalistico, Diego Galli. 
I rapporti con vertici della radio sono continui. La struttura è comunque in fase di 
riorganizzazione. Il nuovo direttore della testata/radio chiede comunque interventi, servizi, 
approfondimenti. 
Il ruolo manageriale viene svolto da Diego Galli. Anche se le decisioni amministrative vengono 
prese – come per la radio – dall’ amministratore delegato, che comunque segue molto da vicino l’ 
attività del sito. 
Fra i cinque addetti non ci sono giornalisti, ma sono tutti tecnici. 
Le squadre che seguono gli avvenimenti scelti il giorno prima mandano in automatico una scheda 
su ciascun avvenimento e poi, via via, la registrazione integrale che uno speciale programma 
inserisce automaticamente sul sito. 
Non c’ è quindi un’ attività 24/24 ore. I tempi di copertura dipendono dalle esigenze delle squadre 
esterne. Così come per la copertura notturna. 
I materiali sono tutti prodotti direttamente dalla struttura, tranne in alcuni casi in cui persone, 
associazioni, gruppi forniscono materiali e riprese che la Radio non ha potuto coprire per mancanza 
di ulteriori squadre. 
I commenti sono solo su Fainotizia e vengono seguiti attentamente. ‘’Quando qualche commento 
viene pubblicato ci arrivano automaticamente le notifiche’’, spiegano. 
Fainotizia utilizza ampiamente gli User generated content. ‘’In generale comunque preferiamo 
maggiormente le analisi sociali rispetto all’ approfondimento di fatti’’. 
Ovviamente ampio ricorso a controlli e verifiche dei materiali. . 
Per quanto riguarda il software di gestione editoriale, ‘’per Fainotizia usiamo Drupal. Mentre per 
il sito utilizziamo del software prodotto internamente’’. 
La struttura è ampiamente attiva sui social: Facebook, Twitter e Youtube. Che vengono curati un 
po’da tutti. 
‘’Su Twitter e Facebook facciamo soprattutto annunci di programmi della Radio. Stiamo cercando 
di presentare il nostro materiale con dei link-cartolina e di valorizzare l’ archivio. E stiamo 
soprattutto lavorando su Youtube, ad esempio realizzando delle sintesi di 3-4 minuti dei vari 
avvenimenti coperti. Oppure lavorando sull’ archivio: ad esempio la vicenda di Enzo Tortora 
raccontata in 4 minuti’’.
I blog sono stati chiusi e per quanto riguarda i link esterni, la struttura lavora solo con materiale 
proprio. 
Per quanto rigiarda le politiche di utilizzo di foto e video, Fainotizia acquista servizi già 
confezionati, con regolari contratti. 
Quanto agli errori, la struttura ha un sistema di segnalazione per cui gli utenti ci possono indicare 
eventuali errori. 
----- 
Radio Capital 
Roma (Via Cristoforo Colombo, 90) 
www.Capital.it 
Radio Capital è una delle tre reti nazionali (insieme a Radio DeeJay ed m2o) di proprietà della 
Elemedia, società del Gruppo l'Espresso. La redazione giornalistica è diretta da Vittorio Zucconi. 
Direttore dei programmi è Danny Stucchi, già Station Manager di Radio Dee Jay. 
Il palinsesto alterna programmi di infotainment a trasmissioni di approfondimento musicale. La 
programmazione musicale si basa su un vastissimo catalogo di classici degli anni settanta-ottanta-novanta. 
Lo slogan attuale della radio è Solo classici, solo Capital. Gli studi si trovano a Roma, in 
via Cristoforo Colombo 90. 
La Radio – spiega Edoardo Buffoni, caporedattore - ha un sito, www.Capital.it , in cui vengono 
inseriti, senza modifiche, da personale di produzione, gli audio giornalistici realizzati dalla 
redazione. 
Quindi non ha ha giornalisti con mansioni digitali, un tecnico che inserisce gli audio 
I giornalisti della radio saltuariamente, e su base volontaria, pubblicano audio di interviste 
realizzate da loro sul canale Youtube di Capital. Possono farlo, non sono obbligati, e non vengono 
compensati in più per questo. 
Per quanto riguarda i social, molti giornalisti della radio sono presenti individualmente, sui loro 
account personali o sugli account dei diversi programmi. 
Così come alcuni giornalisti hanno dei blog personali 
La redazione radiofonica di Radio Capital – che di fatto fornisce i contenuti che vanno sul sito - ha 
15 giornalisti, fra cui 1 caporedattore, 1 vicecaporedattore, 3 capiservizio. Tutti i componenti con 
contratto Fieg-Fnsi. Oltre a 14 corrispondenti da altrettante città italiane.
III – Parlano protagonisti e osservatori 
Come complemento ai materiali di questa Ricerca pubblichiamo un articolo in cui Marco 
Giovannelli – direttore e cofondatore di VareseNews – racconta e analizza lo sviluppo dell’ 
informazione digitale locale e l’ esperienza della sua testata (diventata una case history in termini di 
successo e sostenibilità economica). 
E una serie di interviste a protagonisti e osservatori (media specialist) del giornalismo digitale. 
- Matteo Bartocci (Manifesto) 
- Beppe Smorto (Repubblica) 
- Mafe De Baggis 
- Giovanni Boccia Artieri 
- Luca Conti 
- Sergio Maistrello 
- Stefano Quintarelli 
Arche di Noè e Titanic 
L’ informazione online locale in Italia 
tra ‘volontarismo’ e professionalità 
- 
di Marco Giovannelli (VareseNews)
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Giornalismo digitale in Italia: nelle redazioni domina ancora la "carta", ma la talpa del cambiamento sta scavando

  • 1. CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ ORDINE DEI GIORNALISTI Gruppo di lavoro ‘’Giornalismi’’ Giornalismo digitale in Italia: nelle redazioni domina ancora la ‘’carta’’ ma la talpa del cambiamento sta scavando
  • 2. ‘’Il futuro? E' del giornalismo nel suo complesso (…) Ci sarà sempre più bisogno di giornalisti che non sanno per chi scrivono, ovvero capaci di lavorare per più piattaforme’’. La valutazione è di Giuseppe Smorto , resposabile di repubblica.it , uno dei vari uomini di macchina ed esperti che abbiamo sentito in questa prima fase della ricerca sul giornalismo online in Italia che il Gruppo di lavoro sui ‘’Giornalismi’’ del Consiglio nazionale dell’ Ordine dei giornalisti presenta in apertura di Digit20014. In qualche modo questo iniziale segmento del nostro lavoro di analisi può essere letto come una prima risposta a quella previsione. Il lavoro tenta intanto di capire se è effettivamente in atto – e, in caso affermativo, a che stadio è arrivato – il processo di assimilazione concreta, nel processo di produzione reale, del concetto che il giornalista è colui che produce giornalismi su varie piattaforme e che non esistono gerarchie di supporti. La risposta non è facile e forse, almeno per questa prima fase, il tipo e l’ ampiezza del materiale raccolto non consentono di delineare una risposta univoca o delle indicazioni convergenti. Delle linee comunque vengono fuori. Tenendo conto che questa prima fase della ricerca ha affrontato l’ analisi della situazione delle redazioni più strutturate (sia quelle native che quelle di testate ‘’tradizionali’’), l’ aspetto più rilevante, forse, è che nella grande maggioranza le redazioni osservate considerano il digitale più come uno strumento tecnico/tecnologico che come un nuovo modo di fare giornalismo. Un modo che forza il paradigma culturale del giornalismo tradizionale, in cui l’ organizzazione e le gerarchie interne restano sostanzialmente quelle della carta. Anche nel caso di molte delle testate native – e forse l’ esempio più paradigmatico è quello di Affari italiani – le redazioni conservano per molti versi la strutturazione tipica della carta, con una rigida
  • 3. divisione fra lavoro giornalistico e attività tecnica e l’ adozione delle gerarchie tipiche degli spazi produttivi tradizionali. Nelle redazioni più strutturate la cultura della carta (quell’ insieme di valori, di rapporti gerarchici e di pratiche che hanno dominato il processo di produzione giornalistico dagli inizi del ‘900)– domina in modo incontrastato. Insomma, pur essendo native, in molte di queste testate la tendenza sembra essere quella di ‘’preservare le funzioni giornalistiche tradizionali e di evitare qualsiasi ‘contaminazione’ ‘’. Ma, anche se in modo minoritario, sia in alcune testate native, come Post o VareseNews, sia in alcune redazioni ‘’tradizionali’’ si segnalano dei cambiamenti che fanno pensare a un processo di trasformazione nel concreto della cultura e della pratica giornalistica. Per esempio il rifiuto – teorizzato e praticato dalla testata diretta da Luca Sofri – di continuare a tenere separate le attività giornalistiche da quelle tecniche. ‘’Non distinguiamo più i ruoli’’, spiega Sofri. O, altro esempio, la presenza a VareseNews di figure ‘’ibride’’, cioè di giornalisti che svolgono anche funzioni tecniche. D’ altronde lo spiega bene Andrea Iannuzzi, direttore di AGL: i giornalisti dell’ agenzia dei giornali locali della Finegil svolgono ‘’ tutte le funzioni anche tecniche dell’ online. E’ un settore di per sé stesso molto contaminato e i giornalisti digitali hanno una formazione più tecnica rispetto a quella del tradizionale giornalista su carta’’. Il quadro che emerge dall’ analisi del funzionamento e dell’ organizzazione delle redazioni digitali (status giornalistico e professionale, cicli e tempi di produzione, fonti, problemi di errori e rettifiche, politica dei link e dei commenti, utilizzo dell’ UGC, ecc.) conferma per molti versi la descrizione dello stato delle cose che viene proprio da Iannuzzi: Quello delle testate tradizionali mi pare ancora troppo legato alla cultura della carta, che da noi ha un ruolo politico molto più rilevante che altrove. E’ un giornalismo ancora conservatore, legato ai vecchi schemi. Il giornalismo digitale nativo è invece molto acerbo: in fondo le testate dipendono molto dalle agenzie di stampa, dal flusso mainstream tradizionale. E’ piuttosto gracile. E la causa, probabilmente, è che non ha ancora trovato dei nuovi editori. Racconta ancora Iannuzzi: Le due strutture (carta e web) si sono fuse in un’ unica redazione e si è avviato un processo di integrazione sul piano tecnologico, dei processi produttivi e delle culture proprie dei due mondi. La fusione è già a buon punto, anche se a livello di desk le funzioni di gestione sono ancora separate, anche per conservare alcune competenze in qualche modo distintive. In ogni caso la scrittura e il racconto in generale sono già pienamente contaminati. Si va verso una integrazione piena, in parallelo con quanto avviene nelle redazioni delle testate locali. Quindi non c’ è una redazione web: c’ è qualche specialista, è chiaro, ma in generale tutti fanno tutto. Insomma, nonostante una prima sensazione di egemonia a tutto campo della ‘’carta’’ (con tutto l’ apparato ideologico e culturale che questo rappresenta), qualcosa si comincia a muovere. A parte il manifesto e Il Sole 24 ore che hanno redazioni totalmente integrate, le redazioni degli altri quotidiani on-line, ad esempio, pur essendo autonome da quelle della testata “madre”, presentano delle forme di integrazione parziale in alcuni settori. Al Corriere.it, per esempio, è integrata la redazione della pagina economica. Il Secolo XIX ha un desk web autonomo, ma il lavoro di
  • 4. produzione è integrato. In più, le riunioni di redazione si aprono solitamente con le questioni relative al web e il giornale ha un team di videoreporter “specializzati” soprattutto nella cronaca nera, che – spiega Diana Letizia – lavora in maniera crossmediale col web. L’ AGL tra l’ altro è forse, tra quelle analizzate, la redazione dove l’ integrazione fra piattaforme diverse è più avanzata. Ma il processo di integrazione è in fase avanzata anche in un’ altra testata classica, l’ Agenzia Ansa. Spiega Massimo Sebastiani, redattore capo centrale e responsabile del sito ansa.it : La redazione online è autonoma dal punto di vista produttivo, ma nello stesso tempo ‘’parzialmente integrata’’: politica, economia e contenuti per il web li produce la redazione web, mentre esteri, sport, cultura e tecnologia li realizzano le redazioni specifiche. Aspetti di forte integrazione fra le redazioni o di scomparsa delle distinzioni fra l’ ambiente ‘’tradizionale’’ e quello digitale sono chiaramente presenti nella redazione di Famiglia Cristiana o di Internazionale, dove i giornalisti lavorano sia per il cartaceo che per l’ online, o anche al TgCom24, dove, pur essendo la redazione autonoma dalle altre testate di Mediaset, lo scambio di inforazioni e materiali ‘’è fitto e continuo’’, tanto che il processo viene definito come un ‘’sistema multimediale integrato’’. Complessivamente, comunque, la sensazione è di un momento di passaggio i cui tempi non sono ancora chiari, nonostante che il giornalismo digitale abbia già altre 15 anni di vita. Ed è difficile anche dire se il processo sia in fase di accelerazione o meno. Dice ad esempio Iannuzzi: ‘’La situazione è in continua evoluzione e il dato dominante è quello della sperimentazione. Quello che diciamo oggi fra sei mesi potrebbe non essere più valido. Le cose teorizzate ora possono cambiare, essere smentite, per cui è in atto un continuo aggiustamento. E non ci possiamo fermare e ripartire daccapo, dobbiamo essere disposti a cambiare subito, mentre siamo in movimento….’’ Il tasso di innovazione comunque non sembra sia molto accentuato, anche nelle forme istituzionali della professione giornalistica. Se si eccettua F5 – agenzia indipendente che produce materiali giornalistici ma non è una testata depositata (una cooperativa costituita da quattro giornalisti) e ha una assoluta mancanza di gerarchia interna (ogni socio segue un progetto e il ciclo di produzione si adegua alle esigenze del progetto, senza nessuna rigidità nel processo di produzione) – la gran parte delle testate esaminate riprendono quasi interamente le cadenze produttive e l’ organizzazione del lavoro delle redazioni tradizionali. Nelle testate native, ovviamente, la stratificazione in termini di qualifiche è molto meno accentuata e il lavoro è molto più orizzontale. Ma in generale i punti di analogia nel ciclo produttivo sembrano più rilevanti di quelli di eccentricità. E identica è la posizione sul fronte dei ricavi: nessun ‘’paywall’’, tutto si basa sostanzialmente sulla pubblicità.
  • 5. Sui social si registra una posizione sostanzialmente convergente fra testate native e testate ‘’tradizionali’’: tutti seguono i social, con qualche caso di addetto specifico alle reti sociali (fisso o a turno). O, come nel caso del SecoloXIX, con un' agenzia di consulenza che fa community managment. I materiali provenienti dagli utenti (il cosiddetto UGC, user generated content) in generale vengono considerati più che altro come degli spunti per eventuali servizi affidati a redattori invece che come materiale redazionale frutto di una conversazione specifica con il pubblico. Si distinguono però FanPage, che ha creato una piattaforma specifica e VareseNews, che, come testata iperlocale, punta molto sul rapporto con i lettori, con varie modalità. FanPage tra l’ altro ha oltre 300 blogger e questo di fatto è un ulteriore sistema di integrazione con i materiali prodotti dal pubblico e da esperti di nicchie varie. Anche la posizione a livello dei commenti non presenta delle distinzioni rilevanti fra testate tradizionali e native. L’ impressione è che in generale i commenti siano considerati un qualcosa in più, ‘’che ci deve essere ma che alla fine sono una seccatura’’, e non una risorsa per costruire un rapporto più maturo e articolato con il pubblico. Le fonti sono le stesse – quelle tradizionali, con in più i social – per tutte le testate. Solo Sofri dichiara senza alcun problema: - Non abbiamo abbonamenti alle agenzie. Solo per le foto ci rivolgiamo a delle agenzie. Per il resto usiamo la Rete. - Per il ventaglio di temi di cui ci occupiamo noi le agenzie non servono; sono competitive in cose di che di solito non ci servono, come tutto il settore del dichiarazionificio, ecc. - Per i temi internazionali lavoriamo molto con Twitter. - Insomma avremmo bisogno delle agenzie solo in occasioni rare e quindi non valgono i costi. Contrapposizione – ma trasversale – invece per quanto riguarda i link, con le testate divise nettamente in due fronti. Chi – come Affari italiani - tende ad evitare link all’ esterno (‘’per non regalare visitatori alla concorrenza’’) e chi invece – come Ansa o il Post - considera i link all’ esterno come un contributo alla ricchezza e allo spessore qualitativo dell’ offerta informativa. In generale la contrattazione è quella prevista dal Contratto nazionale di lavoro Fieg-Fnsi, tranne che a VarerseNews (dove viene applicato il contratto Aer-Anti-Corallo) e a Leonardo e Fanpage, dove gli addetti sono per la maggior parte ‘’liberi professionisti’’. Anche se Pier Luca Santoro fornisce una ampia serie di dati e di considerazioni sull’ andamento economico del settore, restano un po’ sullo sfondo – come in altre ricerche sul giornalismo e l’ editoria in Italia – due questioni rilevanti e intrecciate: la figura e il ruolo dell’ editore e i problemi di sostenibilità economica (a proposito, nessuna delle testate analizzate ha forme di paywall, se si esclude ilManifesto, ma è un paywall di tipo ‘’poroso’’) e di cultura industriale dal versante impresa. Un accenno a questo secondo aspetto viene da Beppe Smorto, che dice: In pochi anni saremo finiti se non riusciremo a far capire ai nostri lettori che il prodotto non può essere gratuito
  • 6. Ma, dal Manifesto, Matteo Bartocci osserva: I siti italiani dei quotidiani sono completamente diversi dagli altri siti del mondo. Non esiste che sul Guardian ci sia la foto dell’animaletto triste…è molto difficile È una strategia molto italiana che ha poca fiducia nel pubblico e che puntando tutto sulla quantità di traffico abbassa la qualità e soprattutto addestra milioni e milioni di persone a pensare che quel contenuto sia gratuito, cosa che non è vero. Perché come ogni editore sa, le spese sul digitale ci sono mentre il lettore è abituato a credere che su internet si legge gratis. Non so come torneranno indietro, cioè quando caleranno i ricavi pubblicitari da internet cosa faranno… Cominceranno a far pagare ma hanno addestrato loro, proprio i grandi giornali, milioni di persone a pensare che lì ci vai dieci minuti, leggi notizie, te ne vai e non esiste mai che pagherai qualcosa… Qui secondo me è una scelta editoriale di corto respiro’’. Secondo Bartocci, insomma, con il digitale gli editori hanno commesso lo stesso errore strategico compiuto con i cosiddetti ‘’allegati’’. Io penso che gli editori italiani abbiano sbagliato completamente la strategia sul digitale. Non lo dico per arroganza, ma perché secondo me è abbastanza oggettivo come quando un po’ di anni fa tutti i quotidiani facevano i dvd o le enciclopedie. Sembrava che se non facevi un dvd in edicola non vendevi il giornale. Per tanti anni ha funzionato: ci guadagnavi e ci facevi un sacco di soldi. In realtà in tanti anni hai svalutato tanto i tuoi contenuti, hai svalutato molto la tua redazione e abituato il lettore a pensare che il quotidiano sia quasi un allegato all’enciclopedia di quell’anno e dopo cinque anni di quel modello lì non è restato niente.
  • 7. Criteri, metodologia. Questo primo Report intendeva dare un quadro descrittivo della consistenza, struttura, articolazione delle redazioni digitali ‘’strutturate’’, sia native che appartenenti a testate tradizionali. Il campione è stato formato scegliendo alcune testate per tipologie editoriali: - Quotidiani: Corriere della Sera, Corriere dello Sport, Giornale, Giornale di Sicilia, Mattino, Messaggero, Quotidiano nazionale, Repubblica, Secolo XIX, Sole24 ore, Stampa. - Testate native: Affari italiani, FanPage, Il Post, Leonardo.it, LiveSicilia, Varese News - Settimanali: Espresso, Famiglia Cristiana, Internazionale - Agenzie: AdnKronos, AGL, Ansa, F5 - Tv e radio: Radio Capital, Radio Radicale, TgCom24, I materiali contenuti in questo primo Rapporto sono stati raccolti sulla base di un questionario articolato in due testi diversi (a seconda se si trattava di testate native o meno). I questionari
  • 8. vengono allegati in appendice. In alcuni casi il questionario è servito da base per un colloquio diretto, fisico, con i responsabili delle redazioni digitali. In altri casi è stato compilato a distanza e inviato via mail. I risultati di questa indagine costituiscono il corpo centrale del Report, che presentiamo a Digit. Essi vengono preceduti da una serie di dati quantitativi generali sul giornalismo digitale in Italia, a cura di Pier Luca Santoro, e seguiti da articoli e interviste sull’ informazione online ad alcuni protagonisti e osservatori del mondo dei media online italiani: - Matteo Bartocci (Manifesto) - Marco Giacomelli (Varese News) - Beppe Smorto (Repubblica) - Mafe De Baggis - Giovanni Boccia Artieri - Luca Conti - Sergio Maistrello - Stefano Quintarelli I passi successivi La seconda parte del lavoro del Gruppo ‘’Giornalismi’’ del Cnog cercherà di affrontare l’ analisi del giornalismo digitale ‘’diffuso’’: le piccole strutture locali, di nicchia, diffuse, che costituiscono probabilmente la parte più rilevante dell’ informazione online. Infine, la terza parte dell’ attività del gruppo sarà dedicata agli aspetti economici e industriali dell’ editoria giornalistica digitale in Italia. Il Gruppo di lavoro I materiali di questo Report sono stati raccolti da Fabio Amoroso, Paola Cascella, Carmen Lentini, Franco Nicastro, Andrea Pattaro, Pino Rea, Pier Luca Santoro, Alessandro Savoia del Gruppo di lavoro del Cnog ‘’Giornalismi’’. Hanno collaborato anche gli altri componenti del Gruppo: Antonella Cardone, Mario Derenzis, Andrea Morigi e Mario Rebeschini.
  • 9. Cosa succede in Città Nell'ultimo lustro si sono verificati, nel bene e nel male, grandissimi cambiamenti trasversali a tutti i media. La causa, il fattore scatenante, anche se ovviamente non l'unico, è quello che viene raccolto comunemente sotto la definizione di “rivoluzione digitale”, il sempre più rapido susseguirsi di nuove tecnologie in tutta l'area dell'information communication technology e la loro, altrettanto rapidissima, adozione da parte di una fetta sempre più ampia della popolazione in tutto il Mondo. Il loro impatto è trasversale a tutto l'universo mediatico, dalla carta stampata alla televisione, alla comunicazione d'impresa nelle sue diverse forme e formati ed all'ecosistema dell'informazione, travolti e stravolti dall'accelerazione e dai cambiamenti imposti dalla Rete ma non solo. Gartner, società di ricerca e consulenza internazionale nell'ambito delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ha pubblicato ad agosto di quest'anno il ciclo di vita delle
  • 10. tecnologie emergenti (“Hype Cycle 2014”), rapporto annuale che esamina il livello di maturità, il ciclo di vita, di 2000 tecnologie e le tendenze di 119 settori/mercati valutandone e prevedendone il livello ed i tempi di diffusione nell’adozione, con una valutazione della maturità, vantaggi per il business e la direzione futura. Sono specificatamente identificati livello di accettazione ed impatto relativo con riferimento al vissuto esperienziale ed all’interazione dell’utenza. Quantità e qualità di informazioni che si rendono progressivamente disponibili ed il loro possibile utilizzo, sia in chiave di comunicazione e marketing che, più in generale, alle prese di decisione aziendale. Il tema centrale di questa edizione, la ventesima, è quello relativo alle evoluzioni del digital business in tutte le sue possibili sfaccettature. Gartner identifica 6 momenti evolutivi in quest'ambito: - Stage 1: Analog - Stage 2: Web - Stage 3: E-Business - Stage 4: Digital Marketing - Stage 5: Digital Business - Stage 6: Autonomous Non vi è insomma segmento che non venga toccato. Basti pensare che a fine 2012 erano stati venduti nel mondo circa 695 milioni di smartphones e che si prevede che a fine 2016 si raggiungano oltre 1 miliardo e trecentomila unità, mentre i 114 milioni di tablet dovrebbero addirittura triplicare arrivando a 383 milioni di pezzi. attualmente, secondo le statistiche più recenti, sono 2 miliardi e 405 milioni gli utenti di Internet nel Mondo. E' proprio nel mondo dei media che l'impatto è stato, e sarà, di maggior rilevanza. La Rete ha completamente modificato le modalità di comunicazione e di relazione tra imprese e consumatori, persone, ridimensionando fortemente il valore di tutto ciò che è “interruzione”, come i banner o gli sms promozionali, che non godono di alcuna fiducia da parte delle persone. Secondo il rapporto della Nielsen “Trust in Advertising” meno della metà delle persone ha fiducia, crede in quanto gli viene proposto negli spot televisivi o negli annunci sulla carta stampata. Il processo tradizionale che contemplava una linearità governata dalle imprese partendo dalla creazione della notorietà di marca (o prodotto/servizio) per arrivare all’acquisto attraverso la presa in considerazione e la preferenza, oggi è completamente ribaltato. Le flessioni degli investimenti
  • 11. pubblicitari che si registrano nelle nazioni europee maggiormente colpite dalla crisi, inclusa l’Italia ovviamente, sono un elemento ciclico che sempre si registra durante questi momenti, ma la crescita di Internet, abbinata dal calo persino della televisione, dimostra che vi sono elementi strutturali di cambiamento nel processo di relazione e comunicazione tra persone e brand, imprese, alle quali gli attuali format di comunicazione pubblicitaria, anche online, non sono in grado di dare una risposta utile. La pubblicità diviene sempre più, nella migliore delle ipotesi, un fastidio da sopportare per poter fruire di contenuti che interessano le persone. La crisi è economica ma anche di valori. Dall'altro lato il calo, il crollo delle vendite e della readership, del lettorato, della carta stampata con una fortissima migrazione, soprattutto delle fasce dei più giovani, ma non solo, vero l'informazione online, di cui i quotidiani mantengono una quota rilevante, ma non più esclusiva, ha minato altrettanto le posizioni mantenute per decenni. I bilanci in profondo rosso della maggior parte degli editori italiani, ad esclusione del gruppo Espresso-Repubblica e di Il Cairo, la cessione a Jeff Bezos di il «The Washington Post» ma anche del «The Boston Globe» da parte di The New York Times Company, ceduto ad un valore del 97% inferiore a quello di acquisto nel 1993, sono soltanto alcune delle più recenti vicende che testimoniano la crisi in atto. L'analisi dei bilanci tra il 2009 ed il 2013 dei sei principali gruppi editoriali italiani mostra come non vi sia editore immune dalla crisi strutturale del settore
  • 12. Crisi che è generata complessivamente da quello che metaforicamente potremmo definire il dilemma del prigioniero, gioco ad informazione completa, proposto negli anni cinquanta da Albert Tucker, pietra miliare della teoria dei giochi noto al pubblico non tecnico come esempio che illustra egregiamente il falso paradosso della probabilità contro la logica. Un modello che pare perfettamente calzante all’attuale difficoltà di definire se e come sia possibile rimpiazzare i ricavi della carta con quelli del digitale. Sempre dalla precitata analisi sui bilanci si vede come infatti il calo dei ricavi pubblicitari sia costante per gli editori presi in considerazione
  • 13. Evidenze confermate da tutte le ricerca internazionali, sia per quanto riguarda lo scenario Europeo, dove anche la Germania non rappresenta più un'isola felice da questo punto di vista nonostante una quota di abbonamenti che rappresenta circa i due terzi delle vendite dei quotidiani, ed, ancor più, se possibile, oltreoceano. Infatti, mediamente, per ogni 25 centesimi di ricavi pubblicitari persi dalla carta stampata dall'online vi è una compensazione di solo 1 centesimo. Un rapporto disastroso che ha portato la NAA, la Newspaper Association of America, l'associazione che, come dice il nome, riunisce gli editori di quotidiani negli Stati Uniti, a non pubblicare più i dati dei ricavi, neppure in forma aggregata, dalla fine del 2012 poichè complessivamente eccessivamente negativi. Anche dal lato delle vendite la situazione generale non è certamente migliore. Se si escludono infatti rari casi di eccellenza quali l'ottimo livello di sottoscrizioni raggiunto dal «The New York Times» successivamente all'introduzione del “metered paywal”, sistema che blocca l'accesso ed obbliga al pagamento dopo la lettura di un determinato numero di articoli (che nel caso del NYTimes originariamente era di 25 articoli al mese ed è poi sceso a 10 al mese ed è stato esteso anche al mobile) o del «The Wall Street Journal», che invece adotta un “full paywall”, con blocco totale di accesso al sito senza una sottoscrizione, si contano davvero sulle dita delle mani i casi di successo.
  • 14. Le persone sono abituate prevalentemente a non pagare per l’informazione online e sono in molti a credere che nel complesso l’idea di costringere i lettori a pagare non sia una ipotesi di successo. Anche il “Digital News Report 2014”, diffuso dal Reuters Institute for the Study of Journalism a giugno di quest'anno, mostra come mediamente vi sia una propensione al pagamento che attualmente non supera l' 11% del totale di coloro che fruiscono di informazione online. Propensione che peraltro, come sempre avviene, necessita di una abbondante taratura tra dichiarato e realizzato. Nel nostro Paese, che storicamente ha un basso rapporto tra popolazione e lettori rispetto ad altre nazioni, a cominciare dai i paesi scandinavi e alpine che continuano a registrar il maggior tasso di quotidiani in rapporto alla popolazione, l’ argomento era divenuto caldo ad inizio 2013 quando si erano fatte sempre più insistenti e concrete le voci dell'introduzione dei paywall anche da parte delle principali testate nazionali. Voci che, ad oggi, non hanno trovato un riscontro effettivo. Anche i dati di base sulle copie digitali dei quotidiani italiani rilevati da ADS che vengono pubblicati su base mensile dal gennaio 2013 non sono eccessivamente confortanti. Infatti, l’aumento degli abbonamenti digitali compensa solo in parte la diminuzione delle vendite tradizionali (edicola + abbonamenti). Inoltre osservando il trend, dopo lo slancio iniziale dei primi mesi si nota un forte rallentamento delle sottoscrizioni che potrebbe essere preambolo alla stabilità, alla non ulteriore crescita, degli abbonamenti alle edizioni digitali dei principali quotidiani nazionali. L'unico quotidiano che pare aver effettivamente avuto un beneficio è “Il Sole24Ore” come mostra il grafico
  • 15. sotto riportato E' all'interno di questo quadro d'assieme, di questo scenario, che si inserisce il giornalismo e la professione di giornalista la cui evoluzione viene ottimamente descritta nell'intervista rilasciata da Marco Bardazzi, caporedattore centrale digitale de “La Stampa”, a Pier Luca Santoro per “la Repubblica” che si riporta integralmente: 1) Qual'è l'impatto dei media digitali sul giornalismo? Si abusa spesso del termine “rivoluzione”, ma in questo caso è adeguato. Non siamo di fronte a un semplice passaggio tecnologico o a un nuovo medium che va ad aggiungersi ad altri. E’ un vero cambio di paradigma. La competizione per l’attenzione del lettore è aumentata a dismisura. Tutto questo si traduce in una sfida per i giornali, ma anche in un’enorme opportunità di accedere a nuove forme di racconto. I giornali sono in crisi, inutile negarlo. Ma il giornalismo non è mai stato meglio. 2) Come cambia il mestiere del giornalista? Le regole base sono sempre le stesse e vanno difese: una notizia è tale quale che sia la piattaforma su cui è distribuita. Trovarla, verificarla, metterla in un contesto richiede lo stesso metodo da testimoni esperti che i giornalisti hanno sviluppato nel tempo. Occorre però imparare a usare nuovi strumenti digitali. E bisogna essere consapevoli che è cambiato l’ecosistema. Le 5 W del giornalismo valgono sempre (Who, What, When, Where e Why), ma le prima 4 sono sempre più alla portata di tutti: il nostro valore aggiunto si concentra soprattutto sull’ultima, Why? Spiegare e approfondire. 3) Le informazioni stanno su Twitter ed il pubblico su Facebook. Poco tempo fa “La Stampa” ha reso pubblico il decalogo interno per l'uso dei social media da parte dei propri giornalisti. L'impatto di social media e social network come sta cambiando il giornalismo ed il mestiere del giornalista?
  • 16. A La Stampa incoraggiamo i colleghi a utilizzare i social media, perché siamo consapevoli che è finito il tempo dell’informazione broadcast, a senso unico, e si entra in un’era sempre più sharing, di condivisione del racconto con le persone che sono anche i nostri lettori. Questo arricchisce il lavoro giornalistico. Ci siamo dati qualche regola interna non per fissare dei paletti burocratici, ma per aiutarci a ricordare alcune regole fisse di buon senso anche nel mondo digitale. Ma è un decalogo che evolve continuamente con il mutare della Rete. 4) Come cambia la redazione giornalistica con il digitale? Nel nostro caso è cambiata e sta cambiando profondamente, fino alla disposizione delle postazioni di lavoro. Da un anno abbiamo creato un’innovativa redazione multipiattaforma con un disegno inedito, a cerchi concentrici: un “hub” centrale in cui si trovano le figure-chiave del giornale (carta e digitale insieme, integrati), con i vari desk disposti intorno. Abbiamo cambiato sistema editoriale, orari, turni. Il tutto per favorire l’integrazione e uno scambio di contenuti più semplice possibile sulle varie piattaforme, cartacee e digitali. 5) Il “nuovo giornalismo” passa solo dai giornalisti o anche dagli editori? E’ un lavoro che va fatto insieme anche perché il digitale, rispetto alla carta, richiede un livello maggiore di collaborazione e coinvolgimento tra giornalisti, tecnici, sviluppatori, grafici, marketing. Occorre anche uno sforzo di abbattimento di molte barriere che esistono nei giornali. Poi bisogna innovare, e in questo gli editori sono decisivi. La nuova redazione de La Stampa, l’innovativa Fiat 500L “Web Car” che abbiamo lanciato da un mese, il laboratorio di giornalismo MediaLab e molte altre iniziative che facciamo, richiedono un editore che ci crede. Sarà interessante vedere cosa faranno in questo senso nuovi editori come Jeff Bezos, appena sbarcato al Washington Post. 6) Il citizen journalism, il giornalismo partecipativo, è alleato o rivale dei giornalismo professionale? E’ una realtà di cui tenere conto e che va considerata un arricchimento per il giornalismo, non certo come un avversario. Ma senza mitizzare: sui siti delle grandi testate i lettori non vengono per cercare citizen journalism, ma giornalismo professionale arricchito dalla partecipazione di tanti altri protagonisti. 7) La sopravvivenza dei mestieri legati alla scrittura, del giornalismo, è profondamente legata alla capacità di rinnovarsi e di adattarsi alla tecnologia e ai nuovi metodi di lavoro da essa imposti. Nascono nuove professionalità che un tempo non esistevano quali il “Social Media Editor” o il “Data Journalist” per fare due esempi. Quali le professionalità richieste, il necessario livello di specializzazione? E quale, se possibile a definirsi, tra tutte la più importante? Per fare i giornalisti servono i requisiti di sempre: curiosità, intuito, capacità di cogliere e raccontare i fenomeni, buona scrittura. Il tutto indubbiamente oggi va integrato, più che in passato, con una predisposizione all’uso delle tecnologie. Nelle redazioni c’è sicuramente più bisogno di professionisti flessibili che siano a loro agio con i video, le immagini, la multimedialità. E con i numeri: il data journalism sarà il grande boom dei prossimi anni. 8) Nel rinnovamento del mestiere di giornalista quale è, e quale dovrebbe essere, il ruolo delle scuole di giornalismo? Io ho cominciato facendo la classica gavetta, e così buona parte della mia generazione e di quelle precedenti. Oggi è diventato quasi impossibile e le scuole sono un percorso obbligato per l’accesso
  • 17. alla professione. Si è perso un po’ l’apprendistato, ma complessivamente è un salto di qualità. Le scuole quindi sono decisive, ma come le redazioni anche loro devono innovare e tenere il passo. 9) Quali sono “gli attrezzi del mestiere” per i professionisti dell'informazione, per i giornalisti? Non vorrei sembrare vecchio, ma il primo requisito resta quello di leggere e saper leggere i giornali e le agenzie: non si vive di solo Twitter. Quanto agli strumenti operativi, a mio avviso la maggiore innovazione degli ultimi anni per i giornalisti è stato il tablet. Può fare mille cose, per chi impara a usarlo bene. 10)Nel suo libro “L'ultima notizia” scrive che “nelle battaglie tra i giovani leoni dell'informatica e le vecchie volpi dell'editoria, sono queste ad avere la peggio”. Però anche nel giornalismo il precariato è ormai una realtà per la maggior parte dei giovani. Quali i suoi consigli per emergere – e farsi assumere – in un grande giornale nazionale? Farsi assumere è diventato complesso, per una serie di motivi molti dei quali si spera siano congiunturali. Un consiglio di fondo: rendersi indispensabili. I giornali devono innovare, ma non hanno tutte le risorse professionali al loro interno per farlo. Nella caccia al posto di lavoro, è avvantaggiato chi sa offrire risposte alle nuove domande di contenuti di qualità digitali che stanno emergendo: video, data journalism, visualizzazioni, infografiche. I giornali, che hanno difficoltà ad assumere, possono però trovare forme creative per trasformarsi anche in incubatori di start-up. L’innovazione, nel nostro mondo, passerà da qui. La già citata proliferazione di dispositivi mobili consente di consumare le notizie ovunque 24 ore al giorno, mentre non più tardi di 20 anni fa il consumo di notizie era limitata alla mattina e sera giornali e trasmissioni televisive e radiofoniche. Ogni giornalista può ora potenzialmente raggiungere quasi ogni essere umano sulla terra, direttamente e immediatamente e nel complesso la
  • 18. quantità di informazione disponibile non è mai stata così ampia e variegata come avviene attualmente. Dall'altro lato però il drastico calo dei ricavi ha inevitabilmente generato la necessità di taglio dei costi con conseguente calo occupazionale. E' sempre l'analisi dei bilanci realizzata da DataMediaHub a mostrarne tutta la sua drammaticità.
  • 19. Anche lo studio annuale “La Stampa in Italia” (2011-2013), curato dalla Federazione Italiana Editori Giornali, presentato ad aprile di quest'anno mostra come dal periodo “pre-crisi” (2007) ad oggi la popolazione poligrafica, i poligrafici occupati, calino del 27.6% passando da 6.995 unità a 5.065, e quella giornalistica, i giornalisti e pubblicisti occupati, calano del 10.9% passando da 11.117 unità a 9.908. Secondo la desk research “Il Paese dei Giornalisti”, realizzata da LSDI, Libertà di Stampa e d'Informazione, testata di un gruppo di lavoro giornalistico tanto competente quanto variegato, gli iscritti all’ INPGI, l'istituto di previdenza dei giornalisti italiani, attivi (e non ‘’dormienti’’) si riduce il lavoro dipendente (meno 1,6%), cresce quello autonomo (+7,1%; 6 attivi su 10, quasi il doppio di 13 anni fa), e aumenta in modo sempre più marcato il gap nei redditi fra i due segmenti della professione.
  • 20. Che fare dunque? E' sul lato dei ricavi che è necessario agire poiché non è possibile tagliare i costi all'infinito pena il decadimento qualitativo delle testate anche a fronte di processi di migliorativi di riorganizzazione aziendale del lavoro. Di fronte alle tante incertezze, al pre citato “dilemma del prigioniero”, non vi è dubbio su quale siano attualmente i pochi punti fermi: il binomio vendite e ricavi pubblicitari non è più un modello di business sostenibile, non esiste più un unico modello di business comune a tutte le testate ma ciascuna deve individuarne uno proprio sulla base delle proprie caratteristiche e potenzialità. Secondo quanto pubblicato a luglio 2013 dalla Newspaper American Association, le “new” revenue, quelle nuove fonti di reddito che si compongono da: agenzia digitale e di marketing, e-commerce e transazioni, eventi di marketing ed altro, sono cresciute nel 2012 passando dal 7% del 2011 all’8% di incidenza sul totale dei ricavi dei giornali USA. All’interno dell’ 8% in nuove fonti di reddito, le entrate dalla consulenza come agenzia digitale per le imprese locali sono cresciute del 91%, il fatturato da e-commerce è cresciuto del 20%. Nonostante i tassi di crescita vertiginosi non si tratta ancora di una area di ricavi primaria ma è certamente un'indicazione sulle possibili opportunità da cogliere, senza trascurare il mantenimento, per quanto possibile, di vendite e ricavi pubblicitari, ovviamente. Ed anche The Pew Research Center’s Project for Excellence in Journalism nello studio “Newspapers Turning Ideas Into Dollars: Four Revenue Success Stories”, ovvero quando i giornali
  • 21. trasformano le idee in dollari; quattro casi di successo, in cui vengono presentate quattro casistiche molto diverse tra loro dalle quali, al di là delle specificità, emerge, si conferma, come non esista LA soluzione ma sia possibile trovare UNA soluzione specifica per ciascuna realtà. Musica per le orecchie di questi tempi. In conclusione, insomma non esiste un modello di business ma esistono, si possono ricercare e plasmare, dei modelli che nel loro insieme garantiscano ricavi apprezzabili. L'importante è sperimentare, eventualmente fallire e riprendere a sperimentare sino ad identificare la soluzione più idonea. Nel tempo dell'informazione in tempo reale la ricerca di nuove opportunità con i tempi della old economy non può che portare al fallimento certo.
  • 22. II – LE REDAZIONI IIa - QUOTIDIANI ON LINE NON NATIVI Le testate online dei quotidiani non nativi esaminati sono le stesse dei quotidiani di appartenenza. Diversa è l' azienda nel solo caso del Giornale.it (rispetto al Giornale) e diversi sono i contenuti del Giornale di Sicilia - Gds.it – che vengono prodotti da un service. ASPETTI ORGANIZZATIVI Laddove esistono redazioni locali, i rapporti con l' online sono costanti. «Bidirezionali» a Repubblica.it, “ultrastretti” al Quotidiano.net dove il gruppo può contare su una quarantina di presìdi tra cronache e testate locali. Al Sole 24 ore la redazione romana e i corrispondenti lavorano abitualmente anche per il giornale digitale. A parte il manifesto e Il Sole 24 ore che hanno redazioni totalmente integrate, le redazioni degli altri on-line sono ovunque autonome da quelle della testata “madre”, con alcuni esempi di integrazione parziale in alcuni settori. Al Corriere.it, per esempio, è integrata la redazione della pagina
  • 23. economica. Il Secolo XIX ha un desk web autonomo, ma il lavoro di produzione è integrato. Al Secolo, inoltre, lavora regolarmente un team di videoreporter “specializzati” soprattutto nella cronaca nera, e uno è impegnato nel settore sport. Una ventina di video vengono prodotti dalla redazione e dai collaboratori e a volte vengono venduti anche all'esterno, sull'esempio di Youreporter. Tutte le redazioni sono dirette dalle figure giornalistiche tradizionali: dal caporedattore al vicedirettore. I rapporti con i vertici del giornale di carta sono regolari, quotidiani e costanti. <Nel rispetto dell'autonomia> dell' online, dichiara Gianluigi Schiavon del Quotidiano.net. Al Secolo l'attenzione al web è massima: le riunioni di redazione si aprono sull'online. In contemporanea sugli schermi scorrono i dati di lettura degli utenti digitali, i tempi di permanenza, tutto in tempo reale, a beneficio della redazione. Diversa l' organizzazione del Sole dotato di una sorta di “superdesk” che orienta il giornale di carta e tutto il ciclo produttivo per tutti i supporti, anche l' online. In quasi tutti i giornali digitali le figure manageriali si astengono dal frequentare le redazioni. Al Secolo si registra la presenza di un esperto di digital media marketing. Al Manifesto la situazione è a sé poiché il Cda è composto da tre giornalisti e dalla stessa direzione del giornale che è autogestito dai lavoratori. REDAZIONI A Repubblica.it la redazione è composta da 25 redattori più tre che formano una sorta di redazione cuscinetto con le edizioni locali e i settori del giornale di carta. Al Secolo i redattori sono stati formati con dei corsi di Seo (Search Engine optimization), fanno photogallery e montano video, un lavoro ritenuto fondamentale («guai se non lo facessero»). 16 redattori al Fattoquotidiano. 10 al Q.net, 28 al Corriere.it; 6 a Libero, 5 al Secolo, sei al Giornale. Per il Sole, 20 a Milano, quattro a Roma. Nel panorama generale solo Repubblica ha un ciclo di produzione continuo, 24 ore su 24, 365 giorni all'anno. Di più: il cronista “notturno” viene affiancato da un collega nel caso di eventi previsti. Il Corriere e il Secolo aprono la redazione alle 6. Per quanto riguarda l' interscambio tra le varie piattaforme si passa dalla disponibilità di Repubblica («chi vuole pubblica»), alla chiusura del Corriere («i giornalisti delle altre piattaforme non pubblicano», al Manifesto che dice: «Non esistono piattaforme separate. Tutti pubblicano su tutto. Sta al lettore scegliere dove trovarci». Al Giornale i giornalisti svolgo funzioni non soltanto giornalistico «maneggiano file, tagliano audio, creano photo e video gallery». Al Sole c'è una nuova impostazione: «Quasi tutti fanno anche desk a turno per un certo numero di ore». Al Fatto c' è interscambio ma il redattore del cartaceo se pubblica su web riceverà un compenso in surplus. I giornalisti non sono obbligati a portare foto o video. Anche chi ricorda (il Secolo XIX) che è nelle loro mansioni, dice poi che la scelta «è affidata alla sensibilità del singolo». Al Manifesto i giornalisti si occupano della selezione delle foto, d'intesa con l'ufficio fotografico che le carica e le sceglie in prima battuta. Il Sole ammette che con lo strumento in dotazione, un blackberry, si può fare ben poco. Non mancano però i collegamenti radio e chi si è occupato di un tema di rilievo va anche in video con un editoriale. Solo Repubblica però compensa regolarmente questo lavoro in base a quanto previsto dall'indennità multimediale, frutto di una contrattazione sindacale di alcuni anni fa. Al Q.net <dipende>. Al Fatto vengono pagati video e foto. Stesso discorso per i redattori on line che vanno in video in radio o sulla carta. A Repubblica indennità multimediale, al Q.net
  • 24. <dipende>. Per gli altri nessun compenso aggiuntivo. FONTI Per quanto riguarda le fonti, quelle tradizionali si sommano a quelle offerte dal web, «Facebook e Twitter spesso arrivano prima degli altri», dice il Giornale. COMMENTI Sulla questione commenti, ogni testata ha la sua linea: commenti aperti, ma controllati da un filtro non giornalistico. Se poi emerge qualcosa di delicato interviene la redazione. Al Manifesto i commenti sono aperti per 72 ore e i giornalisti che vogliono interloquire possono farlo. L'utente deve necessariamente registrarsi (mail e password) per poter commentare. Al Secolo i commenti sono moderati dal caposervizio. A Libero la politica è quella di evitare censure, eliminando solo ciò che è marcatamente negativo: parolacce, insulti e offese. USER GENERATED CONTENT. Il comportamento è simile. Repubblica utilizza un team che gestisce i commenti dei lettori e si dà da fare per stimolare i loro interventi. Al Corriere gli Ugc sono pochi. Il Secolo vorrebbe usarli di più, al Sole vengono utilizzati come fonti da approfondire. TECNICI Corriere.it a parte, i tecnici, con competenze diverse, sono una presenza fissa in redazione. Tre a Repubblica, (informatici, montatori, operatori); per la confezione di video, forum, per il restyling al Q.net; un team tecnico al Secolo; un poligrafico responsabile IT al Manifesto; una quindicina al Sole. A Liberoquotidiano.it i non giornalisti collaborano nella realizzazione dei video e delle video interviste e fanno da tramite fra giornalisti e tecnici del sito. Al Sole sono assistenti di redazione: si occupano del layout, di impaginazione, ricerca foto, video e archivio. Insomma «di tutti gli aspetti della produzione». Al Giornale grafica e marketing. SOCIAL E BLOG Quasi tutte le testate dichiarano di essere presenti in modo più o meno massiccio sui social. Con l' eccezione del Corriere che dice «poco sviluppato». Repubblica vanta 1,5 milioni di fan su Facebook e un milione su Twitter. Il Manifesto e il Secolo sono presenti su quasi tutte le piattaforme social (Pinterest, Instagram, Linkedin). Al Sole li cura un social editor, a Repubblica un team apposito, al Q.net la redazione, al Secolo un' agenzia di consulenza che fa community managment. Dappertutto molti i blog e i blogger, anche esterni, anche di firme importanti. Al Manifesto i blogger sono 19 e scrivono a titolo volontario e gratuito. Al Fatto 700 blogger e tre web editor.
  • 25. CONTROLLI Tutti effettuano controlli. SOFTWARE Il Secolo ha un sistema editoriale “Method” unico per la carta e per il web: «Anche La Stampa lo ha adottato, dopo averlo visto in funziona». Il Messaggero usa “Atex Hermes” sviluppato da una società inglese tramite un crowdfunding tra i lettori. Il Sole usa “Méthode 5”. Il Corriere dello Sport usa “Txt Polygraph” e sta per migrare in “Kolumbus”. Gli altri usano sistemi proprietari. POLITICA DEI LINK. Se per quasi tutti è pressoché un obbligo, al Sole «si evitano troppi link che portano all'esterno, tranne che negli articoli che si occupano di tecnologie», non previsto al Manifesto («tantomento a pagamento»). Caso particolare quello del Secolo che concepisce il sito come «uno starting poin di navigazione» seguendo il concetto di Daily Magazine inserendo tanti link. Tale politica funziona «perché vediamo che il tempo di permanenza sulle nostre pagine è superiore e c'è un basso bounce rate». Il Fatto una media di 3 tra interni ed esterni. FOTO E VIDEO
  • 26. Tutti affermano di rispettare i diritti d'autore e pagare i contenuti spesso provenienti da agenzie. Repubblica ha propri video operatori e «tutti sono fortemente invitati a dare contributi, a farlo sono soprattutto i giovani che tengono a mettersi in luce». ERRORI Gli articoli vengono aggiornati o rettificati. Al Mattino «chiediamo palesemente scusa». Il Quotidiano.net usa una struttura “help” attiva 24h oltre il controllo della redazione. Al Giornale.it «possiamo eliminane l'articolo e la tracciatura sul motore di ricerca con prove verificate». --- INTEGRATIVI Repubblica come da contratto (es. indennità multimediale), previste anche da Quotidiano.net mentre per gli altri non sono previsti. COLLABORATORI ESTERNI Tranne il Giornale tutti si avvalgono di collaboratori esterni. Repubblica ne ha 10, Il Corriere 20, pagati a pezzo come anche al Sole dove però alcuni hanno contratti di collaborazioni. Al Fatto una decina a contratto ed una ventina a pezzo. ORARIO DI LAVORO E STRAORDINARI Come da contratto di lavoro Fieg-Fnsi. Straordinari pagati da Quotidiano.net a forfait per altre testate. CDR Alcuni hanno un fiduciario di redazione, solo al Giornale hanno un rappresentante nel Cdr.
  • 27. IIb - TESTATE NATIVE Le strutture redazionali sono più consistenti di quello che si potesse immaginare e le redazioni sono dotate in genere di figure tecniche, più o meno consistenti (si va dai 25 addetti di Fanpage ai 6 di Leonardo, mentre nel caso di VareseNews, ad esempio, ci sono delle figure ''ibride'', giornalisti che svolgono anche delle fuzioni tecniche). Per quanto riguarda il management, le testate native o si appoggiano alle strutture aziendali a cui fanno capo (come Leonardo e ilPost) oppure hanno un loro manager interno (Affari Italiani) o, infine, il ruolo manageriale coincide con quello del direttore, come a VareseNews. Per la pubblicità vale lo stesso discorso nel caso di Leonardo e ilPost, mentre AffariItaliani si affida a una concessionaria e VareseNews ha un team interno di 5 persone. Nessuna testata ha ‘’eretto’’ paywall. Tutte si basano sulla pubblicità. Per quanto riguarda le figure non giornalistiche, le funzioni sono soprattutto tecniche e commerciali. Spicca il caso de ilPost, dove non ci sono tecnici, e i giornalisti svolgono anche funzioni non strettamente giornalistiche. E' una scelta anche ''politica'': ''Non distinguiamo più i ruoli'', spiega Luca Sofri. Mentre, per quanto riguarda i giornalisti, la tendenza sembra essere quella di ''preservare'' le funzioni giornalistiche e di non farle ''contaminare''. Tranne, ancora al Post dove, sulla base di una scelta ''ideologica'' ed editoriale precisa, ''c’ è una diversificazione dei ruoli ma a rotazione'', e ''produzione e promozione sono intrecciate, non separabili''.
  • 28. Per quanto riguarda il ciclo di produzione l' orario di apertura è pressoché ovunque alle 7. Alcune chiudono alle 20 (Leonardo, AffariItaliani e ilPost), VareseNews alle 23 e Fanpage alle 24. Ma non c' è una copertura continua. Se c' è è solo per singoli eventi programmabili (FanPage), e ad Affari Italiani Perrino spiega che ''anche economicamente sarebbe un problema, ma probabilmente l’ evoluzione del settore ce lo imporrà prima a poi''. Sul piano delle fonti, sia Leonardo che Fanpage si affidano alle fonti tradizionali (agenzie, ecc.) e al web, entre VareseNews - che fa informazione iperlocale - si affida alle fonti dirette, locali. Mentre Affari Italiani ha delle edizioni locali: ''Il giornale ha delle sedi distaccate con edizioni locali: per ora Lazio, Emilia-Romagna, Campania e Puglia. Il progetto è di espandersi a livello nazionale. Ogni edizione locale fa capo a una società costituita in loco'', spiega Perrino. Colpisce l' approccio del Post: Sofri: ‘’Non abbiamo abbonamenti alle agenzie. Solo per le foto ci rivolgiamo a delle agenzie. Per il resto usiamo la Rete. Per il ventaglio di temi di cui ci occupiamo noi le agenzie non servono; sono competitive in cose di che di solito non ci servono, come tutto il settore del dichiarazionificio, ecc. Per i temi internazionali lavoriamo molto con Twitter. Insomma avremmo bisogno delle agenzie solo in occasioni rare e quindi non valgono i costi. Per quanto riguarda i commenti, ogni testata sceglie un approccio diverso. Leonardo ha un sistema automatico che riconosce e blocca il linguaggio volgare e scurrile. Anche FanPage ha un filtraggio automatico, ma i commenti vengono in ogni caso moderati dopo la pubblicazione. Affari italiani ha eliminato i commenti free, perché - dice Perrino - ''una minoranza facinorosa e scurrile si impadroniva di tutto lo spazio e la ‘piazza’ si era profondamente dequalificata’’. ‘’Siamo un paese che non sa gestire i suoi spazi di libertà e di autonomia’’. Moderazione anche su VareseNews, che però lascia aperta la bacheca su Facebook. Il Post ha scelto invece il free: Sofri: ''Ora li abbiamo, liberi (basta un account) e senza grossi problemi. C’ è da dire che i nostri commenti sono di livello molto alto, ma stiamo lo stesso attenti''. Anche per quanto riguarda l' UGC ogni testata ha una fisionomia fortemente caratterizzata: Se VareseNews dà molto spazio ai lettori, data la sua fisionomia fortemente locale, e Leonardo utilizza i contributi dei lettori ''se interessanti'', FanPage ha creato una piattaforma specifica. Il Post non ha una politica specifica per l’ UGC. ''Quasi mai usiamo materiali non chiesti specificamente. Chi ci propone qualcosa lo fa perché aspira a diventare giornalista''. Tutte le testate hanno naturalmente la funzione di controllo e di verifica dei materiali esterni. Per quanto riguarda i social, in tutte le testate esaminate tutti fanno tutto, anche se alcuni redattori - a turno (Post) - curano in maniera prioritaria i social. Perrino: ''Tutti fanno tutto e quindi curano anche la nostra presenza sui social e gli stimoli che dai social possono venire. E’ un know-how diffuso. Il nuovo giornalismo non può fare a meno dei
  • 29. social''. Quanto ai blog, la maggioranza delle testate li adotta. FanPage ne ha addirittura 300. I blogger vengono coordinati dalla redazione (Leonardo). Nel caso del Post, i blog fanno capo ai collaboratori esterni. Sono le cosiddette ''firme'', visto che ''in generale i redattori non firmano, a meno che non siano reportage o articoli particolarmente elaborati''. Nettamente contro i blog invece Affari Italiani. Perrino: ''No, non abbiamo mai creduto all’ uso dei blog e dei blogger come eventuale complemento ai contenuti del giornale. Abbiamo comunque una serie di rubriche, in aree specifiche, e utilizziamo dei collaboratori specifici nei vari segmenti''. Sulla politica riguardo ai link ci sono posizioni diverse, anche nettamente contrastanti. Leonardo e FanPage sono a favore. Come il Post. Sofri: ''Usiamo molto i link. Non abbiamo paura di dirottare il traffico fuori dal giornale. Anzi, intendiamo il link come una opportunità per il lettore di approfondimento e di verifica delle fonti''. Perrino, al contrario: ''Non mettiamo link verso l’ esterno. Non vogliamo mandare i lettori lontano dalle nostre pagine. Tornano? Chi lo sa! Si fa tanta fatica per conquistarli… E poi ora conta molto, come metrica, il tempo di permanenza sul sito, per cui bisogna spingerli a restare. E’ una fatica e sarebbe un peccato perdere lettori mandandoli lontano''.
  • 30. Per quanto riguarda l' utilizzo di materiale foto o video, tutte le testate assicurano di rifornirsi regolarmente da agenzie o service, con rapporti contrattuali specifici. Il Post: ''Cerchiamo di essere il più rigorosi possibile. Per il 99% usiamo materiali da agenzie, con regolari contratti. Diciamo che solo l’ 1% del materiale iconografico è di fonte occasionale o è di libero utilizzo''. - Le sfumature di identità delle testate emergono anche dall' approccio nei confronti della politica riguardo ad errori ed inesattezze: Vale la pena riportare le posizioni integrali: Leonardo.it - Se l'errore è stato commesso pubblichiamo la smentita, ma non abbiamo altri rimedi. Fanpage - Prevista l’eliminazione dell’articolo e anche la revisione di quelli precedenti inserendo un aggiornamento. Affari italiani - Cerchiamo ovviamente di evitare errori, puntiamo sulla professionalità. Il team redazione è cresciuto insieme a noi e ha acquisito una grande maturità. Se capita un errore lo correggiamo. Facciamo degli aggiornamenti. Il flusso è continuo. VareseNews- Con molta flessibilità analizzando ogni singolo caso. Post - Siamo molto attenti. Ci teniamo molto al principio della correttezza dell’ informazione. Se ci accorgiamo di un errore lo correggiamo volentieri. Dipende comunque dal caso. Se è un fatto rilevante lo segnaliamo e aggiungiamo una spiegazione di quello che è accaduto. Il numero di componenti delle redazioni variano da un minimo di 7 (Leonardo) a un massimo di 19 giornalisti (12 professionisti, 7 collaboratori tra cococo e cocopro di VareseNews, passando per gli 8 /più due stagisti) del Post, i 15 di Fanpage e i 16 di Affari italiani, dove a parte il direttore tutti gli altri sono redattori ordinari. Qualifiche: un caporedattore a Leonardo, tutti redattori ordinari anche a VareseNews (a parte il direttore). In generale tutti fanno tutto. Ad Affari italiani a turno due redattori fanno lavoro di desk, mentre a VareseNews lo fanno seguendo però settori specifici sia per ragioni territoriali che di argomenti. Per quanto riguarda le mansioni non giornalistiche, prevale una rigida separazione con il lavoro tecnico. A VareseNews qualche giornalista svolge anche qualche operazione tecnica, mentre la barriera è totalmente e programmaticamente saltata al Post. ''E’ un fatto connaturato alla realtà del mondo digitale: mettere i tag, tagliare una foto, controllare un video e così via. E poi è anche una questione di costi'', spiega Sofri. La contrattazione è variegata: a Leonardo per la maggior parte sono ''liberi professionisti'' (in sostanza a partita Iva), e in parte è così anche a Fanpage, mentre a VareseNews vige il contratto Aer- Anti-Corallo per tutti. Contratto Fieg-Fnsi invece ad Affari italiani e al Post. Non ci sono integrativi: solo a VareseNews scatta su progetti speciali. Tutte le testate hanno collaboratori esterni. Ad Affari italiani è stato però eliminato il borderò per i collaboratori (''Chi collabora lo fa gratis''), mentre al Post sono a forfait mensile. I commentatori, i blogger, gli opinionisti non ricevono però compenso. Per quanto riguarda gli orari di lavoro, se ad Affari italiani sono quelli contrattuali, al Post si
  • 31. modellano secondo il bisogno e l' organizzazione del lavoro. E sono flessibili anche a Varese News e a Leonardo. Generalmente non si fanno - o non vengono conteggiati - gli straordinari: solo ad Affari italiani assicurano che vengono fatti e vengono compensati come da contratto. E la testata di Perrino è l' unica ad avere un Cdr classico di tre membri.
  • 32. IIc - Settimanali Oggetto della indagine sono i seguenti settimanali: 1) Internazionale, 2) Famiglia Cristiana, 3) Espresso. Tutti e tre hanno una sola testata senza redazioni locali ma solo dei corrispondenti nel nord-est per Famiglia Cristiana e un lavoro di sinergia con la redazione milanese per Espresso. La struttura redazionale è totalmente integrata per Famiglia Cristiana e Internazionale, dove i giornalisti lavorano sia per il cartaceo che per il web, mentre per l' Espresso è in parte autonoma - per la gestione del sito -, ma in parte integrata, per la realizzazione dei servizi. E’ interessante la conduzione di Famiglia Cristiana, che è coordinata da 3 vicedirettori per tre diverse aree giornalistiche, ma senza che vi sia una redazione digitale vera e propria. Per l’Espresso il caporedattore è anche responsabile del digitale. All’ Internazionale il ruolo è ricoperto dal direttore. Il rapporto con i vertici risulta essere ottimo per Internazionale dove il direttore è anche socio fondatore al 17,5%, Espresso non si pronuncia. Per quanto riguarda il management i settimanali le tre testate non hanno presenze manageriali: da evidenziare come in Famiglia Cristiana la figura del publisher ha anche funzione di controllo del sito dal punto di vista manageriale, mentre l' Espresso garantisce un confronto costante sui temi dello sviluppo e delle strategie. Per la parte tecnica dell’online Famiglia Cristiana si appoggia a una società facente capo al gruppo (pur essendo esterna ad esso), che dà supporto a tutte le testate; l’Espresso non ha tecnici interni in redazione e si appoggia a strutture interne al gruppo, mentre Internazionale ha un solo tecnico.
  • 33. I giornalisti sia per l’ Espresso che per Internazionale si occupano di scrittura, editing, grafica e impaginazione, Famiglia Cristiana, come visto, non ha una redazione online. Per il ciclo e i tempi di produzione è interessante il cambiamento che Famiglia Cristiana ha operato trasformando il sito prima riservato alle notizie in sito di dibattito. Non più quindi una ricerca di notizie, ma un modo per provocare la discussione tra i lettori. “Noi le chiamiamo <stanze> di discussioni, sono come dei forum su argomenti o problemi specifici. Siamo quindi soprattutto un agglomerato di contenuti che si sviluppano sulla base della conversazione”. Questo cambiamento ha comportato un aumento di visitatori del 20% nell’ultimo periodo. Si lavora a ciclo continuo anche nei fine settimana, indipendentemente dai ritmi di produzione del cartaceo che viene pubblicato il mercoledì sera. L’ orario di apertura delle tre testate varia dalle ore 7.00/8.00 alle 20.00 dal lunedì al venerdì, con turni nel fine settimana e copertura notturna se necessario (Espresso).
  • 34. La produzione del sito di Famiglia Cristiana è composta per l’80% da materiale idoneo per l’ edizione digitale e per il 20% da articoli e notizie per il cartaceo, questo perché spesso il materiale che va bene per il cartaceo “non si presta alla formula che abbiamo adottato online, quella delle stanze di discussione”. In aggiunta, anche canali tematici come: chiesa, cultura, solidarietà e dossier su argomenti specifici. L’Espresso conta su un’ unica piattaforma indipendente dal sistema editoriale interno, WordPress, in cui i blogger possono pubblicare autonomamente mentre i collaboratori inviano i pezzi via mail. I giornalisti delle altre piattaforme possono, per alcune testate, pubblicare (Internazionale), ma non devono portare materiale fotografico o video. Solo l' Espresso esamina proposte di pacchetti multimediali corredati di foto e video per i quali gli autori percepiscono un apposito compenso. Sempre all'Espresso i redattori possono scrivere anche per il cartaceo e vanno in video o in radio se necessario senza maggiorazione stipendiale. Per quanto riguarda le fonti ci si affida prevalentemente alle agenzie. Famiglia Cristiana oltre a disporre di ”quelle della testata", spesso chiede pezzi con interventi ad hoc. La AFP è il punto di riferimento più importante per l’Internazionale. I commenti sono in generale aperti e moderati per Famiglia Cristiana e non esiste una figura specifica di moderatore ma i capidesk seguono e intervengono alla bisogna. I contributi dei lettori (UGC), importanti per le testate in questione, diventano spesso fonti di notizie e servizi, come nel caso di Famiglia Cristiana che dedicò un ampio servizio in seguito ad una segnalazione su facebook di un lettore che parlava di un giovane “eroico” sacerdote napoletano. Storia che è diventata un reportage online. Tutte le testate effettuano controlli e verifiche dei materiali. Per i social il coinvolgimento è totale da parte dei redattori e giornalisti. Molto spazio viene attribuito ai blog facendo molta attenzione a mantenere un alto livello di
  • 35. scrittura e contenuti. Alcuni blogger sono volontari (Famiglia Cristiana), ma vengono anche reclutati. Diverso è l’approccio ai link: Famiglia Cristiana ammette di non farne largo uso, al contrario per l’ Espresso e Internazionale i link sono considerati una risorsa importante per il sito e quindi anche incoraggiati. La questione dei diritti d’autore è molto sentita, nel senso che vengono utilizzati solo contenuti sui quali si possiedono tutti i diritti. Nei confronti degli errori la posizione delle testate analizzate è pressoché simile, nel senso che viene posta molta attenzione affinché si evitino: se accade, si procede alla immediata verifica e correzione, e quando vengono segnalati dall’utente vengono riportati in calce all’articolo con la dicitura “Aggiornamento” indicando data, ora e a volte nome del lettore che ha fatto la segnalazione. Ad oggi l’ organico varia dalle cinque unità dell’Espresso alle sedici di Famiglia Cristiana, alle
  • 36. quaranta dell’Internazionale; all'Espresso tutti fanno tutto, mentre per le altre testate è importante rispettare la diversità dei ruoli con differenze contrattuali. A proposito di contratto, si segnala che per l’Espresso vige il CCNL e per Famiglia Cristiana una formula "a pezzo". Gli straordinari in qualche caso (Espresso) sono forfettizzati. Da sottolineare la mancanza di rappresentanza sindacale. Le prospettive per il futuro sono certamente per uno sviluppo del digitale, considerato ad esempio che per l’ Internazionale il 40% del traffico arriva dal mobile, tablet e smartphone. Per Famiglia Cristiana la situazione al momento è più delicata, in considerazione del fatto che la redazione è in stato di solidarietà al 30%. Il futuro vede un maggior investimento nell’online, creando rubriche in grado di suscitare l’interesse dei diversi target di lettori. “In questo quadro – spiegano i vicedirettori Francesco Gaeta e Fulvio Scaglione - la decisione di cambiare la linea del sito online è nata anche per rafforzare la strategia di offerta di un “catalogo” per pubblici diversificati. La carta per quello più “popolare” e il dibattito e la riflessione dell’online per quello più “evoluto” ‘’.
  • 37. IId - LE AGENZIE 1. Agenzie ‘’classiche’’ : Ansa e AdnKronos ANSA Via della Dataria 94 – Roma Conversazione con Massimo Sebastiani, redattore capo centrale e responsabile del sito ansa.it Quando è stata aperta la testata? Nel 1999 Qualche dato sul traffico: visitatori unici, numero di pagine viste, tempo di permanenza, ecc. In media 10 milioni di visitatori unici, 130 milioni di pagine viste, più di 4 minuti in media il tempo di permanenza.
  • 38. Principali problemi e prospettive, vostre e del settore in generale. Considerando la creazione della Redazione immagine, che cura tutta la parte iconografica, e il complesso delle strutture digitali, l’ azienda sta investendo sul digitale, soprattutto da quando - 4 anni fa – si è insediato il nuovo direttore, Luigi Contu. Anche se tutta la redazione si augura che possa investire di più. Gli investimenti dovrebbero andare soprattutto nell’ infrastruttura tecnica: per potenziare fortemente l’ attività di streaming, ad esempio. Qualcosa cominciamo a fare, ma l’ Ansa avrebbe delle enormi potenzialità sulle dirette streaming, soprattutto dall’ estero. Basta pensare solo a Bruxelles per esempio. Per quanto riguarda la questione del rapporto fra contenuti free e contenuti a pagamento (via abbonamenti) sul sito vanno solo parzialmente i contenuti del cosiddetto ‘’notiziario generale’’, che rappresenta la struttura portante del flusso di informazione dell’ agenzia. Molto spazio hanno dei contenuti prodotti direttamente e specificamente per il sito. A parte le notizie grosse, le breaking news, si tratta spesso di materiali non centrali per gli interessi degli abbonati, che pagano, appunto, per altri contenuti. LA SCHEDA La testata è la stessa e la redazione online è autonoma dal punto di vista produttivo, ma nello stesso tempo ‘’parzialmente integrata’’: politica, economia e contenuti per il web li produce la redazione web, mentre esteri, sport, cultura e tecnologia li realizzano le redazioni specifiche. I Rapporti con redazioni locali sono molto fitti. Le strutture locali danno un grosso contributo – come avviene per il notiziario generale – e spesso producono materiali specifici. In più ogni redazione locale (regionale nel caso dell’ agenzia) ha la sua pagina web. In questo momento ne mancano solo 4, che però verranno avviate entro la fine del 2014. La redazione è guidata da un Capo redattore centrale e quindi i rapporti con i vertici giornalistici sono molto stretti. Molto forte la presenza tecnico-manageriale. C’ è un referente specifico, che è un web master – e si occupa quindi della progettazione e del funzionamento del sito -, ma svolge anche compiti manageriali e tiene i rapporti con i fornitori di contenuti non prodotti direttamente dall’ agenzia, come meteo, trovacinema, ecc. I tecnici lavorano soprattutto sulle immagini. Fototecnici e montatori. Fanno capo alla Redazione Immagine, una piccola redazione che lavora per l’ agenzia ma anche per soggetti esterni. Una piccola agenzia nell’ agenzia. I giornalisti fanno il lavoro strettamente giornalistico, ma anche alcune funzioni tecniche insite nello strumento. Il ciclo è sostanzialmente continuo. La redazione digitale è aperta dalle 8 alle o,30, ma poi interviene a copertura un redattore che fa il turno di notte, il ‘’notturno’’, e che lavora sia per la ‘’carta’’ che per l’ online. I giornalisti delle altre piattaforme possono pubblicare e possono portare video e foto, ma non vengono compensati in più. Mentre quelli dell’ online vanno a volte in video, ma raramente. E se lo fanno non vengono compensati in più. Per quanto riguarda i commenti, dal 27 marzo di quest’ anno è partito un grosso restyling del sito
  • 39. ed è stata introdotta la possibilità di inserire commenti a tutte le notizie attraverso il profilo Facebook. I commenti sono liberi. ‘’Ma quando si passa il segno – spiega Sebastiani - la ‘porta’ viene chiusa’’. Sul piano dell’ User generated content, l’ agenzia usa a volte dei piccoli video, ma soprattutto foto. ‘’Stiamo cominciando ora’’, commenta Sebastiani. Ovviamente con controlli e verifiche, ‘’in stile Ansa’’. Il sistema redazionale tradizionale è integrato con la macchina che gestisce il CMS. Anche per le immagini. L’ Ansa ha profili e account su Facebook, Twitter, Google+ e Youtube. Più altre piattaforme come Bamboo per i video e Audioboh per l’ audio. La presenza sui social viene curata da tutta la redazione, anche se c’ è un redattore che vi si dedica maggiormente. Ansa no ha blog. Per quanto riguarda la politica dei link, la linea è di ‘’seguire e linkare tutte le fonti, anche quelle istituzionali naturalmente. E’ un ulteriore contributo rilevante alla ricchezza del notiziario’’. In caso di errore viene utilizzato lo strumento della rettifica. ‘’In casi più gravi, rimuoviamo l’ errore’’. La redazione è composta da 14 persone: un Redattore capo centrale, un redattore capo, un caposervizio; gli altri 11 sono redattori ordinari. Tutti fanno tutto. Ma non mansioni non giornalistiche, a parte le funzioni tecniche insite nello strumento stesso. Non ci sono accordi integrativi specifici. I collaboratori esterni sono quelli dell’ agenzia. Gli orari e gli straordinari secondo CNLG La rappresentanza sindacale specifica è affidata a un delegato, come avviane nelle altre redazioni. *************************** ADNKRONOS Piazza Mastai 9 – Roma L’ Adnkronos ha 21 addetti al sito http://www.adnkronos.com/ , di cui 15 giornalisti. Il lavoro dei 6 tecnici consiste soprattutto nell’ assemblare le notizie già scritte con video/foto sul sistema editoriale per la pubblicazione. La redazione è guidata da un caposervizio, Giuseppe Orlando. Il Ciclo di produzione si svolge dalle 8 alle 21,30 nei giorni feriali e dalle 10,30 alle 18,30 in quelli festivi. Copertura totale o notturna solo nei casi di emergenza. La fonte principale del sito, naturalmente, è il notiziario dell'agenzia.
  • 40. La redazione non ha problemi di controlli ulteriori visto che i materiali sono quelli della testata madre. Naturalmente le verifiche scattano nel caso di notizie prodotte direttamente dai redattori dell'online. L’ a genzia usa il sistema Méthode I social vengono curati dalla redazione e il sito offre spesso link anche esterni. Per quanto riguarda il materiale fotografico ‘’abbiamo le foto dell'Adnkronos e quelle di altre agenzie fotografiche cui siamo abbonati – spiega Orlando -. Evitiamo di usare quelle che si trovano in rete’’. La redazione giornalistica è composta, come detto da 15 persone: un caposervizio e 14 redattori ordinari dei quali quattro con meno di 30 mesi di anzianità professionale. E non ci sono collaboratori esterni. Tutti i redattori fanno tutto, ma non svolgono mansioni non giornalistiche, che spettano ai 6 operatori. Contratto Fieg-Fnsi ma nessun integrativo. Gli orari di lavoro sono quelli del Cnlg e gli straordinari vengono ammessi ma dietro autorizzazione. La redazione ha un suo Comitato di redazione. --- Osservazioni del Gruppo di lavoro - Le risposte date nel questionario rischiano di essere valide per un tempo limitato, in quanto è in discussione un piano editoriale che prevede la riorganizzazione interna dell' Agenzia di stampa e della redazione online. In generale ADN Kronos in questo momento è alquanto restia a rilasciare dichiarazioni su progetti futuri, data la delicata situazione in cui ancora si trova. Si percepisce una certa fiducia sia da parte della direttrice, Flavia Perina, che da parte del capo servizio, Giuseppe Orlando. Tuttavia il riserbo resta massimo. L' Agenzia opera in una sede molto ampia, a Roma Trastevere, in piazza Mastai 9 (Palazzo dell'Informazione), dislocata su tre piani, nella quale si trovano oltre alla redazione anche veri e propri studi televisivi per videoservizi on-line. Impressione personale: nel giorno della nostra visita, in orario pomeridiano, ci pare tuttavia che questi studi fossero quasi del tutto inutilizzati. ************** 2. Agenzie di gruppo Agl Via C. Colombo 98 - Roma Direttore: Andrea Iannuzzi ‘’La situazione è in continua evoluzione e il dato dominante è quello della sperimentazione – spiega Iannuzzi -. Quello che diciamo oggi fra sei mesi potrebbe non essere più valido. Le cose teorizzate ora possono cambiare, essere smentite, per cui è in atto un continuo aggiustamento. E non ci possiamo fermare e ripartire daccapo, dobbiamo essere disposti a cambiare subito, mentre
  • 41. siamo in movimento….’’ L’ Agl è un’ agenzia che produce contenuti nazionali per tutte le testate locali che fanno capo alla Finegil. E produce anche pagine intere, quelle di attualità nazionale o internazionale. Dal 2007, quando il web è partito in tutto il gruppo, presso l’ Agl si è costituita una struttura web centralizzata che ha via via realizzato i siti regionali e locali. Quando, dopo il 2008, la gestione dei siti è stata decentralizzata alle varie testate, è rimasta una ‘’struttura di eccellenza’’ con un duplice compito: - Fornire alle varie testate i contenuti di maggior spessore - Mettere a punto strumenti e tecniche più avanzate di sperimentazione: mappe, data journalism, nuove forme di narrazione. Col mio arrivo – racconta il direttore - le due strutture (carta e web) si sono fuse in un’ unica redazione e si è avviato un processo di integrazione sul piano tecnologico, dei processi produttivi e delle culture proprie dei due mondi. La fusione è già a buon punto, anche se a livello di desk le funzioni di gestione sono ancora separate, anche per conservare alcune competenze in qualche modo distintive. In ogni caso la scrittura e il racconto in generale sono già pienamente contaminati. Si va verso una integrazione piena, in parallelo con quanto avviene nelle redazioni delle testate locali. Quindi non c’ è una redazione web: c’ è qualche specialista, è chiaro, ma in generale tutti fanno tutto. Ripeto: a livello di desk c’ è qualche figura più orientata verso l’ architettura e la cultura della carta, ma in ogni sezione c’ è almeno un giornalista più orientato al web. Per quanto riguarda il panorama del giornalismo online in Italia, Iannuzzi osserva: Quello delle testate tradizionali mi pare ancora troppo legato alla cultura della carta, che da noi ha un ruolo politico molto più rilevante che altrove. E’ un giornalismo ancora conservatore, legato ai vecchi schemi. Il giornalismo digitale nativo è invece molto acerbo: in fondo le testate dipendono molto dalle agenzie di stampa, dal flusso mainstream tradizionale. E’ piuttosto gracile. E la causa, probabilmente, è che non ha ancora trovato dei nuovi editori. --- LA SCHEDA Stessa o altra testata? La testata è la stessa: Agl La struttura centrale fornisce alle testate locali del gruppo (Finegil) contenuti che prima ‘’morivano’’ sulla carta e che ora vanno sui vari siti online. ‘’Per i siti delle varie testate – dice Iannuzzi - siamo come una sorta di hub. Si costituisce una comunità in cui ogni struttura mette il suo meme quotidiano. In generale c’ è molta elasticità nel rapporto con il locale. Comunque è in corso un restyling dei siti sulla base di determinate aree di focus. E si cominciano a vedere le differenze’’.
  • 42. La redazione è in via di totale integrazione La guida un direttore. Per quanto riguarda i rapporti con i vertici del gruppo, ‘’Io ho sempre avuto dimestichezza con l’ online – racconta Iannuzzi -. Sono stato l’ anello di congiunzione fra il vertice della Finegil e la divisione digitale del Gruppo, l’ ex Kataweb, sia sul piano giornalistico che su quello tecnico. Un anello di congiunzione trasversale a tutte le testate’’. Non ci sono figure manageriali specifiche. Lo staff tecnico conta un operatore multimediale e 2 poligrafici tradizionali del settore carta, che sono però in fase di trasferimento su Repubblica. I non giornalisti svolgono la parte più tecnica dell’ area digitale. I giornalisti tutte le funzioni anche tecniche dell’ online. Iannuzzi: ’’ E’ un settore di per sé stesso molto contaminato e i giornalisti digitali hanno una formazione più tecnica rispetto a quella dei tradizionali giornalisti su carta’’. La redazione apre alle 7,30 con un lavoro di controllo generale, di supporto ai siti locali. Fa anche un servizio di rassegna stampa interna indirizzato ai vertici del gruppo oltre che a Repubblica e all’ Huffington Post. Non c’ è copertura 24/24. La copertura specifica del digitale è fino alle ore 20. Ma si va verso la chiusura alle 22. I giornalisti delle altre piattaforme pubblicano. ‘’Non è un obbligo, ma ci tengono a farlo’’ Non sono obbligati a portare foto o video, lo fanno se vogliono. I redattori interni non vengono compensati in più, comunque. Per i collaboratori si vede volta per volta. Per quanto riguarda le fonti, quelle tradizionali dell’ agenzia, oltre a quelle più da digitale. Sulla questione commenti, l’ agenzia è in una fase di transizione: ora c’ è un modello di gestione centrale dei commenti. Ma – dice Iannuzzi - ‘’pensiamo di decentrare la funzione ai vari siti’’. Quanto all’ User generated content, è uno strumento che usano soprattutto i siti delle varie testate locali, a livello locale. C’ è un unico sistema editoriale sia per la carta che per l’ online, ma è diverso da quello di Repubblica. Non c’ è presenza sui social: Agl è una agenzia per le testate del gruppo e non si rivolge al pubblico. Politica dei link? Iannuzzi: ‘’Siamo totalmente open e lasciamo alle singole testate la loro autonomia. Per quanto ci riguarda meglio abbondare’’. Per quanto riguarda l’ utilizzo di foto e video e le politiche sui diritti d’ autore e sui compensi, l’ agenzia – spiega il direttore – ‘’usa la piattaforma di RepubblicaTV e poi i fornitori locali. Per quanto riguarda i materiali trovati in rete o li linkiamo o li embeddiamo oppure ne citiamo la fonte’’.
  • 43. In caso di errore, ‘’l’ indicazione è quella della massima trasparenza – dice Iannuzzi -. Rimane aperto il problema del diritto all’ oblio, certo’’. La redazione è composta da 14 giornalisti, con tutto il ventaglio delle qualifiche contrattuali Tutti fanno tutto. Anche quelle funzioni tecniche tipiche dello strumento. Per quanto riguarda gli accordi integrativi l’ orientamento che sta prevalendo – dice Iannuzzi - è di passare dalla misura del numero delle copie a quella del numero degli utenti unici. L’ agenzia ha diversi collaboratori esterni. Soprattutto dei commentatori, degli analisti e alcuni di cronaca per l’ area milanese. Oppure dei cronisti/corrispondenti per fatti grossi. L’ agenzia sta puntando anche su corrispondenti dall’ estero, soprattutto giovani free-lance. Con i collaboratori il criterio di pagamento è a pezzo. In redazione gli orari sono quelli contrattuali (CNLG). L’ agenzia ha un cdr specifico. 3. Un’ agenzia senza testata ‘’Effecinque è un'agenzia giornalistica indipendente. Raccontiamo l'evoluzione delle nuove tecnologie e usiamo formati innovativi per raccontare l'attualità (http://www.effecinque.org/)’’ Effecinque significa ‘’Refreshing journalism’’ – il tasto F5 nei computer è, appuntio, la funzione ‘’refreshing’’ – non ha un un direttore, in quanto – spiegano i soci fondatori - ‘’siamo un’agenzia che offre servizi a diversi clienti, senza nessuna testata registrata’’. Ha lavorato e lavora per Sky.it, Corriere della Sera, L’ Espresso, Wired, Focus, D-La Repubblica, ecc. Ha sedi a Genova e Bologna. Al suo interno non c’è nessuna gerarchia, se non quella determinata dai singoli progetti che segue ciascun socio della cooperativa In agenzia lavorano tecnici in partnership con altri soggetti. Lavorano in particolare come graphic designer, web developer, audio-video-photo editor I giornalisti svolgono anche funzioni commerciali, organizzative e di relazioni esterne. L’ agenzia lavora a ciclo continuo, a seconda delle esigenze dei clienti. Anche di notte se c’ è bisogno. I giornalisti possono pubblicare i contenuti in totale autonomia. Possono portare foto o video e in quel caso vengono compensati a parte.
  • 44. Lo stesso vale per i redattori dell’ online che scrivono sulla carta o vanno in video o in radio. Effecinque fa ampio uso di User generated content, la cui verifica è uno degli asset dell’ agenzia, così come l’ uso dei social, che vengono curati da tutti. L’ attività giornalistica viene svolta dai quattro soci, più un numero variabile di collaboratori. Contrattattualizzati come collaboratori fissi (ex art 2) e cococo Tutti fanno tutto, anche mansioni non giornalistiche. Non ci sono integrativi né accordi specifici. I collaboratori esterni vengono trattati come cococo o partita Iva. Orari e straordinari variano a secondo dei tipi di progetto Non c’ è rappresentanza sindacale. Per quanto riguarda il reclutamento dei collaboratori giornalistici, la scelta si basa sulla valutazione dei cv ricevuti, segnalazioni da parte di colleghi, networking durante eventi.
  • 45. IIe - TELEVISIONI E RADIO TGCom24 TG5, TG4 e Studio Aperto, i tg delle televisioni Mediaset, non hanno siti internet dedicati. Nelle intenzioni dei vertici aziendali, infatti, devono restare brand televisivi, mentre unico brand Mediaset abilitato a operare su internet è quello di TGCom24. Domenico Catagnano, caporedattore, spiega che nella struttura - particolarmente agile - operano solo giornalisti professionisti, coadiuvati da alcuni stagisti e collaboratori. Tgcom è nato l' 8 marzo del 2001. Le sue origini sono esclusivamente in rete, in seguito si è trasformato in piattaforma multimediale. Oltre al sito oggi abbiamo la web tv, il canale digitale terrestre dedicato, i notiziari breaking news sulle reti generaliste e su alcune emittenti radiofoniche: radio 101 e Radio Italia tra le altre. Con apposite app oggi Tgcom24 può essere consultato su smartphone e tablet. La redazione è autonoma, ma lo scambio di informazioni con le redazioni delle altre testate Mediaset – osserva Catagnano – ‘’è fitto e continuo. Definiamo il nostro come sistema multimediale integrato’’. Per quanto riguarda il rapporto con le redazioni locali, arrivano regolarmente i contributi dei corrispondenti regionali: gli stessi che collaborano con i TG. La gran parte dei giornalisti che producono contenuti nel gruppo fanno capo a News Mediaset che funziona da service interno. La piattaforma di TgCom24 è aperta ai loro servizi e la redazione produce notizie che poi possono essere utilizzate da tutte le testate del gruppo. ‘’L' obiettivo – precisa Catagnano - è quello di produrre contenuti multimediali e di utilizzarli quindi nel modo opportuno, a seconda che finiscano sul sito, su app o siano trasmessi dai TG’’. Il direttore di testata è Alessandro Banfi; Rosanna Ragusa è la direttrice dell' agenzia News Mediaset; Paolo Liguori il direttore dell' area new media. In particolare Liguori ha il controllo e la gestione di tutti i siti Mediaset. In sintesi, Banfi è forse la figura forse più distante, Ragusa ha il controllo della produzione di tutti i contenuti da parte dei giornalisti, Liguori si occupa espressamente dell' area web. Come in ogni testata in cui vi siano aree non esclusivamente editoriali e anche con possibilità di pianificazione, vi sono manager e tecnici che si occupano specificamente di questi segmenti. I giornalisti si preoccupano dei contenuti del sito.
  • 46. Il sito è attivo 24 ore su 24. La redazione è aperta, salvo casi eccezionali, dalle ore 5.30 alle 02, sette giorni la settimana. I giornalisti delle altre piattaforme non possono pubblicare i propri contenuti sul sito, ma – aggiunge il caporedattgore – ‘’accettiamo segnalazioni ed è comunque concessa la possibilità di commento’’. I giornalisti che pubblicano sul web e in tv non vengono pagati di più. Le fonti? Agenzie, corrispondenti, web. Quanto alla politica dei commenti, Catagnano spiega: ‘’Li manteniamo attentamente sotto controllo’’. TgCom24 accetta contributi dagli utenti. ‘’Naturalmente, qualora siano significativi, prima di pubblicarli li verifichiamo accuratamente’’. Foto e video vengono prodotti dalla redazione, oppure da agenzie esterne legate tramite appositi accordi al gruppo Mediaset. Per le notizie dall' Italia la redazione fa ricorso anche a free lance. La piattaforma tecnologica utilizzata è stata creata su misura per la testata da una società specializzata. TGCom24 è presente sui social, certo, però senza figure che si occupino specificamente di qel settore. I redattori se ne occupano a rotazione, a seconda della disponibilità di tempo. Blog e blogger? C 'è un' apposita area gestita da altri giornalisti o blogger. ‘’In caso di errore pubblichiamo immediatamente un' errata corrige, ma non abbiamo metodi particolari per risolvere il problema della viralità’’. Gli addetti sono una trentina: una decina di interni fissi sul sito, più una ventina che fanno capo ad un service esterno. In redazione come qualifiche, due vicedirettori, un caporedattore, due vicecaporedattori, due capiservizio, vari redattori ordinari e diversi collaboratori.
  • 47. Tutti gli interni con contratto articolo 1. Per quanto riguarda i collaboratori esterni, molti contenuti sono prodotti dai giornalisti di News Mediaset, altri da service esterni legati a Mediaset da particolari accordi, molte notizie dall'Italia sono prodotte da free-lance. Gli straordinari sono forfettizzati. La rappresentanza sindacale fa capo al Cdr di News Mediaset, che è la testata di riferimento. Le assunzioni per il momento sono bloccate. ‘’Quando si aprono degli spiragli però – sottolinea Catagnano - cerchiamo di favorire i giovani che hanno effettuato stage presso di noi”. Un bilancio complessivamente positivo: ‘’Compatibilmente con il fatto –spiega il giornalista - che il lavoro sul web è particolarmente usurante. I tempi su internet sono frenetici perché rispetto alla carta stampata noi siamo continuamente in chiusura’’. *****
  • 48. Due siti di radio (senza giornalisti) Radioradicale.it Roma (Via Principe Amedeo, 2) www.radioradicale.it - 8-10.000 visitatori unici al giorno, senza contare le aperture dei file in archivio (un programma descrive anche il numero e tipo di azioni che l’ utente compie). - Molto visitata – come strumento professionale – la Rassegna stampa in podcast - Il sito non fa pubblicità: si basa sulle risorse finanziarie della Radio e quindi sul finanziamento pubblico del Partito radicale. Un po’ di storia (da http://www.radioradicale.it/il-sito-internet) Tra febbraio e marzo del 1998 i radicali organizzavano un convegno intitolato “Quali lotte e leggi subito per la rivoluzione tecnologica, per la rivoluzione liberale” con la partecipazione dei maggiori imprenditori italiani della telematica e delle telecomunicazioni, di diversi giuristi dell’informatica e di altri esperti del settore. In quell’ occasione, di fronte alla constatazione del ritardo italiano nel settore, veniva proposto alle istituzioni e al mondo imprenditoriale un programma di investimenti per la costruzione della nuova società dell’informazione a partire dall’applicazione delle nuove tecnologie ai processi democratici. Oltre all’introduzione del voto elettronico e dell’Albo pretorio telematico, all’alfabetizzazione informatica nelle scuole, alla liberalizzazione delle attività editoriali e commerciali telematiche, la proposta centrale che emergeva dal convegno era quella della “messa in rete delle istituzioni”. Nella mozione conclusiva dei lavori si legge: “Occorre che: leggi e stanziamenti adeguati intervengano perché le nuove tecnologie informatiche e telematiche diventino elemento costitutivo del funzionamento delle istituzioni e dell’esercizio della democrazia, garantendo a tutti i cittadini l’effettivo accesso diretto alle informazioni sui processi formativi e decisionali dello Stato e la partecipazione alla vita politica – secondo gli istituti già previsti dalle leggi – attraverso tutti gli strumenti di comunicazione resi oggi disponibili; diventi prassi diffusa e consolidata quella delle trasmissioni telematiche – in diretta e in differita – di tutte le sedute pubbliche degli organi dello stato e degli enti territoriali, nonché l’archiviazione e la consultazione telematica dei documenti audiovisivi e l’accesso agli atti pubblici”. I contenuti e gli obiettivi di quel convegno furono alla base della creazione del sito internet di Radio Radicale. Sotto la guida di Rino Spampanato, l’ emittente realizzò il primo sistema di webcasting, rendendo accessibili ad ogni utente di internet le sedute del Parlamento trasmesse e archiviate in audiovideo. Dal sito internet di Radio Radicale è inoltre possibile seguire le sedute del Parlamento europeo, della Corte dei conti, del Consiglio Superiore della Magistratura e di altre istituzioni. La filosofia editoriale dell’emittente radicale si riflette sul web attraverso la messa a disposizione delle registrazioni integrali dei più diversi eventi politici, dei congressi e della manifestazioni pubbliche di tutti i partiti e della maggiori associazioni, nonché dei processi giudiziari.
  • 49. Il sito non è una testata giornalistica Radioradicale.it non è una testata giornalistica, ma un sito che fa capo alla Radio, ora diretta da Alessio Falconi. Si tratta in sostanza di una piattaforma di gestione e archiviazione di materiali documentari: un enorme archivio audiovisivo che, dal 1998, accoglie tutto quello che viene prodotto e registrato dalla testata. Fra i 10 e i 20 avvenimenti giornalieri – alcuni dei quali fissi, come le sedute delle Camere, e delle altre istituzioni descritte sopra, e altri non fissi, come grandi processi, convegni, congressi, ecc. –. Ogni avvenimento viene affidato a una squadra di tecnici che produce una scheda su ciascun avvenimento e poi cura le riprese e la loro messa in onda, sua sulla radio che sul sito. Ai tradizionali materiali audio si sono aggiunti quelli video, che tecnicamente ora sono di qualità molto migliore rispetto al passato. Si tratta di ‘’materiali unici, su cui studiano giuristi e storici e gli universitari per le loro tesi’’, spiegano nella sede del sito, al quinto piano di un palazzo di Via Principe Amedeo, a Roma, a due passi da Termini. Ad esempio i legali delle vittime della strage di Brescia hanno utilizzato in maniera intensa l’ archivio per la loro attività. Questa enorme quantità di documenti è archiviata su dei server che fanno capo alla società che gestisce sia la radio che il sito internet, la ‘’Centro produzione spa’’. L’ azienda ha fatto un accordo con un grosso gestore – UNIDATA – che fornisce connettività speciale. Il sito è sostanzialmente un archivio: che accoglie e organizza le produzioni della Radio nella loro integralità, senza alcuna mediazione. E’ per questo che il sito non ha personale giornalistico, anche se una sezione della sua attività è di tipo giornalistico. Si tratta di ‘’Fai notizia’’ , nato nel 2006 come sito di giornalismo partecipativo ma che negli ultimi tempi si è trasformato in un format di inchieste distribuite di Radio Radicale. Fainotizia infatti paga i contenuti di qualità realizzati appositamente. ‘’Sarà possibile così per giornalisti free lance, ricercatori, attivisti, cittadini esperti o testimoni di eventi rilevanti, collaborare alla realizzazione di inchieste sui grandi temi di interesse pubblico’’, spiega il sito. Che fra i suoi utenti conta molti giornalisti. La scheda Radioradicale.it non è una testata giornalistica, ma una struttura web che fa capo a Radio Radicale. Conta cinque addetti: due a tempo indeterminato con contratto FRT, un collaboratore, uno con partita Iva e un cocopro. E’ comunque una struttura autonoma: ‘’facciamo un lavoro parallelo a quello della radio. Le decisioni vengono prese in maniera autonoma rispetto alla direzione della Radio, che però è in contatto continuo con noi’’, spiegano a Via Principe Amedeo.
  • 50. La redazione è diretta da un responsabile non giornalistico, Diego Galli. I rapporti con vertici della radio sono continui. La struttura è comunque in fase di riorganizzazione. Il nuovo direttore della testata/radio chiede comunque interventi, servizi, approfondimenti. Il ruolo manageriale viene svolto da Diego Galli. Anche se le decisioni amministrative vengono prese – come per la radio – dall’ amministratore delegato, che comunque segue molto da vicino l’ attività del sito. Fra i cinque addetti non ci sono giornalisti, ma sono tutti tecnici. Le squadre che seguono gli avvenimenti scelti il giorno prima mandano in automatico una scheda su ciascun avvenimento e poi, via via, la registrazione integrale che uno speciale programma inserisce automaticamente sul sito. Non c’ è quindi un’ attività 24/24 ore. I tempi di copertura dipendono dalle esigenze delle squadre esterne. Così come per la copertura notturna. I materiali sono tutti prodotti direttamente dalla struttura, tranne in alcuni casi in cui persone, associazioni, gruppi forniscono materiali e riprese che la Radio non ha potuto coprire per mancanza di ulteriori squadre. I commenti sono solo su Fainotizia e vengono seguiti attentamente. ‘’Quando qualche commento viene pubblicato ci arrivano automaticamente le notifiche’’, spiegano. Fainotizia utilizza ampiamente gli User generated content. ‘’In generale comunque preferiamo maggiormente le analisi sociali rispetto all’ approfondimento di fatti’’. Ovviamente ampio ricorso a controlli e verifiche dei materiali. . Per quanto riguarda il software di gestione editoriale, ‘’per Fainotizia usiamo Drupal. Mentre per il sito utilizziamo del software prodotto internamente’’. La struttura è ampiamente attiva sui social: Facebook, Twitter e Youtube. Che vengono curati un po’da tutti. ‘’Su Twitter e Facebook facciamo soprattutto annunci di programmi della Radio. Stiamo cercando di presentare il nostro materiale con dei link-cartolina e di valorizzare l’ archivio. E stiamo soprattutto lavorando su Youtube, ad esempio realizzando delle sintesi di 3-4 minuti dei vari avvenimenti coperti. Oppure lavorando sull’ archivio: ad esempio la vicenda di Enzo Tortora raccontata in 4 minuti’’.
  • 51. I blog sono stati chiusi e per quanto riguarda i link esterni, la struttura lavora solo con materiale proprio. Per quanto rigiarda le politiche di utilizzo di foto e video, Fainotizia acquista servizi già confezionati, con regolari contratti. Quanto agli errori, la struttura ha un sistema di segnalazione per cui gli utenti ci possono indicare eventuali errori. ----- Radio Capital Roma (Via Cristoforo Colombo, 90) www.Capital.it Radio Capital è una delle tre reti nazionali (insieme a Radio DeeJay ed m2o) di proprietà della Elemedia, società del Gruppo l'Espresso. La redazione giornalistica è diretta da Vittorio Zucconi. Direttore dei programmi è Danny Stucchi, già Station Manager di Radio Dee Jay. Il palinsesto alterna programmi di infotainment a trasmissioni di approfondimento musicale. La programmazione musicale si basa su un vastissimo catalogo di classici degli anni settanta-ottanta-novanta. Lo slogan attuale della radio è Solo classici, solo Capital. Gli studi si trovano a Roma, in via Cristoforo Colombo 90. La Radio – spiega Edoardo Buffoni, caporedattore - ha un sito, www.Capital.it , in cui vengono inseriti, senza modifiche, da personale di produzione, gli audio giornalistici realizzati dalla redazione. Quindi non ha ha giornalisti con mansioni digitali, un tecnico che inserisce gli audio I giornalisti della radio saltuariamente, e su base volontaria, pubblicano audio di interviste realizzate da loro sul canale Youtube di Capital. Possono farlo, non sono obbligati, e non vengono compensati in più per questo. Per quanto riguarda i social, molti giornalisti della radio sono presenti individualmente, sui loro account personali o sugli account dei diversi programmi. Così come alcuni giornalisti hanno dei blog personali La redazione radiofonica di Radio Capital – che di fatto fornisce i contenuti che vanno sul sito - ha 15 giornalisti, fra cui 1 caporedattore, 1 vicecaporedattore, 3 capiservizio. Tutti i componenti con contratto Fieg-Fnsi. Oltre a 14 corrispondenti da altrettante città italiane.
  • 52. III – Parlano protagonisti e osservatori Come complemento ai materiali di questa Ricerca pubblichiamo un articolo in cui Marco Giovannelli – direttore e cofondatore di VareseNews – racconta e analizza lo sviluppo dell’ informazione digitale locale e l’ esperienza della sua testata (diventata una case history in termini di successo e sostenibilità economica). E una serie di interviste a protagonisti e osservatori (media specialist) del giornalismo digitale. - Matteo Bartocci (Manifesto) - Beppe Smorto (Repubblica) - Mafe De Baggis - Giovanni Boccia Artieri - Luca Conti - Sergio Maistrello - Stefano Quintarelli Arche di Noè e Titanic L’ informazione online locale in Italia tra ‘volontarismo’ e professionalità - di Marco Giovannelli (VareseNews)