Non so se in altri sport capita che un giocatore, per quanto superstar possa essere, abbia una statua piazzata davanti allo stadio in cui gioca. Come un Garibaldi, ma senza cavallo. Mi pare che a Firenze ne avessero fatta una per Batistuta. Ma era un’inizitiva dei tifosi. Qui ci ha pensato la Federazione internazionale. Ad Amsterdam, nella piazza centrale, c’è un Emanuel di circa cinque metri. E dentro lo stadio c’è l’Emanuel vero, di meno di un metro e 90 e 42 anni. Eppure ancora qui nonostante certi muri che si alzano da 2.10 o 2.12.

Qui trovate quel che ha fatto sul match ball contro Herrera-Gavira.
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Da immaginare quel che possono pensare gli avversari quando si tratta di giocare contro di lui. “Contro chi giochiamo domani? Quello a cui han fatto un monumento? A posto”.

Intanto specifichiamo che il monumento non è una novità, la stessa statua di Emanuel, così come quella di Kerri Walsh che qui troneggia all’Aia, è comparsa già quattro anni fa al Mondiale di Roma. In cui, per altro, Emanuel vinse l’oro e Kerri l’argento. Guido Betti, l’italiano che ebbe l’idea disse che “Abbiamo bisogno di eroi”. E pazienza per quel che pensava Bertold Brecht.

Nel maschile nessun altro è mai riuscito a bissare il successo Mondiale, Emanuel ne ha tre, con tre compagni diversi e in tre decenni diversi: Loiola (Marsiglia 1999), Ricardo (Rio 2003), Alison (Roma 2011). Kerri, sempre con Misty May, ne ha altrettanti: Rio 2003, Berlino 2007, Gstaad 2007. Ma ha anche tre figli, e ha subito quattro intreventi alla spalla con cui schiaccia.

Tutti quelli che passano da piazza Dam, davanti al Palazzo Reale e al Museo Madame Tussauds certamente non hanno idea, ma ugualmente si fermano e si fanno una foto, col gigantesco Emanuel dal pallone sottobraccio che guarda l’Hotel Krasnapolsky, dall’altra parte della piazza. .

Qui una piccola Gallery di immagini dal Mondiale dal mio profilo Pinterest
(per il quale vale lo stesso discorso di cui sopra)
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